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Psicologia - Processi mentali ed esperienze interiori.
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Vecchio 26-08-2007, 20.56.22   #1
marco gallione
Utente bannato
 
Data registrazione: 22-05-2007
Messaggi: 363
Attrazione fatale e sindrome della compagna della scuola elementare

Fin da bambino, porto con me una strana attitudine, che ha che fare con il mio rapporto con l’altro sesso.
Almeno a me sembra assai strana come attitudine, perchè puttosto irrazionale, oltreché ricorrente da molti molti anni.

Letteralmente mi perdo guardando delle perfette sconosciute, che trovo per qualche strana ragione irresistibilmente avvenenti.
Più tempo ho disposizione per coltivare l’esercizio dell’osservazione a distanza, e più quelle donne diventano irresistibili, pur non conoscendole affatto.
La muta osservazione esteriore diventa quasi una trance. L’idealizzazione raggiunge picchi assoluti.
Se la frequentazione visiva dura qualche ora (tipo che so .. in aereo o in palestra), l’effetto che ne deriva diventa sempre più devastante.
Memorizzo senza alcuno sforzo ogni dettaglio del loro abbigliamento, il modo in cui tengono le mani, leggono un libro, fumano una sigaretta, attribuendo a ciascuno di quei dettagli il crisma della perfezione assoluta.
Un paio di occhiali da sole o delle mani molto curate possono incenerirmi. E fanno passare in secondo piano qualsiasi altro pensiero, di lavoro ad esempio, io possa avere per la testa.

Ultimamente, da quando sono tornato più o meno single (più o meno), la mia patologia si è acuita.
Completato l’arco dell’osservazione – che magari può durare molto (immaginate, tanto per dire, il caso della vicina di ombrellone, o la frenquentatrice della stessa palestra) – tanta è la infatuazione che ne subisco, che lascio loro dei biglietti scritti di getto, con sù il mio cellulare o l’indirizzo email.
Mi è capitato tre volte ultimamente, e per assurdo tutte e tre mi hanno risposto, e in due casi è pure nato qualcosa, poi. Pura fortuna sfacciata devo dire, con compenenti di rischio del tutto insostenibili (denucia per molestie inclusa) si noti bene..

Certe volte penso di essere un superficiale, un immaturo che guarda alla donna ancora come un bambino guarda alla vicina di banco delle elementari, bellissima e irraggiungibile, perchè solo da guardare senza che se ne accorga. Ma dentro di me so che forse non è così.
Sono infatti della idea che tra gli essere umani si generino delle forme di attrazione magnetica, quasi inspiegabile, silenziosa, ma superba. Che ci riporta alla nostra vera essenza sentimentale, quella intonsa di quando eravamo bambini.

So che succede qualcosa del genere anche ad alcuni miei amici, pur non conoscendone i dettagli.
Ancora non ho capito se si tratti di una attitudine più o meno diffusa, e se - sopratutto - sia prerogativa degli uomini, o se anche le donne abbiano la sindrome del vicino di banco delle elementari anche a venti, trenta, quaranta o cinquantanni. Un partner perfetto, visto col batticuore da lontano, irraggiungibile come in un sogno.

Vi succede mai niente del genere?
Io ve ne potrei raccontare di tutti i colori, ma sono più interessato a sapere cosa ne pensate.

Grazie
marco gallione is offline  
Vecchio 27-08-2007, 11.32.58   #2
nevealsole
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Sposerò Simon Le Bon?

Buongiorno caro, bel post.
L’idealizzazione visiva credo sia un fenomeno maggiormente maschile (ricordo anche qualche poesia dedicata a sconosciute mi sfugge però il poeta).
Non ricordo una mia idealizzazione visiva “pura”, priva di un seppur breve contatto.
Ricordo solo una mia grande passione dei tredici anni: Simon Le Bon.
Giusto questo weekend, per far posto in garage, ho buttato vecchi poster sopravvissuti ad anni di traslochi e che un tempo riempivano camera mia.
Ricordo anche che mio padre, un giorno, entrò in camera dotato di pennarello e al mio preferito annerì un dente, facendomi andare su tutte le furie.
Molti anni dopo, conoscendo ormai l’inglese, ho capito che Simon Le Bon, ahimé, era “rude” come buona parte degli uomini della provincia inglese (di cui pure aveva l’accento), gran bevitore di birra e probabilmente pure consumatore di droghe (sfido chiunque a crescere a Birmingham senza farne uso…)
Qualche anno dopo, al liceo, mi sono “infatuata” di un compagno di scuola, l’esperienza più devastante della mia esistenza, perché all’epoca non avevo i paracolpi assestati e, come dire, più in alto stai più lo schianto a terra fa male.
Devo dire però che non fu idealizzazione scollegata da me, bensì frutto di interazione con me.
Ricordo nitidamente i due particolari che mi fecero in qualche modo “capitolare”: il fatto che un giorno – chiamandomi per nome – dimostrasse di ricordarlo (ed io non lo credevo) ed il fatto che si interessasse di una mia interrogazione, che dovevo sostenere, per chiedermene l’esito (io non ricordavo neppure di avergliene parlato).
Negli anni è rimasto un po’ quello: l’apprezzare il gesto.
Gli uomini sono un po’ “feticisti”, passami il termine: guardano a parti di te (bocca, caviglie, mano che gioca col ricciolo del capello, ecc.).
Non so spiegare le origini o i motivi di ciò, però mi piacerebbe scoprirlo.
Le donne pesano un po’ più, forse, le piccole attenzioni inaspettate, e da lì parte l’idealizzazione…
Onestamente flash esclusivamente visivi da lontano come li descrivi tu, nella mia esperienza non ne ricordo, sebbene il bello lo apprezzi pure io
nevealsole is offline  
Vecchio 27-08-2007, 13.26.58   #3
acquario69
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Riferimento: Attrazione fatale e sindrome della compagna della scuola elementare

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Originalmente inviato da marco gallione
Fin da bambino, porto con me una strana attitudine, che ha che fare con il mio rapporto con l’altro sesso.
Almeno a me sembra assai strana come attitudine, perchè puttosto irrazionale, oltreché ricorrente da molti molti anni.

Letteralmente mi perdo guardando delle perfette sconosciute, che trovo per qualche strana ragione irresistibilmente avvenenti.
Più tempo ho disposizione per coltivare l’esercizio dell’osservazione a distanza, e più quelle donne diventano irresistibili, pur non conoscendole affatto.
La muta osservazione esteriore diventa quasi una trance. L’idealizzazione raggiunge picchi assoluti.
Se la frequentazione visiva dura qualche ora (tipo che so .. in aereo o in palestra), l’effetto che ne deriva diventa sempre più devastante.
Memorizzo senza alcuno sforzo ogni dettaglio del loro abbigliamento, il modo in cui tengono le mani, leggono un libro, fumano una sigaretta, attribuendo a ciascuno di quei dettagli il crisma della perfezione assoluta.
Un paio di occhiali da sole o delle mani molto curate possono incenerirmi. E fanno passare in secondo piano qualsiasi altro pensiero, di lavoro ad esempio, io possa avere per la testa.

Ultimamente, da quando sono tornato più o meno single (più o meno), la mia patologia si è acuita.
Completato l’arco dell’osservazione – che magari può durare molto (immaginate, tanto per dire, il caso della vicina di ombrellone, o la frenquentatrice della stessa palestra) – tanta è la infatuazione che ne subisco, che lascio loro dei biglietti scritti di getto, con sù il mio cellulare o l’indirizzo email.
Mi è capitato tre volte ultimamente, e per assurdo tutte e tre mi hanno risposto, e in due casi è pure nato qualcosa, poi. Pura fortuna sfacciata devo dire, con compenenti di rischio del tutto insostenibili (denucia per molestie inclusa) si noti bene..

Certe volte penso di essere un superficiale, un immaturo che guarda alla donna ancora come un bambino guarda alla vicina di banco delle elementari, bellissima e irraggiungibile, perchè solo da guardare senza che se ne accorga. Ma dentro di me so che forse non è così.
Sono infatti della idea che tra gli essere umani si generino delle forme di attrazione magnetica, quasi inspiegabile, silenziosa, ma superba. Che ci riporta alla nostra vera essenza sentimentale, quella intonsa di quando eravamo bambini.

So che succede qualcosa del genere anche ad alcuni miei amici, pur non conoscendone i dettagli.
Ancora non ho capito se si tratti di una attitudine più o meno diffusa, e se - sopratutto - sia prerogativa degli uomini, o se anche le donne abbiano la sindrome del vicino di banco delle elementari anche a venti, trenta, quaranta o cinquantanni. Un partner perfetto, visto col batticuore da lontano, irraggiungibile come in un sogno.

Vi succede mai niente del genere?
Io ve ne potrei raccontare di tutti i colori, ma sono più interessato a sapere cosa ne pensate.

Grazie

io me la ricordo ancora la compagna delle elementari di cui provai per la prima volta quelle sensazioni che poi ti accompagnano credo per il resto della vita,proprio come l'hai descritto tu..qualcosa di molto insondabile per come lo sento io,che pero capita ma senza preavviso..per me e' qualcosa di molto insondabile,vicino a un forte senso di nostalgia indefinita
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Vecchio 27-08-2007, 15.48.17   #4
vagabondo del dharma
a sud di nessun nord
 
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Riferimento: Attrazione fatale e sindrome della compagna della scuola elementare

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Originalmente inviato da marco gallione
Fin da bambino, porto con me una strana attitudine, che ha che fare con il mio rapporto con l’altro sesso.
Almeno a me sembra assai strana come attitudine, perchè puttosto irrazionale, oltreché ricorrente da molti molti anni.

Letteralmente mi perdo guardando delle perfette sconosciute, che trovo per qualche strana ragione irresistibilmente avvenenti.
Più tempo ho disposizione per coltivare l’esercizio dell’osservazione a distanza, e più quelle donne diventano irresistibili, pur non conoscendole affatto.
La muta osservazione esteriore diventa quasi una trance. L’idealizzazione raggiunge picchi assoluti.
Se la frequentazione visiva dura qualche ora (tipo che so .. in aereo o in palestra), l’effetto che ne deriva diventa sempre più devastante.
Memorizzo senza alcuno sforzo ogni dettaglio del loro abbigliamento, il modo in cui tengono le mani, leggono un libro, fumano una sigaretta, attribuendo a ciascuno di quei dettagli il crisma della perfezione assoluta.
Un paio di occhiali da sole o delle mani molto curate possono incenerirmi. E fanno passare in secondo piano qualsiasi altro pensiero, di lavoro ad esempio, io possa avere per la testa.

Ultimamente, da quando sono tornato più o meno single (più o meno), la mia patologia si è acuita.
Completato l’arco dell’osservazione – che magari può durare molto (immaginate, tanto per dire, il caso della vicina di ombrellone, o la frenquentatrice della stessa palestra) – tanta è la infatuazione che ne subisco, che lascio loro dei biglietti scritti di getto, con sù il mio cellulare o l’indirizzo email.
Mi è capitato tre volte ultimamente, e per assurdo tutte e tre mi hanno risposto, e in due casi è pure nato qualcosa, poi. Pura fortuna sfacciata devo dire, con compenenti di rischio del tutto insostenibili (denucia per molestie inclusa) si noti bene..

Certe volte penso di essere un superficiale, un immaturo che guarda alla donna ancora come un bambino guarda alla vicina di banco delle elementari, bellissima e irraggiungibile, perchè solo da guardare senza che se ne accorga. Ma dentro di me so che forse non è così.
Sono infatti della idea che tra gli essere umani si generino delle forme di attrazione magnetica, quasi inspiegabile, silenziosa, ma superba. Che ci riporta alla nostra vera essenza sentimentale, quella intonsa di quando eravamo bambini.

So che succede qualcosa del genere anche ad alcuni miei amici, pur non conoscendone i dettagli.
Ancora non ho capito se si tratti di una attitudine più o meno diffusa, e se - sopratutto - sia prerogativa degli uomini, o se anche le donne abbiano la sindrome del vicino di banco delle elementari anche a venti, trenta, quaranta o cinquantanni. Un partner perfetto, visto col batticuore da lontano, irraggiungibile come in un sogno.

Vi succede mai niente del genere?
Io ve ne potrei raccontare di tutti i colori, ma sono più interessato a sapere cosa ne pensate.

Grazie

Marco, siccome condivido in pieno quello che dici, ti posto una mia poesia prosata postata altrove. Perdonami lo slancio narcisistico, ma quando scrissi queste cose avevo in mente proprio quello che hai scritto tu in questo post...


Donne, ripeto, donne

Grazie per la sigaretta tenuta in quel modo.
La mano sta sempre più in alto
Grazie per le gambe accavallate.
Grazie per i capelli sciolti e la mano che li sposta.
Per gli sguardi regalati da sconosciuta.
Per gli sguardi non ricambiati,
ma solo con gli occhi non ricambiati…
Grazie per il levi’s che indossi
E per quella gonna a fiori troppo poco indossata
Per la scia di odori che lasci quando passi
Per la minigonna in primavera sul motorino
Per quell’intelligenza tanto pronta e così avanti
Per i sorrisi fatti di punti e parentesi
Per la dolcezza come lingua universale
Per il periodo premestruale
Grazie per il colore degli occhi
Qualunque esso sia
Grazie per la sicurezza ostentata
E per la timidezza celata
Per la voglia di arrivare
Per la tua capacità di troncare
Ed essere sicura
Per la tua voglia di essere mamma
Per i tuoi “quanto è carino”
“ma in fondo è un cretino”
Grazie per i tuoi grazie
E per le pieghe della stoffa sul tuo corpo
Grazie quando hai il seno a coppa
Grazie quando non ce l’hai
Grazie per il rimmel di troppo quando piangi
E per quelle lacrime sempre appese alle ciglia
Grazie per quello che pensi e non dici
E per quello che dici e non pensi
Perché la discrezione è tutto
Ma la riservi solo per quando serve
Grazie per come balli
Anche se non l’hai mai fatto
Anche se non l’hai mai fatto
Lo fai comunque bene
Grazie perché sei sempre mamma
Non sempre amante
Grazie per gli appunti perfetti
Per quella grafia sempre così tonda
Grazie perché stai cambiando
E grazie se non cambi troppo
Grazie per come sei
Quando sei come sei
Grazie perché non ti capisco
Perché non ti capisco grazie

Grazie per le tue mani
Per le tue unghie curate
Per i peli di troppo
Non sono mai troppi
Perché la guardi negli occhi
E vi siete già capite
Perché la guardo negli occhi
E non ci ho capito un *****
Per l’entusiasmo ai matrimoni
Per come ami la nonna
Per i tuoi giorni così
Per i tuoi giorni colì
Grazie per i tuoi dolori
Quando piangevi alle interrogazioni
Quando sbancavi alle interrogazioni
Che il mondo te lo porti addosso
Grazie per il mistero
E per il pizzo nero
Grazie per come scrivi
Scrivi comunque bene
Grazie perché ci sei
Quando ti chiedo aiuto
Grazie per come godi
Grazie anche se non godi
non lo fai pesare
Grazie per la trascuratezza in casa
E per la perfezione fuori
Grazie per come aspetti
Anche se non aspetti mai
Grazie per i chili di troppo
Non sono mai di troppo
Grazie per come aiuti
Aiuti sempre bene
Grazie perché ti basta essere
Grazie perché ci sarai sempre
Anche se non ci sarai mai
Grazie per le confessioni
Grazie per le immagini che trovi
Grazie per il tuo sesso
Grazie per il tuo sesso
Grazie per il tuo sesso
Grazie per il tuo sesso
Grazie per le lettere d’amore
Per l’amore, no, grazie…
vagabondo del dharma is offline  
Vecchio 27-08-2007, 22.31.10   #5
marco gallione
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Mani in alto!

Lieto di sapere che la mia malattia è piuttosto diffusa tra gli uomini.
Per ora il campione è limitato (io, il Vaga e l'Acquario69), ma sembrerebbe granitico il campione:
Stiamo a vedere che succede.. se qualcun'altro vorrà dirci la sua, e fare un po’ di outing.

Al solito interessante il post di Neve, che avanza lo stesso dubbio che ho io: ossia che la contemplazione a distanza è una sindrome tipicamente maschile. Questa potrebbe essere una prima conclusione, ove venisse confermata anche da altre gentili amiche.
Sarebbe inoltre interessante discutere anche della sindrome omologa femminile, ossia quella Neve definisce delle "piccole attenzioni inaspettate".
Il contemplatore silenzioso, in fondo, esprime una grande attenzione (non so quanto inaspettata ) nel momento in cui si dedica alla propria attività di contemplatore…


Ad ogni modo, come vi anticipavo io avrei in serbo altre considerazioni sul tema, che mi sembra adatto e giustamente leggero come discussione da rientro post ferie.

In attesa di formulare un post un po' più articolato, e chiedendo venia al webmaster per la volgarità (che mi è propria), segnalo solo che tra gli amici che conosco numerosi condividono senza riserve l'aureo principio ("di fronte alla figaggine bisogna alzare le mani") che sintetizza l’argomento in discussione. Tra questi – tanto per dire – ci sono un paio di illustri docenti universitari, svariati professionisti dalle più diverse competenze, nonchè un paio di - chiamiamoli così - intellettuali che si occupano di discipline umanistiche.
Costoro rifuggono il qualunquismo, rupudiano la volgarità e l’ignoranza, la saccenza, la spocchia, la disonestà. Vivono della loro cultura, e della loro morale.
Ma di fronte alla regola, alzano (anche loro come me) le mani senza indugio. Che dire: tanta cultura e poi? ...è la figaggine che comanda su tutto!

Se ne potrebbe fare un manifesto.
Lo sanno questo le donne?
marco gallione is offline  
Vecchio 27-08-2007, 22.44.28   #6
marco gallione
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La prova delle esistenza della attrazione magnetica

Bella la poesia del Vagabondo.
E bello anche il riferimento alla nostalgia indefinita di Acquario69, che intuisco possa esistere anche io.
Ricambio con una vicenda personale, che riguarda il disagio malinconico del contemplatore a distanza.

Lo avrete capito, io sono un professionista della contemplazione a distanza cum trance. La pratico frequentemente. Molto meno, ovviamente, quando sono stato felicemente accasato. Questo va detto.

Ho praticato la contemplazione singola, e pure la contemplazione multipla (rarissima, rarissima!). Ora vi dico.

E’ il 1993. Sto per discutere la mia tesi di laurea. Tensione (ovvia). Messa cantata prossima ad essere celebrata, con famiglia e amici presenti. Mi giocavo pure alcuni punti del voto di laurea. Insomma, il momento più sbagliato per farsi venire un attacco di contemplazione a distanza, e cadere in trance per una sconosciuta.

In perfetta linea con quella che è la mia indole (guarda un po’..) mi viene un attacco di contemplatite, e in qualche minuto cado in trance. Diciamo che cado in trance 1ora, 1ora e mezza prima di discutere la TESI, CON-MAMMA-E-CUGINI-PRESENTI!!
Gran tempismo.

Al solito, l’oggetto della mia contemplazione era perfetto. Per-fet-to.
Decoltè meravigliose ed elegantissime ai piedi, una gonna estiva inappuntabile, un costoso orologio al posto, taglio dei capelli sublime, espressione lievemente annoiata assolutamente suprema. E occhiali! Occhiali bellissimi, che le davano un tocco intellettuale irresistibile (il feticismo che evoca Neve).
La mia musa ignara era lì, mi pareva di intuire, per accompagnare il fidanzato, che discuteva la tesi anche lui. Questo mi riportava tristemente alla realtà. Ma tant’è. Un classico caso di contemplazione singola, che inizia e finisce con la nostalgia insondabile di cui dice Acquario.

Ma dove sta la contemplazione multipla in tutto questo?! ..direte voi.
Ora ci arrivo (anche se quello che ho descritto fin qui potrebbe pure bastare, tanto è assurdo…).

Andiamo avanti. Passano 7 anni E’ il 2000.
Vengo invitato da una banca a tenere una relazione su un tema tecnico, insieme con altri relatori. Era una delle prime esperienze che facevo quanto a parlare in pubblico.
Ciò nonostante: TRANCE!
Ancora una volta.
Ancora una volta cado nella trappola della contemplazione a distanza.
Ma questa volta con una aggravante. La donna che, tra il pubblico (composto diciamo di 30/40 persone), mi ipnotizza come una sirena indovinate chi è?
Ma lei! Lei! Quella del giorno della mia tesi di laurea!

Non ci potevo credere. La mia memoria aveva scovato quella ragazza con gli occhiali che avevo visto 7 anni prima; e, dopo 7 anni, ancora mi faceva lo stesso effetto (ecco perchè in un post precedente facevo riferimento ad una attrazione magnetica che forse esiste, e che può pure riproporsi tra gli stessi individui, nel caso di contemplazione multipla almeno).

Era lei. Ne ero sicuro. O forse…. ne ero quasi sicuro (sapete, in quel momento mi facevo quasi paura…). Il dubbio era che non aveva più gli occhiali, managgia! Senza occhiali, non ne avevo la prova scientifica.

Lei o non lei, questa volta però era un segno del destino.
Dovevo guarire (che ingenuo!) dalla contemplatite.
Terminato il convegno, mi avvicino allora a lei. Era una esigenza improcrastinabile di sfidare la mia sciocca ipnosi, che mi faceva superare la ovvia timidezza (che si dovrebbe giustamente avere in momenti del genere).
Ebbene, il fato vuole che cominciamo a parlare, che non c’è nessun fidanzato che balla, e che la signorina in questione mi chiede una copia degli atti del convegno, al momento esauriti (io li avevo, un pezzo lo avevo scritto io!) Glieli avrei fatti avere .
Scambio biglietti da visita.
Telefonata il giorno dopo.
Poi, tre giorni dopo, appuntamento per un caffè.
Poi una settimana dopo aperitivo. Poi, dopo dieci giorni, cena e bacio.
Poi casa sua. Poi sesso.
Poi ci vediamo abbastanza assiduamente.
E me ne innamoro.

Dopo un mese ancora mi assilla il dubbio. Era lei o non era lei? Era o non era quella tesi di laurea?! E gli occhiali?! Perchè non ci sono più? Forse non era lei…

Siamo a casa mia, alcuni giorni dopo ancora. E’ tardi, tipo l’una di notte.
Le racconto tutto del giorno della mia laurea, e le descrivo dettagliatamente le scarpe e la gonna che indossava quella signorina occhialuta 7 anni prima… dicendole che me ne ero innamorato follemente, e che per me doveva essere la donna del destino visto che riusciva a farmi perdere la concentrazione prima della discussione della mia tesi di laurea… e che secondo me c’entrava qualcosa con noi, lì in quel momento, 7 anni dopo.

E’ un po’ turbata, per pochi attimi. Poi le vengono gli occhi lucidi.
Ammette: sì ero io.

La nostra storia poi è finita, e l'abbiamo deciso insieme. Ma lei è sempre molto attaccata a me. Moltissimo. D’altronde le ho fatto un bel regalo, direi. Credo che sia per questo che oggi inconsciamente mi vuole ancora tanto bene.
Il regalo che tutti i contemplatori fanno alle donne; solo che molte di queste (quasi tutte) non lo sapranno mai.

ciao

PS: Amici, tutto vero. Tanto vero che ho pure paura che se la signorina occhialuta (che poi si era fatta operare alle cornee, per quello che nel 2000 non aveva più gli occhiali..) dovesse per caso leggere Rifessioni, mi riconosce e faccio pure la figura del pirla. Speriamo di no.
marco gallione is offline  
Vecchio 07-09-2007, 18.19.53   #7
odissea
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Riferimento: La prova delle esistenza della attrazione magnetica

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Originalmente inviato da marco gallione
Bella la poesia del Vagabondo.
E bello anche il riferimento alla nostalgia indefinita di Acquario69, che intuisco possa esistere anche io.
Ricambio con una vicenda personale, che riguarda il disagio malinconico del contemplatore a distanza.

Lo avrete capito, io sono un professionista della contemplazione a distanza cum trance. La pratico frequentemente. Molto meno, ovviamente, quando sono stato felicemente accasato. Questo va detto.

Ho praticato la contemplazione singola, e pure la contemplazione multipla (rarissima, rarissima!). Ora vi dico.

E’ il 1993. Sto per discutere la mia tesi di laurea. Tensione (ovvia). Messa cantata prossima ad essere celebrata, con famiglia e amici presenti. Mi giocavo pure alcuni punti del voto di laurea. Insomma, il momento più sbagliato per farsi venire un attacco di contemplazione a distanza, e cadere in trance per una sconosciuta.

In perfetta linea con quella che è la mia indole (guarda un po’..) mi viene un attacco di contemplatite, e in qualche minuto cado in trance. Diciamo che cado in trance 1ora, 1ora e mezza prima di discutere la TESI, CON-MAMMA-E-CUGINI-PRESENTI!!
Gran tempismo.

Al solito, l’oggetto della mia contemplazione era perfetto. Per-fet-to.
Decoltè meravigliose ed elegantissime ai piedi, una gonna estiva inappuntabile, un costoso orologio al posto, taglio dei capelli sublime, espressione lievemente annoiata assolutamente suprema. E occhiali! Occhiali bellissimi, che le davano un tocco intellettuale irresistibile (il feticismo che evoca Neve).
La mia musa ignara era lì, mi pareva di intuire, per accompagnare il fidanzato, che discuteva la tesi anche lui. Questo mi riportava tristemente alla realtà. Ma tant’è. Un classico caso di contemplazione singola, che inizia e finisce con la nostalgia insondabile di cui dice Acquario.

Ma dove sta la contemplazione multipla in tutto questo?! ..direte voi.
Ora ci arrivo (anche se quello che ho descritto fin qui potrebbe pure bastare, tanto è assurdo…).

Andiamo avanti. Passano 7 anni E’ il 2000.
Vengo invitato da una banca a tenere una relazione su un tema tecnico, insieme con altri relatori. Era una delle prime esperienze che facevo quanto a parlare in pubblico.
Ciò nonostante: TRANCE!
Ancora una volta.
Ancora una volta cado nella trappola della contemplazione a distanza.
Ma questa volta con una aggravante. La donna che, tra il pubblico (composto diciamo di 30/40 persone), mi ipnotizza come una sirena indovinate chi è?
Ma lei! Lei! Quella del giorno della mia tesi di laurea!

Non ci potevo credere. La mia memoria aveva scovato quella ragazza con gli occhiali che avevo visto 7 anni prima; e, dopo 7 anni, ancora mi faceva lo stesso effetto (ecco perchè in un post precedente facevo riferimento ad una attrazione magnetica che forse esiste, e che può pure riproporsi tra gli stessi individui, nel caso di contemplazione multipla almeno).

Era lei. Ne ero sicuro. O forse…. ne ero quasi sicuro (sapete, in quel momento mi facevo quasi paura…). Il dubbio era che non aveva più gli occhiali, managgia! Senza occhiali, non ne avevo la prova scientifica.

Lei o non lei, questa volta però era un segno del destino.
Dovevo guarire (che ingenuo!) dalla contemplatite.
Terminato il convegno, mi avvicino allora a lei. Era una esigenza improcrastinabile di sfidare la mia sciocca ipnosi, che mi faceva superare la ovvia timidezza (che si dovrebbe giustamente avere in momenti del genere).
Ebbene, il fato vuole che cominciamo a parlare, che non c’è nessun fidanzato che balla, e che la signorina in questione mi chiede una copia degli atti del convegno, al momento esauriti (io li avevo, un pezzo lo avevo scritto io!) Glieli avrei fatti avere .
Scambio biglietti da visita.
Telefonata il giorno dopo.
Poi, tre giorni dopo, appuntamento per un caffè.
Poi una settimana dopo aperitivo. Poi, dopo dieci giorni, cena e bacio.
Poi casa sua. Poi sesso.
Poi ci vediamo abbastanza assiduamente.
E me ne innamoro.

Dopo un mese ancora mi assilla il dubbio. Era lei o non era lei? Era o non era quella tesi di laurea?! E gli occhiali?! Perchè non ci sono più? Forse non era lei…

Siamo a casa mia, alcuni giorni dopo ancora. E’ tardi, tipo l’una di notte.
Le racconto tutto del giorno della mia laurea, e le descrivo dettagliatamente le scarpe e la gonna che indossava quella signorina occhialuta 7 anni prima… dicendole che me ne ero innamorato follemente, e che per me doveva essere la donna del destino visto che riusciva a farmi perdere la concentrazione prima della discussione della mia tesi di laurea… e che secondo me c’entrava qualcosa con noi, lì in quel momento, 7 anni dopo.

E’ un po’ turbata, per pochi attimi. Poi le vengono gli occhi lucidi.
Ammette: sì ero io.

La nostra storia poi è finita, e l'abbiamo deciso insieme. Ma lei è sempre molto attaccata a me. Moltissimo. D’altronde le ho fatto un bel regalo, direi. Credo che sia per questo che oggi inconsciamente mi vuole ancora tanto bene.
Il regalo che tutti i contemplatori fanno alle donne; solo che molte di queste (quasi tutte) non lo sapranno mai.

ciao

PS: Amici, tutto vero. Tanto vero che ho pure paura che se la signorina occhialuta (che poi si era fatta operare alle cornee, per quello che nel 2000 non aveva più gli occhiali..) dovesse per caso leggere Rifessioni, mi riconosce e faccio pure la figura del pirla. Speriamo di no.

ma che bello, mi sono proprio emozionata e leggere questa storia
e che romanticismo peccato vi siate lasciati

Anche a me, come nevealsole, non sono mai venuti gli attacchi di contemplatite: chiaro che un bell'uomo lo guardo, e magari lo osservo a lungo se ne ho l'occasione, ma non mi ricordo di essere caduta mai in questo stato di trance e idealizzazione (per la cronaca comunque, da ragazzina ero impazzita per Jon Bon Jovi...)

Ma posso chiedere a te, come agli altri "contemplatori" com'è poi l'impatto con la realtà?
Queste donne idealmente perfette, immacolate nell'immaginario...una volta che le conoscete e diventano "di carne e ossa" non si rischia che ogni piccolo loro difetto diventi una specie di trauma ?

un saluto a tutti...mi sono molto divertita a leggere questo tread
odissea is offline  
Vecchio 08-09-2007, 13.39.56   #8
marco gallione
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Riferimento: La prova delle esistenza della attrazione magnetica

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Originalmente inviato da odissea
ma che bello, mi sono proprio emozionata e leggere questa storia
e che romanticismo peccato vi siate lasciati

Anche a me, come nevealsole, non sono mai venuti gli attacchi di contemplatite: chiaro che un bell'uomo lo guardo, e magari lo osservo a lungo se ne ho l'occasione, ma non mi ricordo di essere caduta mai in questo stato di trance e idealizzazione (per la cronaca comunque, da ragazzina ero impazzita per Jon Bon Jovi...)

Ma posso chiedere a te, come agli altri "contemplatori" com'è poi l'impatto con la realtà?
Queste donne idealmente perfette, immacolate nell'immaginario...una volta che le conoscete e diventano "di carne e ossa" non si rischia che ogni piccolo loro difetto diventi una specie di trauma ?

un saluto a tutti...mi sono molto divertita a leggere questo tread

Sono contento che sia piaciuto il racconto di vita vissuta.
Odissea conferma ancora che la sindrome da contemplazione non è del genere femminile, ma è più tipica negli uomini.
Quanto alla domanda, com'è poi l'impatto con la realtà? Queste donne idealmente perfette, immacolate nell'immaginario...una volta che le conoscete e diventano "di carne e ossa" non si rischia che ogni piccolo loro difetto diventi una specie di trauma? rispondo, sì naturalmente. Il rischio c'è. Ma non importa .. tanto è minimo, trascurabile.

Mi spiego meglio, facendo un paio di precisazioni.
In primo luogo, fare la conoscenza della bramata-lei contemplata, è privilegio di pochissimi. La contemplata è - essenzialmente - una figura algida e lontana. Tale dovrebbe restare, per contratto (Stadio 0).
L'arrivare a poterne saggiare/valutare le caratteristiche reali, nell'ottica verosimile di innamorarsene davvero (Stadio avanzato I), è ancora più raro.
Quanto poi all'avere effettivamente una storia con la contemplata, beh qui siamo nel campo del siderale puro (Stadio avanzato II). E' praticamente impossibile, salvo casi del destino eccezionali, quasi beffardi; che ancor più beffardamente - se devo proprio dire - hanno colpito per ben due volte il sottoscritto.

Il primo caso fu con la gentile occhialuta di cui ho già detto, e uscirne non fu una passeggiata di salute.
Il secondo caso è illustrato con dovizia logorroica di particolari, fin nei minimi dettagli, in ben due threads con cui ho ho ammorbato il Forum mesi fa: uno si intitola "L'uomo che ci sa fare con le donne", e l'altro "Lasciare ed essere lasciati contemporaneamente da due persone diverse" o qualcosa del genere. Anche in questo secondo caso, è stata (è?) una mazzata.

Perchè?
E cosa c'entra con la domanda di Odissea?

Vengo al punto.
La bramata-contemplata è, allo Stadio 0, una creazione della mente del contemplatore, semplicemente sollecitata dal corpo reale, presente, visibile, della ignara signorina. Il corpo della signorina è il carburante per il contemplatore.
La creazione mentale è ovviamente incomparabile rispetto alla di lei corporeità. La creazione mentale è troppo perfetta, e troppo sfocata; la signorina è invece umana, e nitidamente visibile in tutti i suoi pro e contro..
Non c'è storia, in teoria. Non c'è gara.
E invece... e invece non finisce mica come uno si aspetta!

Il prendere atto della realtà - per quei pochi che lo possono fare - non si risolve in una delusione, direi tentativamente, in prima approssimazione.
Tanta è la soddisfazione, l'emozione di avere (forse) una chance, che non importano le incongruenze, i particolari di lei inattesi e diversi, magari non piacevoli.
Si innesca un meccanismo di assoluzione e santificazione ulteriore della lei, che nasce dalla necessità di dare continuità allo stadio di estasi della contemplazione dello Stadio 0 anche nello Stadio avanzato I.

In altre parole, si tratta di droga. E di assuefazione.
Il contemplatore che cade nella rete, o per meglio dire che è destinatario di una chance, è già in crisi di astinenza. E via con la idealizzazione continuata, a nulla valendo ciò che con i sensi si può percepire..

Se uno arriva allo Stadio avanzato II (v. i threads che ti ho citati..) non ce n'è più per nessuno. Sei un eroinomane; pardon.. un contemplatomane che deve produrre estasi per nutrirsene, o andare in comunità. Costi quel che costi.

Brutto?
No; non è brutto; è una figata secondo me.
Non è compatibile con una vita che vuol essere posata, equilibrata. Ma se uno ne accetta i costi, è una figata.

Arrivarci (dico levando gli occhi al cielo) allo stadio avanzato II.... arrivarci è già tanto!
Se poi la sublime compagna di banco delle elementari (che oggi può ben avere 20 o 30 anni) non corrisponde alla nostra imaginazione contemplativa, chi se ne frega..

Chiede Odissea: una volta che le conoscete e diventano "di carne e ossa" non si rischia che ogni piccolo loro difetto diventi una specie di trauma?
Risponde Marcolino: il rischio vero è che il trauma non derivi tanto dalla delusione per i difetti, quanto piuttosto dalla condizione di drogato in cui cade il vero contemplatore negli Stadi avanzati I e II.

Morale: la compagna di banco delle elementari è potenzialmente un pusher, uno spacciatore di droga.
Solo che non lo sa, pensa solo a Bon Jovi o a Simon Le Bon .
marco gallione is offline  
Vecchio 08-09-2007, 16.23.03   #9
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grazie per la risposta marco

Avevo in effetti già letto le tue avventure sentimentali, senza trovarle "ammorbanti", se questo ti può consolare
In realtà mi avevano ispirato una certa simpatia perchè mi pareva di scorgerci dentro un sincero dolore (oltre che una certa ironia della sorte, passamela ti prego) che però hai esposto con una tua personale dignità, tanto che leggendo il casino in cui ti trovavi (trovi?) e pur immaginandone effettivamente le difficoltà, non poteva non scapparmi da sorridere: non so bene neanche io perchè.

Quello che ho letto in questo tread comunque non fa che confermare quanto già pensavo sulla seduzione e sull'attrazione. Entrambe giocano sul piano della fantasia e dell'immaginario, si muovono usando i sogni delle persone più che i loro reali bisogni. Da una parte c'è il contemplatore che si inebria dell'immagine idealizzata del contemplato e ne diventa dipendente; dall'altra l'oggetto del desisderio, il pusher, si specchia nell'immagine che l'altro gli offre, e si gongola nell'illusione di essere qualcosa che non è, un essere etereo, perfetto, puro.

Siccome sono una single cronica, abbastanza avezza nel passaggio dallo stadio 0 a quello 1-avanzato, ma totalmente incapace di mantenere nel tempo lo stadio 2, mi sorge spontaneo chiedermi quale sia il segreto di una relazione duratura. Mi domando se sia necessario tenere sempre in piedi questo gioco di ripecchiamenti che si muove su di un piano immaginario (tenere sempre accesa la fantasia del partner, e la propria) oppure se sia cosa migliore smontarlo il prima possibile questo processo di idealizzazione, onde evitare cattive sorprese e tentare una r e a l e conoscenza del r e a l e partner. Per me rimane mistero, è un indovinello che non mi riesce di risolvere e, se anche penso di averlo risolto, capita puntualmente qualcosa che mi dimostra il contrario.
Altre volte ancora penso sia tutta questione di rassegnarsi ad entrare, realisticamente, nelle realistiche relazioni "adulte", con poca fantasia e passione tiepida

Su una cosa però credo di potere capirti: lo "sballo", quando c'è, è davvero una figata e grande il"trip" che ne segue...

odissea is offline  
Vecchio 09-09-2007, 15.20.02   #10
marco gallione
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Citazione:
Originalmente inviato da odissea


Quello che ho letto in questo tread comunque non fa che confermare quanto già pensavo sulla seduzione e sull'attrazione. Entrambe giocano sul piano della fantasia e dell'immaginario, si muovono usando i sogni delle persone più che i loro reali bisogni.

Quel che scrive Odissea mi porta a fare una considerazione che non c'entra molto con la graziosa Odissea a dire la verità, ma che spesso ho fatta tra me e me leggendo in questi mesi le pagine del Forum, comprese le scorribande provocatorie del caro Renzananda.

Ricorre diffusamente (e forse un pochino anche nel garbato post di Odissea) il tema del non-esistere dei rapporti sentimentali, o più in generale di quelli interpersonali, anche se condotti in ambito "virtuale" come è nel caso di Riflessioni, ma non solo.

Odissea ci dice di "fantasia" e di "immaginario", di "sogni delle persone" che farebbero da controcanto a "reali bisogni"... senza che tra i due piani, reale ed immaginario, vi possa essere corrispondenza.
A me vien da dire: e se anche fosse?
I sogni e le emozioni delle persone, il pensiero (disgiunto dall'essere finchè si vuole), l'altro come me lo immagino io (ossia un altro che non esiste, se non nella mia mente, che forse non esiste neanche quella..), etc, non sono forse "le persone"?

Io vivo dei miei sogni, vedo le persone e la mia mente ne costruisce un immagine che è quella della mia mente, dei miei sentimenti, delle mie aspettative, delle mie emozioni, del mio desiderio di emozioni e di sentimenti.
E dunque? Che c'è di male?
E' così che gira il fumo. E' un dato del problema.
Funziona così, e la cosa non mi preoccupa un gran che'. Ci convivo benone.

Citazione:
Originalmente inviato da odissea


Mi domando se sia necessario tenere sempre in piedi questo gioco di ripecchiamenti che si muove su di un piano immaginario (tenere sempre accesa la fantasia del partner, e la propria) oppure se sia cosa migliore smontarlo il prima possibile questo processo di idealizzazione, onde evitare cattive sorprese e tentare una r e a l e conoscenza del r e a l e partner. Per me rimane mistero...

Senza pensarci troppo, e senza prendermi troppo sul serio ovviamente, direi che la conoscenza r e a l e del partner è pur sempre la nostra. Non può certo definirsi r e a l e in senso letterale: è solo la nostra. Ma ciò non mi preoccupa troppo. Perchè dovrebbe?

Mi preoccupa - e giustamente preoccupa anche Odissea - che casomai questa divaricazione di piani possa far finire una storia, o non farla nascere mai, o creare altri guai non necessariamente legati alla sfera sentimentale (di cui si discute in questo thread).
Per cui bisogna lavorarci un po' sopra, direi.
Muovendo da quel che dice Odissea, per come la vedo io, in una storia occorre forse tenere in piedi il gioco di ripecchiamenti che si muove su di un piano immaginario e quando serve smontarlo. Ma allora quando "occorre"? Quando "serve" fare questo o quello?
Boh!
Fa bene Odissea a chiederselo, .. ma ognuno se la deve vedere da sè. E anche se succede, è così che va. E' il suo bello.

Certo che scoprire che esiste la divaricazione dei piani, e farne una messa cantata con toni sottesi dal carattere apocalittico-emergenziale (anzichè con i toni garbati di Odessea), mi sembra - come ho già scritto - una ingenuità.
Insomma, la scoperta dell'acqua calda sottolineata con la sirena dei pompieri, quasi a mettere in guardia il mondo mi fa ridere tanto (non è il caso di Odissea, beninteso).

In un altro thread (mi pare), Donella (mi pare) ha scritto una roba del tipo (mi pare): ognuno è figlio delle esperienze che ha fatto, o qualcosa del genere.
Mi sento di concordare alla grande, ed è per questo che "ammorbo" il Forum sempre con i c...zi miei.
Le esperienze che faccio io, per come le percipisco io, siano esse reali o meno, sono il Markuzzo. Il Markuzzo non è quel gran figo () che ora sta digitando sul computer. Il Markuzzo è il portato di quel che ha vissuto, bello o brutto, reale o non reale che sia. Questo "è" il Markuzzo.

Ed è per questo che mi butto (magari con le mutande di ghisa, per quanto ci riesca) nel vivere le cose.
Per questo - tanto per dire - vivo in una grande città (invivibile) dopo aver vissuto in un paesello micro, frequento amici odiosamente sofisticati e altri ex eroinomani con giusto la terza media, ho avuto storie sentimentali molto posate ed altre del tutto schizofreniche, e altro.
Una sorta di dualismo, trialismo, quadrismo, cinquismo delle esperienze che respiro con abnegazione.
Io mi sento vivo così. Con quello che mi capita.
L'importante è che mi capiti di tutto.
Magari non impazzisco per il kite-surf, o per l'idea di assumere il crac, o per le riunioni dei gruppi di azione cattolica, o per una cena di gala a Portofino; ma altre cose, tipo vedere fallire una storia perchè non ho dosato con destrezza la dose di "rispecchiamenti" intriganti, o conoscere una, magari matta come un cavallo (pur dotata di figaggine..), che sta in un'altra città solo perchè lo vista sulla spiaggia, o parlare a un convegno in inglese, o fumare dell'erba trattata (quando accadeva anni fa) e vedere l'effetto che fa, mi sembra infinitamente più elevante rispetto alla urgenza di spiegare che il mondo, le relazioni sentimentali, le relazioni umane, non esistono, solo perchè son prive di oggettività, e stanno solo nella nostra mente.

Ciao
marco gallione is offline  

 



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