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Psicologia - Processi mentali ed esperienze interiori.
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Vecchio 28-12-2007, 22.17.24   #1
tere
Ospite
 
Data registrazione: 21-11-2007
Messaggi: 11
La Maschera

Se tieni per troppo tempo la maschera, finisci per farla diventare la tua faccia. Leggo che questo è un proverbio indiano, non so con quanto fondamento. Sta di fatto che l'idea è azzeccata e colpisce indiscriminatamente, perché una qualche maschera l'abbiamo sempre nel nostro guardaroba spirituale. Alcune volte ci serve per proteggere la nostra intimità da ogni curiosità eccessiva, ed è allora una cosa buona. Altre volte, però, è un sotterfugio per celare le nostre vergogne e apparire perfetti, e allora può sconfinare in ipocrisia. Altre volte ancora è una sorta di visiera che ci isola dal resto del mondo perché si teme il confronto "a viso aperto". C'è, dunque, una negatività nel mascherarsi che può essere lieve quando è un gesto transitorio e giustificabile da debolezze o paure. Diverso è il caso prospettato dall'aforisma indiano: esso denuncia l'incrostazione permanente che deforma il volto in modo definitivo. È appunto la falsità elevata a regola di vita ed è pericoloso mettersi su questa strada perché spesso non si può tornare indietro e si precipita di inganno in inganno, di menzogna in menzogna. Si arriva fino al punto di mentire a se stessi e progressivamente la falsità si trasforma in pseudo-verità. Dobbiamo, però, dire che può verificarsi anche quello che affermava il presidente americano Abraham Lincoln: «Potete ingannare tutti per qualche tempo o alcuni per tutto il tempo, ma non potete prendere per il naso tutti per tutto il tempo». Giunge, infatti, il momento in cui o per una nostra debolezza o per una particolare acutezza dell'altro, ci viene strappata a forza la maschera e, per usare la famosa espressione, il re diventa nudo. Il nostro orgoglio sarà frustato in faccia e le illusioni create attorno a noi si scioglieranno come neve al sole, lasciando solo l'amara realtà del vero nostro volto.
tere is offline  
Vecchio 29-12-2007, 12.32.52   #2
hava
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Data registrazione: 05-12-2005
Messaggi: 542
Riferimento: La Maschera

Citazione:
Originalmente inviato da tere
Se tieni per troppo tempo la maschera, finisci per farla diventare la tua faccia. Leggo che questo è un proverbio indiano, non so con quanto fondamento. Sta di fatto che l'idea è azzeccata e colpisce indiscriminatamente, perché una qualche maschera l'abbiamo sempre nel nostro guardaroba spirituale. Alcune volte ci serve per proteggere la nostra intimità da ogni curiosità eccessiva, ed è allora una cosa buona. Altre volte, però, è un sotterfugio per celare le nostre vergogne e apparire perfetti, e allora può sconfinare in ipocrisia. Altre volte ancora è una sorta di visiera che ci isola dal resto del mondo perché si teme il confronto "a viso aperto". C'è, dunque, una negatività nel mascherarsi che può essere lieve quando è un gesto transitorio e giustificabile da debolezze o paure. Diverso è il caso prospettato dall'aforisma indiano: esso denuncia l'incrostazione permanente che deforma il volto in modo definitivo. È appunto la falsità elevata a regola di vita ed è pericoloso mettersi su questa strada perché spesso non si può tornare indietro e si precipita di inganno in inganno, di menzogna in menzogna. Si arriva fino al punto di mentire a se stessi e progressivamente la falsità si trasforma in pseudo-verità. Dobbiamo, però, dire che può verificarsi anche quello che affermava il presidente americano Abraham Lincoln: «Potete ingannare tutti per qualche tempo o alcuni per tutto il tempo, ma non potete prendere per il naso tutti per tutto il tempo». Giunge, infatti, il momento in cui o per una nostra debolezza o per una particolare acutezza dell'altro, ci viene strappata a forza la maschera e, per usare la famosa espressione, il re diventa nudo. Il nostro orgoglio sarà frustato in faccia e le illusioni create attorno a noi si scioglieranno come neve al sole, lasciando solo l'amara realtà del vero nostro volto.

Argomento interessante! piu' pericolosa mi sembra la maschera che adoperiamo per ingannare noi stessi, proteggerci dai nostri errori e difetti, e trasformarci come vorremmo essere. E' una maschera pericolosa perche' ci allontana dalla nostra e dall'altrui realta'.
Non conosco l'aforisma indiano, ma forse e' proprio questo il suo significato: l'incrostazione permanente deformando il volto si inserisce nella nostra psiche? o al contrario e' la deformazione psichica che genera falsa presentazione?
hava is offline  
Vecchio 29-12-2007, 13.04.34   #3
arsenio
Ospite abituale
 
Data registrazione: 01-04-2004
Messaggi: 1,006
Riferimento: La Maschera

Citazione:
Originalmente inviato da tere
Se tieni per troppo tempo la maschera, finisci per farla diventare la tua faccia. Leggo che questo è un proverbio indiano, non so con quanto fondamento. Sta di fatto che l'idea è azzeccata e colpisce indiscriminatamente, perché una qualche maschera l'abbiamo sempre nel nostro guardaroba spirituale. Alcune volte ci serve per proteggere la nostra intimità da ogni curiosità eccessiva, ed è allora una cosa buona. Altre volte, però, è un sotterfugio per celare le nostre vergogne e apparire perfetti, e allora può sconfinare in ipocrisia. Altre volte ancora è una sorta di visiera che ci isola dal resto del mondo perché si teme il confronto "a viso aperto". C'è, dunque, una negatività nel mascherarsi che può essere lieve quando è un gesto transitorio e giustificabile da debolezze o paure. Diverso è il caso prospettato dall'aforisma indiano: esso denuncia l'incrostazione permanente che deforma il volto in modo definitivo. È appunto la falsità elevata a regola di vita ed è pericoloso mettersi su questa strada perché spesso non si può tornare indietro e si precipita di inganno in inganno, di menzogna in menzogna. Si arriva fino al punto di mentire a se stessi e progressivamente la falsità si trasforma in pseudo-verità. Dobbiamo, però, dire che può verificarsi anche quello che affermava il presidente americano Abraham Lincoln: «Potete ingannare tutti per qualche tempo o alcuni per tutto il tempo, ma non potete prendere per il naso tutti per tutto il tempo». Giunge, infatti, il momento in cui o per una nostra debolezza o per una particolare acutezza dell'altro, ci viene strappata a forza la maschera e, per usare la famosa espressione, il re diventa nudo. Il nostro orgoglio sarà frustato in faccia e le illusioni create attorno a noi si scioglieranno come neve al sole, lasciando solo l'amara realtà del vero nostro volto.


Chi avrebbe piacere di levarsi la maschera? L’unico modo potrebbe essere un’esplorazione nella propria interiorità, alla ricerca di propri sentimenti ed emozioni genuini...
Siamo diversi per ciascuno con cui c’incontriamo, che ha il potere di farci assumere maschere mutevoli, a seconda dell’impatto della nostra con la sua personalità, dove entrano in gioco la sincerità, la disponibilità, gli stimoli che può offrici, ecc. Può perfino avvenire il miracolo, anche per un attimo, di essere autenticamente se stessi e senza maschere…

Le maschere di Pirandello


Nessuno più di Pirandello ci può parlare delle maschere dell’apparire, del conflitto tra essere e sembrare e della schiavitù delle convenzioni. Esaminiamo una tra le sue opere più significative focalizzandoci su tali concetti? Qualcuno ne conosce altre? Penso ad es. a “Il fu Mattia Pascal, a “Sei personaggi in cerca di autore, ecc.

Uno, nessuno, centomila
Il malessere di Vitangelo Mostarda degenera in una crisi d’identità con aspetti ossessivi. L’elemento scatenante è un’osservazione banale della moglie che improvvisamente nota il suo naso storto. Scopre così che per gli altri non è ciò che aveva creduto essere per sé. Non solo, ma ciascuno lo vede a suo modo e vuol imporre la sua realtà inverificata e pretesa unica per tutti.
Forse i vari “Mostarda” altrui sono più veri del suo dal momento che egli non può uscire da se stesso per osservarsi. Inoltre ogni personalità reagisce, si adatta, e scompone in molteplici aspetti anche nella stessa giornata, a tal punto che egli stesso ignora chi veramente egli sia.
Lo stesso comunicare è impossibile: alle parole pronunciate e ascoltate ognuno dà un proprio senso: “si presume d’intendersi, non ci s’intende mai”. Vitangelo disintegrato nell’io si propone di scoprire chi è almeno per chi gli sta vicino – anche per la moglie è nient’altro che lo stupido “Gengè” – e di distruggere queste raffigurazioni immutabili che hanno di lui.
Alla fine gli altri lo ritengono pazzo perché delude le loro aspettative di “normali”dimostrando di non essere quello che essi credono e vogliono. Rinuncia all’impossibile autoconoscenza e individualità estraniandosi in un ospizio, evadendo così in una più appagante vita vegetativa: “Poter essere una pietra, una pianta…” è un suo commento finale.

Ognuno ricorre a qualche strategia per gestire la propria immagine esteriore e controllare l'impressione che suscita, in modo da dare l'impressione migliore a seconda delle persone con cui entra in contatto. Ma ho già notato che a volte ciò è disconfermato dalle brutte figure che ognuno fa senza accorgersene o senza preoccuparsene, specie se sono coinvolte educazione e sensibilità. E' questa la “Persona” di Jung per cui ognuno inganna perfino se stesso sul suo vero carattere, dove in maniera variabile per ognuno ci sono sia corrispondenze alle proprie vere intenzioni che conformità alle opinioni dell'ambiente circostante. Chi non possiede sufficienti intuizioni e varietà nell'uso di modi comportamentali adatti, si presenta incerto e stereotipato.

Ma se la “Persona” indica l'atteggiamento esteriore, l'”Anima” corrisponde a quello rivolto all'interiorità, spesso in un rapporto complementare. Se l'individuo si identifica completamente con la propria “Persona” con conseguente scarsa consapevolezza del proprio mondo interiore e incapacità di percepire tutto ciò che va al di là del proprio ruolo sociale, si nota una rigidità di comportamenti che può essere indizio di una fragilità psicologica. Tale discorso è oggi più che mai opportuno, basta pensare alla confusione tra realtà e apparenza, alle finzioni dei reality show, alle suggestioni collettive e condivisioni di stili di pensiero, ecc.

E' possibile un' emancipazione dalle “maschere”?, sì,con un'esplorazione nella propria interiorità. Non mascheriamo più almeno il cuore.

arsenio is offline  
Vecchio 29-12-2007, 13.53.33   #4
klee
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Riferimento: La Maschera

"Abraham Lincoln: «Potete ingannare tutti per qualche tempo o alcuni per tutto il tempo, ma non potete prendere per il naso tutti per tutto il tempo». Giunge, infatti, il momento in cui o per una nostra debolezza o per una particolare acutezza dell'altro, ci viene strappata a forza la maschera e, per usare la famosa espressione, il re diventa nudo. Il nostro orgoglio sarà frustato in faccia e le illusioni create attorno a noi si scioglieranno come neve al sole, lasciando solo l'amara realtà del vero nostro volto."

Molto interessante...

Ho sempre dipinto persone con la maschera..perchè? può darsi perchè odio la falsità preferisco la spontanea verità..
Noi viviamo in una grande festa il Carnevale..proviamo una maschera vediamo se funziona..la gettiamo e poi riprendiamo un'altra.

Cosi con il tempo soffochiamo la nostra anima essa ha bisogno di nutrirsi
di trasparenza.
Prima o poi la maschera verrà "osservata" la gente inizierà a percepire il vero volto dal falso.Chi è forte e orgoglioso tenderà a tenerla stretta..e mascherarsi diventa contagioso!

A chi fa comodo la maschera?a chi la indossa o a chi osserva il volto?

Dietro il volto
c'è una persona
dietro a quella persona
c'è un anima
accanto
all'anima c'è un cuore
il cuore batte
per l'Essere,
per essere
irrigato dal sangue
il sangue
la Vita

Con la maschera
uccidiamo
la sorgente,
con la maschera
nascondiamo
le nostre origini

con la M A S C H E R A dimentichiamo di avere una memoria o delle memorie.!
klee is offline  
Vecchio 29-12-2007, 17.25.22   #5
iulbrinner
Utente bannato
 
Data registrazione: 25-10-2007
Messaggi: 303
Riferimento: La Maschera

La maschera, a mio modo di vedere, è spesso uno strumento necessario alla vita, come dimostra la storia dell'arte drammatica e del teatro.
L'autenticità è, sempre, un fine necessario, come dimostra il senso di tutto ciò che ognuno di noi percepisce come "felicità".
Saper far convivere queste due istanze soggettive l'una accanto all'altra e non l'una contro l'altra corrisponde, sempre a mio avviso, all'arte del vivere.

P.S. - Anche se ne ho un numero limitato a me piace collezionare maschere.
iulbrinner is offline  
Vecchio 30-12-2007, 17.58.58   #6
pallina
...il rumore del mare...
 
Data registrazione: 15-01-2007
Messaggi: 279
Riferimento: La Maschera

Citazione:
Originalmente inviato da tere

.............................. .
Alcune volte ci serve per proteggere la nostra intimità da ogni curiosità eccessiva, ed è allora una cosa buona.
.........................

L'ho sempre considerata una forma di difesa "emotiva", non una vera e propria maschera. Ma ragionando in questi termini direi allora che indosso ad arte "la maschera del silenzio", quando devo mettermi al riparo dall'invadenza di qualcuno, quando voglio consapevolmente mantenere un distacco, fisico e/o verbale. O quando riconosco che anche chi ho di fronte ne ha una, ma non per difesa come la mia, ma per mostrarsi quello che non è, per darsi un tono, per apparire la persona "splendida" che in realtà non è.....La chiamo la maschera del silenzio perchè con un certo tipo di persone non riesco più a parlare, ascolto e basta, per non sembrare un'asociale magari sorrido e annuisco (passando pure per una deficiente) ma non mi faccio coinvolgere in nessun discorso.
Non so se sia un'atteggiamento "giusto", una cosa buona, ma è un mio modo di difendermi, a costo di passare per una "fredda e distante". Magari pure antipatica.
pallina is offline  

 



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