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Psicologia - Processi mentali ed esperienze interiori.
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Vecchio 20-01-2008, 18.49.24   #21
marco gallione
Utente bannato
 
Data registrazione: 22-05-2007
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Riferimento: La nostra casa, noi stessi.

Sempre in tema di colori, due brevi osservazioni qualunqui.

Non si dovrebbe avere paura dei colori alle pareti, anche quando questi sembrano poco convenzionali rispetto alle scelte che - più diffusamente - vediamo adottare nelle case che ci circondano.
Quando un tempo mi si diceva: - bisogna osare con i colori alle pareti..., trovavo la cosa un po' avventata, pensando almeno a due o tre rischi diversi; il rischio di stufarsi di colori troppo incisivi, il rischio di risultare pretenziosi nell'avere scelto colori non convenzionali, oppure il rischio di scadere semplicemente nel cattivo gusto.

Per quel che vedo in giro, devo ricredermi.
Giusto per esperienza diretta, posso affermare che non è affatto detto che i colori molto spinti e inconsueti stufino prima degli altri più normali.
Conosco gente che ha dipinto di color melanzana scuro le pareti della propria stanza da letto o di verde altrettanto scuro, e conferma quel colore ogni volta che l'imbianchino passa per casa. Il blu scurissimo, se si ha un soffitto bianco che fa da contrappunto, è assai difficile che stufi.
Quei colori, al di là dell'eleganza (che è questione soggettiva), infondono a molti un senso di uniformità tranquillizzante, di morbidezza che può anche avere effetti lenitivi di stati d'animo d'ansia o stress. Solo esperienza personale, beninteso.

Al riguardo, consiglio una visita al British Museum di Londra. Se uno conosce di già le opere esposte, potrà svagarsi e notare l'uso dei colori che è stato fatto in quella sede, e coglierne l'effetto sorprendente.
Vado a memoria. I soffitti sono generalmente bianchi (qualche volta a cassettoni in legno, però), ma le sale sono color grigio scuro (Neve, intorno alla freddezza e alla prevedibilità del grigio - vere di primo acchito - ci si potrebbe intrattenere ulteriormente...), oppure blu scurissimo, porpora scuro, e poi verde scuro.
L'assetto, per nella ovvia autorevolezza del British, è piuttosto domestico, intimista e tranquillizzante, se uno ci fa mente locale. Non è il Moma, tanto per dire. E nemmeno il nostrano - pur bellissimo - MaRT, con le loro architetture drammatiche.
Una esperienza che, a chi può, consiglio di fare, in tema di colori alle pareti.

D'altra parte, cattivo gusto e pretenziosità derivano piuttosto dall'insieme delle scelte fatte nel dare un assetto complessivo alla propria casa: il colore - in sé - non può essere né pretenzioso, né di cattivo gusto. E' semplicemente un colore. Se piace, e se da buone vibrazioni, sgretola tutte le convenzioni.
Un tempo guardavo solo al fatto che piacesse. Oggi capisco che gli effetti sulla serenità e l'equilibrio ci sono, eccome.

Trovo anche molto positive le sensazioni che, certe volte, mi evocano le stanze con pareti dipinte di colori diversi, magari due colori marcatamente staccati. In certe architetture, si crea una decostruzione dello spazio che è liberatoria. Rompe la chiusura (fisiologica, naturale) del locale, e consente di dare spazio alla varietà degli sfondi. Certe volte, non è poco.
marco gallione is offline  
Vecchio 20-01-2008, 19.28.37   #22
hava
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Riferimento: La nostra casa, noi stessi.

"Un tempo guardavo solo al fatto che piacesse. Oggi capisco che gli effetti sulla serenità e l'equilibrio ci sono, eccome." [quote][Marco].

Perche' ho fatto caso a questa frase? Perche' credo di scorgervi qualcosa che e' caratteristico nel passaggio da una fase all'altra del nostro sviluppo : in un primo periodo il desiderio di piacere e la tendenza al conformismo, ma piu' tardi una piu' vasta conoscenza dei nostri bisogni e desideri. Perche' anche la casa ci aiuta a scoprire noi stessi.
hava is offline  
Vecchio 20-01-2008, 20.01.38   #23
marco gallione
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Citazione:
Originalmente inviato da hava
Non riesco a comprendere come tanta gente si affidi nella scelta di arredamenti e colori a specialisti, o cerchi di imitare altri, facendo cosi' della loro casa qualcosa di non personale.

I film, spesso, indugiano sulle case dei protagonisti. Il che conferma la intuizione di hava, autore di questa discussione, quanto alla importanza della casa in quanto elemento rivelatore.

Chi è molto attento alle case (io lo sono, ma non l'ha ordinato il dottore di esserlo), avrà notato che - paradossalmente - qualunque aspetto di una casa può essere interessante, attrattivo (non necessariamente piacevole). Credo - forse - dipenda dalla personalità, dal fatto che quell'oggetto o quella scelta siano volute da chi abita dentro quella casa, consapevolmente o inconsapevolmente. Non certo dal valore economico, o dalla supposta eleganza, che ben possono avere una importanza marginale, in un senso o nell'altro.

Non posso guardare, se non con scherno, le foto degli arredi su AD, con i set allestiti dalle note aziende di arredamento nazionali, mirabili su di un piano imprenditoriale, e quanto agli investimenti sui ns designers autoctoni(dell'Italietta che ci vedrà tutti designers prima o poi), ma inevitabilmente stucchevoli quanto alla immagine comunicata, tipo obitorio.

I film, dicevo.
Consiglio di rivedere il film recente di Pupi Avati, La cena per farli conoscere: la casa dove si svolge in prevalenza la vicenda è una villa fuori Roma. A tratti sembra razionalista, arredata tipo set fotografico di Minotti, B&B, direi meglio Poliform (che secondo il mio gusto più di tutti si eleva verso lo stucchevole obitorio privo di radici, di tradizione, di vita).
Mi sono chiesto lungamente il perchè di quella location, drammatica (non nel senso di drammatica/suggestiva, nel senso di drammatica/ansiogena). Stucchevole, quasi volgare. Un minimalismo tanto sfrontato, da diventare massimalismo della volgarità.

Pupi Avati, lo si deve riconoscere, è un regista di rango, un intellettuale.
Avrà scelto quella casa per qualche ragione.
Par di capire che quella casa - casa da ricchi, peraltro - debba comunicare ansia, bigottismo, ma soprattutto assenza di personalità, cultura e calore dell'animo. Anche qualche devianza, specie del padrone di casa. Ma non ne sono sicuro.
Le case dei poveri - sempre più spesso indaffarati a scopiazzare le riviste (come ci ha ricordato Neve) - possono raggiungere lo stesso scopo, con un budget inferiore beninteso. Non si creda.

Altrettanta importanza alla casa si può vedere attribuita in Match Point, di Woody Allen. Altro intellettuale di rango, pur sfregiato dal doppiatore che più che recitare scorrengia, Albino Lionetto, o Alberchio Lionello ..boh.. (il discorso sulla inadeguatezza del doppiatore di Woody Allen, e sul fatto che la sua assenza in Match Point purifica il genio di Allen, non andrebbe sollevata qui, ma alla Corte di Gustizia Europea.. va beh.. magari apro una discussione al riguardo).
La casa dei giovani protagonisti, la casa dell'amante di lui, la casa dei genitori di lei, dicono - o sembrano dire - molto di quei personaggi. Sono tutt'altro che dettagli narrativi.

Cambio discorso.
Provo a pensare agli alberghi più grandi, alle catene internazionali che mi capita di frequentare, le cui camere - di solito - sono arredate secondo scelte di format standard. Qualche volta tipo Poliform, tipo Kelly Hoppen con lo stampino. Altre volte, specie se la proprietà è saudita (anche l'albergo a 10 minuti da casa vs. può essere degli arabi, se non è di Black Stone o KKR, a noi resta di fare i designers), si opta per il classicheggiante stile Impero, mischiato ad inflessioni neoclassiche o decò, tutte fatte con lo stampino ovviamente, inevitabilmente. Assai impersonali ad ogni modo, alla lunga fastidiose, specie la seconda o la terza notte.
Così come agli alberghi di più bassa categoria, arredati secondo necessità, con quel che capita capita, per fare economia specialmente. Assai impersonali che io mi ricordi, e alla lunga mortiferi.

Il successo di iniziative nuove, di strutture ricettive familiari, a misura d'uomo - al di là degli specchietti per i nani, che ormai sono già più che diffusi - sembra quasi rispondere a quel tipo di necessità. Il fatto che il luogo che ci ospita deve essere rappresentativo di vita, non di morte-fotocopiatrice-poliform.

La casa, forse disabitata da anni, di una nonna di qualcuno che non conosciamo ha, spesso, una personalità fortissima. Che quasi ci mette a disagio tanto è forte. La ricchezza non c'entra un'acca.

Entrare in una casa altrui mi mette spesso in imbarazzo. In soggezione, direi. Quasi che io stia violando uno spazio ancor più intimo di quanto non si dica, di quanto non sia per definizione.

E mi piacerebbe entrare nella casa di Alberto Lionello un giorno, per vedere che m...rda di casa che ha.
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Vecchio 20-01-2008, 21.43.41   #24
nevealsole
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Originalmente inviato da hava
Ciao Nevealsole ,
penso che nella scelta dei colori si faccia generalmente distinzione fra abbigliamento ed arredo casa. Con cio' per quanto mi riguarda preferisco da sempre il blu mentre in tutti i casi aborrisco il marrone .

Sì anche io distinguo tra abbigliamento e casa però l'attrazione c'è comunque per i colori che dicevo, ad esempio vengo attratta anche dalle maglie arancioni... anche se poi magari non le acquisto.
Il blu piace molto anche a me, in casa e come abbigliamento.
Non mi è però chiaro se tu ritieni possibile l'influenza dei colori sul nostro umore...
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Vecchio 20-01-2008, 21.56.00   #25
nevealsole
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Originalmente inviato da marco gallione
Non posso guardare, se non con scherno, le foto degli arredi su AD, con i set allestiti dalle note aziende di arredamento nazionali, mirabili su di un piano imprenditoriale, e quanto agli investimenti sui ns designers autoctoni(dell'Italietta che ci vedrà tutti designers prima o poi), ma inevitabilmente stucchevoli quanto alla immagine comunicata, tipo obitorio.


In effetti mi sono sempre chiesta come faccia una persona ad avere una casa dove non è contenuto niente di personale, e quelle spesso sembrano proprio case impersonali (sebbene decisamente belle, quanto meno per le strutture).

Quando visito la casa di qualcuno vengo colpita dal calore che trasmette, o dal non calore.
Alle volte mi capita di vedere case strutturalmente splendide ma assolutamente impersonali: ma chi le abita, mi chiedo, un fantasma?
E poi ci sono quelle che magari le vedi da fuori e fanno paura ma dentro sono caldissime.
Ricordo la casa di un amico, appassionato dell'Africa: era un'opera d'arte.
Non avrei mai potuto abitarla ma certo rivelava in modo preponderante la personalità del proprietario.

Mi è poi venuto in mente un altro argomento, collegato al tema casa: come si vive nella casa pensata da qualcun altro?
Io penso che sia importante costruire la propria casa in due, se in due si vuole viverla.
Però, in questi tempi di "singletudine", capita che ci si ritrovi a casa di qualcun altro.
Recentemente un'amica ha chiuso una breve convivenza che avrebbe dovuto essere l'inizio di un progetto di vita comune.
Ricordo ancora che il trasloco fu un "trauma" ("ho dovuto liberare un intero angolo della libreria per fagli mettere tutti i suoi libri, mi ha riempito la casa di oggetti assurdi").
Mi domando e vi domando: ma se la casa rappresenta noi stessi, allora il non volere la "contaminazione" dell'altro cosa vuol dire? Non sarà un modo per tenerlo/la lontana dal nostro vero essere?
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Vecchio 21-01-2008, 05.09.03   #26
hava
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Originalmente inviato da nevealsole
In effetti mi sono sempre chiesta come faccia una persona ad avere una casa dove non è contenuto niente di personale, e quelle spesso sembrano proprio case impersonali (sebbene decisamente belle, quanto meno per le strutture).

Quando visito la casa di qualcuno vengo colpita dal calore che trasmette, o dal non calore.
Alle volte mi capita di vedere case strutturalmente splendide ma assolutamente impersonali: ma chi le abita, mi chiedo, un fantasma?
E poi ci sono quelle che magari le vedi da fuori e fanno paura ma dentro sono caldissime.
Ricordo la casa di un amico, appassionato dell'Africa: era un'opera d'arte.
Non avrei mai potuto abitarla ma certo rivelava in modo preponderante la personalità del proprietario.

Mi è poi venuto in mente un altro argomento, collegato al tema casa: come si vive nella casa pensata da qualcun altro?
Io penso che sia importante costruire la propria casa in due, se in due si vuole viverla.
Però, in questi tempi di "singletudine", capita che ci si ritrovi a casa di qualcun altro.
Recentemente un'amica ha chiuso una breve convivenza che avrebbe dovuto essere l'inizio di un progetto di vita comune.
Ricordo ancora che il trasloco fu un "trauma" ("ho dovuto liberare un intero angolo della libreria per fagli mettere tutti i suoi libri, mi ha riempito la casa di oggetti assurdi").
Mi domando e vi domando: ma se la casa rappresenta noi stessi, allora il non volere la "contaminazione" dell'altro cosa vuol dire? Non sarà un modo per tenerlo/la lontana dal nostro vero essere?

Interessante questa domanda. Ci sono coppie nelle quali uno solo si occupa ad ideare la casa e cio' che ci sta dentro. Se questo stato di cose e' accettato da entrambi, puo' indicare uno stile di vita ed una certa dinamica creata nelle relazioni di coppia. Se non accettato da una delle parti puo' provocare un senso di estraneita' e non appartenenza.

Nel caso della tua amica penso che il sentirsi ospite in casa non sua, l'abbia fatta affezionare a quegli "oggetti assurdi" che hanno il pregio d'essere stati scelti da lei e tutti suoi.
Sto pensando che nei casi in cui si accoglie in casa una compagna, sia consigliabile di darle la possibilita' di introdurci qualcosa di suo [facendovi buon viso].
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Vecchio 21-01-2008, 09.37.33   #27
falbala48
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Originalmente inviato da hava
Dal libro di Remi Alexander, architetto: "la vostra casa, voi stessi"
Parlando dell'influenza che ha la casa su tutti noi, R.A. da' speciale importanza ai colori. I nostri occhi e tutto il corpo captano quei messaggi colorati che dobbiamo imparare a dosare.
Il soggetto e' vasto in funzione del clima e di ogni singola stanza. Ma anche l'intuizione ci guida nella scelta dei colori piu' favorevoli al nostro organismo.
Generalmente Alexander preferisce i colori con effetto rilassante come il crema, e per soffitti l'azzurro-cielo.
Il bianco puo' deprimere come la neve quando dura a lungo.
Marrone, grigio e nero out. I toni pastello sono piu' accettati, anche nelle stanze da bagno.
Si deve prendere in considerazione che per abituarsi ad una nuova casa occorrono in media 2 anni.
Ma nel corso degli anni cambiamo i gusti, le abitudini e le necessita'. Queste sono le ragioni che ci portano a traslocare. In certe tribu' i traslochi sono accompagnati da riti di passaggio, per favorire l'attaccamento a nuove radici.

Questo per ritornare ad un argomento che mi sembra interessante.

per quanto riguarda i colori, amo i colori tenui , per cui la mia camera da letto è celeste polvere, un colore che mi ricorda il cielo... il soggiorno verde acqua, il bagno un color lavanda delicato etc... mi vesto con gli stessi colori, anche se uso molto il nero, malo abbino sempre a qualcosa di truchese, celeste, rileggendo ho pensato che non possiedo nulla di giallo..."funziono" come il tempo, una giornata grigia mi spinge a vestirmi di scuro, quando sento la primavera attacco con il blu e tutte le sue sfumature.
riprenderò poi lavoro.....ahimè
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Vecchio 21-01-2008, 10.52.52   #28
nevealsole
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Originalmente inviato da hava
Nel caso della tua amica penso che il sentirsi ospite in casa non sua, l'abbia fatta affezionare a quegli "oggetti assurdi" che hanno il pregio d'essere stati scelti da lei e tutti suoi.
Sto pensando che nei casi in cui si accoglie in casa una compagna, sia consigliabile di darle la possibilita' di introdurci qualcosa di suo [facendovi buon viso].

Solo una piccolissima precisazione: in realtà era il fidanzato ad essersi trasferito in casa di lei.
E lei dopo poco tempo manifestava questa sorta di disagio per l'invasione dello spazio.
Io mi sono chiesta se sotto ci fosse un disagio di lei, rispetto ad una situazione che in realtà sembrava aver fortemente voluto... in effetti dopo poco più di un anno di convivenza la storia è finita, e la parola fine l'ha scritta lei.
Apparentemente erano una coppia felice, e appresa la notizia ricordo di aver pensato proprio alla stranezza di quella fatica nel liberare un piccolo spazio in una libreria in una persona felice della raggiunta convivenza...
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Vecchio 21-01-2008, 16.42.30   #29
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Il tema è ampio, per es. ho notato che l'abbigliamento spesso trae in inganno, al giorno d'oggi è facile vestire bene ,basta entrare in un buon negozio,trovare la commessa giusta, lasciarsi consigliare ed il gioco è fatto, poi invece arrivati alle case si scopre tutt'altra cosa, mi ritrovo in case pesantemente kitch, e di solito non lo sono per scelta ,per intenderci ,come quella di renzo arbore che ne è profondamente consapevole e lo fa divertendosi, ma lo sono oserei dire per rmancanza di discernimento.
Di contro conosco gente con case incredibili , professionisti affermati, che hanno dato carta bianca e soldi...a palate... all'architetto "in" di turno, sono case anonime, sembrano dei musei di arte moderna , ma fredde assolutamente prive di personalità. Anche io come marco quando entro in una casa lo faccio sempre con grande rispetto e un pò di preoccupazione perchè è proprio dalla casa che viene fuori l'animo di ognuno di noi, indipendentemente dal fatto che possa piacere o meno. La casa può non piacermi ma sicuramente rivelare la personalità di chi ci abita.Per me la casa è una mia proiezione, anche se volessi nascondere qualcosa di me la mia casa lo svelerebbe. C'è da dire pure che non tutti sono acuti osservatori e per loro una casa è una casa e basta, più o meno ordinata o pulita etc...Ultima nota sono molto gelosa della mia casa. A proposito dell'amica di neve e del compagno, ricordo che una volta venne un amico della mia più cara amica, quando andarono via , lui manifestò alla mia amica la sua sorpresa nel non trovare nulla che denotasse la presenza nella casa del mio ex marito...aveva ragione, quella casa al mio ex non è mai piaciuta,pur avendo deciso insieme cosa metterci non l'ha mai sentita come sua, per cui non aveva bisogno nè voglia di investire più di tanto in quella casa, il suo desiderio era quello di venderla e di andare altrove ...allora non capivo, oggi alla luce delle sue nuove scelte capisco che non era un fattore legato alla casa ma un disagio più profondo ,spesso basta osservare per capire .
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Vecchio 21-01-2008, 19.40.53   #30
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La casa, forse disabitata da anni, di una nonna di qualcuno che non conosciamo ha, spesso, una personalità fortissima. Che quasi ci mette a disagio tanto è forte. La ricchezza non c'entra un'acca.[quote][Marco]


Ci sono persone che seguendo mode passeggere rinnovano casa e mobilio frequentemente. E ci sono altri che conservano per generazioni i mobili di famiglia.
Anche questo potrebbe rispecchiare certi tratti del nostro carattere.
Il calore che hai notato Marco nella vecchia casa della nonna, potrebbe indicare sentimenti per le tradizioni familiari, e forse un tipo di legame nostalgico per cio' che non esiste piu'. Ma anche il significato che aveva la casa per la massaia dei vecchi tempi.
hava is offline  

 



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