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Psicologia - Processi mentali ed esperienze interiori.
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Vecchio 11-02-2008, 05.28.10   #11
uranio
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Riferimento: Se c'e' differenza tra gruppi virtuali e quelli tradizionali ?

Valore terapeutico?! Anch'io ho usato qst parola però sono d'accordo con Donatella, il forum ci può aiutare nel caso in cui siamo in una situazione non di grave depressione od altro, è solo un confronto di idee, ma se abbiamo dei problemi sostanziali li dobbiamo risolvere da un'altra parte, anch'io scrivo qui quando me la sento per esporre i miei disagi o per cercare di aiutare qualcuno in un momento particolare però non nego che seguo una terapia individuale. Il gruppo virtuale lo seguo per un ulteriore sfogo mi aiuta a dare voce a quello che sento interiormente, però non risolve i probelmi sostanziale.
uranio is offline  
Vecchio 11-02-2008, 08.04.27   #12
hava
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Data registrazione: 05-12-2005
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Riferimento: Se c'e' differenza tra gruppi virtuali e quelli tradizionali ?

Ricordo nitidamente almeno due persone di indubbio spessore (e di spigolosità perfettamente proporzionale alla mole cultural-intellettual-caratteriale) che... se non sono più qui (con solenne dichiarazione di non esserci più) .... è probabilmente perchè questo luogo non li ha fatti "sentir MEGLIO con se stessi e con gli altri".

Dal mio punto di vista... avevano entrambi la certezza di una loro superiorità, e in entrambi la trovavo fondata. La "pecca" era (sempre ovviamente dal mio punto di vista) il "modo" di esprimerla (quella superiorità oggettiva). Sarebbe stato fortemente terapeutico (per loro) recepire che non la sostanza, ma solo il modo di porgerla, era indigesto.
Ma il loro "spontaneo" modo di porgersi e di "accogliere" ha sentenziato SOLTANTO la infrequentabilità del luogo. E basta!

Tutt'altro che terapeuticamente, nessuno è riuscito a gettare quel ponte effettivamente terapeutico che, mentre confermava la valenza, fraternamente segnalasse la fallibilità del SOLO modo di porgerla.

Per uno dei due, e mi vergogno ricordando d'averne fatto parte, si creò (proprio come nei gruppi reali, in effetti!) il "branco contro". E credo non abbia avuto nulla di terapeutico, nè per lui, nè per ciascuno del "branco".

Resta, certo, un mare di brave persone che non fa mistero del proprio bellissimo e umanissimo desiderio di comunicare... per il puro e semplice e vitale desiderio di farlo.

MA... a bordo campo resta chi - non essendo necessariamente "minus" e talvolta essendo "plus" - ha la pecca (magari l'unica pecca) di non saperlo ammettere. E forse è proprio quello che maggiormente necessiterebbe della valenza terapeutica.

Per costui, secondo me, l'esperienza può addirittura rivelarsi ANTI-terapeutica.
Ingiustamente.
Per tutti : lui e gli "altri".
Lui torna a privarsi di una possibilità di contatto.
Gli "altri" tornano a privarsi ... di tuto ciò che va oltre la facile omologazione sul "notoriamente condiviso che fa branco".

E' "terapeutico", questo?
[quote] [DONELLA].




Ciao Donella---tu proponi il problema di quelle persone che non si adattano , e specificamente quelli piu' preparati che pur avendo molto da dare lo fanno in un modo sbagliato.
E contemporeamente accenni al "branco" aggressivo che esiste in molti gruppi, compresi quelli a indirizzo terapeutico.
Secondo me una dinamica di gruppo, essendo piu' aperta e diretta rispetto alla societa' esterna, ci da' l'occasione di valutare altri e noi stessi e di ricevere immediato e diretto feed back che in molti casi puo' esserci d'aiuto.
Chi non si sente accettato puo' imparare su se stesso oppure abbandonare. La stessa occasione e' data agli altri partecipanti [il "branco"] che sono in qualche modo coinvolti e responsabili, e che pure possono valutare il loro modo di agire e cambiarlo.
Cioe' nei gruppi si possono creare incontri [o pure scontri] atti a migliorare o peggiorare il nostro comportamento ed in conseguenza le nostre sensazioni.
hava is offline  
Vecchio 11-02-2008, 09.04.37   #13
nevealsole
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Riferimento: Se c'e' differenza tra gruppi virtuali e quelli tradizionali ?

Citazione:
Originalmente inviato da donella

Ricordo nitidamente almeno due persone di indubbio spessore (e di spigolosità perfettamente proporzionale alla mole cultural-intellettual-caratteriale) che... se non sono più qui (con solenne dichiarazione di non esserci più) .... è probabilmente perchè questo luogo non li ha fatti "sentir MEGLIO con se stessi e con gli altri".

Dal mio punto di vista... avevano entrambi la certezza di una loro superiorità, e in entrambi la trovavo fondata.

Ciao Donella,
sinceramente non condivido che qualcuno possa sentirsi discriminato perché "di troppo spessore"... credo piuttosto che l'intelligenza abbia molte sfaccettature e che la persona completa debba utilizzarle tutte (è intelligenza anche saper replicare alle critiche, o argomentare senza abbandonare).
Tutto ciò, però, è mia opinione.

Quello che spesso nei gruppi reali si dice, ed è molto vero dal mio punto di vista, è che chi abbandona, o si chiude o non riflette su ciò che suscita negli altri... semplicemente "non vuole mettersi in discussione", il che è legittimo... ma costituisce comunque la prova di un voler essere arroccati sulle proprie posizioni che non permetterebbe neppure un confronto terapeutico con un analista (se non riconosco di avere una fragilità, nemmeno mi rivolgo a chi può aiutarmi a superarla).
nevealsole is offline  
Vecchio 11-02-2008, 09.43.43   #14
donella
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Riferimento: Se c'e' differenza tra gruppi virtuali e quelli tradizionali ?

Citazione:
Originalmente inviato da hava
.
Secondo me una dinamica di gruppo, essendo piu' aperta e diretta rispetto alla societa' esterna, ci da' l'occasione di valutare altri e noi stessi e di ricevere immediato e diretto feed back che in molti casi puo' esserci d'aiuto.
Chi non si sente accettato puo' imparare su se stesso oppure abbandonare. La stessa occasione e' data agli altri partecipanti [il "branco"] che sono in qualche modo coinvolti e responsabili, e che pure possono valutare il loro modo di agire e cambiarlo.
Cioe' nei gruppi si possono creare incontri [o pure scontri] atti a migliorare o peggiorare il nostro comportamento ed in conseguenza le nostre sensazioni.

Perfetto: "può - possono valutare il loro modo di agire e cambiarlo".
Questa potenzialità è propria di qualunque aggregazione sociale, reale come virtuale.

Lo specifico del gruppo a finalità terapeutica, però, è che a quel "può" vede anteporsi sempre un "vuole - vogliono" (: valutare il loro modo di agire ed eventualmente cambiarlo).
Volontà della quale non c'è qui alcuna garanzia di condivisione. Ed è questo che, dal mio punto di vista, impedisce ogni garanzia di terapeuticità.... potendo persino arrivare a denegarla di fatto... anche per chi , onestamente con se stesso e con gli altri, SA serenamente ammettere di cercarla.

Mi riporto alla opportuna analisi con cui hai introdotto la discussione, e mi chiedo: quali risvolti può avere, solo per esempio, il contatto virtuale tra chi è motivato alla partecipazione da un fondamentale bisogno di appartenenza e chi (ugualmente avendolo ma negandolo a se stesso) da quella stessa appartenenza (inappagata) vorrebbe direttamente trarre una qualche leadership (magari non realizzata nel reale, oppure realizzata in modo insufficientemente convincente per lo stesso protagonista)?

Leggevo qualche tempo fa in psicologia (senza parteciparvi) una discussione il cui schema era così violentemente significativo sul piano della comunicazione da far passare totalemente in secondo piano l'argomento che ne era oggetto.
Fai conto si parlasse di fiori e natura. Diversi frequentatori si raccolgono delicatamente e compiaciutamente intorno al tema. Si crea un'atmosfera leggiadramente soffice e del tutto inoffesiva.
Su questo gruppo che in caldo salottino familiare si compiace di parlare e pensare di fiori.... d'improvviso dagli spazi siderali s'abbatte l'asteroide di chi , in sostanza, dice "di fiori può parlare il minus habens di tasca e di cervello".

Dal salottino non arrivano più segni di vita. Piuttosto inspiegabilmente, se vogliamo.

Su questo "inspiegabilmente" torno al tema : è da quando l'ho letta che mi chiedo quante e quali motivazioni possano essere dietro l'autodissoluzione del salottino, ma soprattutto a quanti equivoci nell'evoluzione soggettiva può dar luogo questo sviluppo.
Una per tutte : pensa che disastro, a livello terapeutico, se - mentre il salottino saggiamente si fosse solo spostato per non veder fatto inopinato scempio dell'idea dei fiori - il lanciatore dell'asteroide fosse stato convinto dal silenzio del salottino d'aver detto una qualche Verità abbagliante ed esizialmente corrosiva!

Di una cosa son certa: in un gruppo a dichiarata e CONDIVISA finalità terapeutica.... tutto sarebbe potuto accadere.... fuor che la discussione finisse lì....

donella is offline  
Vecchio 11-02-2008, 11.51.24   #15
hava
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Riferimento: Se c'e' differenza tra gruppi virtuali e quelli tradizionali ?

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Originalmente inviato da donella
Perfetto: "può - possono valutare il loro modo di agire e cambiarlo".
Questa potenzialità è propria di qualunque aggregazione sociale, reale come virtuale.

Lo specifico del gruppo a finalità terapeutica, però, è che a quel "può" vede anteporsi sempre un "vuole - vogliono" (: valutare il loro modo di agire ed eventualmente cambiarlo).
Volontà della quale non c'è qui alcuna garanzia di condivisione. Ed è questo che, dal mio punto di vista, impedisce ogni garanzia di terapeuticità.... potendo persino arrivare a denegarla di fatto... anche per chi , onestamente con se stesso e con gli altri, SA serenamente ammettere di cercarla.

Mi riporto alla opportuna analisi con cui hai introdotto la discussione, e mi chiedo: quali risvolti può avere, solo per esempio, il contatto virtuale tra chi è motivato alla partecipazione da un fondamentale bisogno di appartenenza e chi (ugualmente avendolo ma negandolo a se stesso) da quella stessa appartenenza (inappagata) vorrebbe direttamente trarre una qualche leadership (magari non realizzata nel reale, oppure realizzata in modo insufficientemente convincente per lo stesso protagonista)?

Leggevo qualche tempo fa in psicologia (senza parteciparvi) una discussione il cui schema era così violentemente significativo sul piano della comunicazione da far passare totalemente in secondo piano l'argomento che ne era oggetto.
Fai conto si parlasse di fiori e natura. Diversi frequentatori si raccolgono delicatamente e compiaciutamente intorno al tema. Si crea un'atmosfera leggiadramente soffice e del tutto inoffesiva.
Su questo gruppo che in caldo salottino familiare si compiace di parlare e pensare di fiori.... d'improvviso dagli spazi siderali s'abbatte l'asteroide di chi , in sostanza, dice "di fiori può parlare il minus habens di tasca e di cervello".

Dal salottino non arrivano più segni di vita. Piuttosto inspiegabilmente, se vogliamo.

Su questo "inspiegabilmente" torno al tema : è da quando l'ho letta che mi chiedo quante e quali motivazioni possano essere dietro l'autodissoluzione del salottino, ma soprattutto a quanti equivoci nell'evoluzione soggettiva può dar luogo questo sviluppo.
Una per tutte : pensa che disastro, a livello terapeutico, se - mentre il salottino saggiamente si fosse solo spostato per non veder fatto inopinato scempio dell'idea dei fiori - il lanciatore dell'asteroide fosse stato convinto dal silenzio del salottino d'aver detto una qualche Verità abbagliante ed esizialmente corrosiva!

Di una cosa son certa: in un gruppo a dichiarata e CONDIVISA finalità terapeutica.... tutto sarebbe potuto accadere.... fuor che la discussione finisse lì....



Hai perfettamente ragione Donella, senza la volonta' non se ne fa nulla. Ma ripeto che secondo me chi VUOLE puo' trarre beneficio dall'appartenenza ad un gruppo come questo e dalle discussioni, e per lui il forum potrebbe avere senz'altro valore terapeutico.
Per cio' che riguarda quelli che vogliono farsi riconoscere come leaders, la prima condizione dovrebbe essere la presenza delle qualita' necessarie, fra l'altro considerazione e sensibilita' per gli altrui bisogni. Ed inoltre che il gruppo sia pronto ad organizzarsi con una leadership.
Si, il salottino spesso tace, finche' poi si risveglia.
A questo proposito vorrei aggiungere che un gruppo terapeutico e' guidato generalmente da un professionale che fra l'altro "para i colpi" ed incoraggia la continuazione della discussione. Ma io personalmente ho fiducia nelle forze che si trovano in ognuno di noi.
Una buona giornata a voi tutti.
hava is offline  
Vecchio 11-02-2008, 16.55.34   #16
falbala48
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Riferimento: Se c'e' differenza tra gruppi virtuali e quelli tradizionali ?

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Originalmente inviato da hava
Osservando le dinamiche che si creano nei gruppi virtuali secondo regole piu' o meno simili a quelle descritte dai professionali per i gruppi in generale, mi sembra interessante di riassumere le piu' tipiche categorie di partecipanti come le ho potute individuare nei diversi forum che ho conosciuto:
Il tipo di persona che trova sempre una parola buona per tutti, attenta ai sentimenti degli altri [spesso sono donne?].
Il tipo che si appoggia al gruppo cercando di attingervi forza e senso di appartenenza.
E poi i tipi che influiscono in modi diversi sulla direzione che seguono le discussioni.
E pure quelli che cercano di compensare frustrazioni che subiscono altrove.
Giungo alla conclusione che il gruppo virtuale e' soprattutto l'espressione di bisogni umani e come tale potrebbe avere pure un certo valore terapeutico.
Cara hava,
una volta ti dissi che per me questo era un bel forum ,elegante, fatto da persone per bene.
Ed un’altra volta non ricordo se nella stessa discussione dicevo appunto la stessa cosa, che mi dava l’impressione di un gruppo terapeutico, dove però mancava il professionista a moderare .Sono d’accordo con te ,certo mica si può pensare che sia curativo o risolutivo, ha sempre una sua funzione limitata dalla dimensione virtuale , dalla mancanza di un moderatore etc…però sicuramente svolge una sua funzione, io leggendo e scrivendo sono diventata più riflessiva, ho imparato a vagliare altri punti di vista, ho preso coscienza di altri modi di essere, sono cresciuta , a volte anche arricchendomi con le esperienze altrui. Ma soprattutto ho visto che un problema può avere soluzioni che mai avrei pensato , è un confronto ed uno stimolo quasi quotidiano senza affanno e senza dipendenza, qualcosa di piacevole da fare , che mi spinge a riflettere ed a partecipare laddove la discussione incontra il mio “sentire”.
Buona serata
falbala48 is offline  
Vecchio 11-02-2008, 17.11.22   #17
veraluce
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Riferimento: Se c'e' differenza tra gruppi virtuali e quelli tradizionali ?

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Da donella:
Dal salottino non arrivano più segni di vita. Piuttosto inspiegabilmente, se vogliamo.

E' vero, anch'io spesso non mi soffermo più di tanto nella stessa discussione... è un mio limite... sia tecnologico, perché ho una connessione al portatile, tramite modem-cellulare, molto limitante e lentissimo (calcolate che vivo in un seminterrato e la linea qui cade di continuo... e mi incavolo frequentemente... così alla fine mi arrendo per quieto vivere e lascio perdere di scrivere), sia perché mi dispiace quando ci sono conflitti...
...per questo dico sempre che amo la gentilezza e il rispetto, perché ne ho abbastanza di conflitti... forse è una mia fobia, non lo so... è sicuramente un limite, ma non posso farci nulla, quando mi sento assalita da qualcuno anche solo in forma scritta, da quella persona spesso e volentieri devo distaccarmi...
...è quasi meccanico... e mi succede anche con me stessa, ovvero quando mi rendo conto che ho detto qualcosa di offensivo a qualcuno non vorrei più stare in questo corpo, talmente deficente che mi sento... ecco forse alcune volte non partecipo molto per non dire troppe cavolate che penso potrebbero recar danno a qualcuno... forse come dice Nexus ci sono dei bisogni umani che ci spingono a comportarci in un certo modo... beh, probabile che io cerco di equilibrare un mio bisogno di concretizzare serenità intorno a me più che posso... e quando magari noto degli atteggiamenti che percepisco tuttaltro che gentili verso me o qualcun altro, beh... preferisco trattenermi... perché ho già fatto troppi danni anche nella vita reale... dalle mie parti si dice che bisogna fare attenzione all'acqua "cheta" (= quieta, tranquilla) nel senso che le persone che sembrano molto tranquille possono celare più "tempesta" interiore delle persone che appaiono più schiette e incisive... ecco, io purtroppo ancora tendenzialmente ho questo difetto, cioè: ce ne vuole per farmi uscire dai gangheri, ma è meglio che me ne resti tranquilla nel mio angolino... mi conosco, e preferisco evitarmi!
Questo non vuol dire che fingo di essere ciò che non sono, ovvero gentile, comprensiva, etc... soltanto che proprio questa gentilezza mi spinge a non imbattermi nella bestiaccia che in parte sono... che ci volete fare, nessuno è perfetto!

Ammiro Donella che riesce a mantenere la sua schiettazza senza esagerare...
...io non ci riesco... forse perché non ho mezze misure: o sono calmissima, oppure sono l'estremo polo opposto... devo ancora lavorare molto su me stessa, lo so... mi sto impegnando per trovare ogni giorno di più questa benedetta "via di mezzo" (ogni riferimento al Buddhismo è puramente casuale... ...quella di cui parlo è una "mia" via di mezzo!)


Buona serata a tutti... dalla bestiaccia!
veraluce is offline  
Vecchio 11-02-2008, 17.44.28   #18
falbala48
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Riferimento: Se c'e' differenza tra gruppi virtuali e quelli tradizionali ?

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Originalmente inviato da donella
Perfetto: "può - possono valutare il loro modo di agire e cambiarlo".
Questa potenzialità è propria di qualunque aggregazione sociale, reale come virtuale.

Lo specifico del gruppo a finalità terapeutica, però, è che a quel "può" vede anteporsi sempre un "vuole - vogliono" (: valutare il loro modo di agire ed eventualmente cambiarlo).
Volontà della quale non c'è qui alcuna garanzia di condivisione. Ed è questo che, dal mio punto di vista, impedisce ogni garanzia di terapeuticità.... potendo persino arrivare a denegarla di fatto... anche per chi , onestamente con se stesso e con gli altri, SA serenamente ammettere di cercarla.

Mi riporto alla opportuna analisi con cui hai introdotto la discussione, e mi chiedo: quali risvolti può avere, solo per esempio, il contatto virtuale tra chi è motivato alla partecipazione da un fondamentale bisogno di appartenenza e chi (ugualmente avendolo ma negandolo a se stesso) da quella stessa appartenenza (inappagata) vorrebbe direttamente trarre una qualche leadership (magari non realizzata nel reale, oppure realizzata in modo insufficientemente convincente per lo stesso protagonista)?

Leggevo qualche tempo fa in psicologia (senza parteciparvi) una discussione il cui schema era così violentemente significativo sul piano della comunicazione da far passare totalemente in secondo piano l'argomento che ne era oggetto.
Fai conto si parlasse di fiori e natura. Diversi frequentatori si raccolgono delicatamente e compiaciutamente intorno al tema. Si crea un'atmosfera leggiadramente soffice e del tutto inoffesiva.
Su questo gruppo che in caldo salottino familiare si compiace di parlare e pensare di fiori.... d'improvviso dagli spazi siderali s'abbatte l'asteroide di chi , in sostanza, dice "di fiori può parlare il minus habens di tasca e di cervello".

Dal salottino non arrivano più segni di vita. Piuttosto inspiegabilmente, se vogliamo.

Su questo "inspiegabilmente" torno al tema : è da quando l'ho letta che mi chiedo quante e quali motivazioni possano essere dietro l'autodissoluzione del salottino, ma soprattutto a quanti equivoci nell'evoluzione soggettiva può dar luogo questo sviluppo.
Una per tutte : pensa che disastro, a livello terapeutico, se - mentre il salottino saggiamente si fosse solo spostato per non veder fatto inopinato scempio dell'idea dei fiori - il lanciatore dell'asteroide fosse stato convinto dal silenzio del salottino d'aver detto una qualche Verità abbagliante ed esizialmente corrosiva!

Di una cosa son certa: in un gruppo a dichiarata e CONDIVISA finalità terapeutica.... tutto sarebbe potuto accadere.... fuor che la discussione finisse lì....

Cara Donella,
dove cara non è da intendersi a livello accademico, per me siete diventate davvero care, quando penso a voi ,partecipanti del forum, lo faccio sempre con grande rispetto, stima e simpatia, tu hava , nevealsole, mary, veraluce. Etc….come ho scritto ad hava per me il forum ha un minimo di valenza terapeutica, anche se leggendo c’è scritto PSICOLOGIA PROCESSI MENTALI ED ESPERIENZE INTERIORI. il forum non ha valenza terapeutica.
Per me ,quando già mi spinge ad un processo mentale ad esternare una mia esperienza interiore è un po’ terapeutico, perché condivido con altri , il mio mondo interiore. Per quanto rigurarda il resto penso che al di sopra di ogni nostra manifestazione verbale , scritta, vissuta etc…. deve sempre esserci il buon senso , un certo garbo nell’esposizione, una grande capacità dei propri ed altrui limiti ma soprattutto la volontà della comprensione. Se io voglio interagire con tutti, trovandomi appunto in un forum non accademico o specificatamente scientifico uso termini comprensibili a tutti, non miro ad una cerchia ristretta . Diceva sempre un mio professore universitario, che chi è veramente padrone della materia non usa paroloni incomprensibili, né tantomeno si porge dall’alto della sua scienza ,non ne ha bisogno. Quando tu parli del salottino familiare e dell’asteroide, io vado avanti perché non sono io fuori contesto ma lo è piuttosto l’asteroide, che in quanto tale è un fatto accidentale e puramente casuale. In questo caso non ha funzione terapeutica, perché chi fa da asteroide vuole in un certo qual modo prevaricare gli altri…non cerca un confronto e se lo cercasse io non potrei fargli nulla perché non ho i mezzi specifici per aiutarlo, lì sì che serve il terapeuta. Ho sempre in mente appunto che questo forum non ha funzioni “SQUISITAMENTE” terapeutiche. Si dice in omeopatia similia similibus curantur, penso calzi a pennello i sintomi non si combattono ma piuttosto si curano con farmaci che paradossalmente li provocano.Le problematiche esposte qui sono per lo più comuni a tutti, sono bisogni dell’anima . Per cui se noi parliamo amenamente di fiori perché in una comunità ci fa stare bene parlare di fiori, non vedo perché il salottino debba dissolversi,per lo meno io non ho mai avuto quest’impressione. Personalmente quando mi sento aggredita , ed è successo anche in questo forum, giacchè penso che siamo tutti qui per un motivo e non posso pensare di capire o essere capita da tutti, tendo a lasciar correre perché evidentemente io ed il mio ipotetico aggressore non ci capiamo non viaggiamo sulla stessa lunghezza d’onda, perché se così fosse non ci sarebbe l’aggressione, ma piuttosto ripeto esiste un modo pacato e civile di dire le cose.

buona serata
falbala48 is offline  
Vecchio 11-02-2008, 18.51.42   #19
nevealsole
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Siamo un bel gruppo!

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Originalmente inviato da falbala48
Cara Donella,
dove cara non è da intendersi a livello accademico, per me siete diventate davvero care, quando penso a voi ,partecipanti del forum, lo faccio sempre con grande rispetto, stima e simpatia, tu hava , nevealsole, mary, veraluce. Etc….

Grazie cara, condivido che siamo un bel gruppo... e mi è piaciuto il paragone omeopatico.
Quanto al salottino dal quale non arrivano più segni di vita rilevo che:
1) solitamente replico per esprimere la mia opinione;
2) quando concordo con un intervento, nel suo complesso, spesso non replico, perché interventi tipo "sono d'accordo con te, Falbala" senza altre aggiunte non me li pubblicano;
3) talvolta mi perdo nelle repliche, specie quando diventano solo reinterpretazione di frasi o dibattiti su singole frasi (è un mio limite, ma al 99% sono di corsa);
4) tendenzialmente non faccio branco, ma esprimo la mia opinione di singola, sebbene abbia rilevato che qualcuno può percepire un accordo tra interventi (mi è stato chiesto in pvt se avessi volutamente sostenuto una posizione per dar contro a qualcun altro. La risposta è no, sempre. Non lo faccio nella vita, neppure lo faccio sul forum...)
Ovviamente, siccome di opinioni non ce ne sono molte, tendono a raggrupparsi ... ma non necessariamente.
Poi, sull'utilità, per me ne sono certa, per altri non so.
nevealsole is offline  
Vecchio 12-02-2008, 10.00.58   #20
donella
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Riferimento: Se c'e' differenza tra gruppi virtuali e quelli tradizionali ?

Buongiorno a Tutte (notato che - almeno per ora - una possibile valenza terapeutica interessa soltanto donne? Troppo esiguo il campione per trarne ogni conclusione, ma - di coincidenza in coincidenza - i casi di "autoesiliato da troppo spessore" e di "lanciatore di asteroidi acidi" sono, al contrario, tutti maschili!).

Torno rapidamente solo perchè mi spiacerebbe fosse equivocato qualche mio passaggio.
Lungi da me tessere l'apologia del "troppo Alto che sdegnosamente esilia dal Forum con disprezzo" : sono arciconvinta che se davvero fosse Alto.... saprebbe ANCHE mettere in discussione il proprio modo di porgere la propria statura, e comprenderebbe che - a parità di sostanza - è lui a porsi come fico d'india anzichè come ciliegia. Non capir questo è certamente anche per me un primo limite (pesante) del suo spessore.
MA, poichè ci si chiedeva della valenza terapeutica del gruppo, io semplicemente opinavo che , questa valenza - potenzialmente presente in qualunque gruppo (terapeutico o meno, vituale o reale) si attualizza rispetto a quei soli partecipanti che vi entrano disponibili all'ascolto ed al riconoscimento della valenza altrui, mentre non sortisce alcun effetto (o addirittura istiga alla fuga o persino peggiora) chi vi entri usandolo come palestra di leadership.

Ancor più lungi da me tessere le lodi del "lanciatore di asteroidi acidi" nell'esempio di UNA discussione concreta, che - ripeto - mi ha generato diecimila interrogativi in tema di "comunicazione" virtuale (lì, per esempio, ho letto come un limite ENORME il fatto che la comunicazione virtuale sia monca di tutto il "non-verbale"). E forse quell'esempio merita due parole in più (se fossi il webmaster di un sito professionale di psicologia, davvero la "incornicerei" come simbolo imperituro di cortocircuito comunicativo e generatore di cortorcuiti emotivi individuali!).
Il mio "salottino" non ha nulla di ironico: intendevo proprio dire che quella discussione era serena, gioviale anzi molto cordiale, il suo tema ed il modo il cui veniva trattato non aveva alcuna potenzialità offensiva , neanche larvata, per nessuno. La bordata che vi si abbatte dall'esterno all'improvviso (e che ho già cercato di esemplificare) è di una violenza pari alla chiarezza e diffusione dell'argomentazione demolitiva: il vero "fulmine a ciel sereno".
Il fatto oggettivo è che alla bordata segue il silenzio.
L'impossibilità di visualizzare altro che lo scritto.... fa sì che.... finito lo scritto = finito tutto.
La visualizzazione di tutto il non verbale avrebbe avuto enorme valenza : vedere i presenti che ammiccano tra loro e all'unisono optano per un artatamente distratto silenzio, oppure vederli svenuti sulle poltrone, oppure vederli serenamente alzarsi e andarsene... tutti possibili eventi che, visualizzati, avrebbero in qualche modo "risposto" alla bordata (fornendo anche una chance terapeutica, poichè è di questo che continuo ad interessarmi).
Al contrario, la mancanza di tutto il non verbale lascia, nel silenzio, un vuoto illeggibile... che tranquillamente potrebbe essere addirittura anti-terapeutico, nel senso che SE l'autore della bordata ha scritto ritenendo di dire qualcosa di molto significativo.... niente di più facile ch'abbia potuto trarre dal silenzio l'inverosimile conferma d'esser stato addirittura folgorante. Insomma: in ottica terapeutica.... sarebbe entrato nella discussione da tiratore scelto e ne sarebbe uscito con la certezza d'esser Generale!

(Laddove, sottinteso, nel gruppo a dichiarata finalità terapeutica:
a) non avrebbe potuto trovarsi in quanto affatto interessato a metterSI in discussione;
b) ma , ove capitatoci per caso (l'ha iscritto con un tranello la mamma, per esempio) , avrebbe certamente incontrato paletti vanificatori di ogni illusione di ascesa gerarchica.)


donella is offline  

 



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