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Psicologia - Processi mentali ed esperienze interiori.
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Vecchio 10-09-2003, 00.14.29   #11
Fragola
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Stè, sugli psicofarmaci la penso può o meno come il tuo amico! Però forse è meglio non fare di ogni erba un fascio.
Ora, bisogna vedere di cosa stiamo parlando. Stiamo parlando di un caso molto grave di schizofrenia? E' possibile fare a meno degli psicofarmaci ma è difficile. Bisogna creare una situazione che accolga la diversità di quella persona e non sempre ci si riesce. (famiglia e ambiente sono quello che sono).
Se invece stiamo parlando di un malessere più o meno normale, lascia che sia la persona in questione a decidere come affrontarlo e se e a che chiedere aiuto.
Ma ripeto anche a te: ho la sensazione che tu confonda psichiatria e psicoterapia. Non sono la stessa cosa.
Naturalmente sono perfettamente consapevole che esistono cattivi psicoterapeuti (ne conosco!) che vincolano i loro "pazienti" con una terapia a vita per garantirsi buone entrate ma ti garantisco che esiste anche altro. Davvero.
ciao
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Vecchio 10-09-2003, 00.27.05   #12
Sté-detonator
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Fragola, e come ti aiuta a capirlo? E perché devi pagarlo? Quando una semplice parola detta da un altro 'amico' aiuta molto di più quella persona. Non voglio per nulla vantarmi, riferisco solo un episodio successo ieri. Uscito con tre amici, di cui uno non avevo mai conosciuto di persona, mi ha raccontato cosa gli era successa e com'era ora, ho saputo come lo stavano trattando (psico-farmaci compresi, èh, quando uno devi calmarlo...sennò, come fai...?), nessun minimo miglioramento, anzi, solo subdolo condizionamento e costrizione. Una camicia di forza psichica! Il caso interessante attinente al resto (non sto a raccontarvi tutto) è che lo hanno espulso dalla Piaggio perché troppo teso, il principale non smette di punzecchiarlo, e allora lui per controbatterlo, non avendo altre armi, quando il principale gli intima di non fumare ai bordi della zona apposita, lui prende la decisione irrevocabile di fare il fumatore accanito, solo per non obbedirgli. Al momento si era accorto che gli stavano facendo male. (Li paragonava allo stesso malessere di 'introduzione scomoda' che sentiva nel corpo quando doveva prendere gli ps-f) Eppure non riusciva ma anzi aveva moltiplicato le sigarette. (la determinazione di questa persona mi è parsa fortissima) e io gli ho detto, Perché non riesci con la stessa determinazione e semplicità, così come hai iniziato, se non a smettere di fumare, a smettere di prendere psicofarmaci? (si è accorto, ed è ben cosciente che lo stanno condizionando, deve fingere dallo psichiatra, e questi o non se ne accorge o non gliene frega nulla). E poi: Mi dici che stai ritrovando te stesso, e allora perché devi fumare per dimostrare qualcosa a qualcun altro? E in questo momento lui non ti vede, a che ti serve? Ha cambiato espressione e buttato via la sigaretta che stava fumando calpestandola. I suoi amici, che lo conoscevano, mi han detto che era un mezzo miracolo. Ora, niente di tutto questo non solo è mai successo, ma neanche era preso in esame dai suoi 'ripristinatori sociali'. Quindi cosa e chi stavano aiutando? Forse solo la famiglia che non lo voleva nervoso in casa, forse solo la società che ci tiene solo a mantenere il proprio 'status quo' e se non rientri nei suoi schemi sei inevitabilmente impillolato, visto che nessun processo di aiuto basato sulla 'conoscenza' sembra davvero funzionare.....
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Vecchio 10-09-2003, 00.30.57   #13
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fragola, potrei anche chiudere un occhio..., ma quando dici " Se invece stiamo parlando di un malessere più o meno normale, lascia che sia la persona in questione a decidere come affrontarlo e se e a che chiedere aiuto." Come lo hai visto succedere questo? E come distingui malesseri più o meno normali, da quelli meno o più anormali?
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Vecchio 10-09-2003, 00.32.57   #14
Attilio
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Per quanto riguarda gli psicofarmaci e la visione generale della cosa Fragola ha risposto per me.

Il fatto che tu sia stato di buon aiuto ad una persona è quanto di più bello io possa sentire, in quel momento tu sei stato il "mio psicologo ideale".
E allora se hai capito certi meccanismi, perchè neghi che si possano usare anche in altri contesti?
Ma sei stato anche fortunato, non credo che tu o ogni altro amico possa essere di tale aiuto a qualcuno oggetto di patologie molto più gravi e spesso violente ed autodistruttive.

Ciao a tutti.
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Vecchio 10-09-2003, 00.37.57   #15
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Forse è proprio perché io imposto la cosa Naturalmente e proprio al di fuori della 'psicologia ideale' che funzionano tali cose. E come ci arrivano quelle persone alla 'gravità'? Naturalmente, la natura ci insegna a prevenire, ahimé che solo il pensiero dell'uomo riesce a inventare problemi e palliativi che chiama cure.
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Vecchio 10-09-2003, 11.46.15   #16
Fragola
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fragola, potrei anche chiudere un occhio...,

Su cosa potresti chiudere un occhio? E se continuo a non pensarla come te mi punisci? Scherzo ovviamente!

Stè, sarà una risposta lunga. Fai domande difficili. Provo a rispondere il più brevemente possibile. Come ti aiuta a capirlo, perché devi pagarlo, come riconoscere un malessere “normale”, se l’ho visto succedere…

Ribadisco che mi sembra proprio che stiamo parlando di due cose diverse. Io parlo di psicoterapia e tu di psichiatria. E' impossibile che si riesca a capirsi. Cercherò di definire i termini.

PSICHIATRA (PSICHIATRIA)
Lo psichiatra è un medico con la specializzazione in psichiatria. Non è uno psicologo non è necessariamente uno psicoterapeuta.
La psichiatria è appunto una branca della medicina e quindi ha un approccio di tipo "medico" al problema che la persona porta. E' tendenzialmente orientata all'eliminazione del sintomo. Per questo si avvale di farmaci. Come in tutte le cose, trovi psichiatri con orientamenti diversi. Trovi quelli che ti imbottiscono di farmaci perché stai attraversando un momento difficile e quelli che i farmaci li usano solo in casi estremi. Ma comunque, a parte l'orientamento del singolo medico, l’orientamento della disciplina è lo stesso di tutte le forme di medicina occidentale: tu sei il tuo sintomo. L'approccio è lo stesso.
Sintomo A = Cura A. Sintomo B = Cura B. Guarigione = Eliminazione del sintomo.

PSICOTERAPIA (PSICOTERAPEUTA)
La psicoterapia è un'altra cosa, anzi è altre centinaia di cose!
Lo psicoterapeuta non è necessariamente medico. La legge italiana prevede che per iscriversi all'albo degli psicoterapeuti sia necessario avere fatto un certo iter formativo che non è esattamente una passeggiata. Lo psicoterapeuta deve essere laureato (questo per la legge) in medicina o in psicologia e poi deve aver fatto una scuola di specializzazione riconosciuta della durata di non meno di 5 anni. Le scuole chiedono come requisito fondamentale per l'iscrizione, che l'allievo abbia fatto un percorso suo di psicoterapia (che quindi abbia sperimentato quello attraverso cui accompagnerà i suoi pazienti). A volte (dipende dagli indirizzi) impongono una ulteriore analisi didattica. Quindi la formazione di uno psicoterapeuta dura in media 10 anni.
Qui non cerco di spiegare le differenze tra i vari indirizzi psicoterapeutici perché sono tantissimi e non li conosco tutti in modo approfondito. Faccio solo alcuni nomi: Psicanalisi Freudiana, Psicanalisi Junghiana, Gestalt, Bioenergetica, Psicositesi, terapia Cognitivista… ecc.!!

Ora, definiti i termini, torniamo alle tue domande.
Inizio dall'ultima: come riconosco un malessere più o meno normale.
Beh, la parola normalità non vuole dire niente e questo lo sappiamo. La stavo usando nel senso più comune del termine mettendo in contrapposizione una persona con una grave forma di schizofrenia da una "più o meno normale". Una persona con una grave forma di schizofrenia è quello che una volta avremmo chiamato folle. Insomma, fa cose che è difficile accettare. La nostra società, per come è strutturata, emargina la diversità. Quindi di solito una persona di questo tipo non lavora, non ha una famiglia sua ecc.
Per "malessere più o meno normale" intendevo le persone che, nonostante soffrano, riescono a non avere un'esistenza ... che non ha bisogno di essere gestita da altri.
Non sono favorevole all’uso degli psicofarmaci ma nel primo caso posso pensare che a volte proprio non si riesce a farne a meno. A volte. Dipende, forse, più che dal soggetto o dal suo medico, dall’ambiente circostante. Però non è lo psicoterapeuta a prescriverli. E' lo psichiatra. Lo psicoterapeuta se non è laureato in medicina nemmeno lo può nemmeno fare.

Come ti aiuta a capire come funzioni? Ma, questo va proprio visto caso per caso. Come ti dicevo esistono centinaia di indirizzi terapeutici. Ma quello che fa, secondo me, è la relazione.
Secondo me un buon terapeuta è una persona che accompagna il soggetto nel suo percorso e non uno che ti dice cosa devi cambiare, come sei fatto, perché fai così o perché fai cosà. E' un testimone. Uno specchio. Ti aiuta a capire SE TU VOI CAPIRE E LAVORI PER CAPIRE. E' il soggetto a fare la terapia e non il terapeuta.
Allora che differenza c’è tra un amico e un terapeuta? E perché lo devi pagare?
Perché ci sono cose che non diremmo mai a un amico ma che è più facile dire a un terapeuta perché sappiamo che non ci giudica . Non giudicare è una caratteristica fondamentale di uno psicoterapeuta. La lunga formazione serve anche (forse soprattutto) ad imparare questo. Perché non possiamo deluderlo; non si aspetta niente da noi, invece tutti ci aspettiamo qualcosa dagli amici e sappiamo che loro si aspettano qualcosa da noi. Perché non ci abbandonerebbe mai. E perché lo paghiamo per ascoltarci e quindi non ci poniamo il problema di … “essere inopportuni” o cose del genere. Possiamo essere assolutamente noi stessi. Perché c’è. E’ li ad aspettarci sempre nello stesso posto, lo stesso giorno alla stessa ora. E non gli dobbiamo ricambiare il favore. E perchè ad un certo punto ci lascerà andare via senza nemmeno pensare che ... "dopo tutto quello che ha fatto per noi lo stiamo abbandonando!!!". Non paghiamo “la prestazione”, paghiamo uno spazio e un tempo che è nostro. E ti garantisco che ci sono tantissimi ottimi psicoterapeuti che non chiedono parcelle da brivido! Costa di più andare dall'estetista!!

Certamente bisogna trovare un terapeuta bravo. Come si riconosce? Questo non è semplice. Credo che sia una cosa che bisogna sentire come senti che di una certa persona puoi essere amico e di un’altra no.

Se l’ho visto succedere? Sì, l’ho visto succedere molte volte. Posso anche dirti, anche se non mi piace parlare di me in pubblico, che è successo anche a me. Ho fatto un’analisi Junghiana e mi ha aiutata tantissimo. Senza psicofarmaci, senza prosciugarmi il conto corrente e senza durare un’eternità. Mi ha aiutata a conoscere me stessa, a riconoscere ed accogliere ciò che sono profondamente. Mi ha dato gli strumenti per continuare il mio percorso di crescita personale da sola. Ma ha aiutata a modificare la mia vita per adattarla a quello che sono. Non viceversa, che sarebbe orribile e doloroso!
Tu dici un altro post che la conoscenza non aiuta mai. Non sono d’accordo. La conoscenza di se stessi è una delle poche cose che aiuta a stare meglio, a vivere meglio. Una conoscenza profonda. Non siamo meccanismi e ingranaggi. Siamo complessi. Certamente la psicoterapia non è l’unico strumento a disposizione per conoscere se stessi. E’ solo uno degli strumenti.

Poi, secondo me, tra le tantissime forme di psicoterapia che esistono ce ne sono alcune valide e altre che a me sembrano … diciamo inutili! Ma questa è un'opinione mia.

Spero di avere risposto.
Ciao
Fragola is offline  
Vecchio 10-09-2003, 12.05.16   #17
Fragola
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E come ci arrivano quelle persone alla 'gravità'? Naturalmente, la natura ci insegna a prevenire, ahimé che solo il pensiero dell'uomo riesce a inventare problemi e palliativi che chiama cure.

Su questo sono abbastanza d'accordo. Però noi adesso viviamo in questo contesto culturale e, anche se non lo condividiamo, non possiamo prescindere.
Non possiamo scegliere di non essere umani, di non essere occidentali...

Sono convinta che moltissimi disagi dipendano dal modo in cui viviamo. Per cambiare le cose, anche le cose piccole, ci vuole coraggio e equilibrio. Come trovarli se stai male?

Sai, io non sono una fanatica della psicoterapia. Non mi piace che si spari a zero su qualcosa senza conoscerlo a fondo e non mi sta bene che qualcuno dica "non serve a niente perchè no".

Io ti ho spiegato perchè credo che la psicoterapia possa essere utile a chi sceglie di farla, perchè è una cosa che va scelta.

Tu invece come pensi che una persona debba affrontare il suo malessere?

ciao
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Vecchio 10-09-2003, 18.30.11   #18
Ygramul
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Fragola...

Complimenti per le tue risposte: sono state complete, esaurienti e precise. Leggo da un pò questo 3ad senza intervenire (ahimè, mi sono un pò stancata di fare da bersaglio a causa del mio mestiere...). Ma ora non posso fare a meno di farti i miei complimenti.

Vorrei fare una precisazione su un aspetto che è stato toccato più volte: la malattia mentale. Purtroppo non è un dato culturale, la malattia mentale vera e propria, ossia le varie forme di schizofrenia, il disturbo bipolare e forse alcune forme di depressione psicotica.

Sono malattie ubiquitarie, sono sempre esistite in tutti i tempi e in tutte le culture. Se c'è una differenza culturale, questa è nell'estrinsecarsi dei sintomi.
Faccio un esempio: nel delirio degli schizofrenici è frequentissimo quello di controllo del pensiero. Ora, il delirio di controllo del pensiero vien letto in modo diverso a seconda della cultura di provenienza. I miei pazienti parlano di microchips nel cervello che controllano i pensieri servendosi dei cellulari, di Internet, di satelliti artificiali o quant'altro. In zone meno avanzate dal punto di vista tecnologico o in epoche passate era frequente l'immagine di demoni o del diavolo, idee di possessione demoniaca in generale.
I disturbi di cui ho parlato si manifestano con la stessa percentuale in tutte le culture (esistono bellissimi studi di psichiatria transculturale che hanno cercato proprio di conoscere l'impatto della cultura nelle psicosi). Il fatto è che questi disturbi hanno una base genetica molto importante, per cui si possono trovare come "raggruppati" in certe famiglie (indipendentemente dalle capacità dei genitori di allevare con amore i propri figli), gli studi condotti su gemelli monozigoti separati alla nascita confermano il dato genetico.

Ciò che cambia moltissimo nelle varie culture è il gruppo, molto vasto, dei disturbi che un tempo venivano definiti "nevrotici" e i disturbi della personalità (almeno alcuni).
Mentre i primi non sono aggredibili in prima battuta dalle psicoterapie (anche se le psicoterapie possono svolgere un ruolo importantissimo una volta stabilizzato il disturbo), i secondi invece rispondono benissimo a questo tipo di intervento.

Se vogliamo parlare della definizione di normalità come concetto filosofico, allora possiamo spostarci di livello. In fondo, anche le percezioni di un essere umano "normale" sono in fondo delle allucinazioni, nessuno può sapere che cosa realmente ci sia al di fuori di ciò che percepiscono i nostri sensi. La differenza è che queste "allucinazioni" in qualche modo sono condivise da tutti.
Amo molto quello che dice Castaneda sulla realtà e sulle realtà separate, e probabilmente ciò che dice ha un riscontro reale. noi utilizziamo solo uno dei modi possibili di orientare la nostra energia percettiva. Forse i cosiddetti "matti" hanno una realtà fluida, percepiscono le cose in modo più instabile e quindi provano sgomento, disorientamento, confusione, che spingono loro ad avere una lettura delirante di ciò che succede, e ad assumere comportamenti che ci sembrano strani o bizzarri, o che sono francamente pericolosi. Non lo so. Mi piace pensare che possa anche essere così...
Ygramul is offline  
Vecchio 10-09-2003, 19.11.30   #19
sisrahtac
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Seguire gli insegnamenti di Castaneda è il modo migliore e più veloce per impazzire

Io ho sempre creduto che Castaneda sia uno schizofrenico.Il Tonal,il Nagual;gli Esseri Inorganici,il Punto di Unione,il Sognare...non sono altro che colorite "metafore" di quelle che la cultura occidentale chiama malattie mentali (dandogli il nome di schizofrenia, allucinazioni, paranoia...).Ora io mi chiedo,ma sono solo aberrazioni della mente o sono qualcosa di più "reale"?La mia curiosità mi spinge verso queste terre inesplorate ma la conoscenza può essere pericolosa e la paura di conseguenza mi frena.Perchè rischisare di impazzire per pura curiosità?Perchè rischiare di rimanere limitato e dannatamente ignorante per futile paura?

Certi libri era meglio non scriverli mai.Certe cose vanno oltre la conoscenza umana,anzi,oltre la sfera dell'umano...però la tentazione di mettere ordine al kaos è troppo forte...solo che poi la forza distruttrice del kaos ha la meglio anche sul poco ordine che risiede nella nostra testolina...

Ok,sto già svalvolando,quindi chiudo il discorso(prima che il kaos si impossessi di me!!!Hum,accuso i primi sintomi di schizofrenia...)
sisrahtac is offline  
Vecchio 10-09-2003, 19.34.35   #20
Ygramul
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Catharsis

Ho letto la maggior parte dei libri di Castaneda, ma quello che scrive non è delirante. Non ha nulla di delirante. Ora, puoi crederci e prenderle per cose vere, o puoi non crederci e prenderle per opere frutto di una bella fantasia. Ma non sono deliri.

Oltrettutto a me è sembrata una visione dell'esistenza, della vita e della natura delle realtà molto bella, cruda forse, spietata, ma bellissima e affascinante. Le culture sciamaniche sono culture spietate e bellissime. Nessuno di noi ha il diritto di chiamarle folli solo perchè non le comprendiamo
Ygramul is offline  

 



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