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Psicologia - Processi mentali ed esperienze interiori.
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Vecchio 31-03-2014, 19.51.51   #1
kri
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Paura di perdere qualcosa

Nelle varie osservazioni su di me e su chi mi sta intorno ho spesso notato che la maggior parte delle volte a muovere i passi al posto nostro, a prendere il controllo della situazione è la paura e nello specifico è la paura di perdere qualcosa. Che sia la vita, che sia un oggetto o che sia la parola, abbiamo spesso paura di perdere qualcosa di noi in cui ci riconosciamo, identifichiamo, che riteniamo possedere, che riteniamo nostra, visceralmente nostra.

Si dice infatti di chi va fino in fondo nelle situazioni, di chi rischia e poi vince proprio per aver rischiato che "non aveva niente da perdere".

Questa situazione porta con se anche un aspetto abbastanza evidente che è "lo stare in difesa", cioè rimanere in difesa di quella "cosa" che abbiamo paura di perdere.

Sicuramente l'osservazione, il guardarsi vivere sono elementi e pratiche fondamentali per scoprire intanto quale paura ci sta dominando, non sempre è manifesta.
Per fare un esempio quando si ha paura di perdere la stima di qualcuno si rischia di fare grossi danni verso se stessi, si rischia di snaturarsi.

Lancio l'argomento in maniera ampissima, perchè possa prendere i più diversi punti di vista, mi piacerebbe sentire cosa ne pensate.

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Vecchio 01-04-2014, 05.40.07   #2
acquario69
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Riferimento: Paura di perdere qualcosa

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Originalmente inviato da kri
Nelle varie osservazioni su di me e su chi mi sta intorno ho spesso notato che la maggior parte delle volte a muovere i passi al posto nostro, a prendere il controllo della situazione è la paura e nello specifico è la paura di perdere qualcosa. Che sia la vita, che sia un oggetto o che sia la parola, abbiamo spesso paura di perdere qualcosa di noi in cui ci riconosciamo, identifichiamo, che riteniamo possedere, che riteniamo nostra, visceralmente nostra.

Si dice infatti di chi va fino in fondo nelle situazioni, di chi rischia e poi vince proprio per aver rischiato che "non aveva niente da perdere".

Questa situazione porta con se anche un aspetto abbastanza evidente che è "lo stare in difesa", cioè rimanere in difesa di quella "cosa" che abbiamo paura di perdere.

Sicuramente l'osservazione, il guardarsi vivere sono elementi e pratiche fondamentali per scoprire intanto quale paura ci sta dominando, non sempre è manifesta.
Per fare un esempio quando si ha paura di perdere la stima di qualcuno si rischia di fare grossi danni verso se stessi, si rischia di snaturarsi.

Lancio l'argomento in maniera ampissima, perchè possa prendere i più diversi punti di vista, mi piacerebbe sentire cosa ne pensate.



ciao kri..bell'argomento!

hai proprio ragione..perche a far muovere le cose (o forse non sarebbe ancora meglio dire a non muoverle?) subentra quasi sempre la paura?..che cose' che ci trattiene?…cosa abbiamo da perdere?..semmai esiste davvero qualcosa da perdere?
e infine…perche non ci sentiamo liberi di esprimere la nostra vera essenza?..
hai mai visto una mosca ronzare in casa e poi "finalmente" nei pressi di una finestra,pero chiusa la vedi che ci va a sbattere ripetutamente?

forse,io penso che tutto questo dipenda in primo luogo da una effettiva mancanza di conoscenza di se stessi,nell'aver spostato sempre di più la nostra "centralità" verso l'esterno

Un vicino trovò Nasruddin in ginocchio
intento a cercare qualcosa.
"Cosa stai cercando Mullah?"
"La mia chiave. L’ ho persa"
E i due uomini s’ inginocchiarono per
cercare la chiave perduta.
Dopo un po’ il vicino disse: "Dove l’ hai
persa?"
"A casa"
"Santo cielo ! Ma allora perchè la cerchi
qui?"
"Perchè qui c’ è più luce".


nella maggior parte dei casi,credo subentri il timore di guardarsi dentro fino in fondo e a 360 gradi,col coraggio annesso di non accampare scuse,per quelle che potrebbero rivelarsi parti di noi che non ci piacciono,difetti e imperfezioni (e che secondo me hanno un preciso scopo,percio di per se utili pure quelli)…io ci avevo fatto un post,proprio sull'imperfezione,perché ritenevo molto importante discutere su questo aspetto che riguarda tutti,credo fosse un occasione per mettersi in gioco,con lo scopo pero di migliorare e migliorarsi reciprocamente..

credo che viviamo l'epoca più conformista che sia mai esistita..e diciamola tutta,anche la più ipocrita.
credo bisognerebbe riscoprire il valore della sincerità con se stessi,avere anche orgoglio della propria unicità,purtroppo pero quello che succede e' che abbiamo a che fare nella stragrande maggioranza dei casi con delle maschere…mi domando pure quante energie servono per indossarle! e poi come sia davvero ingenuo farlo,perché poi si finisce solo per ingannare se stessi..ne vale dunque la pena?..penso proprio di no!

tra l'altro questo atteggiamento che va per la maggiore,dell'uomo omologato e massa appunto,viene sfruttato dal potere rendendo ancora più facile la manipolazione e il controllo delle coscienze rese sempre più inermi
dunque,abbiamo paura di sentirci liberi?…conseguenza fatale,perché poi succede proprio quanto appena detto sopra


siamo come gocce d'acqua…ci sentiamo isolate e non capiamo perché..
ma la goccia d'acqua evapora, si trasforma in umidita appena il sole fa la sua comparsa,poi diventa nuvola e pioggia,che andrà a ingrossare il fiume e questo tornera al mare e nel mare….quindi quella goccia non era isolata come pensavamo
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Vecchio 01-04-2014, 10.32.29   #3
Duc in altum!
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Se ascoltiamo la Bibbia si deduce che la paura (da non confondere col timore di Dio) non esisteva prima dell'allegoria della mela di Adamo&Eva, e che sia apparsa, dunque, col "peccato".
E se il peccato ci è sempre dinanzi per farci esplorare costantemente la benedizione divina, la paura ci accompagna per collaudare il coraggio, così come ben esprime la massima del Generale Patton: "Il coraggio è la paura che tarda un minuto di più.

Ma è soprattutto la massima di Giovanni Falcone che delucida meglio la reazione del coraggio responsabile all'azione ingannevole della paura: "L'importante non è stabilire se uno ha paura o meno, è saper convivere con la propria paura e non farsi condizionare dalla stessa. Ecco, il coraggio è questo, altrimenti non è più coraggio, è incoscienza".
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Vecchio 01-04-2014, 11.53.19   #4
kri
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Originalmente inviato da acquario69

o forse non sarebbe ancora meglio dire a non muoverle?
In parte si, a tenerci stagnanti in una condizione in cui siamo prigionieri inconsapevoli di una serie di reti anche generazionali in cui non ci è consentito di essere noi stessi. E' "noi stessi" ceh dobbiamo trovare. Però una parte di noi è in qualche modo viva e se c'è vita c'è movimento, ma cosa stiamo tenendo in vita/muovendo? Una volta andava tantissimo di moda catalogare tutto in Ego, per fortuna adesso la tendenza è cambiata e si scende meglio nella realtà energetica della situazione. Teniamo in movimento e diamo forza ad aspetti che ci tengono schiavi, talmente schiavi che abbiamo paura, terrore di cambiare, di abbandonare quella condizione che in fin dei conti è l'unica che conosciamo da vicino e che in automatico, senza troppo soffrire, nell'ignavia, ci fa attraversare la giornata ogni giorno.


Citazione:
subentra quasi sempre la paura?..che cose' che ci trattiene?…cosa abbiamo da perdere?..semmai esiste davvero qualcosa da perdere?
e infine…perche non ci sentiamo liberi di esprimere la nostra vera essenza?..

forse,io penso che tutto questo dipenda in primo luogo da una effettiva mancanza di conoscenza di se stessi,nell'aver spostato sempre di più la nostra "centralità" verso l'esterno


Non solo, secondo me il rendersi conto di non conoscersi è già un passo fatto verso la liberazione. Io penso che nasciamo con una struttura genetica già ben stabilita. Per alcune tradizioni ad esempio (so che siamo in psico, ma è interessante come citazione) dal padre si ottiene la forza spirituale e dalla madre quella psichica. Quindi già alla nascita noi siamo il risultato di questi due fattori. Come se non bastasse i genitori provvederanno a creare le nostre sovrastrutture attraverso l'educazione che riteranno onestamente migliore per il figlio. Ciò che alla fine risulta è che siamo un insieme di fattori all'interno del quale sviluppare il nostro potenziale.
Io sono sicura del fatto che dove nasciamo e le esperienza che facciamo sono esattamente quelle che dobbiamo fare e ci sono utili per il nostro miglior sviluppo, senza quella sovrastruttura mancehrebbero le basi fondamentali del lavoro del singolo.
Quindi come dici anche tu, e sono d'accordissimo, queste sovrastrutture servono a mostrarci il cammino che dobbiamo fare a patto di osservarle e non rinnegarle.

Citazione:

credo che viviamo l'epoca più conformista che sia mai esistita..e diciamola tutta,anche la più ipocrita.


Non sono convinta di questo. Credo invece che ogni epoca sia stata terribile per se stessa e che ogni abitante abbia detto: è l'epoca peggiore che viviamo. Il fatto è che non è facile vivere tra gli uomini...

Citazione:
credo bisognerebbe riscoprire il valore della sincerità con se stessi,avere anche orgoglio della propria unicità,purtroppo pero quello che succede e' che abbiamo a che fare nella stragrande maggioranza dei casi con delle maschere…mi domando pure quante energie servono per indossarle! e poi come sia davvero ingenuo farlo,perché poi si finisce solo per ingannare se stessi..ne vale dunque la pena?..penso proprio di no!

Questo è fondamentale! Le maschere di cui non siamo coscienti che si alternano in noi a seconda di come ci interfacciamo al mondo. Sono le maschere che fanno parte della nostra sovrastruttura a controllare noi e non viceversa. E si, ci consumano, ci divorano energia. Energia che potremmo riprenderci con quel lavoro su noi stessi che citi.
Energia che utilizzano per loro (le maschere) per sopravvivere. Allora non è da uccidere la maschera, ma da togliergli quell'energia, quel potere che gli autorizziamo a strapparci ogni giorno non facendo quello che dici: essere sinceri con noi stessi. La cosa più difficile e più illusoria del mondo. Invertire i fattori.
Quando ce la prendiamo con gli altri, o diciamo: è colpa tua! Siamo proprio sicuri che se guardassimo sinceramente nelle nostre azioni non vedremmo una colpetta piccola, piccola? La mascherà o personalità è pronta a salvaguardarsi, è pronta a non perdere terreno, posizione, presunto potere... già è proprio questo che abbiamo sempre costantemente paura di perdere... senza maschera siamo nudi di fronte a noi stessi. Invece siamo completamente identificati nelle maschere che abbiamo, infinite per ogni circostanza utile. Guardarsi vivere è osservare la maschera all'opera e se si è fortunati verificare che ci lasciamo agire da lei.


Citazione:
abbiamo paura di sentirci liberi?…

Si, perchè finchè sei sottoposto a qualche potere... non sei mai responsabile di te stesso e delle tue azioni o quanto meno lo sei limitatatamente. Quando invece inizi a essere libero rispondi a te stesso e sai che devi rispondere pure agli altri. Non conviene...
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Vecchio 01-04-2014, 12.11.44   #5
kri
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Sono molto belle queste osservazioni.

Citazione:
Originalmente inviato da Duc in altum!
Se ascoltiamo la Bibbia si deduce che la paura (da non confondere col timore di Dio) non esisteva prima dell'allegoria della mela di Adamo&Eva, e che sia apparsa, dunque, col "peccato".
E se il peccato ci è sempre dinanzi per farci esplorare costantemente la benedizione divina, la paura ci accompagna per collaudare il coraggio, così come ben esprime la massima del Generale Patton: "Il coraggio è la paura che tarda un minuto di più.

Per riallacciarmi al discorso sopra, infatti Adamo ed Eva erano nudi nel giardino dell'Eden.
Il senso del peccato, rimaniamo in ambito psichico, di indagine interiore come da sezione è assolutamente necessario per l'uomo comune che indossa maschere. Per quanto molti storcono il naso, gli occorre proprio per avere davanti costantemente un senso di ricerca, la ricerca del perchè c'è in lui questa pecca e cosa lo fa sentire in mancanza. Il senso del peccato è un punto interrogativo sempre presente che dovrebbe permetterci di modificare un comportamento non etico o almeno non morale, relativamente al buon senso e al vivere comune.

Citazione:
Ma è soprattutto la massima di Giovanni Falcone che delucida meglio la reazione del coraggio responsabile all'azione ingannevole della paura: "L'importante non è stabilire se uno ha paura o meno, è saper convivere con la propria paura e non farsi condizionare dalla stessa. Ecco, il coraggio è questo, altrimenti non è più coraggio, è incoscienza".

La condivido, non è possibile eliminare nulla è però possibile imparare a governare ciò di cui siamo fatti. Formare un Io sano.
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Vecchio 02-04-2014, 05.51.11   #6
acquario69
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Originalmente inviato da kri

Non sono convinta di questo. Credo invece che ogni epoca sia stata terribile per se stessa e che ogni abitante abbia detto: è l'epoca peggiore che viviamo. Il fatto è che non è facile vivere tra gli uomini...


si,può essere..sopratutto l'ultima parte
ad ogni modo pero se provo a pensarci meglio,ce' al contrario,pure qualcosa che non mi convince.
magari noi diamo un giudizio del passato,pero con la mentalità che abbiamo noi oggi,proiettando così delle "immagini" che possono avere un senso solo per noi,ora..
e poi,perche no…si e' parlato tanto di "eta' dell'oro"…"paradiso terrestre"…e forse altri miti del genere..(e se non fossero stati solo dei miti?) perche non cominciare a riconsiderarli sotto una prospettiva diversa?..e se volessero davvero dirci qualcosa di vero che da un certo momento in poi,non abbiamo più saputo codificare?..e poi perché tutte le religioni o tradizioni,ne hanno da sempre parlato,come se fossero un unica cosa,nonostante tutte le apparenti differenze?
..e poi prova a notare anche un altra cosa..la velocità con cui i cambiamenti (in peggio) procedono..come se si fosse "partiti" da un punto,per dirigersi verso il suo opposto..ed essendo opposto,tutto a mano a mano si trasforma in virtù di quella stessa direzione…non vorrei essere OT,magari sbaglio mi sembra comunque che possa entrare nel merito del discorso complessivo



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Questo è fondamentale! Le maschere di cui non siamo coscienti che si alternano in noi a seconda di come ci interfacciamo al mondo. Sono le maschere che fanno parte della nostra sovrastruttura a controllare noi e non viceversa. E si, ci consumano, ci divorano energia. Energia che potremmo riprenderci con quel lavoro su noi stessi che citi.
Energia che utilizzano per loro (le maschere) per sopravvivere. Allora non è da uccidere la maschera, ma da togliergli quell'energia, quel potere che gli autorizziamo a strapparci ogni giorno non facendo quello che dici: essere sinceri con noi stessi. La cosa più difficile e più illusoria del mondo. Invertire i fattori.
Quando ce la prendiamo con gli altri, o diciamo: è colpa tua! Siamo proprio sicuri che se guardassimo sinceramente nelle nostre azioni non vedremmo una colpetta piccola, piccola? La mascherà o personalità è pronta a salvaguardarsi, è pronta a non perdere terreno, posizione, presunto potere... già è proprio questo che abbiamo sempre costantemente paura di perdere... senza maschera siamo nudi di fronte a noi stessi. Invece siamo completamente identificati nelle maschere che abbiamo, infinite per ogni circostanza utile. Guardarsi vivere è osservare la maschera all'opera e se si è fortunati verificare che ci lasciamo agire da lei.

ieri ho visto di nuovo Presa diretta di R.Iacona..e' una delle pochissime trasmissioni che ancora vedo in televisione e si parlava della crisi..Grecia,Italia..
situazioni veramente pesanti,per tante,troppe persone..e continuano a crescere,sembrerebbe davvero un domino!
poi nel dettaglio in un tratto descriveva in sicilia,ma non solo,il solito clientelismo molto radicato da noi..ecc..ecc..ecc..
mentre vedevo le persone,magari licenziate o quant'altro protestare,lamentarsi e inveire mi sono chiesto;…"perché ora si lamentano se sono stati proprio loro ad aver innescato alla radice un meccanismo del genere?".."e perché prima nessuno fiatava,sapendo al 100%,che il consenso che davi al tale politico/amministratore,ti serviva solo per ricevere in cambio poche briciole e te ne fregavi altamente di quello che avrebbe potuto significare al di la del tuo metro quadrato dove ti sei rintanato?
..naturalmente le cose sono sempre più complesse,ma questo era solo per rispondere a quello che hai già citato tu,sulla responsabilità che dobbiamo avere con noi stessi..e in fin dei conti dove può portare l'uso della "maschera"..tanto alla fine non si scappa lo stesso! (come si può ben notare oggi)

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Originalmente inviato da Duc in altum!
Se ascoltiamo la Bibbia si deduce che la paura (da non confondere col timore di Dio) non esisteva prima dell'allegoria della mela di Adamo&Eva, e che sia apparsa, dunque, col "peccato".

chissa se appunto non ha una qualche implicazione con quello che ho appena esposto più sopra a kri..
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Vecchio 02-04-2014, 10.05.21   #7
kri
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Originalmente inviato da acquario69
ad ogni modo pero se provo a pensarci meglio,ce' al contrario,pure qualcosa che non mi convince.
magari noi diamo un giudizio del passato,pero con la mentalità che abbiamo noi oggi,proiettando così delle "immagini" che possono avere un senso solo per noi,ora..
e poi,perche no…si e' parlato tanto di "eta' dell'oro"…"paradiso terrestre"…e forse altri miti del genere..(e se non fossero stati solo dei miti?) perche non cominciare a riconsiderarli sotto una prospettiva diversa?..e se volessero davvero dirci qualcosa di vero che da un certo momento in poi,non abbiamo più saputo codificare?..e poi perché tutte le religioni o tradizioni,ne hanno da sempre parlato,come se fossero un unica cosa,nonostante tutte le apparenti differenze?
..e poi prova a notare anche un altra cosa..la velocità con cui i cambiamenti (in peggio) procedono..come se si fosse "partiti" da un punto,per dirigersi verso il suo opposto..ed essendo opposto,tutto a mano a mano si trasforma in virtù di quella stessa direzione…non vorrei essere OT,magari sbaglio mi sembra comunque che possa entrare nel merito del discorso complessivo



Siamo un pelino... fuori dalla trama del discorso ma comunque possiamo, se vuoi, riprenderlo in spiritualità dove in fondo si possono trattare anche i misteri del passato e del presente e le incongruenze storiche e le datazioni anomale, con me trovi un portone aperto su questo.


Provo ad andare avanti nel discorso.

La paura di perdere qualcosa si porta dietro come conseguenza l'impossibilità di crescere, è un reale impedimento mentale ed energetico. Ogni volta che ci rapportiamo a qualcuno mettiamo in atto questo meccanismo di difesa delle, come le abbiamo chiamato giustamente, maschere o personalità che via via si alternano. Abbiamo la personalità che si interfaccia con capoufficio, quella con la famiglia, con la mamma, con il nonno, con l'amico, con l'estraneo, con i call center ecc ecc... però non decidiamo mai noi di utilizzarla ma appare all'improvviso dal cassetto con scritto il nome dell'interlocutore.
E' come se ognuna di queste interfaccia avesse in se tutti i dati dell'esperienza con tal e tale e le manifestasse a necessità automaticamente senza la nostra gestione cosciente e così le subiamo sentendoci spesso risucchiati da certe situazioni senza poterle modificare.
Come dicevo, secondo me, uno degli inghippi della storia è stare sulla difensiva che poi potrebbe essere una risultante del passato, le maschere, come dicevo sopra, portano l'esperienza di ciò che hanno registrato con una determinata situazione, quindi viviamo costantemente nel passato?
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Vecchio 02-04-2014, 11.00.58   #8
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Originalmente inviato da kri
Siamo un pelino... fuori dalla trama del discorso ma comunque possiamo, se vuoi, riprenderlo in spiritualità dove in fondo si possono trattare anche i misteri del passato e del presente e le incongruenze storiche e le datazioni anomale, con me trovi un portone aperto su questo.


Provo ad andare avanti nel discorso.

La paura di perdere qualcosa si porta dietro come conseguenza l'impossibilità di crescere, è un reale impedimento mentale ed energetico. Ogni volta che ci rapportiamo a qualcuno mettiamo in atto questo meccanismo di difesa delle, come le abbiamo chiamato giustamente, maschere o personalità che via via si alternano. Abbiamo la personalità che si interfaccia con capoufficio, quella con la famiglia, con la mamma, con il nonno, con l'amico, con l'estraneo, con i call center ecc ecc... però non decidiamo mai noi di utilizzarla ma appare all'improvviso dal cassetto con scritto il nome dell'interlocutore.
E' come se ognuna di queste interfaccia avesse in se tutti i dati dell'esperienza con tal e tale e le manifestasse a necessità automaticamente senza la nostra gestione cosciente e così le subiamo sentendoci spesso risucchiati da certe situazioni senza poterle modificare.
Come dicevo, secondo me, uno degli inghippi della storia è stare sulla difensiva che poi potrebbe essere una risultante del passato, le maschere, come dicevo sopra, portano l'esperienza di ciò che hanno registrato con una determinata situazione, quindi viviamo costantemente nel passato?

be' qui secondo me il discorso si amplia ulteriormente..
forse quello che descrivi tu rientra in un certo senso nella normalità delle cose..penso sia abbastanza logico che a seconda della persona che abbiamo davanti ci relazioniamo a questa anche in base alla singolarità della persona stessa..ma credo che sia pure un gioco di "specchi",dove si riflettono pure le nostre stesse peculiarità..magari capita che conoscendo una persona,conosciamo appunto dei lati della nostra personalità che prima non potevano venir fuori e viceversa..
quello che stona secondo me e' che può succedere per alcuni,che questa maschera rimanga al quanto "rigida" e a venir fuori non sarebbe un lato della propria personalità,quanto un modello già più volte collaudato che risponde diciamo così "meccanicamente",anche se pure in quei casi,esteriormente sembrerebbe il contrario..

Citazione:
quindi viviamo costantemente nel passato?

domanda interessante…ci devo pensare su
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Vecchio 02-04-2014, 11.38.31   #9
kri
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Originalmente inviato da acquario69
be' qui secondo me il discorso si amplia ulteriormente..
forse quello che descrivi tu rientra in un certo senso nella normalità delle cose..penso sia abbastanza logico che a seconda della persona che abbiamo davanti ci relazioniamo a questa anche in base alla singolarità della persona stessa..ma credo che sia pure un gioco di "specchi",dove si riflettono pure le nostre stesse peculiarità..magari capita che conoscendo una persona,conosciamo appunto dei lati della nostra personalità che prima non potevano venir fuori e viceversa..
Infatti è la normalità, è' questo il guaio

Battute a parte, certo è normale crearsi una interfaccia tra noi e gli altri, creata sin dai nostri primi lampi di identificazione con il mondo, ma se invece ci dessimo la possibilità di vivere ogni persona come fosse la prima volta che ci parliamo, ma conservando l'esperienza della sua conoscenza?
In qualche modo abbandoniamo la maschera e quindi "perdiamo" l'idea del potere che abbiamo sull'altro... e viviamo il presente.
Io ho provato a fare questo esperimento, ed è molto interessante perchè l'esperienza che abbiamo su quella persona ci permette di rapportarci con l'altro "opportunamente" ma allo stesso tempo non viviamo nel passato condizionati da quelle esperienze e ciò che ci dice o fa l'altro non passa sotto il filtro delle nostre difese e paure, ma solo dell'esperienza. Cioè si è attenti ma non in difesa. E' un esperimento interessante che forse a parole non sono ben risucita a descrivere.


Citazione:
quello che stona secondo me e' che può succedere per alcuni,che questa maschera rimanga al quanto "rigida" e a venir fuori non sarebbe un lato della propria personalità,quanto un modello già più volte collaudato che risponde diciamo così "meccanicamente",anche se pure in quei casi,esteriormente sembrerebbe il contrario..

Eggià. E' proprio questo che la maggior parte delle volte viene fuori, basta osservarsi per scoprirlo su di se. Siamo i nostri migliori banchi di lavoro, se osserviamo noi stessi scopriamo tantissimo.


Citazione:
domanda interessante…ci devo pensare su

ehmmm osservare su, non pensare....
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Vecchio 03-04-2014, 06.31.42   #10
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Originalmente inviato da kri
Infatti è la normalità, è' questo il guaio

Battute a parte, certo è normale crearsi una interfaccia tra noi e gli altri, creata sin dai nostri primi lampi di identificazione con il mondo, ma se invece ci dessimo la possibilità di vivere ogni persona come fosse la prima volta che ci parliamo, ma conservando l'esperienza della sua conoscenza?
In qualche modo abbandoniamo la maschera e quindi "perdiamo" l'idea del potere che abbiamo sull'altro... e viviamo il presente.
Io ho provato a fare questo esperimento, ed è molto interessante perchè l'esperienza che abbiamo su quella persona ci permette di rapportarci con l'altro "opportunamente" ma allo stesso tempo non viviamo nel passato condizionati da quelle esperienze e ciò che ci dice o fa l'altro non passa sotto il filtro delle nostre difese e paure, ma solo dell'esperienza. Cioè si è attenti ma non in difesa. E' un esperimento interessante che forse a parole non sono ben risucita a descrivere.




Eggià. E' proprio questo che la maggior parte delle volte viene fuori, basta osservarsi per scoprirlo su di se. Siamo i nostri migliori banchi di lavoro, se osserviamo noi stessi scopriamo tantissimo.



forse su quest'ultimo tratto della nostra riflessione,penso che stiamo dicendo più o meno la stessa cosa,arrivando così (mi sembra) alle stesse "conclusioni"
in aggiunta metti in ballo il tuo esperimento…l'abbandono della maschera.
ok,capisco cosa vuoi dire e anche cosa vuol dire,solo stavo pensando all'interfaccia,come tu stessa definisci e che ti avrei descritto prima….mi chiedevo appunto se queste interfacce siano di per se cosa effettivamente diversa dalle maschere (se e' vero infatti che le possiamo chiamare interfacce,per quale motivo poi gli dovremmo dare l'attribuzione di maschere?)
oppure secondo poi quella che e' stata la mia spiegazione sull'utilità (cioè che abbia in se un suo scopo di esistere) di quelle stesse interfacce….non mi sembra infatti che la maschera possa di per se essere "utile" in senso positivo per chi la indossa,se non appunto in una sua falsa rappresentazione,che significa solo menzogna…così mi sembra almeno..




ho trovato queste definizioni

interfaccia:
-Sistema che connette o rende compatibili due sistemi funzionanti con modalità diverse
-Tutto ciò che costituisce un collegamento,un contatto tra due entità diverse


maschera:
-Finzione, apparenza, atteggiamento ipocrita.
-Mettersi la maschera, fingere.
-Non conoscere maschere,non tollerare imbrogli,ipocrisie,dissimulazi oni
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