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Psicologia - Processi mentali ed esperienze interiori.
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Vecchio 01-02-2015, 18.33.45   #11
paul11
Ospite abituale
 
Data registrazione: 17-12-2011
Messaggi: 899
Riferimento: Emozioni negative: Accettare, comprendere, lasciare andare

Citazione:
Originalmente inviato da vanina
Non riesco a seguire questo ragionamento, o meglio mi sorge lubranescamente spontanea questa domanda : e quando comincia il "credere" ?

Possiamo essere certi che il "credere" NON cominci con "la tv" o con gli "estranei", e che - molto più pervicacemente - cominci invece dal primo suono che placa il primo vagito...

Volendo è tutto un "credere", e nella prima fase della vita è anche necessitato...

Quel primo "credere" è anche salvifico ed essenziale per molti aspetti, può essere criminale per altri, ma resta incalcolabile il numero stratosferico di persone che vivono (forti e anche strazianti) emozioni negative, esattamente per il fatto di essere zavorrate a modelli finalistici che derivano dalla formazione famigliare (creduta, evidentemente)...

Comunque la mia domanda era questa : se "il pericolo sta nel credere", dove comincia il "credere"?


Ciao Vanina,
......bella domanda.
Noi dobbiamo credere, se il significato è estensivo di aver fiducia.
La fiducia è un ponte di comunicazione che va oltre la ragione,ma ci appartiene è nella nostra natura.Noi comunichiamo con parole, ma anche con una voce che esprime emozioni con le parole.
Proprio nel tuo esempio un bambino inerme deve per forza credere, anche solo inconsciamente, istintivamente, ma deve farlo.
Il problema è quando più grandicelli allunghiamo una mano per fiducia verso qualcuno e cominciano ad arrivare invece emozioni negative, non siamo capiti e allora storditi cominciamo a chiederci perchè e abbiamo paura di allungare quella mano con fiducia e ci chiudiamo in noi stessi. Bisogna avere la forza e la caparbietà di riprovarci, perchè qualcuno troveremo che ci capirà, che avrà bisogno a sua volta di fiducia in noi.Non siamo soli e non siamo solo noi ad avere paura di aprirci. E' solo con la fiducia che noi ci apriamo e condividiamo emozioni, concetti, argomenti. Quella fiducia avuta da qualcuno a sua volta si riflette in noi, cioè avremo anche noi adesso più fiducia.
Significa che in un contesto mortificante dove ognuno è chiuso nei suoi problemi personali e o non riesce a farli condividere per passate emozioni negative,tutti non riescono a dare il meglio di sè. E questo è un delitto. Bisogna avere il coraggio di provare, il coraggio di cadere e sapersi rialzare, non bisogna avere paura di sbagliare.

Noi iniziamo a credere da subito a nostra madre poi al padre e a chi ci "coccola".
Ma dobbiamo anche sapere che più grandi, nella vita, c'è chi ci ferirà e chi invece ci allungherà la mano della fiducia. Se ci chiudiamo in noi forse ci feriranno di meno, ma perderemo anche l'opportunità di chi avrebbe allungato la mano della fiducia verso di noi. Val la pena nella difficoltà di capire,mortificare la propria vita?

paul11 is offline  
Vecchio 02-02-2015, 00.32.06   #12
laryn
Nuovo ospite
 
Data registrazione: 14-07-2014
Messaggi: 134
Riferimento: Emozioni negative: Accettare, comprendere, lasciare andare

Citazione:
Originalmente inviato da vanina
Non riesco a seguire questo ragionamento, o meglio mi sorge lubranescamente spontanea questa domanda : e quando comincia il "credere" ?

Possiamo essere certi che il "credere" NON cominci con "la tv" o con gli "estranei", e che - molto più pervicacemente - cominci invece dal primo suono che placa il primo vagito...

Come non essere d'accordo con te.
I rapporti umani, sin dalla nascita, si fondano su messaggi ai quali si è persuasi a credere o a non credere.
Citazione:
Volendo è tutto un "credere", e nella prima fase della vita è anche necessitato...
Concordo. Nella prima fase della vita non solo è necessitato, ma il fatto del credere è anche potentissimo. Per gli infanti i pensieri espressi dai propri genitori sono fatti, concretezze, verità indiscusse. Non gli passa nemmeno per l'anticamera del cervello l'idea di diffidare.
Sui genitori e poi sugli educatori esterni alla famiglia, cade, pertanto, una grossa responsabilità: la responsabilità di raccontare e informare i figli con riguardo alla verità. Quando ai figli si racconta una fiaba, essi vanno accuratamente informati che si tratta di fiaba, dalla quale si possono trarre lezioni di vita, ma che non sono personaggi reali. Non si può raccontare ai figli di babbo natale e della befana facendoli passare per personaggi reali. I figli crederanno, ma poi, quando con il tempo si renderanno conto d'essere stati ingannati, cominceranno a diffidare dei propri genitori e il "credere" assumerà un senso molto diverso.
Sarà un credere o non credere sempre più consapevole, che implicherà riflessione e capacità di discernimento, scelta.
C'è un credere con riserva di verifica, e un credo assoluto che bandisce il dubbio.
E' quest'ultimo che può essere rischioso.
Non è che con questo dobbiamo diffidare di tutto e di tutti. Io normalmente credo a ciò che il prossimo mi dice, ma solo finchè quello che dice non implica la mia persona rispetto al mio futuro e alle mie scelte... in questo caso mi riservo di verificare, di vagliare, si soppesare fino a decidere se prendere o meno in considerazione i suggerimenti del prossimo, accettandoli i toto o in parte o rifiutandoli in toto o in parte. Non devo poter poi dire: "per colpa sua ho fatto questa scelta", ma dire "Ho sentito il suo suggerimento, ma la responsabilità della scelta è stata mia, non sua".
Se, per contro, quel che mi viene raccontato è irrilevante per le mie scelte, ascolto e prendo tutto con il beneficio del dubbio, qualcosa che decido di tenere per me o di significarlo al mio prossimo... tutto dipende, non c'è automatismo.
Il credo del religioso, invece, è un credo assoluto, che coincide con una verità assoluta, immutabile. Idem il credo della fanciulla che crede ciecamente alle promesse d'amore del suo principe, o quello dell'amico che ti chiede soldi in prestito con la certezza di garanzie che poi crollano una dopo l'altro, lasciandoti allo sbando, incredula che un'amico/a potesse arrivare a tanto. Se quei credi viene poi infranti c'è il crollo della fiducia e, magari, il pentirsi d'aver creduto... o peggio.
Insomma, Vanina, il discorso è molto più ampio e certamente non si esaurisce con le mie considerazioni.

Citazione:
Quel primo "credere" è anche salvifico ed essenziale per molti aspetti, può essere criminale per altri, ma resta incalcolabile il numero stratosferico di persone che vivono (forti e anche strazianti) emozioni negative, esattamente per il fatto di essere zavorrate a modelli finalistici che derivano dalla formazione famigliare (creduta, evidentemente).
..
E' esattamente quello che che anch'io penso.

Citazione:
Comunque la mia domanda era questa : se "il pericolo sta nel credere", dove comincia il "credere"?

L'hai detto prima: dalla nascita.
Poi comincia e si rinnova ogni qual volta si deve decidere di dar atto o meno a ciò in cui si ascolta l'altro/a o ci viene chiesto di credere.
laryn is offline  
Vecchio 02-02-2015, 03.17.58   #13
acquario69
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Messaggi: 1,444
Riferimento: Emozioni negative: Accettare, comprendere, lasciare andare

inviterei a tornare al tema della discussione,
Riferimento: Emozioni negative: Accettare, comprendere, lasciare andare
Grazie

acquario69 is offline  
Vecchio 05-02-2015, 00.34.43   #14
Donalduck
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Messaggi: 20
Riferimento: Emozioni negative: Accettare, comprendere, lasciare andare

Citazione:
Originalmente inviato da printf
Una cosa che credo di aver capito e che ho trovato un po ovunque leggendo dalle varie fonti è che per non essere "preda" nè essere sopraffatti dalle emozioni negative (che sono quelle che in un certo senso creano disagio... come paura, rabbia senza apparente motivo, ansia, insicurezza ecc ecc) bisogna sapere ACCETTARE, COMPRENDERE e LASCIARLE ANDARE.
Io, in base alla mia esperienza, correggerei i vari "passi" in questo modo, allargando il discorso a tutte le emozioni, positive e negative.
1) Distaccarsi dalle emozioni
2) Accettarle
3) Entrarci dentro
3) Decodificarle
5) Gestirle

1) Le emozioni non sono qualcosa che ci appartiene. Sono delle forze che si manifestano nella nostra coscienza e agiscono sulla psiche e sul corpo. Prendendo coscienza di questo riuscirà relativamente facile il distacco, e una visione "oggettiva"
2) Se non ci sentiamo responsabili delle emozioni (ma solo della loro gestione) ci riuscirà più facile accettarle, per quanto ci possano ripugnare. Si tratta semplicemente di accettare la loro presenza, che non dipende da noi, senza paure o sensi di colpa. Ad esempio, può capitare di provare sentimenti meschini come invidia o avidità ecc. Spesso questi sentimenti vengono vissuti con sensi di colpa e rimossi. In questo modo sono liberi di agire dalle tenebre dell'inconscio e ogni loro manifestazione sarà "razionalizzata" ossia attribuita dalla mente cosciente a qualche altra causa. Riconoscendo invece i sentimenti per quallo che sono, e accettando di essere soggetti a forze negative, possiamo trovare il modo per evitare di esserne dominati.
3) Entrare dentro le emozioni non significa farsi trascinare da esse, ma evocarle coscientemente, ascoltarle e vivere le sensazioni che ci inducono nella mente e nel corpo e cercare di capire dove ci vogliono portare. Si tratta di una forma di meditazione, o esplorazione interiore, da fare in solitudine.
4) Dopo aver raccolto tutti i "dati" che dalle emozioni sono in grado di trarre, cerco di capire il "contenuto informativo" di quella emozione: qual'è il contesto in cui si manifesta? Cosa mi dice sul mio modo di essere, di rapportarmi con gli altri e con l'ambiente in cui vivo? Perché questa emozione mi colpisce con maggiore o minore forza? A questo punto il mio lavoro sull'emozione si integra in un analisi delle dinamiche del mio comportamento e delle mie relazioni esterne.
5) La fase finale consiste nel decidere quanto spazio e quanta libertà di azione lasciare all'emozione, ossia decidere in che rapporto il mio "centro decisionale" si pone con l'emozione. Cerco di lasciarla agire solo nei contesti appropriati, quando può svolgere un ruolo positivo, o comunque accettabile, e impedirle di nuocere nei contesti inappropriati.

Ovviamente questo "percorso a tappe" andrebbe preso come semplice indicazione, cercare di seguirlo in maniera troppo puntuale potrebbe risultare controproducente, perché nel lavoro interiore ogni forzatura, ogni pratica non sentita è inefficace.

Sul "lasciar fluire", al di là dei facili slogan stile new age, direi:
- Se riesco a "vivere" l'emozione (punto 3), senza combatterla né farmi trascinare da essa, lasciando che la sua energia percorra liberamente la mia mente e il mio corpo, il suo potere coattivo viene sensibilmente ridimensionato
- Ci si può allenare a non restare attaccati alle emozioni. Si possono prendere a modello, per questo, i bambini piccoli, capaci di essere infuriati e urlanti ora, tra un minuto attenti e interessati, e dopo un altro minuto sorridenti e divertiti, senza che delle precedenti emozioni resti traccia. In altre parole, si cerca di rendersi immuni dall'inerzia delle emozioni, che a volte diventa addirittura compiacimento nel farsi dominare da esse, per negative che possano essere, e dar loro dimora stabile nella nostra coscienza: una sorta di tossicodipendenza.
Osservandomi, ho notato una cosa curiosa: che in qualche modo mi sento tenuto, mi sento in dovere di seguire un'emozione che si presenta alla mia coscienza, anche dopo che la sua forza si è affievolita. Se ci pensate se un adulto passasse bruscamente da uno stato d'animo all'altro come un bambino, probabilmente sarebbe considerato quantomeno "strano"...
Donalduck is offline  
Vecchio 05-02-2015, 01.21.18   #15
Patrizia Mura
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Data registrazione: 08-04-2014
Messaggi: 59
Riferimento: Emozioni negative: Accettare, comprendere, lasciare andare

Hai scritto di aver letto molte pagine web sull'argomento meditazione ed anche libri.

Se non li conosci ancora, ti consiglierei di leggere i libri di Thich Nhat Hahn.

Qui ce ne sono molti, uno sulla paura, uno sulla rabbia, uno sull'ascolto emotivo, puoi scegliere i titoli che ti attirano
http://www.ibs.it/libri/nhat+hanh+th...anh+thich.html

Il significato di accettare è semplice:

noi diciamo a noi stessi
"non voglio provare questa emozione,
ma la provo,
però non la voglio provare,
è presente
ma non volevo che arrivasse
e non voglio che torni,
voglio che se ne vada,
ma sono arrabbiato
perché comunque è passata di qui".

Infatti scrivi
"mi infastidiva il fatto che le persone intorno a me si accorgevano di questo mio stato d'animo"

Allora noi proviamo emozioni e non possiamo evitarlo (a meno di non desensibilizzarci, che non è una buona cosa) prima di poter apprendere a favorire alcune emozioni e sfavorirne altre (se è il caso), occorre prendere atto che tutte ci sono o in potenza o in atto, quindi conoscerle ed osservarle.
Si tratta di semplicemente osservarle senza fare niente.
Stare con l'emozione e basta.

Le emozioni sono una segnaletica. Solo se ho paura di un burrone non ci cadrò dentro. Se non avessi paura sarei già caduto nel burrone e sarei morto.
Ma, mi è stato detto che non devo avere paura, che sono difettoso se provo paura. In tal modo cercherò di evitare di ascoltarla, sentendomi sbagliato se ne ho, e andrò dritto nel burrone.
E' un esempio.

Com-prendere, significa accettare, assumere, non rifiutare, non cercare di espellere o negare, ma prendere in sè, prendere atto.
Non significa imporsi di 'capire' perchè la provo, non è comprendere nel senso di capire, ma con-prendere, prendere con sè.

Non è facile. Non è affatto facile.

Il nostro senso dell'io dice che non vuole alcune emozioni (ad es. paura, tristezza), altre non vuole ammettere di provarle (es. invidia gelosia).

Se funziona la fase del comprendere, in genere capita anche di 'capire'.

Il perchè è semplice: perché è così.
Perché se uno ti fa incazzare provi ira.
Il motivo c'è sempre e di solito è semplice, non si riesce a raccontarselo per via del fatto che 'io non voglio, e non accetto che 'qualcosa' mi causi emozioni che non voglio provare'.
Finché agisce questo spirito ciò impedisce di raccontarsi onestamente il motivo e il "perché non voglio provare questo".

Il lasciar andare anche è abbastanza semplice come concetto.

Poi se provo ira, può darsi che ciò significa che io debba fare qualcosa ma sono pigro e non mi va di farla, oppure che io debba constatare che non posso far nulla per modificare una situazione ed in tal caso mi sento impotente e non mi fa piacere.

I fenomeni sono impermanenti, soggetti a mutazione, una emozione sorge, raggiunge un picco (dovrebbe fare anche il suo lavoro di comunicare con noi, è lei stessa a dirci perché è arrivata in realtà e cosa ha da dire, quindi è meritevole di ascolto) e poi se ne va via da sola.
Ma se 'non voglio averla provata' non se ne va, ma si rinforza.

Anche le emozioni positive come la gioia sono momentanee, se ne vanno, e se cerco di trattenerle se ne vanno più velocemente.

L'alternanza di emozioni è normale: sono come cavalli che trainano il nostro carro e noi possiamo essere dei buoni cocchieri e porle al nostro servizio.

>Sarà un motivo incoscio di cui non ricordo nulla che è difficile da scoprire.

No. La ricerca nel passato e nell'inconscio (che poi non è vero che è tale) inoltre non modifica di una virgola il presente.

Non esiste poi una 'entità' che si chiami 'inconscio', ma solo cose che 'in un dato momento' sono meno presenti alla coscienza di altre, spesso fanno a turno dato che presenti alla coscienza possono stare un numero di cose limitato rispetto a quelle di cui noi siamo deposito e che di volta in volta possiamo riporre in cantina perché non servono e poi tornare a prendere perchè tornano a servire.

Un movimenti di salita e discesa alternato di ricordi e di emotività connesse è normale.

Il risultato di porre le proprie emozioni al proprio servizio non si ottiene in un giorno e neanche in pochi mesi, è lavoro continuo che ci accompagna tutta la vita.
Richiede un processo di continuo lavoro su se stessi con il retto "sforzo", ovvero una giusta "via di mezzo" fra il disinteresse e il pretendere a tutti i costi.

Non ci sarà un giorno che non avrai mai più paura, mai più ira, mai più tristezza, mai più malinconia ma SOLO emozioni che ti piace provare.
Tutte le emozioni meno piacevoli sono comunque sempre con noi insieme a quelle piacevoli. Così è la vita.

Ti consiglio di osservare i momenti di passaggio fra uno stato d'animo ed un altro, in particolare sono certa che non proverai sempre paura, sempre ira, sempre vergogna, sempre emozioni spiacevoli.
Prova ad osservare il momento in cui una emozioni comincia a sfumare e si trasforma in un'altra o un'altra le subentra e cosa causa quella più gradevole, costruttiva, auspicabile.

In quel momento osservando cosa causa una mutazione positiva puoi trarre molte informazioni utili.

Il principio per trattare le emozioni è la 'sostituzione'.

Se apprendi a provare gioia per la felicità altrui (mudita) automaticamente invidia e gelosia cessano. E' un esempio.

Se ti alleni all'amorevolezza ed alla generosità, automaticamente cessano le emozio che ne sono l'opposto.

Tenere presenti gli antidoti è più utile che cercare le cause delle emozioni oscuranti, poichè a volte si presentano per carenza dei loro opposti.

Degli schemini a volte sono utili
http://iniziodallafine.blogfree.net/?t=3334016
http://iniziodallafine.blogfree.net/?t=3334055

Unitamente ai "4 incommensurabili"

maitri: gentilezza, benevolenza, amorevolezza
karuna: compassione, nel senso di compiere atti di retta azione verso gli altri beneficiandoli
mudita: gioia disinteressata per il benessere altrui, essere felici della felicità o assenza di sofferenza degli altri
upeksha: equanimità, essere equanimi verso gli altri, saper vedere le 'ragioni' di tutti.
Patrizia Mura is offline  
Vecchio 05-02-2015, 16.32.22   #16
laryn
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Riferimento: Emozioni negative: Accettare, comprendere, lasciare andare

Citazione:
Originalmente inviato da Patrizia Mura
>Sarà un motivo incoscio di cui non ricordo nulla che è difficile da scoprire.

No. La ricerca nel passato e nell'inconscio (che poi non è vero che è tale) inoltre non modifica di una virgola il presente.

Non esiste poi una 'entità' che si chiami 'inconscio', ma solo cose che 'in un dato momento' sono meno presenti alla coscienza di altre, spesso fanno a turno dato che presenti alla coscienza possono stare un numero di cose limitato rispetto a quelle di cui noi siamo deposito e che di volta in volta possiamo riporre in cantina perché non servono e poi tornare a prendere perchè tornano a servire.
E' la prima volta che mi capita sentir dire che l'inconscio non esiste e che la ricerca in essa va incontro a mille difficoltà.
Concordo con te; difatti, se qualcosa è nell'inconscio, come faccio a saperne?
In qualche mio post ho scritto che il concetto d'inconscio sta in psicanalisi come il concetto di mistero nella religione e quello di sindrome in medicina.

Citazione:
Il principio per trattare le emozioni è la 'sostituzione'.

Se apprendi a provare gioia per la felicità altrui (mudita) automaticamente invidia e gelosia cessano. E' un esempio.

Se ti alleni all'amorevolezza ed alla generosità, automaticamente cessano le emozio che ne sono l'opposto.


Viene definito "comportamentismo"... trovo che possa dare buoni risultati.
laryn is offline  
Vecchio 05-02-2015, 22.19.57   #17
laryn
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Riferimento: Emozioni negative: Accettare, comprendere, lasciare andare

Citazione:
Originalmente inviato da Donalduck
1) Le emozioni non sono qualcosa che ci appartiene. Sono delle forze che si manifestano nella nostra coscienza e agiscono sulla psiche e sul corpo. Prendendo coscienza di questo riuscirà relativamente facile il distacco, e una visione "oggettiva"
Le emozioni ci appartengono, eccome che ci appartengono. Sono nostre costruzioni, che derivano riflessioni su eventi vissuti e interpretati in un certo modo, in un certo momento. Quando, a seguito di un'analisi del nostro discorso, ci accorgiamo che l'interpretazione data ad un certo vissuto, presente o passato, é/era fuori luogo, l'emozione che si é/era originata, può cessare.

L'emozione, a parer di una certa scuola di analisi del pensiero, non è un un astratto meccanismo mentale che va, viene e scodinzola a suo piacimento, senza che nulla può l'essere umano.
laryn is offline  
Vecchio 23-02-2015, 22.54.58   #18
sym.zx
 
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Riferimento: Emozioni negative: Accettare, comprendere, lasciare andare

Ciao Printf.
Secondo me queste emozioni negative sono emanazione diretta di un processo inconscio. Questo si esprime quando i tuoi sensi percepiscono qualcosa che ha affinita` con esso, che lo innesca, che lo carica di tensione e lui si manifesta con le emozioni. È molto importante, come gia` stai facendo, accettare queste emozioni, nel senso di non far finta che non ci siano o sforzandosi di contrastarle con autoconvinzioni, ma anzi lasciare che lo stato danimo faccia il suo decorso. Durante queste manifestazioni secondo me e` difficile comprenderle, perche` l'IO non e` perfettamente lucido, pero` ti consiglio di concentrarti sul setting e cercare di capire cosa ha innescato queste emozioni. Quando le emozioni se ne sono andate cerca di rimettere insieme i pezzi e analizza il tutto. Importante a parere mio e` ricordarsi che le emozioni hanno un fine, non nascono cosi` per caso. Se le provi con una certa regolarita` azzarderei che a livello inconscio c'e` un conflitto che non e` stato risolto. Le mie sono solo supposizioni, ma spero di esserti tato utile.

Citazione:
Originalmente inviato da printf
Ciao a tutti

sono una persona molto apprensiva che vive di emozioni e talvota anche ansiosa. Questo mio modo di essere mi crea dei disagi in certe situazioni. Per migliorare alcune di queste mi caratteristiche personali (per lo più mentali) ho iniziato ad interessarmi di meditazione.. essere nel "qui ed ora".... di come trattare le noste emozioni negative ma anche positive ecc ecc...

Sono mesi che ho iniziato ad interessarmi di questi argomenti ed ho letto davvero tantissimissime cose a riguardo prese un po di qua e la sulla rete internet e da vari libri.

Una cosa che credo di aver capito e che ho trovato un po ovunque leggendo dalle varie fonti è che per non essere "preda" nè essere sopraffatti dalle emozioni negative (che sono quelle che in un certo senso creano disagio... come paura, rabbia senza apparente motivo, ansia, insicurezza ecc ecc) bisogna sapere ACCETTARE, COMPRENDERE e LASCIARLE ANDARE.

Sono ormai 7-8 mesi che cerco di capirne il significato, ma quello che non è del tutto chiaro è cosa significa precisamente:

1) Accettare una emozione negativa.
2) Comprenderla
3) Lasciarla andare.

Quella delle tre sopra che mi pare essere più chiara è il significato di accettare una emozione negativa.

Infatti a volte sono preso da collera e tristezza o malinconia senza un apparente motivo. Inizialmente mi innervosivo quando ero in questo stato, sia perchè mi infastidiva il fatto che le persone intorno a me si accorgevano di questo mio stato d'animo e sia perche era una situazione non bella. Ma più mi innervosivo più mi rimaneva dentro la collera, rabbia o tristezza. Forse proprio perchè la rifutavo. Ora invece sono piu aperto, nel senso che sono quasi contento quando provo questa emozione o stato di animo proprio perche appena la sento salire dentro di me voglio cercane di capirne il motivo, il perchè e da dove arriva. Quindi mi sono aperto ad essa e quindi la accetto. E credo che significhi forse questo accettare una emzione. Solo che non riesco proprio a capire da dove arrivi. Sarà un motivo incoscio di cui non ricordo nulla che è difficile da scoprire.

Comunque mi farebbe piacere capire meglio il significato da qualcuno di voi piu esperto delle tre parole sopra elencate legate ad una emozione o stato d'animo.

Grazie e scusate per la lunghezza del messaggio.
 

 



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