Forum di Riflessioni.it
ATTENZIONE Forum in modalità solo lettura
Nuovo forum di Riflessioni.it >>> LOGOS

Torna indietro   Forum di Riflessioni.it > Forum > Psicologia
Psicologia - Processi mentali ed esperienze interiori.
>>> Sezione attiva sul forum LOGOS: Percorsi ed Esperienze


Vecchio 05-05-2004, 10.18.51   #21
dawoR(k)
Utente bannato
 
Data registrazione: 15-05-2003
Messaggi: 876
Smile "altrimenti è meglio stare da soli"

ecco
"altrimenti è meglio stare da soli"
vado di rilancio
su queste tue parole
che sono una gran verità
...
io ho provato
sia la convivenza che la solitudine
ed ho capito
che in realtà
ero molto più "solo"
quando convivevo
e m'illudevo giorno dopo giorno
di poter essere
o almeno sentirmi
in tal modo appagato
...
invece la solitudine è libertà
quel tipo di libertà
che paradossalmente
non ti lascia mai da solo
e che quando ami
ti costringe a farlo veramente
non per bisogno
di sfuggire a qualcosa
perchè
"altrimenti è meglio stare da soli"
ma per dare concretezza
ai nostri desideri più profondi
e donandosi completamente
sublimarsi
- - -
ciò che sono adesso
l'ho ricercato fortemente :
sono un solo-mai-solo
o più semplicemente :
sono un godurioso
un goloso della Vita !

wahankh .
dawoR(k) is offline  
Vecchio 05-05-2004, 12.08.25   #22
njna
Ospite
 
Data registrazione: 02-02-2004
Messaggi: 16
Re: solo in due si può essere felici?

Citazione:
Messaggio originale inviato da arsenio


Nel rapporto di coppia giova un buon – e autoconoscitivo – rapporto co se stessi , una raggiunta definita identità personale e il far conoscere anche le proprie zone d’ombra.
So da esperienza che l’essere stati elargiti di autentico affetto in famiglia rende molto probabile la capacità di restituirlo al partner. Vanificata se il caso non metterà sulla nostra stradea la persona adatta per acoglierlo.


Questa tua puntualizzazione mi riporta ad un bellissimo testo di Carotenuto "Margini dell'amore e della sofferenza" che ho letto qualche mese fa, nel quale si analizza una delle esperienze più significative dell'esistenza umana e cioè l'esperienza amorosa.
Alternanze di sensazioni ambivalenti sospese tra fantasie e realtà, luce ed ombra.
Nonostante le molteplici fasi contraddittorie che si vivono in un rapporto amoroso è proprio attraverso questa nuova "visione" di immagini, di percezioni che entriamo a conoscenza con noi stessi...
e qui mi riallaccio alla tua precisazione circa il raggiungimento di una definita identità personale necessaria nel relazionarsi con l'altro!

Fatto questo (che non ha mai fine peraltro, almeno secondo me) forse non sei nemmeno a metà strada di questo strano percorso che è "la ricerca dell'altra metà della mela".
Tra la teoria e la pratica ....
njna is offline  
Vecchio 05-05-2004, 12.42.51   #23
visir
autobannato per protesta
 
L'avatar di visir
 
Data registrazione: 02-05-2002
Messaggi: 436
Caso mai non due.

Per mio conto considero il racconto della separazione dell'androgino una metafora sulla natura dell'uomo e della vita.

Non centra un fico secco l'anima gemella.

L'opera di riunificazione è dell'energia interna che nell'uomo si è separata dividendosi per verticalizzare se stesso onde unire cielo e terra. In altre parola conchiudere in se stesso il Taj-ji delle apparenti forze contrapposte che danno origine alla realtà.

Se si deve cercare l'anima gemella è dentro di noi, è già al nostro fianco, basta guardarsi allo specchio!

Buona Visione
visir is offline  
Vecchio 05-05-2004, 13.13.44   #24
arsenio
Ospite abituale
 
Data registrazione: 01-04-2004
Messaggi: 1,006
Grazie a tutti ! Mi spiace di non poter interagire con voipiù a lungo per questioni tecniche e di tempo.

Un pensiero a nevealsole. Sogno d'amore è mia.. Forse vorrei essere più poeta che psicologo

Ciao
arsenio is offline  
Vecchio 05-05-2004, 14.08.10   #25
spada di fuoco
Ospite abituale
 
Data registrazione: 20-06-2003
Messaggi: 195
Citazione:
Messaggio originale inviato da Naima
.... Credo che convivere serva proprio allo scopo di conoscersi veramente. Nonostante i ritmi di vita che tengono la coppia per la maggior parte del tempo fuori di casa, la convivenza non permette di mentire a lungo, a meno che non si sia disposti a reprimere se stessi per tutta la vita. Conosco persone, soprattutto donne, che lo fanno. Non hanno mai espresso la loro volontà, hanno accettato passivamente le "imposizioni"del partner, hanno messo le loro esigenze, i loro desideri da parte....Sono tutte in analisi, con gravi forme di depressione e dipendenze, alcol in particolare.
Però bisogna ammettere che per vivere in coppia è necessario scendere a dei compromessi. L'anima gemella, con la quale ci sarebbe un unione perfetta senza compromessi, è molto difficile da incontrare.. anzi io personalmente non conosco nessuno che l'abbia incontrata (e che sia dello stesso parere dopo ventanni di matrimonio.. ) Perciò credo sia impossibile un unione senza qualche rinuncia. Ciascuno dei due partner deve fare un passo avanti verso l'altro, altrimenti è meglio stare da soli.
Ognuno di noi ha le proprie fantasie, manifestazioni intime di quello che sente di essere...
Possiamo dire di poter condividere queste fantasie con l'altro? o meglio di poterle vivere, con l'altro è semplicemente viverle facendone partecipe l'altro?
E chi ci impedisce di poterle vivere? l'altro o ciò che pensiamo di noi stessi se le vivessimo?
Forse, proprio perchè sentiamo di voler vivere qualcosa senza rinunciare a ciò che abbiamo, siamo... quantomeno inquieti...
Ma se non possiamo condividere le nostre fantasie con l'altro... che ce ne facciamo? se non accumulare inutili risentimenti per non aver potuto (o voluto dipende dai punti di vista) fare ciò che sentiamo intimamente di voler vivere?
Ed i risentimenti generano sempre tensione prima di tutto in noi stessi e poi con l'altro, trovando ogni scusa per far notare all'altro che sta sbagliando, generando un conflitto dietro l'altro, perdendo di vista la motivazione che si cela dietro quei... comportamenti dell'altro che ci risultano fastidiosi...
Penso che i compromessi siano un modo di giustificare il fatto che non ci piacerebbe, ma che accettiamo sia. Come possiamo dire di stare bene con una persona se sentiamo il disagio del compromesso? Credo che se stiamo bene con una persona non vediamo compromessi... ci piace così com'è. Altrimenti ci piace solo quando si comporta come noi vorremmo e non ci piace quando invece non si comporta nel modo che pensiamo sia quello... giusto. Ma non è escluso che certe relazioni possano essere anche così... forse molti lo fanno, ma quanti ne sono consapevoli?

Sono certo che non è così come ho descritto, ma forse non ci sono andato troppo lontano... e cmq è solo ciò che io penso.

ciao
spada di fuoco
spada di fuoco is offline  
Vecchio 05-05-2004, 14.47.29   #26
Naima
Ospite abituale
 
L'avatar di Naima
 
Data registrazione: 06-10-2003
Messaggi: 672
No al contrario è tutto giustissmo, io sento ogni parola che hai scritto come se fosse mia, ma allora come si fa? Premesso che come ho detto precedentemente non credo esista una persona perfettamente "compatibile" a noi e se anche esistesse non è detto che ci si innamori di quella.... l'unica alternativa è rimanere soli, o in ogni caso non instaurare mai rapporti duraturi, ma alla prima difficoltà lasciarsi. Il compromesso però deve essere giustificato dall'amore... se no non ne vale proprio la pena. Certo è che non può essere sempre la stessa parte a cedere, altrimenti non è più un compromesso ma un sorpruso. Io non riesco a vedere alternative oltre al rimanere da soli...
Naima is offline  
Vecchio 05-05-2004, 14.52.08   #27
pennac
supreme being :O)
 
Data registrazione: 24-11-2003
Messaggi: 279
premessa :

io al contrario di te credo esista la persona perfettamente compatibile ... o meglio , credo che esista una parte di compatibilità ... l ' essenziale è che la diversità o la non simbiosi sia rivolta agli elementi considerati "secondari"


detto questo mi immedesimo , cerco di pensare come te e mi balza una soluzione diversa dallo stare solo : stare con molti
pennac is offline  
Vecchio 05-05-2004, 15.39.46   #28
Naima
Ospite abituale
 
L'avatar di Naima
 
Data registrazione: 06-10-2003
Messaggi: 672
Re: premessa :

detto questo mi immedesimo , cerco di pensare come te e mi balza una soluzione diversa dallo stare solo : stare con molti

Naaa.... sono riuscita già una volta a liberarmi da un tale fardello, per me ingestibile visto che non sono brava a raccontare le balle e poi finisce che di uno mi innamoro e gli altri diventano solo un peso. Non riesco, sono troppo sentimentale
Naima is offline  
Vecchio 05-05-2004, 17.27.34   #29
spada di fuoco
Ospite abituale
 
Data registrazione: 20-06-2003
Messaggi: 195
Citazione:
Messaggio originale inviato da Naima
No al contrario è tutto giustissmo, io sento ogni parola che hai scritto come se fosse mia, ma allora come si fa? Premesso che come ho detto precedentemente non credo esista una persona perfettamente "compatibile" a noi e se anche esistesse non è detto che ci si innamori di quella.... l'unica alternativa è rimanere soli, o in ogni caso non instaurare mai rapporti duraturi, ma alla prima difficoltà lasciarsi. Il compromesso però deve essere giustificato dall'amore... se no non ne vale proprio la pena. Certo è che non può essere sempre la stessa parte a cedere, altrimenti non è più un compromesso ma un sorpruso. Io non riesco a vedere alternative oltre al rimanere da soli...

Forse, l'alternativa è il cercare una soluzione... ma a cosa?
Si è consapevoli del problema o vogliamo solo la soluzione al disagio? Non indaghiamo mai il disagio, non entriamo mai dentro il disagio, quando lo sentiamo... lo fuggiamo. Ma in questo modo non facciamo altro che dare continuità al disagio, evitando semplicemente il disagio... questo non esiste. Ma esso c'è, tanto che ogni volta si ripresenta, non un altro, ma sempre lo stesso.
Cerchiamo una persona compatibile, quando, forse, non riusciamo ad essere compatibili con noi stessi...
Cosa vuol dire persona compatibile? Compatibile con cosa? ci sono delle cose con sui essere compatibile? Spero non siano i comportamenti. Dovremmo sapere che i comportamenti sono il frutto dell'educazione ricevuta della nostra formazione culturale, delle regole morali, sociali insite nellal società in cui viviamo. Noi non nasciamo con qui comportamenti... essi sono acquisiti, per quanto ci sembrino siano sempre esistiti, tanto da diventare istintivi, sono cmq acquisiti.
Allora, se è così, dovremmo ammettere che la nostra formazione, quella compatibilità di comportamenti che ho detto sopra, dipende dall'ambiente in cui siamo cresciuti, dall'ambiente in cui viviamo, diverso per ogni cultura, società, popolazione.
Se dunque la compatibilità non è nostra... perchè è così importante?
Già, forse, la compatibilità caratteriale... ma il carattere è la riposta che noi abbiamo in relazione agli stimoli esterni sulla base dell'educazione ricevuta, e spesso, purtroppo, sulle repressioni cui siamo stati oggetto fin da bambini...
E allora cosa? Forse rimane da comprendere perchè vogliamo, cerchiamo, qualcuno che sia compatibile con noi... come potremmo trovare questa persona se non sappiamo noi come siamo?
E come siamo noi? Generalmente noi siamo a posto, sono gli altri che non lo sono...
Nella compatibilità c'è dipendenza... Noi cerchiamo una persona che sia compatibile con noi, affinchè ciò che noi vogliamo quella persona è... Creiamo così una dipendenza verso l'altro. Noi dipendiamo dall'altro. Cosa vuol dire che dipendiamo dall'altro? Semplicemente che il nostro star bene, la nostra "felicità" dipende dall'altro e da come questi si comporta, pensa, si completa con noi... Sembra che a questo punto noi siamo sottoposti alla volontà dell'altro, dipendendo dai modi di relazionarsi di questa persona ... Ma non è proprio così... In virtù di questa dipendenza noi facciamo in modo che l'altro si debba comportare nel modo che noi pensiamo sia quello che ci renderebbe felici. A questo punto noi ci adoperiamo affinchè l'altro si comporti come noi vogliamo, proprio perchè volendo essere felici lo saremo nel momento in cui l'altro fa ciò che noi vogliamo che faccia... Ma così facendo riduciamo l'altro ad un oggetto e non vediamo più ciò che è, ma ciò che esso rappresenta: la nostra felicità, l'oggetto della nostra felicità.
Questo meccanismo è automatico, istintivo, reciproco, per cui in definitiva creiamo rapporti dipendenti ognuno per proprio conto teso a far diventare l'altro quello che è la nostra rappresentazione della felicità.
Ma cosa stiamo dando? Pensiamo di dare, ma solo se vediamo che stiamo ricevendo qualcosa, in una continua attenzione a quanto riceviamo e a quanto diamo... un po' come i conti della spesa... e quando ci rilassiamo se siamo sempre a misurare l'altro come si relaziona?
E' questa, forse, la compatibilità?
Penso di no, vero? La compatibilità che credo tu ti riferisca è qualcosa che va oltre ciò che ho descritto, seppur crudamente e non certo reale (lo spero).
Forse, non c'è riposta a ciò che cerchi, ma c'è solo la comprensione di ciò che pensiamo, crediamo, di dover essere... Forse, solo dalla comprensione può nascere la risposta, ma se la comprensione è comprendere noi stessi allora la risposta... siamo noi!

Perdonate la lunghezza di questo post, e la noiosità delle mie riflessioni, non l'ho fatto apposta, semplicemente ho cercato di tradurre le mie sensazioni e non so quanto possa esserci riuscito. Per fortuna in questo forum ci sono molti altri post, forse migliori e più comprensibili di questo, che possono aiutarci a riflettere...

Un caldo saluto a tutti

spada di fuoco
spada di fuoco is offline  
Vecchio 06-05-2004, 15.42.53   #30
Devi
Ospite
 
Data registrazione: 06-05-2004
Messaggi: 29
Salve a tutti!

Caro spada di fuoco,
le tue parole risuonano nel mio Essere come echi di battaglie combattute e in parte ancora in corso….ma sono anche coem sentinelle luminose di un cammino senza mete, dove ogni passo è inizio e fine insieme….

Il problema della dipendenza emotiva credo ci riguardi un po’ tutti da vicino, perché tutti, in un modo o nell’altro, cresciamo subendo i condizionamenti esterni che fortificano e alimentano l’Ego.
Ma quando parliamo di “esterno”, che cosa intendiamo, in realtà? Non si tratta forse della relazione con gli altri, della società, che altro non è che il frutto della relazione fra individui? E allora come possiamo definirlo esterno, se ci riguarda, ci coinvolge comunque? Il fatto è che, in realtà, ci allontaniamo da noi stessi prima ancora di esserci guardati, osservati…passiamo subito ad osservare l’altro, ad appropriarci della identità dell’altro, convinti, oltretutto, di dover avere una identità. Ecco che le acque si mescolano, noi non ci conosciamo e pretendiamo di conoscere l’altro e che l’altro ci conosca. Volgiamo che agisca in un certo modo, non guardando il nostro agire….e come potremmo, se non l’abbiamo mai fatto? Come potremmo se abbiamo già contaminato ogni nostro comportamento, sopraffatti dalla paura?

Ma è proprio questo che accade: come anche tu osservi, l’altro spesso diventa solo oggetto del nostro amore e solo nella misura in cui risponda a nostre esigenze (di che genere?), solo quando rappresenti ciò che noi ci aspettiamo dalla vita, ciò che pensiamo di meritarci, per riempire i nostri “vuoti”….
Ma, allora, non sarebbe forse meglio cercare di comprendere questi vuoti? E se fossero incolmabili? E se fossero quell’inquietudine che è motore della personale ricerca interiore? E se, invece, non si trattasse affatto di vuoti? Che abbiamo frettolosamente etichettato così per paura, ma che in realtà stanno lì a dirci qualcosa? E se invece di pensare a riempirli (con effetti spesso disastrosi o, quantomeno, deludenti) provassimo a sfruttarli?
Certo è che l’altro non può certo riempire ciò che neanche noi conosciamo, ciò che neanche noi abbiamo il coraggio di affrontare: è come delegare al propria vita a qualcuno….sono certa che molti di voi sanno di cosa sto parlando……
Nella vita incontriamo varie persone: tutte hanno qualcosa da darci e da dirci…se solo non lo pretendessimo…ma se lo facciamo credo succeda perché stiamo pretendendo qualcosa anche da noi stessi, ci stiamo costringendo in un modo di vivere che non ci appartiene….altrimenti non credo ci comporteremmo così…
Il sentimento che proviamo per una persona che incontriamo, intriso di tutte le pulsioni emozionali possibili (la tentazione di classificarle è forte, ma estremamente limitante) ci può accompagnare per una vita o per poco tempo, chi lo sa? Forse dipende da quanta libertà concediamo a noi stessi ( e dunque anche all’altro) di scandagliare a fondo il nostro animo. Siamo noi a scegliere se vivere un rapporto di dipendenza, magari anche reciproca, oppure accettare se stesi e l’altro per ciò che si è in quel momento…basterebbe esserne consapevoli….
Una persona “compatibile” è, forse, una persona che ci parla di noi senza averglielo chiesto, una persona che continuamente, con il suo stesso essere, ci comunica che c’è altro al di là del contatto fisico, al di là della vicinanza mentale….l’altro, in qualche modo, è la chiave di noi stessi…..non accade con tutti, forse con pochi, forse con una persona soltanto….dipende…ma non è importante questo, quanto l’apertura verso gli altri intesi come esperienza di sé…..
Qualcosa accade dentro noi quando uno sguardo ci “colpisce” dentro….ma, non siamo in grado, credo, di cogliere in quello sguardo solo la potenza della libertà, della nostra, dell’altro, che in quel momento si fonde…. Scattano subito molti altri meccanismi mentali….il desiderio, il possesso, la paura….
Fa paura la libertà, vero? Come mai?
Un salutone a tutti.
Devi
Devi is offline  

 



Note Legali - Diritti d'autore - Privacy e Cookies
Forum attivo dal 1 aprile 2002 al 29 febbraio 2016 - Per i contenuti Copyright © Riflessioni.it