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Psicologia - Processi mentali ed esperienze interiori.
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Vecchio 22-09-2004, 00.39.42   #31
bomber
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Messaggio originale inviato da r.rubin
anche, ma soprattutto in senso inverso di marciaaaaaaah!

tg delle 23:00
"terrore sulla statale. concorde sbaglia pista d'atterraggio e sfreccia in contromano sulla statale 14. tra gli automobilisti scatta il panico.
alle 22:03 ecco lo schianto. dal veivolo fumante, fermo di sbieco in mezzo alle due corsie, dopo che il pilota ubriaco e con una sigaretta in bocca apre lo sportello, tra gli strilli dei fan scende le scale: uno schianto come sempre."



devi lasciare stare il wisky
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Vecchio 22-09-2004, 05.23.23   #32
gyta
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Messaggio originale inviato da r.rubin
..d'altra parte siamo abituati a sentir parlare in modo piuttosto vuoto, parole invisibili, trasparenti, astratte, che di ben definito non evocano niente. le parole astratte comunicano funzioni, relazioni, praticamnete è matematica, è il linguaggio della filosofia, un linguaggio logico, razionale. forse abituati a questo, non sappiamo neppure che esiste un linguaggio che può rendere la realtà come in un dipinto.
forse, abituati al "linguaggio della ragione", restiamo spaesati quando cerchiamo di descrivere un sentimento.

Non c'è un 'linguaggio della ragione'..
C'è.. l'elenco della spesa, il libro d'istruzioni del dvd(ed infatti è aramaico puro!), i tomi di biologia e statistica.. (che distruggono ogni sana fame di partecipazione!)..e -ciliegina- il tg (che quando si colora.. è 'grigio plastica sporco'..!)..etc..etc..

Hai ragione siamo abituati ad una comunicazione tesa all'essenziale, che 'essenziale' -come 'essenza'- non è..
Tanti veloci telegrammi.. immagini 'reali' di presunte visioni oggettive e di fronte queste l'assoluta tendenza ad esaurire ogni ulteriore capacità comunicativa..
Ma il linguaggio è relazione e dove c'è relazionarsi c'è abbondante confronto di singolari immagini, soggettive visioni.. colori, non più elenchi di parole-oggetto ma gioco della rappresentazione di queste..
Dall'esigenza di comunicare la propria coscienza-sentire nasce il 'linguaggio' della filosofia.. richiuso ai pochi -penso- da 'esigenze' di <mercato> (meno sei 'cosciente'..meno chiedi.. più 'produci'!) o meglio sarebbe dire, da 'esigenze' di potere..
Poiché la capacità d'elaborazione del sentire porta al desiderio di comunicazione e con questo d'arricchimento e con questo di cambiamento ed il cambiamento è evento-nuovo, è creazione, è.. potere!

Forse.. c'è di fondo la paura d'esser 'scomodi', di fare voce unica, di prendere consapevolezza della diversità -come se questa fosse sintomo di lontananza, non di ricchezza dell'essere ma di separazione, di divisione- responsabilità del proprio potere di influenza, di interazione..
Non penso sia prettamente una difficoltà in senso di termini non adeguati o non conosciuti ma un'auto-limitazione nel far uso della propria immaginazione, del toccarsi più profondamente dentro l'anima, di osare giocare al gioco delle immagini e dei colori, come fa chi sperimenta attraverso la pittura o la poesia o.. più semplicemente come fanno i bambini che inventano le parole a costo di non farsi capire.. sulle prime, ma a gioco avviato anche quelle prendono sapore di realtà.. In fondo, come abbiamo 'imparato' il significato delle nostre prime parole, ch'erano nient'altro che 'suoni'..? Abbiamo 'letto' oltre attraverso le smorfie di mamma o papà o chi per loro, ne vedevamo il colorito in volto, il ritmo del corpo e del respiro, il calore della pelle, la lucentezza degli occhi e migliaia di altri messaggi in codice s-codificati dal nostro sentire e percepivamo man mano il rapporto di unione interagente fra queste ed il mondo animato circostante..

Perché allora dovrebbe essere adesso così difficile prendersi la libertà (e la responsabilità!) di associare liberamente il nostro sentire a parole che nei secoli perdono il loro significato originario per assumerne uno 'nuovo' maturato nei costumi attraverso intere generazioni..??
Quanti poeti e pittori non sono stati 'riconosciuti' come veri creativi in vita per aver sperimentato semplicemente la propria strada..? Tanti..!
Ma le emozioni.. beh, queste sono di DIRITTO la nostra primaria strada.. qualche rischio di non accettazione varranno pure..!!!
E nel linguaggio musicale non è forse lo stesso..?

Ma noi siamo lo specchio degli altri (nel profondo) o 'restituiamo' il riflesso di luce (degli altri) unicamente.. a due dimensioni?
Guardare dentro di sé e spaziare di gioia per i confini infiniti ed i miliardi di miliardi di rappresentazioni-specchi.. tutti qui, attorno a noi, su questa terra-mondo e oltre..!
Buona poesia bomber
e buon 'sentirsi-dentro'.. a tutti!


Gyta
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Vecchio 22-09-2004, 12.29.14   #33
r.rubin
può anche essere...
 
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Messaggio originale inviato da gyta
Non c'è un 'linguaggio della ragione'..


per "linguaggio della ragione" intendo parole astratte, non concrete: "bicchiere" è concreta, "topo", "montagna", sono parole che evocano l'immagine dell'oggetto referente.. "referente" è astratta, indica "l'oggetto significato da un significante"... stà frase cosa ti evoca? relazioni astratte.. o no, secondo te?


Citazione:
Hai ragione siamo abituati ad una comunicazione tesa all'essenziale, che 'essenziale' -come 'essenza'- non è..

esatto, non è "essenza" ... l'economia comunicativa che la fa da padrona, risparmia sulla lucidità espressiva (poche parole essenziali, perfette per quello che si vuol esprimere)


Citazione:
Tanti veloci telegrammi.. immagini 'reali' di presunte visioni oggettive e di fronte queste l'assoluta tendenza ad esaurire ogni ulteriore capacità comunicativa..

però dai, la visione poliedrica della realtà si sta diffondendo, anche se è vero che c'è ancora qualcuno che crede "nella realtà", ma la nostra generazione è già oltre questo inghippo, probabilmente anche per la fortuna di avere un certo grado di istruzione.

Citazione:
Ma il linguaggio è relazione e dove c'è relazionarsi c'è abbondante confronto di singolari immagini, soggettive visioni.. colori, non più elenchi di parole-oggetto ma gioco della rappresentazione di queste..

relazione-comunicazione... il problema spesso non è nella consapevolezza della relatività del reale, ma nella difficoltà psicologica al dialogo: la difficoltà sta nel percorso che porta a maturare un atteggiamento di apertura, dialogo, dove non ci si sente messi in discussione se uno dice "non sono d'accordo con quello che dici".... purtroppo, strano paradosso, oggigiorno da un lato, tutti o quasi sanno che E=mc2, ma dall'altro la corsa alla sopraffazione, la competizione smodata, il bisogno di "vincere", rendono impossibile il dialogo.


Citazione:
Forse.. c'è di fondo la paura d'esser 'scomodi', di fare voce unica, di prendere consapevolezza della diversità -come se questa fosse sintomo di lontananza, non di ricchezza dell'essere ma di separazione, di divisione- responsabilità del proprio potere di influenza, di interazione..
Non penso sia prettamente una difficoltà in senso di termini non adeguati o non conosciuti ma un'auto-limitazione nel far uso della propria immaginazione, del toccarsi più profondamente dentro l'anima, di osare giocare al gioco delle immagini e dei colori, come fa chi sperimenta attraverso la pittura o la poesia o..

c'è il gregario e l'autonomo innovatore, sono tipi di personalità molto diverse con bisogni molto differenti.... credo sia una questione anche di istinto... poi sicuramente la "società" non insiste sul pensiero individuale... poco ma sicuro!!!


Citazione:
Ma noi siamo lo specchio degli altri (nel profondo) o 'restituiamo' il riflesso di luce (degli altri) unicamente.. a due dimensioni?
Guardare dentro di sé e spaziare di gioia per i confini infiniti ed i miliardi di miliardi di rappresentazioni-specchi.. tutti qui, attorno a noi, su questa terra-mondo e oltre..!
Buona poesia bomber
e buon 'sentirsi-dentro'.. a tutti!
Gyta

...non ho capito cosa intendi con specchio degli altri ecc.. ciao!
r.rubin is offline  
Vecchio 22-09-2004, 14.48.06   #34
bomber
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Messaggio originale inviato da r.rubin
per "linguaggio della ragione" intendo parole astratte, non concrete: "bicchiere" è concreta, "topo", "montagna", sono parole che evocano l'immagine dell'oggetto referente.. "referente" è astratta, indica "l'oggetto significato da un significante"... stà frase cosa ti evoca? relazioni astratte.. o no, secondo te?




esatto, non è "essenza" ... l'economia comunicativa che la fa da padrona, risparmia sulla lucidità espressiva (poche parole essenziali, perfette per quello che si vuol esprimere)




però dai, la visione poliedrica della realtà si sta diffondendo, anche se è vero che c'è ancora qualcuno che crede "nella realtà", ma la nostra generazione è già oltre questo inghippo, probabilmente anche per la fortuna di avere un certo grado di istruzione.



relazione-comunicazione... il problema spesso non è nella consapevolezza della relatività del reale, ma nella difficoltà psicologica al dialogo: la difficoltà sta nel percorso che porta a maturare un atteggiamento di apertura, dialogo, dove non ci si sente messi in discussione se uno dice "non sono d'accordo con quello che dici".... purtroppo, strano paradosso, oggigiorno da un lato, tutti o quasi sanno che E=mc2, ma dall'altro la corsa alla sopraffazione, la competizione smodata, il bisogno di "vincere", rendono impossibile il dialogo.




c'è il gregario e l'autonomo innovatore, sono tipi di personalità molto diverse con bisogni molto differenti.... credo sia una questione anche di istinto... poi sicuramente la "società" non insiste sul pensiero individuale... poco ma sicuro!!!




ciao!



bomber is offline  
Vecchio 22-09-2004, 15.07.38   #35
r.rubin
può anche essere...
 
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perchè ?
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Vecchio 22-09-2004, 17.28.55   #36
Sirtaki
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le trovi rigide? del tipo "io ho ragione"?


No. Nel senso che ritengo piuttosto raro incontrare persone capaci di riflettere, di dare un significato a ciò che dicono o fanno, di sviluppare le proprie idee. Come se ci si accontentasse di vivere come viene. Per fortuna, non son tutti così superficiali...
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Vecchio 22-09-2004, 18.52.49   #37
r.rubin
può anche essere...
 
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No. Nel senso che ritengo piuttosto raro incontrare persone capaci di riflettere, di dare un significato a ciò che dicono o fanno, di sviluppare le proprie idee. Come se ci si accontentasse di vivere come viene. Per fortuna, non son tutti così superficiali...

per fortuna no, sarebbe un mondo ancora peggiore..
però posso chiederti un'altra cosa? secondo te come si fa a dare un significato a ciò che si fa, che si dice, che si è? su quale strada si può trovare il significato? quella della riflessione?
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Vecchio 22-09-2004, 19.21.08   #38
bomber
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No. Nel senso che ritengo piuttosto raro incontrare persone capaci di riflettere, di dare un significato a ciò che dicono o fanno, di sviluppare le proprie idee. Come se ci si accontentasse di vivere come viene. Per fortuna, non son tutti così superficiali...


attenzione dire che sono tutti superficiali ..
lo sto sentendo troppo ultimamente ...
insomma ce un sacco di gente che lo dice degli altri pero insomma come mai i superficiali sono sempre gli altri -????
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Vecchio 23-09-2004, 04.11.22   #39
gyta
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"..topo", "montagna", sono parole che evocano l'immagine dell'oggetto referente..
"referente" è astratta, indica "l'oggetto significato da un significante"... stà frase cosa ti evoca? relazioni astratte.. o no, secondo te?


"Referente" è.. semplice anello di congiunzione 'grammaticale'(sintattica) >'a cui si riferisce'/'di cui parliamo'
La frase fuori da un contesto.. non sviluppa in sé un'emozione piena, ma non è -a mio avviso- una frase 'astratta'.. è un tentativo di scendere in profondità nel concetto di 'nome' svestendolo del suo appellativo, restituendolo -in un certo senso- 'nudo' e pronto ad eventuali altre immagini.. Ci si inoltra dentro a passaggi di riferimenti, ad un linguaggio di passaggi di riferimento che non determina in senso assoluto un'astrattismo di comunicazione, un linguaggio astratto.. Il divenirlo o meno è dato dal fine stesso del discorso..
Se ce ne serviamo -in realtà- per scendere sotto la superficie dell'apparenza e dello 'scontato' e trovarne nuove relazioni, nuove rappresentazioni o diversamente non è che un'uso di linguaggio sviante e non finalizzato che mira unicamente al vestire di quantità emozioni (/visoni/realtà) inesistenti..! Spesso tale 'linguaggio' viene usato unicamente a fini di retorica, di 'arte' di 'foggiato/provvisto' parlare, non quindi un'elaborazione del pensiero ma un'incontinenza di termini, di parole, di.. aria!
Quando ho detto che -secondo me!- non esiste un 'linguaggio della ragione' intendevo dire che esiste unicamente un linguaggio finalizzato alla comunicazione e che ciò che -di massima- astruso appare, astruso è, poiché sempre dello stesso linguaggio si tratta ma -in questo caso- finalizzato all'incomunicabilità -scopo 'strano' ma assai diffuso dell'uso delle parole al solo fine di confondere l'ipotetico interlocutore-avversario portandolo nel bel mezzo di un vorticoso mulinello.. Come spesso si usa fare in politica, sventolando lunghi discorsi privi di realtà da comunicare, di concetti..

Non so se una visione molteplice della realtà-mondo coincida con una coscienza non di superficie delle cose, di sicuro può essere uno stimolo d'indagine, d'approfondimento ma può anche fermarsi ad un' accettazione d'incoerenza delle cose(delle realtà) senza trovare uno sbocco, senza sbocciare, ad una comprensione più profonda e -magari!- unitaria della realtà.. Non è la quantità dell'informazione ma la qualità cioè il suo fine coincidente -di norma- al suo mezzo d'esplicazione.. 'Fine' inteso come 'cosa vuole comunicare..?' e 'mezzo' > 'in che 'modo' lo comunica..?'.. Quando l'espressione della comunicazione è tutt'uno con il suo fine c'è vero comunicare, quindi inizio di reale terreno di una coscienza del sentire del 'sentirsi' (dentro)..

La 'difficoltà psicologica al dialogo' è la stessa difficoltà 'psicologica' del prendere sul serio ciò che sentiamo dentro noi stessi, profondamente dentro noi stessi.. La difficoltà ad esprimere all'altro non è -a mio avviso!- che sentore di una difficoltà ad abbracciare più pienamente ciò che in noi sentiamo
od in altri casi, il timore di non essere compresi, accettati dall'altro.. Poiché una volta toccato pieno il nostro sentire non resta che la scelta dei termini a nostra conoscenza nel comunicare all'altro, e se i termini non bastano o non soddisfano, la libertà di 'inventarli', di associarli ad immagini, a gestualità del corpo.. Insomma.. la descrizione più dettagliata possibile od essenziale (dipende dal grado d'intimità e di conoscenza reciproca) del nostro sentimento..
Forse la maggiore difficoltà resta nella sfiducia di non esser compresi e nell'incapacità di 'gestire' il proprio sentimento (di fronte agli altri ed a se stessi)..

'Specchio degli altri'.. Dunque..
Nel profondo siamo simili agli altri nella complessità di ciò che ci turbina dentro..
Farci realmente 'da specchio' vuol dire desiderare di andare profondamente dentro noi stessi e dentro l'altro.. Non accontentarsi di una visione parziale (a due dimensioni) dell'altro.. !
Io penso che ognuno di noi sia -nel profondo (e 'scusate' l'abuso di tale termine, ma sinonimi decenti non li ho..!) e nell' 'istinto'- 'autonomo innovatore' ed a celarlo solo la tendenza alla massificazione contro l'insostituibile ricchezza dell'ndividuo singolo come fonte di preziosa di unicità.. Al di la di cultura 'intellettuale' (in senso dispregiativo- cioè tendente all'intelletto privo di reale sanguigna emozione!) e non..


Sottolinea bomber.. :
"attenzione dire che sono tutti superficiali ..
lo sto sentendo troppo ultimamente ..."

Assolutamente vero!
Ciò che per me è 'ancora superficie'
per l'altro può essere la conoscenza più profonda della sua realtà..
-Amen..!-


Gyta
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Vecchio 23-09-2004, 12.50.52   #40
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allora, secondo te il linguaggio astratto può rappresentare l'intelaiatura del reale, è un linguaggio "nudo" che può essere vestito di concretezza... se è così sono perfettamente d'accordo.
per astratto prima intendevo un linguaggio poco evocativo, poco poetico, emozionante, vivido.. comunque ok.

nell'intimo siamo tutti "autonomi innovatori"... sì, probabile, anzi, quasi sicuro, è vero! ma allora l'autonomo-innovatore che spicca per originalità (che alla fine è espressione di intima individualità) tra la massa anonima (che in realtà non è anonima ma massificata) è semplicemente una persona più fortunata, che ha avuto modo di coltivare se stessa in un ambiente favorevole allo sbocciare dell'intima particolarità, distante dal grigiore del conformismo (che si tramanda di generazione in generazione). insomma, l'ambiente in cui uno cresce è essenziale? e sarebbe anche un'idea ragionevole, se guardiamo infatti alle famiglie di artisti, e ai loro figli, notiamo sempre un certo quoziente di originalità, di anticonformismo.

ad ogni modo il discorso era l'espressione delle emozioni. mi sembra di capire che secondo te si può esprimere ciò che si sente, ciò che si è, man mano che si realizza il grande consiglio "conosci te stesso", dal momento che è impossibile esprimere ciò che non si conosce.

anche a questo punto però mi sembra che la fai, per così dire, troppo facile, nel senso che esprimere in modo veramente pregnante ciò che si sente, ciò che si percepisce, non è affatto facile, anzi, credo sia un'arte (e vabbè che insomma questo concorderebbe con il discorso di prima "entra in contatto con te stesso e sarai te stesso e non parte della massa anonima").
comunque, secondo me, è difficile.
anche descrivere l'ambiente come lo percepisco (ogni cosa la percepiamo a modo nostro, con le sensazioni che proviamo che entrano a far parte della cose stesse) la trovo di una difficoltà inaudita. continuo a provarci, perchè desidero raggiungere una certa capacità espressiva, ma pur vedendo, pur intuendo quello che dovrei dire, quello che dovrebbe uscire dalle paroline messe in fila... non riesco (ancora).
perchè non serve solo confidenza col proprio sentire, ma anche proprietà linguistica, conoscenza di molte molte parole, per trovare tra queste quella che meglio si accorda col sentire.... se già quel sentire lo esprimi con una frase... t'è già sfuggito di mano: esistono parole molto specifiche, e tra queste sicuramente c'è quella, una, che rende al meglio il tuo sentire. ma trovarla... ragazzi, mica facile!
r.rubin is offline  

 



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