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Vecchio 21-03-2005, 13.46.01   #31
Fragola
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Re: Re: Re: Attaccamento al dolore

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Messaggio originale inviato da VanLag
Sono indietro un po’ di post….. ma leggo in differita e quindi comincio a lasciare le riflessioni che avevo scritto leggendo Fragola……



La visione della morte come continuità della vita è molto presente nel pensiero orientale, perché si aggancia ad un reale sentire che forse può essere anche il nostro.
Nulla ci garantisce che poi ci sarà altro, certo…… ma riusciamo a concepire che la nostra esistenza finisca? Magari finirà la nostra identificazione in qualche cosa di particolare, ma non la nostra esistenza e questo è ciò a cui fa riferimento il Maharaji. (ma questo è parte di un altro film).



Quello che dici sul dolore ricalca quello che hai espresso anche nel 3d sul male e probabilmente c’è tanta verità in esso. Anche Gibran parla di scelta e dice che siamo noi a sceglierci il nostro dolore. Capisco il senso finale di ciò che dici ma spesso le nostre scelte, coinvolgono, o ci sembrano coinvolgere anche le persone che ci stanno vicine ed allora diventa tremendamente più difficile scegliere la strada della nostra libertà, se da questa libertà, pensiamo possa nascere un dolore per chi amiamo.
Parli spesso di assunzione di responsabilità ma chi sceglie, tenendo conto anche degli altri, ha l’illusione di assumersi delle responsabilità non di rifuggirle, soprattutto se non lo fa aspettandosi qualche cosa in cambio, ma semplicemente perché sente che “andava fatto”.

Ti faccio un esempio, che è anche vicino alla mia realtà: - curare un vecchio genitore rinunciando a molto del proprio tempo libero, comporta una rinuncia di tempo per se stessi, che in alcuni momenti può essere molto dolorosa, (com’è dolorosa ogni rinuncia). Io non dico che sia giusto farlo o meno, non do il voto di “figlio esemplare” a chi cura i genitori anziani ed il voto di “figlio degenere” a chi scegli invece di metterli in una casa di risposo, perché vuole pensare a se stesso. Però dico che si può scegliere il dolore, senza per questo doverla poi fare pagare a qualcuno, (vendicarsi), e che quella scelta di attraversare il dolore non sempre e non necessariamente è sintomo di capricci.
Poi certo esiste una libertà che è “oltre” ma quanti sono arrivati ad uniformare le proprie vite a quella comprensione?


Il fatto che non siamo capaci di concepire la nostra fine non è comunque una garanzia di continuità.

Van, il mio concetto di responsabilità e di non atttaccamento al dolore è un po' più profondo di così.
E' ovvio che nella vita c'è anche il dolore, ma come ho già detto una cosa è vivere un dolore contingente e bel altro l'attaccamento al dolore.
Il dolore "nevrotico" (l'attaccamento al dolore) è vendetta in sè. Anche se non c'è la volontà consapevole di farla pagare algi altri, di fatto ciò avviene.
Non vado oltre perchè non me la sento di smattellare delle illusioni che difendi con le unghie e coi denti.

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Vecchio 21-03-2005, 13.51.25   #32
VanLag
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Re: dolorosa-mente

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Messaggio originale inviato da visechi
Il processo cui fai cenno tu è stato oggetto di studi da parte della psicologia del comportamento e delle neuroscienze in generale. E’ stato riscontrato che l’uomo in condizioni estreme senta maggiormente il proprio attaccamento alla vita, e che, in quei momenti di maggiore difficoltà fisica, nel corso dei quali la vita pare destinata ad imboccare la strada della sua ineluttabile e repentina conclusione, s’ingeneri nell’animo e nel cervello dell’uomo un senso di attaccamento fortissimo.................... ..
Quello che ho scritto io su Etty Hillesum può essere conducibile ad un dato statistico, mentre credo, che il suo rapporto, (o equilibrio), con la vita, (che traspare dai libri che riportano le sue lettere ed i suoi diari), sia già meno riconducibile agli schemi umani.

Pare che di dove in dove e di quando in quando qualcuno pervenga a quella libertà (la stessa che, se non sbaglio, ipotizza anche Fragola), e che da lì in avanti diventa difficile dire qualsiasi cosa su queste persone perché la loro libertà è così grande che non sono più rinchiudibili nei nostri angusti schemi mentali.
Una sorta di maledizione del giudizio, secondo la quale, qualsiasi cosa si dica su queste persone esse “non sono quello” ed allora uno si arrabatta a gettare le proprie etichette parlando di illuminazione, equilibrio, libertà, realizzazione etc….. che sono solo piccoli tentativi di afferrare l’inafferrabile......



P.S. la battuta sulle risorse umane era perché ricordavo che tu eri impegnato a "combattere" questi illuminati gestori delle "risorse umane".
Sai una cosa? Quanto dolore sanno spesso fomentare questi signori.
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Vecchio 21-03-2005, 15.44.14   #33
VanLag
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Re: Re: Re: Re: Attaccamento al dolore

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Messaggio originale inviato da Fragola
Non vado oltre perchè non me la sento di smattellare delle illusioni che difendi con le unghie e coi denti.
Non so a cosa ti riferisci quindi non posso dire nulla. Mi fido della tua discrezione.

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Vecchio 21-03-2005, 15.51.11   #34
Fragola
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Re: Re: Re: Re: Re: Attaccamento al dolore

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Messaggio originale inviato da VanLag
Non so a cosa ti riferisci quindi non posso dire nulla. Mi fido della tua discrezione.


Mi riferisco a quello che scrivi qui sopra, a cosa se no?
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Vecchio 21-03-2005, 20.14.34   #35
VanLag
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Re: Re: Re: Re: Re: Re: Attaccamento al dolore

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Messaggio originale inviato da Fragola
Mi riferisco a quello che scrivi qui sopra, a cosa se no?
ma..... non so dove vedi le illussioni..... metto sempre tanti "non so", "forse", "credo", "penso", "magari"..... e via dicendo.

...... Ce ne sono tante di illusioni?

VanLag is offline  
Vecchio 22-03-2005, 09.28.43   #36
visechi
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Re: Re: Re: Re: Attaccamento al dolore

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Messaggio originale inviato da Fragola
Il fatto che non siamo capaci di concepire la nostra fine non è comunque una garanzia di continuità.

Il dolore "nevrotico" (l'attaccamento al dolore) è vendetta in sè. Anche se non c'è la volontà consapevole di farla pagare algi altri, di fatto ciò avviene.


Molto interessante il concetto relativo all’attaccamento al dolore come vendetta. Ci sto’ meditando su… è quasi una crepa… potresti svilupparlo?

visechi is offline  
Vecchio 22-03-2005, 16.22.38   #37
Fragola
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Re: Re: Re: Re: Re: Attaccamento al dolore

Citazione:
Messaggio originale inviato da visechi
Molto interessante il concetto relativo all’attaccamento al dolore come vendetta. Ci sto’ meditando su… è quasi una crepa… potresti svilupparlo?


L'ho già fatto in latri 3d, ma non trovo dove. Ci riprovo.
Dovremmo incominciare a chiederci da dove nasce il dolore.
Lasciamo perdere, per il momento, le teorie esoteriche per cui il dolore serve a sviluppare uno stato di consapevolezza più alto, il karma e via dicendo. Non lo escludo ma non ci credo. Per me lo scopo della vita è imparare a vivere adesso, non per avere una vita migliore dopo la morte.
Quindi, in questa vita, da dove nasce il dolore?
Qual è il momento in cui è possibile farci del male? Il momento in cui non ci possiamo difendere? L'infanzia.
E' nell'infanzia che ci fanno, volontariamente o no, del male.
La mamma che non ci voleva ed è stata così intelligente da dircelo (che se non ce lo diceva poi sarebbe stato peggio, perché non ci avrebbe voluto lo stesso ma non ci avrebbe dato le coordinate per capire l'origine del dolore), o che sì, ci voleva, ma che non sapeva amare. O che ci diceva in continuazione quanto sacrifici aveva fatto per noi. E così via. Chi più ne ha più ne metta. Per arrivare alle cose più grosse, come maltrattamenti e abusi.
Il nostro dolore nasce lì. E il dolore che viviamo da grandi non è altro che l'eco di quello. E tutti, in una misura o nell’altra, ne abbiamo dentro un pochino. Perché non esistono infanzie perfettamente felici e genitori perfetti.
Solo che da bambini è normale, se la mamma non ci prende in braccio, piangere disperatamente!
Ma noi andiamo avanti a farlo fino a novant'anni, perdindirindina! (non tutti, ma qualcuno sì.) E diciamo ai nostri compagni e ai nostri amici che non ci amano abbastanza, che non ci amano come vogliamo noi, che non ci sono quando li vorremmo. Ricattiamo col dolore. "non vedi, io sto tanto male e tu...".
Ma non è questo che vorremmo dire. Quello che vorremmo dire è "mamma, papà, guardate cosa mi avete fatto! E' colpa vostra se sto così male, è colpa vostra se nessuno mi ama, è colpa vostra se ho una vita di merda". Perché in fondo siamo incavolati neri: piangiamo da novant’anni non ci hanno ancora preso in braccio!
Ci vendichiamo col dolore perché il nostro dolore provoca dolore in chi ci ama. E per di più ci vendichiamo sulle persone sbagliate, perché non è la mamma soffrire, ma chi ci sta vicino.
Il dolore nevrotico è solo questo, l'incapacità di perdonare. E per perdonare io non intendo dire: "mi hai fatto tanto male ma io soffro in silenzio e siccome sono tanto buona ti accudisco lo stesso, adesso che sei vecchia". Questo è vittimismo. E spesso ancora vendetta. Il nostro carnefice diventato vittima! Impotente. Bloccato lì a guardare il disastro che ha fatto nelle nostre vite! Wowww! Per perdonare io intendo dire, finalmente, "io sono responsabile del dolore che ho dentro, non tu, perché io adesso ho la capacità di gestirlo e spezzarlo. Mi hai fatto male (magari è pure vero!) ma adesso me ne occupo io". E magari non ti accudisco, se davvero sei stata davvero una madre mostro, perché dovrei? Per obbligo morale? Non ti accudisco ma non distribuisco ad altri il tuo male. (e se il karma esiste, ti ripulisco il karma, dici poco? )
Oppure capisco che tu, a tua volta, mi hai fatto male perché distribuivi male ricevuto e allora, dopo essermi assunta la responsabilità del mio dolore, posso occuparmi di te con serenità. Senza sacrificio.
Insomma, il dolore genera dolore. Chi sta male fa soffrire chi gli è accanto.
E’ una catena infinita. Se non ce ne assumiamo la responsabilità restituiamo centuplicato il male che ci hanno fatto. E lo facciamo ai nostri figlio, che a loro volta lo faranno ai loro...

Oddio, spero di essermi spiegata.
Ciao
Fragola is offline  
Vecchio 22-03-2005, 19.08.14   #38
dani62
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Re: Re: Re: Re: Re: Re: Attaccamento al dolore

Citazione:
Messaggio originale inviato da Fragola
L'ho già fatto in latri 3d, ma non trovo dove. Ci riprovo.
Dovremmo incominciare a chiederci da dove nasce il dolore.
Lasciamo perdere, per il momento, le teorie esoteriche per cui il dolore serve a sviluppare uno stato di consapevolezza più alto, il karma e via dicendo. Non lo escludo ma non ci credo. Per me lo scopo della vita è imparare a vivere adesso, non per avere una vita migliore dopo la morte.
Quindi, in questa vita, da dove nasce il dolore?
Qual è il momento in cui è possibile farci del male? Il momento in cui non ci possiamo difendere? L'infanzia.
E' nell'infanzia che ci fanno, volontariamente o no, del male.
La mamma che non ci voleva ed è stata così intelligente da dircelo (che se non ce lo diceva poi sarebbe stato peggio, perché non ci avrebbe voluto lo stesso ma non ci avrebbe dato le coordinate per capire l'origine del dolore), o che sì, ci voleva, ma che non sapeva amare. O che ci diceva in continuazione quanto sacrifici aveva fatto per noi. E così via. Chi più ne ha più ne metta. Per arrivare alle cose più grosse, come maltrattamenti e abusi.
Il nostro dolore nasce lì. E il dolore che viviamo da grandi non è altro che l'eco di quello. E tutti, in una misura o nell’altra, ne abbiamo dentro un pochino. Perché non esistono infanzie perfettamente felici e genitori perfetti.
Solo che da bambini è normale, se la mamma non ci prende in braccio, piangere disperatamente!
Ma noi andiamo avanti a farlo fino a novant'anni, perdindirindina! (non tutti, ma qualcuno sì.) E diciamo ai nostri compagni e ai nostri amici che non ci amano abbastanza, che non ci amano come vogliamo noi, che non ci sono quando li vorremmo. Ricattiamo col dolore. "non vedi, io sto tanto male e tu...".
Ma non è questo che vorremmo dire. Quello che vorremmo dire è "mamma, papà, guardate cosa mi avete fatto! E' colpa vostra se sto così male, è colpa vostra se nessuno mi ama, è colpa vostra se ho una vita di merda". Perché in fondo siamo incavolati neri: piangiamo da novant’anni non ci hanno ancora preso in braccio!
Ci vendichiamo col dolore perché il nostro dolore provoca dolore in chi ci ama. E per di più ci vendichiamo sulle persone sbagliate, perché non è la mamma soffrire, ma chi ci sta vicino.
Il dolore nevrotico è solo questo, l'incapacità di perdonare. E per perdonare io non intendo dire: "mi hai fatto tanto male ma io soffro in silenzio e siccome sono tanto buona ti accudisco lo stesso, adesso che sei vecchia". Questo è vittimismo. E spesso ancora vendetta. Il nostro carnefice diventato vittima! Impotente. Bloccato lì a guardare il disastro che ha fatto nelle nostre vite! Wowww! Per perdonare io intendo dire, finalmente, "io sono responsabile del dolore che ho dentro, non tu, perché io adesso ho la capacità di gestirlo e spezzarlo. Mi hai fatto male (magari è pure vero!) ma adesso me ne occupo io". E magari non ti accudisco, se davvero sei stata davvero una madre mostro, perché dovrei? Per obbligo morale? Non ti accudisco ma non distribuisco ad altri il tuo male. (e se il karma esiste, ti ripulisco il karma, dici poco? )
Oppure capisco che tu, a tua volta, mi hai fatto male perché distribuivi male ricevuto e allora, dopo essermi assunta la responsabilità del mio dolore, posso occuparmi di te con serenità. Senza sacrificio.
Insomma, il dolore genera dolore. Chi sta male fa soffrire chi gli è accanto.
E’ una catena infinita. Se non ce ne assumiamo la responsabilità restituiamo centuplicato il male che ci hanno fatto. E lo facciamo ai nostri figlio, che a loro volta lo faranno ai loro...

Oddio, spero di essermi spiegata.
Ciao

Non solo ti sei spiegata, ma sei stata chiarissima.
Leggete con attenzione quello che ha scritto fragola, c'è la storia di tutti dentro. Per affrancarsi da tanto dolore servono gli strumenti adatti, un percorso sostenuto da un serio aiuto (analisi?) e un guardarsi dentro non facilissimo. I più tendono a responsabilizzare gli altri di dolori che hanno vecchie radici....
Grazie Fragola.
dani62 is offline  
Vecchio 22-03-2005, 19.14.44   #39
bomber
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Re: Attaccamento al dolore

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Messaggio originale inviato da VanLag
Interrogante: E la morte libera?

Maharaji: Chi si crede nato teme molto la morte. Per chi si conosce è un lieto evento.
.....Per me la morte non è una calamità, così come la nascita di un bambino non è una gioia. Il bambino va verso i guai, il morto ne è fuori. L'attaccamento alla vita è attaccamento al dolore. Amiamo ciò che ci fa soffrire. Tale è la nostra natura. Per me la morte sarà un momento di giubilo, non di paura. Piangevo quando nacqui, e morirò ridendo.


E’ uno stralcio dei cento dialoghi con un sapiente di villaggio, dialoghi con sri Nisargadatta Maharaji, un “maestro” indiano.
Il dialogo in particolare verteva sulla morte, ma mi ha colpito l’affermazione che ho messo in neretto. “L'attaccamento alla vita è attaccamento al dolore”.
Ho sempre pensato di essere un po’ masochista, ma guardandomi bene attorno direi che siamo in tanti….. ma tanti, tanti.
Basti pensare al modo disumano in cui ci buttiamo nel lavoro sacrificando tutto di noi stessi. OK. il lavoro è socialmente approvato, anche se produciamo inutilissimi soprammobili, ma il sacrifico, la fatica, la durezza, in ultima analisi il dolore, nelle fabbriche, negli uffici, nelle azienda, è riscontrabile da chiunque non voglia mentire dicendo: - no è bello ed io mi diverto come un pazzo. –
Ma il lavoro è solo un esempio, cosa non facciamo per complicarci la vita, creando società sempre più opprimenti, per poi dire: - ma guarda che bel progresso! –

Bel progresso ste due OO se fosse vero progresso saremmo tutti qui, (o su un’isola del pacifico), felici, sorridenti, beati a gustarci il frutto di questa macchina produttiva che ormai potrebbe andare avanti con poco sforzo da parte dell’uomo. Se fossimo davvero progrediti non andremmo in giro in città con decibel impossibili di rumore, con aria che ti uccide solo a guardarla e con torrenti che hanno messo in crisi le fabbriche di acido, perché se ti serve vai ad imbottigliare direttamente nel Seveso dietro casa. (Il Seveso è un ex torrentello fuori Milano).
Ora la domanda: - secondo voi c’è una spiegazione per questo attaccamento al dolore? -



beh con la premessa che non ho letto tutti gli altri post ma solo qualcuno diciamo che alla fine qualcuno si lega al dolore perchè ha paura di vivere, ed il dolore semba quasi una forma distorata di vita.
si cerca a volte il dolore perchè si pensa che si sta male le cose andranno bene e nessuno potra togliere quello che si ha perche non si posside nulla... essere felici per queste persone d'altra parte li costringe ad essere obbiettivamente preoccupati, e si preoccupanao talmente tanto che preferiscono avere sempre il dolore perche cosi non soffriranno per la perdita della felicità.
bomber is offline  
Vecchio 22-03-2005, 23.10.43   #40
alpha
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Messaggi: 218
Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re: Attaccamento al dolore

Citazione:
Messaggio originale inviato da dani62
Non solo ti sei spiegata, ma sei stata chiarissima.
Leggete con attenzione quello che ha scritto fragola, c'è la storia di tutti dentro. Per affrancarsi da tanto dolore servono gli strumenti adatti, un percorso sostenuto da un serio aiuto (analisi?) e un guardarsi dentro non facilissimo. I più tendono a responsabilizzare gli altri di dolori che hanno vecchie radici....
Grazie Fragola.


Grazie dell'indicazione dani.

Ho letto con attenzione le parole di Frag, ma anche questa volta, se dovessimo "colloquiare" solamente tra noi due, ti direi che sei "fuori strada", per quello che "mi riguarda" (rispondo alla tua esortazione di leggere questo thread riguardo alla "violenza" verbale...sia subita, che perpetrata).

La teoria del dolore che proviene da lontano è vecchia come il mondo che l'ha partorita. E' un altro solito espediente (anche se in alcuni casi sacrosanto) per spostare il problema altrove.

Se ti tagli, il dolore nasce in quello stesso momento.

Non bisogna andarne a ricercare i motivi solamente nel proprio vissuto. Quelli, semmai, hanno nomi e connotazioni diverse.

Si ha paura del dolore come di tante altre cose, eppure, sia il dolore che le altre cose esistono ugualmente.

...mi fermo qui perchè stasera, come tante altre volte ultimamente, la mia mente è altrove.








Ultima modifica di alpha : 22-03-2005 alle ore 23.13.46.
alpha is offline  

 



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