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Psicologia - Processi mentali ed esperienze interiori.
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Vecchio 29-11-2005, 19.03.34   #11
iudichetta
Ospite abituale
 
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Data registrazione: 09-10-2005
Messaggi: 223
La differenza che cè fra psicologo,, è psichiatra. In cosa possono aiutare a guarire.
iudichetta is offline  
Vecchio 29-11-2005, 20.29.23   #12
Rolando
Ospite abituale
 
Data registrazione: 01-04-2002
Messaggi: 855
Ciao ellea!

A parte del fatto che il tuo psicoterapeuta a me pare un po' irrispettoso non informandote della sua decizione di concludere la psicoterapia, e non lavorando un po' sulla tua "separazione" da lui, penso che niente nella vita accada per caso, ed il fatto che ti sei sentita "abbandonata" forse ha a che fare con qualcosa con cui devi lavorare?

Penso che la cosa più importante sia che il psicoterapeuta è una persona "onesta" senza voglia di essere un'"autorità", una persona guidata dalla compassione che capisce che ogni uomo si trova in uno processo evolutivo e che quindi capisce che la psicoterapia è un metodo attraverso cui si può evolversi, e non è dunque una "cura" di qualche "malattia".

Deve essere una persona che è capace di entrare in contatto con il "confidente", (una denominazione più bella e più coretta di "patiente"), e contribuire a creare una buona relazione in cui lo sviluppo può aver luogo.
Analisi dell'efficacia di diversi tipi di psicoterapia rivelano che tutti sono più o meno ugualmente efficaci, ma la cosa cruciale è l'atteggiamento, il carattere e la "saggezza" dell'analista, e quindi non è senza importanza chi si sceglie.
Ciao
Rolando is offline  
Vecchio 29-11-2005, 23.59.07   #13
ellea
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Data registrazione: 05-08-2005
Messaggi: 77
Citazione:
Messaggio originale inviato da Rolando
Ciao ellea!

A parte del fatto che il tuo psicoterapeuta a me pare un po' irrispettoso non informandote della sua decizione di concludere la psicoterapia, e non lavorando un po' sulla tua "separazione" da lui, penso che niente nella vita accada per caso, ed il fatto che ti sei sentita "abbandonata" forse ha a che fare con qualcosa con cui devi lavorare?

La "sindrome dell'abbandono" mi ha accompagnata per tutta la durata della terapia:era una vera angoscia non avere l'appuntamento per la volta successiva ed essere costretta all'incertezza di "quando potrò tornare lì".Ho sempre avuto il terrore che potesse scaricarmi o mollarmi a un collega.Tuttosommato quando è successo ciò che ho sempre temuto moltissimo è stato meno devastante di quanto potevo immaginare.La rabbia è stata soprattutto la frustrazione di vedere interrotto un lavoro sul quale avevo puntato molto in termini di aspettative e di energie:la psicoterapia era una cosa fondamentale, il luogo dove ricreavo me stessa e d'un botto quel luogo è scomparso. Ecco si è trattato più di questo ,in quel momento, che di abbandono.

Citazione:

Penso che la cosa più importante sia che il psicoterapeuta è una persona "onesta" senza voglia di essere un'"autorità", una persona guidata dalla compassione che capisce che ogni uomo si trova in uno processo evolutivo e che quindi capisce che la psicoterapia è un metodo attraverso cui si può evolversi, e non è dunque una "cura" di qualche "malattia".

Deve essere una persona che è capace di entrare in contatto con il "confidente", (una denominazione più bella e più coretta di "patiente"), e contribuire a creare una buona relazione in cui lo sviluppo può aver luogo.
Analisi dell'efficacia di diversi tipi di psicoterapia rivelano che tutti sono più o meno ugualmente efficaci, ma la cosa cruciale è l'atteggiamento, il carattere e la "saggezza" dell'analista, e quindi non è senza importanza chi si sceglie.
Ciao

e già: ma altra via non vedo se non quella di provare. Per ora credo di avere scelto "la formazione": penso a un medico psichiatra psicoanalista di qualche associazione scientifica accreditata.Penso a questo tipo di professionista perchè credo di avere disturbi psicosomatici e preferisco fare una loro valutazione con chi possiede strumenti per fare diagnosi sia mediche che psicologiche.

Per il resto, io dovrei riuscire a incontrare una persona che abbia per me una qualche significatività, che "mi dica qualcosa", che senta che possa stimarla. E non è facile, perchè non è facile inquadrare in un colloquio conoscitivo una persona e valutarla con qualche attendibilità.
Avevo infatti deciso di provare con una psi che aveva i requisiti formativi che io cercavo, ma è da ottobre che devo telefonare e sono ancora qua...e allora viene il dubbio : sto esitando perchè non ho ancora trovato una "personalità" che mi dica qualcosa e di cui sento di potermi fidare o c'è qualche resistenza che ci mette lo zampino....

..per esempio, questa psi, in quel colloquio mi disse , presentandomi l'analisi, che i primi tempi si sta maluccio...io ricordo bene come sono stata maluccio con il mio ex psi e l'idea di ritrovarmi in una situazione simile non mi piace tanto..



ciao rolando e grazie

Ultima modifica di ellea : 30-11-2005 alle ore 00.00.10.
ellea is offline  
Vecchio 30-11-2005, 00.29.11   #14
ellea
iscrizione annullata
 
Data registrazione: 05-08-2005
Messaggi: 77
[...]

Ma se è vero che il "terapeuta è la terapia", come rintracciare quello giusto?

Ogni tanto arriva nel mio studio qualche paziente che mi racconta di sue precedenti esperienze psicanalitiche: è stato mesi (a volte anni) seduto di fronte ad un terapeuta che sentiva eccessivamente distaccato, oppure sdraiato su un lettino dietro il quale un altro terapeuta non pronunciava mai una parola, oppure ancora in relazione con qualcuno che non usava il suo stesso codice verbale ed esperenziale… e sempre mi sento confessare che ha pensato: "Deve essere colpa mia, forse è una resistenza che dovrei superare…"

Quando mi accade cerco di spiegare alla persona che ho davanti che la psicoterapia è sostanzialmente un Incontro, una esperienza emozionale tra due persone, e che non ha senso abdicare il proprio giudizio a favore di dogmi teoretici e luoghi comuni. E' senz'altro vero: il lavoro analitico prevede il difficoltoso superamento di molte resistenze inconsce, ma non tutte le resistenze sono "resistenze" e occorre intuito da parte di entrambi per riconoscere le une dalle altre. L'aderenza incondizionata alla tecnica o alla teoria di turno è pericolosa. Perché sono le teorie che dovrebbero sforzarsi di aderire alla realtà dell'uomo, non l'uomo alle teorie, per quanto corrette quest'ultime possano apparirgli. Nessun terapeuta - spiego ancora - solo in virtù dei suoi attestati, dovrebbe essere considerato appunto un buon terapeuta o, comunque, il terapeuta adatto per chiunque; e dopo anni e anni di lavoro e di esperienze raccolte sul campo mi spingo certe volte a dire che non conta neppure il suo orientamento teorico (freudiano, junghiano, bioenergetico, comportamentista, relazionale o quant'altro…), bensì solo ed esclusivamente quello che è come persona.

Ma come scoprirlo?

A chi me lo chiede in genere rispondo: "Soprattutto con la pancia…. Lasciate parlare il vostro istinto, dategli credito, e otto volte su dieci quello vi darà la risposta giusta."

Ma se la persona davanti a me non si fidasse del proprio istinto, e fosse perciò indeciso, gli suggerirei allora di contattare quanti più terapeuti possibili, rivolgere loro una sola innocente domanda: "Dottore, lei crede nella psicanalisi?" e scartare immancabilmente tutti coloro che rispondono: "Si!"

Perché la certezza uccide e solo il Dubbio lascia spazio alle speranze.
P.P.
http://www.psicologiaonline.it/Quale%20terapeuta.htm
ellea is offline  

 



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