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Psicologia - Processi mentali ed esperienze interiori.
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Vecchio 10-01-2006, 12.11.51   #31
r.rubin
può anche essere...
 
Data registrazione: 11-09-2002
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Messaggio originale inviato da lobelia
Allora prese lo specchio con la propria immagine, lo avvolse nel lenzuolo intriso del suo sudore e lo portò lontano, ma continuava a non dormire pensando a quella inaccettabile testimonianza.
Tornò in quel luogo sperduto ed infranse lo specchio in mille frammenti che gli restituirono mille frammenti di sè.
Decise allora di raccoglierli, frantumarli in una polvere sottilissima ed ingoiarli.
Defecò una statuetta a forma di ratto dai mille riflessi splendenti che a quel punto divenne idolo. Ed ancora ora, in quel luogo lontano, migliaia di pellegrini accorrono estatici a venerare il loro dio fatto a loro immagine e simiglianza

r.rubin is offline  
Vecchio 10-01-2006, 12.21.28   #32
Elijah
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L'avatar di Elijah
 
Data registrazione: 21-07-2004
Messaggi: 1,541
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Messaggio originale inviato da r.rubin

È innanzitutto, per prima cosa, è innanzitutto necessario assassinare tutte le persone intolleranti. Mi spiace ma è così.
Poveri ignoranti mentecatti, ratti! Che meritano solo sonore bastonate sul grugno, brutti imbecilli razzisti deficienti e cretini fobici dell'alterità.

E così, finalmente, squilli di trombe, resteremo solo tra noi, i migliori!
E sarà il radioso inizio di una nuova era.

Mi sembra un discorso di Hitler...

Non bisogna dimenticarsi infatti, che Hitler voleva il bene per l'intera umanità, per questo uccideva le persone intolleranti... e per questo avrebbe dovuto rimanere solo la razza ariana, perché essendo la migliore...

Ma vabbé, non ho capito se erano parole serie le tue, oppure no...


Elia
Elijah is offline  
Vecchio 10-01-2006, 12.52.27   #33
r.rubin
può anche essere...
 
Data registrazione: 11-09-2002
Messaggi: 2,053
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Messaggio originale inviato da Elijah
Mi sembra un discorso di Hitler...

Non bisogna dimenticarsi infatti, che Hitler voleva il bene per l'intera umanità, per questo uccideva le persone intolleranti... e per questo avrebbe dovuto rimanere solo la razza ariana, perché essendo la migliore...

Ma vabbé, non ho capito se erano parole serie le tue, oppure no...


Elia

scherzi? vuol dire che non hai mai visto i miei baffetti!

Ovvio che scherzavo, non riuscirei mai a parlare seriamente di quetse cose, mi salvo nell'ironia, ma soprattutto nell'autoironia, come amorevole presa in cura di se stessi nel riconoscere i propri limiti ancora insuperati, ma comprensibilmente umani. E da questo riconoscimento al riconoscimento amorevole dei limiti altrui il passo nemmeno c'è, è quasi immediato.

Vedo infatti che quasi tutti, anche le mentalità più aperte e liberali, cadono sempre nella critica feroce di coloro che si situano al polo opposto rispetto alla loro mentalità: ossia i conservatori o bigotti.
Io mi considero molto bigotto per certi versi, ma un bigotto che, solitamente, cerca di aprirsi alla novità della diversità. Ma a volte non riesco a fare a meno di scoprire in me un imbarazzo che scaturisce dall'incontro di una persona in carrozzina, o addirittura un brillio negli occhi dell'anima quando mi sento superiore ad altre persone che in buona fede mi vanno raccontando delle loro disgrazie. Reazioni che, non appena l'occhio dell'autocoscienza giunge a scorgerle, mi fanno accapponare la pelle.. sento un certo disagio.. sarà solo perchè ho interiorizzato qualche valore tipico della nostra società, come l'uguaglianza?

Può essere, ma non è un condizionamento di cui mi sento passivo portatore, ma attivo sostenitore, credendo che la nostra vita comunitaria potrebbe essere splendida è piena di energica vitalità se tutti riuscissimo a volerci bene, a noi stessi, e a vicenda, se vedessimo l'altro come un simile (perchè umano) anche se diverso, un altro a cui comunicare la nostra vitalità, e da cui ricevere altrettanta vitalità e gioia di vivere, in un circolo virtuoso che ci innalzi nel miglior mondo che la nostra immaginazione possa sognare, ma qui ed ora, coi piedi per terra.

Ma per fare questo è anche neccessario comprenderci nei nostri limiti (mai fissi, ma sempre spostabili in avanti di una spanna, per tutta la vita) e di riflesso comprendere gli altrui limiti, anche se a volte bisognerebbe essere dei santi.. l'importante è non cedere: ogni atto di disprezzo di una persona verso un'altra è un atto di disprezzo per la vita, anche per la propria: non è bello percepire il proprio labbro contercersi in una smorfia di disprezzo, non è bello provare il sentimento di disprezzo; è bello provare la felicità, il benessere, la serenità: è bello quindi sorridere, accogliere. E sorridendo si fa del bene all'altro, facendolo anche a se stessi.
Chi brontola agli altri, disprezza, critica ferocemente, non sta bene con sè e non fa stare bene gli altri.

Bisogna capire che è umano, è umano passare da una fase egocentrica a una fase aperta agli altri, passare da un'atteggiamento di superiorità difensivo, ad un atteggiamento di apertura dello spirito, verso di se e verso gli altri.

Allora non critichiamo chi, in certe situazioni, disdegna, disprezza, odia. Ma comprendiamolo, vedendolo nel contesto del percorso di crescita che sta svolgendo, il percorso di crescita di un fratello, che possiamo aiutare a farlo entrare nella luce radisosa del giorno.

In quetso modo sì, secondo me potrà essere possibile un futuro più radioso.
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Vecchio 10-01-2006, 15.13.02   #34
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Messaggio originale inviato da r.rubin
scherzi? vuol dire che non hai mai visto i miei baffetti!

Ovvio che scherzavo, non riuscirei mai a parlare seriamente di quetse cose, mi salvo nell'ironia, ma soprattutto nell'autoironia, come amorevole presa in cura di se stessi nel riconoscere i propri limiti ancora insuperati, ma comprensibilmente umani. E da questo riconoscimento al riconoscimento amorevole dei limiti altrui il passo nemmeno c'è, è quasi immediato.

Vedo infatti che quasi tutti, anche le mentalità più aperte e liberali, cadono sempre nella critica feroce di coloro che si situano al polo opposto rispetto alla loro mentalità: ossia i conservatori o bigotti.
Io mi considero molto bigotto per certi versi, ma un bigotto che, solitamente, cerca di aprirsi alla novità della diversità. Ma a volte non riesco a fare a meno di scoprire in me un imbarazzo che scaturisce dall'incontro di una persona in carrozzina, o addirittura un brillio negli occhi dell'anima quando mi sento superiore ad altre persone che in buona fede mi vanno raccontando delle loro disgrazie. Reazioni che, non appena l'occhio dell'autocoscienza giunge a scorgerle, mi fanno accapponare la pelle.. sento un certo disagio.. sarà solo perchè ho interiorizzato qualche valore tipico della nostra società, come l'uguaglianza?

Può essere, ma non è un condizionamento di cui mi sento passivo portatore, ma attivo sostenitore, credendo che la nostra vita comunitaria potrebbe essere splendida è piena di energica vitalità se tutti riuscissimo a volerci bene, a noi stessi, e a vicenda, se vedessimo l'altro come un simile (perchè umano) anche se diverso, un altro a cui comunicare la nostra vitalità, e da cui ricevere altrettanta vitalità e gioia di vivere, in un circolo virtuoso che ci innalzi nel miglior mondo che la nostra immaginazione possa sognare, ma qui ed ora, coi piedi per terra.

Ma per fare questo è anche neccessario comprenderci nei nostri limiti (mai fissi, ma sempre spostabili in avanti di una spanna, per tutta la vita) e di riflesso comprendere gli altrui limiti, anche se a volte bisognerebbe essere dei santi.. l'importante è non cedere: ogni atto di disprezzo di una persona verso un'altra è un atto di disprezzo per la vita, anche per la propria: non è bello percepire il proprio labbro contercersi in una smorfia di disprezzo, non è bello provare il sentimento di disprezzo; è bello provare la felicità, il benessere, la serenità: è bello quindi sorridere, accogliere. E sorridendo si fa del bene all'altro, facendolo anche a se stessi.
Chi brontola agli altri, disprezza, critica ferocemente, non sta bene con sè e non fa stare bene gli altri.

Bisogna capire che è umano, è umano passare da una fase egocentrica a una fase aperta agli altri, passare da un'atteggiamento di superiorità difensivo, ad un atteggiamento di apertura dello spirito, verso di se e verso gli altri.

Allora non critichiamo chi, in certe situazioni, disdegna, disprezza, odia. Ma comprendiamolo, vedendolo nel contesto del percorso di crescita che sta svolgendo, il percorso di crescita di un fratello, che possiamo aiutare a farlo entrare nella luce radisosa del giorno.

In quetso modo sì, secondo me potrà essere possibile un futuro più radioso.

Direi meraviglioso intervento, almeno dal punto di vista del cammino in cui sono giunta!
Condivido in toto

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Vecchio 10-01-2006, 16.42.14   #35
lobelia
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scherzi? vuol dire che non hai mai visto i miei baffetti!

Ovvio che scherzavo, non riuscirei mai a parlare seriamente di quetse cose, mi salvo nell'ironia, ma soprattutto nell'autoironia, come amorevole presa in cura di se stessi nel riconoscere i propri limiti ancora insuperati, ma comprensibilmente umani. E da questo riconoscimento al riconoscimento amorevole dei limiti altrui il passo nemmeno c'è, è quasi immediato.

Vedo infatti che quasi tutti, anche le mentalità più aperte e liberali, cadono sempre nella critica feroce di coloro che si situano al polo opposto rispetto alla loro mentalità: ossia i conservatori o bigotti.
Io mi considero molto bigotto per certi versi, ma un bigotto che, solitamente, cerca di aprirsi alla novità della diversità. Ma a volte non riesco a fare a meno di scoprire in me un imbarazzo che scaturisce dall'incontro di una persona in carrozzina, o addirittura un brillio negli occhi dell'anima quando mi sento superiore ad altre persone che in buona fede mi vanno raccontando delle loro disgrazie. Reazioni che, non appena l'occhio dell'autocoscienza giunge a scorgerle, mi fanno accapponare la pelle.. sento un certo disagio.. sarà solo perchè ho interiorizzato qualche valore tipico della nostra società, come l'uguaglianza?

Può essere, ma non è un condizionamento di cui mi sento passivo portatore, ma attivo sostenitore, credendo che la nostra vita comunitaria potrebbe essere splendida è piena di energica vitalità se tutti riuscissimo a volerci bene, a noi stessi, e a vicenda, se vedessimo l'altro come un simile (perchè umano) anche se diverso, un altro a cui comunicare la nostra vitalità, e da cui ricevere altrettanta vitalità e gioia di vivere, in un circolo virtuoso che ci innalzi nel miglior mondo che la nostra immaginazione possa sognare, ma qui ed ora, coi piedi per terra.

Ma per fare questo è anche neccessario comprenderci nei nostri limiti (mai fissi, ma sempre spostabili in avanti di una spanna, per tutta la vita) e di riflesso comprendere gli altrui limiti, anche se a volte bisognerebbe essere dei santi.. l'importante è non cedere: ogni atto di disprezzo di una persona verso un'altra è un atto di disprezzo per la vita, anche per la propria: non è bello percepire il proprio labbro contercersi in una smorfia di disprezzo, non è bello provare il sentimento di disprezzo; è bello provare la felicità, il benessere, la serenità: è bello quindi sorridere, accogliere. E sorridendo si fa del bene all'altro, facendolo anche a se stessi.
Chi brontola agli altri, disprezza, critica ferocemente, non sta bene con sè e non fa stare bene gli altri.

Bisogna capire che è umano, è umano passare da una fase egocentrica a una fase aperta agli altri, passare da un'atteggiamento di superiorità difensivo, ad un atteggiamento di apertura dello spirito, verso di se e verso gli altri.

Allora non critichiamo chi, in certe situazioni, disdegna, disprezza, odia. Ma comprendiamolo, vedendolo nel contesto del percorso di crescita che sta svolgendo, il percorso di crescita di un fratello, che possiamo aiutare a farlo entrare nella luce radisosa del giorno.

In quetso modo sì, secondo me potrà essere possibile un futuro più radioso.


E per non fare la fine del ratto il giorno che scopriremo cose di noi che generalmente non tolleriamo.
E sopra a tutto per saperle vedere e smetterla di rompere in giro.
Se volete vi racconto la storia della pagliuzza nell'occhio e della trave, ma forse la conoscete già
Però io non son santa ed indulgo a volte nell'indignazione e pure nell'autoreferenzialità, se non nell'autofustigazione.
D'altronde le cose che impariamo meglio sono spesso quelle contro le quali abbiamo smusato più duramente.
Siam zucconi di natura e quindi qualche buona lezione ben ci fa.
lobelia is offline  

 



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