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Psicologia - Processi mentali ed esperienze interiori.
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Vecchio 09-01-2006, 01.02.19   #21
Elijah
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Messaggio originale inviato da tammy
La madre non ha più una famiglia, non ha un marito, ha solo una figlia, e dire "disabile" sarebbe una fortuna, che vita ha avuto fino ad ora?

Non è mai semplice affrontare un imprevisto, questo non lo mette in dubbio nessuno.
Se poi si pensa ad un imprevisto chiamato "bambino non abile mentalmente", la situazione può diventare una vera e propria sfida. Questo in quanto si avrà a che fare per una vita con un bambino, che mai crescerà a livello intellettuale, e che sempre sarà dipendente da qualcuno.
Molti non reggono, e purtroppo nella maggior parte a non reggere sono propri gli uomini... che lasciano e abbandonano allo sbaraglio le donne... per vivere una vita più spensierata...
Ed è proprio questo che manda in crisi tutto... la mancanza da parte di entrambi i genitori di accettare e reagire assieme a questo imprevisto, per far sì che tale imprevisto non diventi una disgrazia, ma possa tramutarsi in un dono.
Se l'uomo viene già a mancare, e tutti si staccano, preferendo negare la realtà... la faccenda si complica notevolmente, in quanto la madre deve compiere tutto da sola... cosa estremamente ardua.
Infatti, non è affatto un processo semplice, ed è anche vero che molti preferiscono abbandonare il campo senza nemmeno provarci... Ma come ti ho già detto, le persone più nobili sono quelle che si prendono il problema insormontabile sulle spalle, e sprofondano con esso... scusandosi con gli altri per il fastidio dato.
Ammiro assai la madre di quella bambina, per il fatto che non l'abbia semplicemente messa in disparte...
E spero che tu Tammy, riesca in un qualche modo a confortarla, perché ne ha sicuramente bisogno...
Se magari non sai come comportarti con la bimba, immagino che tu possa fare qualcosa per la madre, e già questo influirà positivamente su tutto.

Sai, personalmente credo che,
a questo mondo sono due le possibili scelte che l'essere umano ha di fronte:
una è quella giusta, mentre l'altra è quella semplice.

A noi la scelta... parecchi optano per la via semplice...

Citazione:

Io non la faccio difficile, ma non mi pare nemmeno così facile, Elijah, se mi trovo di fronte un cerebroleso parlo con la madre o chi l'accompagna, non certo con lui/lei, ed anche quando mi rivolgo a "loro" mi sento in imbarazzo perchè mi "sembra di capire" che "tanto non capiscono quel che dici" e ciò è frustrante, almeno per me, e quindi che parlo a fare?

Non è mai semplice, e nessuno lo sostiene... però è la cosa giusta da fare, quella di occuparsi e cercare di fare di tutto per loro, genitori e bambini non abili mentalmente - compresi.
Sul fatto che tu abbia difficoltà a parlare a vuoto, credo che sia dovuto al fatto che non sei una persona silenziosa, e che raramente parla con Dio, e che difficilmente parla con sé stessa, e che mai fa dei monologhi... dimmi se sbaglio
Quando una persona ti chiede qualcosa, o ti parla, tendi sempre a rispondere - cosa normale.
Beh, io non sono proprio sempre stato così... parlo da solo, chiacchero con Dio, faccio monologhi con me stesso, e sì... tu mi consideri poco normale, lo so... Ma io amo farle, quelle cose.
E anche adesso, a volte mi sento piombare addosso critiche da parte di mia madre, perché non mi faccio vivo, non comunico, non rispondo ai suoi messaggi, ecc.
Ma questo non perché non recepisco ciò che mi arriva, ma perché è nella mia natura, il rimanere in silenzio, e l'essere schivo.
E sebbene non rispondo, questo non significa che non ricevo... e che non rispondo... Molte volte rispondo con un bel pensiero, o parlandoci - anche se lei non è presente.
E, ti dirò in verità, che sono molto riconoscente alle persone che mi danno amore, e alle quali io non riesco a contraccambiare come vorrei.
Infatti ringrazio raramente dal vivo mia madre per l'amore e le attenzioni che mi dà, e quando la ringrazio, non posso fare a meno di accorgermi, che senza il suo amore, nella mia solitudine sarei veramente stato triste e solo. Ma grazie al suo amore, il mondo mi sembrava migliore, e splendente... una luce di speranza mi affiorava e diceva sempre che tutto era apposto.

In definitiva, si parla con le persone, per trasmetterle amore, e puoi essere sicura, che anche se non ti rispondono - perché non abili mentalmente -, sta certa che in cuor loro recepiscono il tuo affetto, e ti ringraziano, e ti parlano anche... solo che lo fanno nel loro mondo, che non è il nostro... È tutta un'altra dimensione, e non ci possiamo fare nulla... possiamo solo parlare, trasmettergli amore, gioia, e voglia di vivere...

E ricordati, l'amore, quello vero, non vuole nulla in cambio... perché non si tratta di un dare e ricevere, di una domanda e di un'offerta, bensì di un dare gratuitamente, senza pretendere nulla in cambio. Questo è il vero amore, e ti accorgerai che ben pochi sono in grado di amare seriamente... forse solo le madri... Di uomini, è più difficile trovarne.

Abbi cura di te,
e non scoraggiarti se un celebroleso non risponde alle tue parole... non significa che non ascolta...


Elia

Ultima modifica di Elijah : 09-01-2006 alle ore 01.16.50.
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Vecchio 10-01-2006, 17.36.10   #22
odissea
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grazie a tutti

ciao ragazzi, grazie mille per i vostri interventi....purtroppo sono dovuta mancare un paio di giorni e ho avuto modo di leggerli solo ora!

Mi sento un pochino meglio dell'altro giorno, non so come ma in qualche modo le mie pile si sono un pelino ricaricate...e l'umore è migliorato.

Per Elia
Ho letto i tuoi interventi e ti giuro che mi sono ritrovata in una situazione stranissima! Io ho lavorato un anno coi ragazzi disabili, le tue parole non solo le condivido, ma ricordo di averle vissute in pieno, al100%!
Ricordo perfettamente che questo lavoro mi era capitato per caso; lavoravo sì nel sociale, ma non avevo mai desiderato di propormi in quest'ambito; alla fine ho accettato di fare questo salto nel buio e mi sono ritrovata con 13 disabili con cui stare 7 ore al giorno. E' stato il periodo più sereno e pieno d'amore della mia vita probabilmente!
La loro gioia di vivere, la loro maniera così diversa di comunicare, ma così lineare, semplice, affettiva.....trasmettevano così tanto affetto, malinconia e felicità nello stesso tempo....sono stata molto bene con loro.

Con questo non posso negare che la condizione di mio nipote non mi abbia profondamente rattristato....non è ciò che potevo desiderare, nè per lui, nè per la mia povera sorella dagli occhi grandi e tristi.

Elia le famiglie dei ragazzi disabili non trovi che siano disastrate nella maggior parte dei casi? Io personalmente posso dire di averne viste tante. Credo che sia il dolore che in primis le distrugge...ma non so.
Entrano in ballo tante cose.....credo che lo scoglio più grande da superare sia quello dell'accettazione della diversità del figlio, il quale tra l'altro diventerà un impegno costante da cui non potrai staccare per tutta la vita.
E' un sacrificio enorme, la delusione, l'impegno, l'accettare che tuo figlio non imparerà, non giocherà, non lavorerà e non s'innamorerà come tutti i ragazzini normali.
Non saprà mai che esiste Babbo Natale, non riuscirà a prendere la bicicletta e a farsi un giretto, perchè ogni minimo cambiamento diventa una tragedia.

E' durissima, non lo si può negare; con questo mi rendo conto però che con la disperazione non si va da nessuna parte.
Probabilmente questo è uno degli appuntamenti che la vita ha riservato a mia sorella e noi tutti, e non c'è modo di poter mancare: ci dobbiamo fare forza in tutti i modi possibili.
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Vecchio 10-01-2006, 17.39.35   #23
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Messaggio originale inviato da Adele
Ciao! purtroppo vado di corsa. Sarebbe interessante leggere il libro: Temple Grandin, "Pensare in immagini" Erikson ( non ricordo l'anno).L'autismo spiegato da una ragazza autistica. Ti può permettere di comprendere il suo mondo, di capire da cosa è composto.Non so se possa consolarti ma ormai dappertutto ci sono persone in grado di intervenire con molta competenza e professionalità ( psicologi, facilitatori insegnanti di sostegno...) Spero riuscirai a trovare le persone giuste.
Ti abbraccio

grazie Adele, lo cercherò questo libro
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Vecchio 10-01-2006, 17.49.30   #24
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Messaggio originale inviato da tammy
"Avrei" preferito trovare quella serenità di cui parli, ma così non è stato. La madre non ha più una famiglia, non ha un marito, ha solo una figlia, e dire "disabile" sarebbe una fortuna, che vita ha avuto fino ad ora? Scandalizzatevi pure, ma il Signore dovrebbre prenderli nella Sua Gloria alla nascita o anche prima e, Elijah, non è nemmeno paragonabile alla foto del bimbo che sta morendo di fame. Chiedo scusa ad odissea, le ho rubato il post, non sto parlando di autismo e nemmeno io saprei aiutarti, però parlarne credo faccia bene, è la prima volta che racconto questo di me e mi rendo conto di averne sempre avuto un certo timore, non dei disabili nella loro generalità, ma proprio nella non comunicabilità con alcuni di essi. Io non la faccio difficile, ma non mi pare nemmeno così facile, Elijah, se mi trovo di fronte un cerebroleso parlo con la madre o chi l'accompagna, non certo con lui/lei, ed anche quando mi rivolgo a "loro" mi sento in imbarazzo perchè mi "sembra di capire" che "tanto non capiscono quel che dici" e ciò è frustrante, almeno per me, e quindi che parlo a fare?

tammy è assolutamente normale secondo me quello che provi di fronte ad Ilaria; l'ho sperimentato io stesso coi disabili di una certa gravità: mica sono bazzeccole, ed è giusto dare spazio e il peso che si meritano certe situazioni drammatiche.
I disabili non sono tutti uguali ed è molto diverso relazionarsi con chi ha un lieve ritardo, da chi ha gravissime disfunzioni psichiche e fisiche: sono due paia di maniche assai differenti.


In oltre ho decisamente sperimentato la distanza che passa fra un disabile figlio di chiunque e un disabile figlio di chi conosci bene: c'è un oceano in mezzo e chi dice il contrario mente.
Probabilmente se non fosse figlia di tua cugina(tua cugina vero?) e non avessi vissuto sulla tua pelle il dramma che sta povera mamma ha passato, ti relazioneresti con Ilaria col cuore più leggero e con una maggior sicurezza.
Mi spiace per questa situazione
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Vecchio 12-01-2006, 00.01.53   #25
Elijah
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Re: grazie a tutti

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Messaggio originale inviato da odissea

Con questo non posso negare che la condizione di mio nipote non mi abbia profondamente rattristato....non è ciò che potevo desiderare, nè per lui, nè per la mia povera sorella dagli occhi grandi e tristi.

Elia le famiglie dei ragazzi disabili non trovi che siano disastrate nella maggior parte dei casi? Io personalmente posso dire di averne viste tante. Credo che sia il dolore che in primis le distrugge...ma non so.
Entrano in ballo tante cose.....credo che lo scoglio più grande da superare sia quello dell'accettazione della diversità del figlio, il quale tra l'altro diventerà un impegno costante da cui non potrai staccare per tutta la vita.
E' un sacrificio enorme, la delusione, l'impegno, l'accettare che tuo figlio non imparerà, non giocherà, non lavorerà e non s'innamorerà come tutti i ragazzini normali.

Cara odissea,
mi chiedi se le famiglie dei ragazzi non siano disastrate...
Beh, nel risponderti non posso notare che un matrimonio su due finisce con il divorzio... quindi, anche se le famiglie con persone disabili potranno essere disastrate, non credo che siano le uniche, e immagino che in realtà il problema nasca da un male più profondo...
Ad ogni modo... è chiaro che parecchie famiglie quando si sono ritrovate con un bambino non normodotato ne sono uscite ridotte piuttosto maluccio...
Per questo credo che sia importante cercare di dare del sostegno quando si può a chi ne ha bisogno...
E non bisogna essere dei professori per rendere un po' meno pesante la vita a qualcuno che necessita di aiuto...

Per ciò che concerne il dolore che distrugge le famiglie...
Devo dirti che l'errore che alcuni fanno - se di errore si può parlare - è il voler paragonare i ragazzi portatori di handicap con i ragazzi normali, nel senso che ciò che fa più male per un genitore è vedere un ragazzo di 15 anni normodotato, e poi vedere suo figlio di 15 che è un portatore di handicap...
Avviene un disastro facendo questi paragoni... se non si confronta un bambino con l'altro non ci si accorge quasi di nulla, e questo anche quando si hanno bambini normodotati e non, tutti assieme.
Io personalmente ho proprio fatto un'esperienza in tal senso, in cui erano presenti sia bambini di un genere che dell'altro (andicappati e normodotati), e dove si cercava di trovare un punto di contatto tra di loro... e molte volte siamo riusciti nell'intento, anche se non è sempre stato molto semplice.
Ma evitando di comparare, bensì facendoli collaborare... E i risultati erano più che positivi.

Alla fin fine credo che bisogna capire, che le persone portratrici di handicap anche se non potranno mai fare ciò che i normodotati fanno - come innamorarsi, imparare una professione, avere uno sviluppo significativo, ecc * - possono d'altro canto trasmettere emozioni che solo loro sanno dare...
Non sapranno magari farti dei ragionamenti logici eccezionali, ma sanno amarti con un amore semplice ma profondo e che spiazza qualsiasi persona...
Sono delle persone magiche, che meritano il massimo del rispetto e dell'attenzione da parte nostra.
Sanno scaldarti il cuore...


Elia

*In realtà solo i casi più estremi non possono fare delle attività lavorative. Una buona parte riesce a trovare degli spazi e magari con il tempo vivere anche autonomamente. Ma non nei casi in cui l'handicap è rilevante.

Ultima modifica di Elijah : 12-01-2006 alle ore 00.09.04.
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Vecchio 12-01-2006, 22.40.32   #26
tammy
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probabile

anzi sicuro che il cuore uno lo debba avere mooolto aperto, compresa la mente.
Però concordo con Odiessea che siano tragedie che colpiscono famiglie "non sempre attrezzate" e che i vari servizi: sociali, ospedalieri, personale speciliazzato, e quant'altro non aiuti sempre la situazione che si viene a creare in una famiglia con una tragedia del genere, perchè è una tragedia. Una famiglia si trova spiazzata, non sà che fare, prova vergogna (fortunatamente non tutti, ma tant'è) paragona al normodotato e piange. Diciamoci pure che sono lasciati soli con il loro problema. Grazie certo a volontari ed ad insegnanti con il Cuore e la Mente, ma chi sostiene una madre e mettiamoci pure il padre?
L'esempio di mia cugina è solo un esempio, sicuramente con il Vs. lavoro ne avrete degli altri ben più felici o infelici, ma tant'è (mi ripeto) che la famiglia viene lasiata spesso a sè stessa.
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Vecchio 13-01-2006, 11.21.48   #27
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paragone coi normodotati

ciao elia, grazie del tuo messaggio. Devo confessarti che sono bombardata da una serie di sensazioni e pensieri contrastanti, per cui ho di tutto, meno che le idee chiare.

da un lato credo che il mio lavoro mi aiuti in questa situazione, dall'altro penso che sia un ostacolo grande; forse mi si parano davanti tutti gli elementi peggiori che ho imparato nella mia esperienza e sono praticamente.....terrorizzata.
Gli elementi postivi sono altrettanti, ma per chissà quale motivo devo fare uno sforzo erculeo per tirarli fuori.
Comunque stanno lì, e cercherò di utilizzarli al meglio!

Quello che dici sul fatto di paragonare i normodotati con chi normodotato non è, lo condivido: penso sia una frustrazione che bisogna cercare di evitare. Questo si ricollega alla necessità di accettazione, ossia nel prendere atto della condizione e delle pecularità del ragazzo, senza atteggiamenti giudicanti e discriminatori. Il fatto che ci sia una grave menomazione mentale(beh.....speriamo che per mio nipote si riveli il meno grave possibile) è la cosa davvero lacerante; la mancanza di canali comunicativi efficaci, la scarsità di reazioni emotive, di comprensione di ciò che accade intorno a lui: ti si stringe il cuore!
Non c'è modo di evitare il dolore in una situazione come questa: pazienza. Bisognerà soffrire, accettare la cosa e cercare di fare il meglio di se stessi.

Proprio ieri in riunione di equipe si stava parlando di un ragazzo che abbiamo in carico, il quale soffre di un ritardo lieve causa od effetto di una qualche forma di schizofrenia; salta fuori che da piccolo gli avevano diagnosticato un lieve autismo che poi crescendo è, diciamo, degenerato in tutta questa serie di caratteristiche. Mi stava venendo la tachicardia, ma poi ho pensato che in fondo sto ragazzo vive la sua vita, semplice e complicata allo stesso tempo, e adesso che la mamma non può più occuparsi di lui vive con noi, insomma non è sotto un ponte o dentro qualche orribile clinica. Ha una vita dignitosa, con le sue gioie e i suoi dolori, e noi gli vogliamo bene e viceversa: la vita insomma ha trovato il modo di seguire il suo corso, non è finita con una diagnosi, è andata avanti e così sarà anche per mio nipote.
Certo che se fossi religiosa, sarebbe il momento opportuno per tirar fuori na preghiera....perchè mi sento che c'è da affidarsi a qualcosa più grande di noi in queste situazioni, ma sono sprovvista.

ciao!
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Vecchio 13-01-2006, 11.42.08   #28
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Re: probabile

ciao tammi, mi hai fatto riflettere con questo messaggio e sinceramente, almeno per quello che ho visto io nella mia provincia, si, le strutture sociali seguono i ragazzi disabili ma le famiglie sono abbastanza emarginate. Forse l'unica figura che si occupa un po' dei genitori è lo psichiatra dei ragazzi, che poi riferisce in genere agli operatori sociali, ma spesso qualche tassello, in questo passaggio di informazioni, viene perso o distorto.
L'unica cosa che mi viene in mente di aggiungere è che, purtroppo, ho notato la tendenza degli psicologi (non degli psichiatri, anzi per loro accade quasi sempre il contrario) di sparare troppo alto: per cui in genere promettono mari e monti ai genitori in crisi. Ma non si preoccupi, suo figlio se seguito bene ne verrà fuori senza problemi, vedrà che miglioramenti a fare così, vedrà che roba a fare colà. i genitori a volte si sentono presi in giro.
Accade così che ragazzi spastici, che non sono in grado di tenere in mano nemmeno un piccolo martello, vengano mandati a svolgere qualche fantomatico stage in una falegnameria: con conseguenze deprimenti, fatte di frustrazioni e fallimenti per ragazzo e famiglie. Oppure che una brillante ragazza disabile, piena di energia e voglia di fare, ma con un'intelligenza paragonabile a una ragazzina di terza-quarta elementare, venga iscritta all'università sotto la spinta della psicologa....e che questa esperienza si trasformi in un incubo, dato che la ragazza si rende conto di non riuscire a seguire, per cui ogni lezione diventa un'angoscia.

E' quello che temo anche per mia sorella, visto che logopedista e psicologa insistono con questo "non si preoccupi vedrà che...." e intanto il bimbo ha 5 anni e non credo che mia sorella abbia ben chiare le conseguenze che questa patologia potrebbero riservarle.....ma forse è meglio così.
Mi spiace solo che sia stato mio cognato a riferirmi di questa diagnosi così dura....non capisco bene perchè mia sorella non me l'abbia detto dato che siamo in rapporti più che buoni: sono stata la testimone delle sue nozze e la madrina del secondogenito.
Questo atteggiamento mi fa pensare che ci sia qualcosa che quantomeno non va, qualcosa su cui dovremmo presto parlare.....e sinceramente questo mi mette un po' di agitazione.
odissea is offline  

 



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