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Psicologia - Processi mentali ed esperienze interiori.
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Vecchio 25-04-2006, 13.05.36   #1
Elijah
Utente assente
 
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Data registrazione: 21-07-2004
Messaggi: 1,541
Perché parlate di voi stessi agli altri?

Ciao a tutti,
in questi giorni mi stavo chiedendo la seguente cosa:
Da dove nasce questa necessità di parlare delle proprie esperienze agli altri, e perché lo si fa (o perché lo fate), qual è il motivo?

Chiedo, in quanto è una necessità che io non credo di possedere, ma non so bene il perché...

Mi spiego con altre parole...

Immagino che, la maggior parte delle persone, trascorsa la loro giornata, torni a casa, e lì tra una faccenda e l'altra, capita di raccontare la propria giornata al proprio partner, o ai propri genitori, o all'amico di turno, o chi volete voi...

Insomma, si vive una certa esperienza, poi dopo un po' di tempo si incontra una persona, e gliela si racconta...
Perché avviene questo?
A voi capita spesso, sovente, di rado, mai - di raccontare eventi capitati a voi stessi?

Io personalmente sono restio a parlare di me stesso, di raccontare cosa ho fatto... del comunicare con altre persone le mie esperienze...

Mai fatto volentieri... è un argomento che di norma preferisco sorvolare...

Collegato un po' a questo discorso, ci sarebbe anche la questione degli amici...
Chi sono gli amici...? Sono quelle persone che sanno e conoscono ogni particolare della nostra vita?
Si è amici insomma, quando si parla di noi stessi agli altri, e viceversa?
Ci si può considerare amici, se non si conosce nemmeno la vita della persona in questione, nonostante si passi diverso tempo assieme ad essa?

Grazie per l'attenzione,

Elia

P.S.:
Curioso è anche notare, come esista la critica:
"Che noia... quel tipo là non fa altro che parlare di se stesso..."...
Ma di norma, non accade proprio questo? E quindi, perché quella critica?

Ultima modifica di Elijah : 25-04-2006 alle ore 13.06.57.
Elijah is offline  
Vecchio 25-04-2006, 13.54.37   #2
Fragola
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Data registrazione: 09-05-2002
Messaggi: 2,913
Per me, è il desiderio di condividere esperienze per un verso o per l'altro significative con le persone che ci piace avere vicine. Io non sono che racconta tutto. Racconto le cose divertenti o le cose importanti. E' anche un modo per donare agli altri un po' di sè. Per farsi conoscere. A me piace quando le persone a cui voglio bene mi raccontano qualcosa di sè, non vedo perchè non dovrei fare lo stesso con loro. Poi c'è anche chi si sbrodola addosso, ma questo è un altro discorso.
Fragola is offline  
Vecchio 25-04-2006, 14.48.00   #3
Spaceboy
...cercatore...
 
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Data registrazione: 15-03-2006
Messaggi: 604
Re: Perché parlate di voi stessi agli altri?

Citazione:
Messaggio originale inviato da Elijah
Ciao a tutti,
in questi giorni mi stavo chiedendo la seguente cosa:
Da dove nasce questa necessità di parlare delle proprie esperienze agli altri, e perché lo si fa (o perché lo fate), qual è il motivo?
.....

Lo facciamo tutti in quanto siamo animali sociali.
C'è chi esprime e si rapporta con gli altri a parole, chi lo fa seguendo altre vie espressive più consone alla sua indole.

Esistono molte forme di comunicazione e di linguaggio, e tutti noi interagiamo con l'ambiente che ci circonda, in un modo o nell'altro.

Anche Tu qui nel forum hai trasmesso a noi utenti una parte di Te, uno scrittore, un pianista, un ballerino o uno stilista fanno la stessa cosa... trasmissione reciproca di informazioni.

Certo le persone petulanti, chiacchierone e con troppo ego non le sopporto troppo neanche io.

Spaceboy is offline  
Vecchio 25-04-2006, 15.24.23   #4
r.rubin
può anche essere...
 
Data registrazione: 11-09-2002
Messaggi: 2,053
In aggiunta alle altre motivazioni, dico che raccontare la propria giornata può essere un modo celato per ottenere approvazione, considerazione, ammirazione, rassicurazione e via dicendo, ossia per ottenere un sostegno cognitivo-emotivo. E' una richiesa celata perchè non esplicita, ma annidata tra le righe. Es: oggi ho lavorato veramente sodo, ho fatto veramente un buon lavoro! (risposta: "bravo!").

Se uno non sentisse il bisogno di avere un feed-back non racconterebbe niente, in generale. La comunicazione è sempre guidata da una motivazione relazionale, risponde all'esigenza di creare un tipo di rapporto piuttosto che un altro, di offrire l'immagine di sè che si desidera che l'altro abbia eccetera.

Che l'amicizia possa svilupparsi senza conoscere la giornata dell'altro, senza dubbio.
Ho un sacco di amici di cui non conosco la giornata: la nostra amicizia si basa sul rapporto che abbiamo nel momento in cui ci vediamo e comunichiamo. E' un rapporto circoscritto a quella situazione di faccia a faccia, siamo all'oscuro della vita dell'altro, ma ciò non indebolisce la nostra amicizia: in caso di bisogno, quel confine può essere allargato senza problemi, per parlare di ciò che non funziona in ambiti di vita fino ad allora rimasti nell'ombra.

Io personalmente detesto le persone che parlano esclusivamente di sè: io sono così, io sono cosà, io sono bello e simpatico perchè, io dico sempre così... non me ne frega niente. Mi annoiano.
E secondo me, con quell'egolalia piena di autoconsiderazione, nascondono e si difendono da una grande insicurezza e mancanza di autoaccettazione.
Avevo letto da qualche parte che la persona tesa all'autorealizzazione autentica, ossia al pieno sviluppo della sua personalità, ossia la persona che si trova ad un grado di sviluppo psichico abbastanza evoluto, è una persona che pensa più al mondo extrapersonale che a quello personale: il pensiero eccessivamente focalizzato sull'ego è un pensiero che cerca soluzioni a problemi di instabilità personale.
r.rubin is offline  
Vecchio 25-04-2006, 17.29.30   #5
hava
Ospite abituale
 
Data registrazione: 05-12-2005
Messaggi: 542
Noi tutti sentiamo il bisogno di elaborare esperienze e sensazioni, e spesso ne facciamo partecipi gli altri non solo per chiedere consiglio. Quanto piu' l'esperienza e' satura d'emozioni tanto piu' abbiamo bisogno di elaborarla con noi stessi e con altri.
Le giovani madri per esempio ritornano spesso piu' volte sui particolari del parto, una delle esperienze piu' ricche d'emozioni.
Lo stesso dopo una disgrazia quando parlando si possono evitare gli effetti del trauma. La religione ebraica concede alle persone in lutto 7 giorni dedicati a parlare essenzialmente sul deceduto con amici e ospiti.
hava is offline  
Vecchio 25-04-2006, 18.03.26   #6
Antigone
Ospite
 
L'avatar di Antigone
 
Data registrazione: 18-03-2006
Messaggi: 33
Io credo che questo abbia a che fare con la conoscenza di se stessi, poichè gli altri ci vivono, come tanti piccoli specchi, in modo differente, rimandandoci altre visione di parti di noi.
Questo è ovviamente reciproco, visto che per me, è la relazione che costruisce l'identità.

Antigone is offline  
Vecchio 25-04-2006, 19.47.36   #7
ellea
iscrizione annullata
 
Data registrazione: 05-08-2005
Messaggi: 77
Citazione:
Messaggio originale inviato da hava
Noi tutti sentiamo il bisogno di elaborare esperienze e sensazioni, e spesso ne facciamo partecipi gli altri non solo per chiedere consiglio. Quanto piu' l'esperienza e' satura d'emozioni tanto piu' abbiamo bisogno di elaborarla con noi stessi e con altri.
Le giovani madri per esempio ritornano spesso piu' volte sui particolari del parto, una delle esperienze piu' ricche d'emozioni.
Lo stesso dopo una disgrazia quando parlando si possono evitare gli effetti del trauma. La religione ebraica concede alle persone in lutto 7 giorni dedicati a parlare essenzialmente sul deceduto con amici e ospiti.


L'altro giorno,camminando per le strade della mia città, ho incontrato una mia vecchia amica che erano almeno tre o quattro anni chr non vedevo. Appena le ho detto "Ciao, come va.." ha attaccato con un aggiornamento della sua vita dal mio ultimo incontro con lei ad oggi: i genitori anziani, il lavoro, la rottura di un rapporto decennale con il suo exragazzo, una nuova storia in corso...e raccontava fatti e loro interpretazioni, conclusioni, significati che tutta sta roba ha assunto per lei.

Mi chiedevo se si rendesse conto "a chi" raccontasse tutto questo, come mai non sentisse l'esigenza di una verifica sull'interlocutrice, visto che anche per me son passati gli anni e non sono rimasta chiusa in una sfera di cristallo dall'ultimo nostro incontro...

Sono rimasta così incerta, tra la gratitudine per la fiducia delle confidenze, e la sensazione che un'esigenza sua personale di elaborazione delle sue emozioni che forse non trovano molto spazio in altre relazioni la spingesse in quell'effluvio di racconti.E in definitiva, però, mi sono chiesta dov'ero io, nella sua mente, se esistevo, o se esisteva solo un'opportunità di sfogo....
ellea is offline  
Vecchio 26-04-2006, 10.17.43   #8
r.rubin
può anche essere...
 
Data registrazione: 11-09-2002
Messaggi: 2,053
ci sono persone che raccontano la loro vita a chiunque, amico da vent'anni o conosciuto da un minuto! ..non saprei come interpretarla questa strana cosa umana..
r.rubin is offline  
Vecchio 26-04-2006, 13.11.35   #9
sisrahtac
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Data registrazione: 04-11-2002
Messaggi: 2,110
Perchè purtroppo non riesco ancora a fare vita eremitica..ma io non voglio fare vita eremitica! Non voglio integrarmi con gli altri ma non voglio tantomeno integrarmi con la natura...non voglio integrarmi nemmeno con me stesso, ma polverizzarmi e farmi fine fine fine fine... ...per non pensare a me stesso, alla natura, E SOPRATTUTTO AGLI ALTRI!!
sisrahtac is offline  
Vecchio 26-04-2006, 16.37.37   #10
iudichetta
Ospite abituale
 
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Data registrazione: 09-10-2005
Messaggi: 223
Penso che per una persona sia normale, parlare dei propri poplemi con altri, diciamo pure che serve da spogo. Non sempre le persone care possono aiutarrci, secondo il mio parere ecco perchè si cercano altre persone, ad esempio gli amici? (magari che poi ci risultano falsi)
iudichetta is offline  

 



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