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Psicologia - Processi mentali ed esperienze interiori.
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Vecchio 14-10-2006, 03.51.00   #1
Weyl
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Una inquietante intuizione

Un modesto episodio forma la premessa alle riflessioni che mi hanno assorbito questa sera. Spero che qualcuno mi segua e capisca l'articolato del mio discorso.
Dunque, iniziamo dall'antefatto. Ero uscito a fumare la mia solita sigaretta, ed una gattina in cerca di coccole mi si era avvicinata, io mi ero chinato per carezzarla e compatirla.
Mentre ero "accucciato" e ricevevo le fusa della gatta, due e poi quattro stivali tipicamente femminili (le donne amano gli stivali, forse perchè piace loro avere propaggini atavicamente ferine) mi oltrepassarono.
Non potevo evitare di udire i loro discorsi: "Sarebbe divertente dare un bel calcio a quel gatto!", "No, meglio schiacciargli la testa e sentire se fregola ancora mentre lo schiacci"...
Non osai guardarle, perchè temo l'aggressività delle scimmie umane, ma in cuor mio provavo un senso di avvilimento davvero desolante.
Di seguito vennero le riflessioni.

E' evidente che la "compassione", in quanto sentimento, è un modo esclusivamente umano (maschile) di declinare l'affettività.
Per le scimmie umane non si tratta che di un insieme di regole di comportamento cui uniformarsi. Se esse impongono tali atteggiamenti ai propri figli, lo fanno per esclusiva conferma del proprio narcisistico amor proprio, senza che alcun "sentire" affettivo accompagni tale normatività.
Ossia: nessun sentimento accompagna la convinzione nella Legge, se non quello di vedersi confermate nell'esecuzione obbediente del proprio comando.
Non c'è dubbio, se l'essere umano è violento lo è in virtù del traboccare delle sue emozioni e nel travalicare delle sue passioni e sentimenti.
Ma, forse, la violenza, in se stessa, non è così pericolosa, poichè essa trova le sue compensazioni in una compagine eterogenea di altri moti del cuore.
La scimmia umana, estremamente più aggressiva (mettete un gruppo di donne a cooperare insieme per un qualsiasi scopo, e poi vedrete), non ha nè la violenza, nè il suo contrappeso emotivo e passionale della "compassione", che la tempera, mitiga o ribalta.

La discussione vorrebbe vertere su questo: sulla distanza radicale tra "aggressività" e "violenza", laddove quest'ultima può redimersi nella "compassione".
La prima, infatti, sa ferire e infliggere pene gratuite, giustificate solo da tattiche e strategie opportunistiche, senza capacità di "comprensione" del "sentimento" (ossia "l'essere presente a se stessi consapevolmente") altrui.
La seconda, per quanto biasimevole, sorge da "impulsi" affini a quelli da cui sgorgano il pentimento, l'afflizione, ma anche l'amore e l'empatia.
Credo che le scimmie umane non siano capaci di alcuno tra questi sentimenti, in quanto la loro simmetria emisferica le rende simili a tutte le altre specie di vertebrati.
Ciò non inficia per nulla la loro intelligenza, assai più tepida e calcolatrice, in quanto dominante sulle emozioni, ma, per il resto, dominata dall'incapacità di travalicare il proprio egocentrico simularsi nelle relazioni.
L'essere umano, invece, trae proprio dalla sua asimmetria cerebrale, unica sul pianeta, la capacità di trascendersi nella passione per l'Altro.
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Vecchio 14-10-2006, 10.26.07   #2
Mary
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Riferimento: Una inquietante intuizione

Maschi e femmine umani hanno diversità che costituiscono una grande ricchezza. Quindi dire i maschi così e le femmine colà non esprime niente di concreto.

Ciò premesso posso dire di non credere in una violenza gratuita innata negli esseri umani. La violenza necessaria per procurarsi il cibo e difendersi è comune a tutti gli esseri viventi, uomo compreso.

Ma l'uomo con la composizione delle società molto grandi e non più del piccolo gruppo ha determinato comportamenti che in natura sono sconosciuti.

I piccoli apprendono dai genitori o da chi li alleva e li sostiene nella loro crescita. Se viene insegnato loro a parole e con l'esempio che la vita è una lotta per il potere e i sentimenti sono di intralcio tutta la vita ne risentirà.

In fondo i sentimenti, le emozioni non sono altro che strumenti che ci permettono di vivere in questo mondo.

A volte in famiglia o fra amici si parla di sentimenti buoni ma poi i comportamenti sono del tutto diversi.

La compassione sta un gradino sotto l'amore, è quello che lo precede.
Perchè nel momento in cui sei entrato nel sentire di chi ti sta davanti uomo, donna, animale, pianta puoi sperare in un personale cambiamento e rispetto dell'altro.

Coloro che sono stati privati di vere emozioni, di veri sentimenti sono capaci di tutto. Come quelli che geneticamente nascono non provando alcun dolore e rischiano di morire con troppa facilità perchè il loro corpo non comunica situazioni di pericolo.

Quando manca la comunicazione emotiva, l'intelligenza emotiva allora manca il contatto con la realtà esterna (ed anche quella interna) per questo un uomo o una donna possono prendere a calci un gattino inerme e inoffensivo. Perchè sono in cerca di stimoli che riescano a farli sentire vivi.
Può essere un gatto, un cane, ma anche una moglie, un figlio, un passante, uno qualsiasi che si possa aggredire con il minor pericolo possibile, ovviamene!

Anche per questo stiamo distruggendo il Pianeta Terra, la compassione per noi stessi e il mondo intero è stata distrutta. Abbiamo perso il collegamento, la capacità di comunicazione con noi stessi e con tutto quello che sta fuori.

ciao
mary
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Vecchio 17-10-2006, 14.04.39   #3
odissea
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Riferimento: Una inquietante intuizione

In tutta sincerità ammetto che sono un po' stanca di questo genere di discorsi, e non mi riferisco a quello relativo alle differenze fra aggressività e violenza, ma al fatto che la prima sembra appartenere esclusivamente al genere femminil-scimmiesco, mentre la seconda al genere maschile che di conseguenza è in qualche modo "redento".
Tra l'altro oltre ad essere una donna che porta gli stivali, sono pure mancina, per cui ho un cervello che tende alla simmetria: comincio a preoccuparmi.
In parte mi stupisce l'insistenza di Weyl su queste tematiche femminili, e mi stupisce anche per il lavoro che lui svolge (o che mi pare aver capito che svolga). Le donne possono avere mille contraddizioni, mille aspetti incomprensibili, migliaia di difetti, però non credo si possa negare che esse offrono grandi risorse. La compassione credo proprio sia una di queste. Come si spiegherebbe ad esempio che alcuni settori lavorativi sono occupati principalmente da donne? Infermiere, educatrici, assistenti sociali, maestre: il fatto che nel sociale ci siano più donne che uomini, non rivela forse che le prime hanno in genere una sensibilità più spiccata verso determinati ambiti?
Ci sono associazioni di volontariato che si occupano di seguire (far compagnia, una partita a carte, una passeggiata) disabili, malati psichiatrici, donne in difficoltà, ed è assicurato che non è facile trovare gente disposta a sacrificare gratuitamente qualche ora del suo tempo. In genere i volontari sono quasi tutte donne: una bella risorsa.
Si tratta di sensibilità, compassione ed empatia, o di una vuota aderenza alle regole sociali, che ci vogliono amorevoli e pronte ad accudire i bisognosi? Io non credo.
Non so perchè ci sia questa tendenza a dipingerci come mantidi, o arpie, dimenticando anche tutte le nostre risorse e le nostre capacità che sono belle e utili per tutto il genere umano: maschi e psichiatri compresi
Mi chiedo anche che senso ha considerare il genere maschile come un ammasso di "gnoccoloni" incapaci di difendersi e sottomessi alle furberie e ai tranelli delle donne. Ma quando mai?

basta, chiudo qui, mi sono auto-affranta

Come vedi Weyl, non ho seguito l'articolato del discorso; non riuscivo prorpio.

odissea is offline  
Vecchio 18-10-2006, 12.29.51   #4
vagabondo del dharma
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Riferimento: Una inquietante intuizione

Io, se fossi una donna, non sarei per niente felice del tuo articolato ragionamento, anzi, mi sentirei quasi offesa. Dimentichi, forse, che una delle peculiari caratteristiche delle donne è quella di essere mamma e, se non fossero dotate di compassione e amore, il genere umano sarebbe da tempo estinto. Semplice vocazione naturale, dirai, per la prosecuzione della specie?

Sì, sicuramente, ma anche lubrificante emotivo per tante vite, tante esperienze, tante storie. Piuttosto mi intriga una cosa della donna (aprirò un topic apposito perchè voglio il loro parere): perchè quando mettono fine ad un rapporto, d'amore e non, sanno con certezza che quella è la decisione giusta e definitiva, che nulla potrà cambiare più?
vagabondo del dharma is offline  
Vecchio 18-10-2006, 14.26.50   #5
Lucy
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Riferimento: Una inquietante intuizione

I criminali per la violenza sono nella loro magioranza maschili, in tutti i paesi del mondo.

D´altra parte esiste il fenomeno PMS (premenstrual syndrome):
per ragioni ormonali le donne sono molto agressive.

Qualche volta arriva anche a me. Una volta siamo andate con un´amica alle biciclette a un mercato. Volevamo parcheggiare le nostre biciclette nello spazio per le biciclette e c´era qui una grande motocicletta che m´a arrabbiato così che ho detto: "Ho voglia darle un calcio." Dicevo sul serio e mia amica mi a tirato via.

Spero che non mi vendrebbe mai voglia di dare un calcio a un animale.

Ma anche se sì, per fortuna, tra il dire e il fare c´è di mezzo il mare.
Lucy is offline  
Vecchio 18-10-2006, 16.08.26   #6
voluttà
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Riferimento: Una inquietante intuizione



non riuscirò mai a capire perchè ci sono persone come te che riescono a fare di quattro stivali il genere umano femminile.

se vuoi dire qualcosa di sensato parti dal dato di fatto che ogni persona è diversa dall'altra.
voluttà is offline  
Vecchio 18-10-2006, 18.42.53   #7
Viola
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Riferimento: Una inquietante intuizione

Perchè sempre questa guerra tra i sessi? Il male sta da entrambe le parti, come il bene. Le donne sono state educate da secoli alla sottomissione e quindi in genere sono più miti o comunque lo sembrano perchè sono abituate a a controllarsi.
Nella situazione inquietante, magari le donne, in momento di stress, si sono sfogate così, a parole. Due ragazzi avrebbero più facilmente preso a calci il gatto.
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Vecchio 12-11-2006, 00.37.51   #8
Weyl
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Ma quando mai il "sempre" è inconsueto?

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Originalmente inviato da odissea
In parte mi stupisce l'insistenza di Weyl su queste tematiche femminili, e mi stupisce anche per il lavoro che lui svolge (o che mi pare aver capito che svolga). Le donne possono avere mille contraddizioni, mille aspetti incomprensibili, migliaia di difetti, però non credo si possa negare che esse offrono grandi risorse. La compassione credo proprio sia una di queste. Come si spiegherebbe ad esempio che alcuni settori lavorativi sono occupati principalmente da donne? Infermiere, educatrici, assistenti sociali, maestre: il fatto che nel sociale ci siano più donne che uomini, non rivela forse che le prime hanno in genere una sensibilità più spiccata verso determinati ambiti?
Si tratta di sensibilità, compassione ed empatia, o di una vuota aderenza alle regole sociali, che ci vogliono amorevoli e pronte ad accudire i bisognosi? Io non credo.
Ma quando mai?
Come vedi Weyl, non ho seguito l'articolato del discorso; non riuscivo prorpio.


Quando mai?
Sempre.
Rifletti sul fatto che esistono "formazioni reattive sociali", le quali hanno per scopo di contenere le potenzialità turbative del corpo sociale.
Hai mai considerato la struttura dinamica della relazione di "cura"?
Essa è improntata alla radicalità della soggettivazione dell'attore della cura stessa e riduce all'oggettività, destituita di coscienza, l'Altro.
In questa modalità particolare dell'interazione sociale, l'"oggetto di cura" è destituito della possibilità di rappresentare mentalmente il Soggetto: la relazione è rigidamente improntata all'esecuzione di compiti che trascendono i valori esistenziali ed umani messi in gioco nell'interazione, ma che "soggettivano" drasticamente il "portatore di cura" rispetto a colui che la riceve, reso così alieno dalla propria facoltà del giudizio.
Simili ruoli furono, nei secoli, attribuiti alle scimmie umane, al fine di circoscrivere e delimitare il loro potenziale aggressivo sociale.
Le istanze emancipatrici del secolo scorso hanno disinnescato tali "contenitori" liberando tutto il potenziale di crudeltà ed efferatezza della scimmia umana.
Nella patologia lo si vede costantemente: gli infanticidi sono opera quasi esclusiva del sesso femminile, raramente gli esseri umani indulgono a tali estremi dell'abbiezione.

Credo che l'"amore" femminile sia una mistura di calcolo e di suggestione: rarissime sono le donne capaci di un'autentico, profondo e pieno trasporto affettivo nei confronti di chicchessia.
L'unica forma di "amore" accessibile alle scimmie umane è quella "materna": istanza assolutamente biologica e quasi istintuale che esse, nella misura in cui sono intelligenti, subiscono loro malgrado.
Esattamente come gli uomini, loro malgrado, subiscono la pressione istintuale dell'azione generatrice: facendo di mostri l'oggetto di un desiderio e denotando della complessione scimmiesca della femmina l'immagine della "bellezza".
Ma, non per caso, tale istanza si delimita al corpo femminile: trascurandone gli aspetti propri dell'interiorità.
Nessuno affonda le mani nella cenere, senza il timore di bruciarsi.
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Vecchio 13-11-2006, 19.05.36   #9
odissea
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Riferimento: Ma quando mai il "sempre" è inconsueto?

Citazione:
Originalmente inviato da Weyl
Quando mai?
Sempre.
Rifletti sul fatto che esistono "formazioni reattive sociali", le quali hanno per scopo di contenere le potenzialità turbative del corpo sociale.
Hai mai considerato la struttura dinamica della relazione di "cura"?
Essa è improntata alla radicalità della soggettivazione dell'attore della cura stessa e riduce all'oggettività, destituita di coscienza, l'Altro.
In questa modalità particolare dell'interazione sociale, l'"oggetto di cura" è destituito della possibilità di rappresentare mentalmente il Soggetto: la relazione è rigidamente improntata all'esecuzione di compiti che trascendono i valori esistenziali ed umani messi in gioco nell'interazione, ma che "soggettivano" drasticamente il "portatore di cura" rispetto a colui che la riceve, reso così alieno dalla propria facoltà del giudizio.
Simili ruoli furono, nei secoli, attribuiti alle scimmie umane, al fine di circoscrivere e delimitare il loro potenziale aggressivo sociale.
Le istanze emancipatrici del secolo scorso hanno disinnescato tali "contenitori" liberando tutto il potenziale di crudeltà ed efferatezza della scimmia umana.
Nella patologia lo si vede costantemente: gli infanticidi sono opera quasi esclusiva del sesso femminile, raramente gli esseri umani indulgono a tali estremi dell'abbiezione.

Credo che l'"amore" femminile sia una mistura di calcolo e di suggestione: rarissime sono le donne capaci di un'autentico, profondo e pieno trasporto affettivo nei confronti di chicchessia.
L'unica forma di "amore" accessibile alle scimmie umane è quella "materna": istanza assolutamente biologica e quasi istintuale che esse, nella misura in cui sono intelligenti, subiscono loro malgrado.
Esattamente come gli uomini, loro malgrado, subiscono la pressione istintuale dell'azione generatrice: facendo di mostri l'oggetto di un desiderio e denotando della complessione scimmiesca della femmina l'immagine della "bellezza".
Ma, non per caso, tale istanza si delimita al corpo femminile: trascurandone gli aspetti propri dell'interiorità.
Nessuno affonda le mani nella cenere, senza il timore di bruciarsi.

la relazione di cura non si esaurisce nei meccanismi che hai descritto;alla base di tale relazione non dovrebbe esserci l'accoglienza dell'altro e di tutta la sua persona? In oltre qual'è lo scopo della cura se non l'emancipazione dell'aiutato e nel suo divenire non altri che se stesso?
Noi non facciamo trapianti di cervello.
Nei secoli scorsi però li abbiamo subiti ad opera proprio di quelle istanze famose di cui parli. I contenitori che la società ci ha imposto per secoli avevano sì lo scopo di tutelare il genere maschile, ma non dalla minaccia della scimmia umana efferata. Tutelavano invece il bisogno primitivo e impellente dell'uomo di salvaguardare un presunto "diritto fallico". Erano una specie di rassicurazione sessuale, cosa di cui l'uomo è ghiotto. Del resto la stessa letteratura europea inizia così, migliaia di anni fa. Agammenone e Achille litigano per una donna, anzi per una ragazza rapita durante una guerra: come in una rissa al bar. Il glorioso Achille imbestialito da un'offesa (quella di non ottenere la donna)inizia uno scontro brutale per ristabilire la sua "fallica dignità".
Chi fra i tre, Achille, Agammenone e la ragazza, fosse più scimmisesco è tutto da stabilire: personalmente tendo verso i primi due.
Purtroppo, in un giorno indefinito del secolo scorso, la musica d'un tratto è cambiata, le donne hanno alzato la testa e hanno smesso di rassicurare il genere maschile: la festa è così finita, mi dispiace...

In merito ai bambini nel cassonetto; in genere questo gesto efferato e drammatico avviene subito dopo il parto ad opera di donne perchè, appunto, sono loro ad avere appena partorito. se andiamo a vedere cosa succedeva in tempi di guerra dieci anni fa al di là dei Balcani, si scoprirà che erano i militari, uomini, a tagliare le pance gravide delle donne appartenenti alla controparte. Se ci lanciamo in una casistica dei gesti più criminali e efferati della storia, non sono certa che il genere maschile ne uscirebbe facendo una bella figura e di questo, credimi, me ne rammarico.

E poi. Se davvero gli uomini subiscono questa pressione istintuale e loro malgrado sono attratti dalle donne solo in senso corporale, trascurando completamente la loro interiorità, perchè allora solo il genere femminile meriterrebbe la qualificazione di "scimmiesco" che, se permetti, è proprio orribile?
odissea is offline  
Vecchio 14-11-2006, 03.32.53   #10
Weyl
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Riferimento: Ma quando mai il "sempre" è inconsueto?

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Originalmente inviato da odissea
la relazione di cura non si esaurisce nei meccanismi che hai descritto;alla base di tale relazione non dovrebbe esserci l'accoglienza dell'altro e di tutta la sua persona? In oltre qual'è lo scopo della cura se non l'emancipazione dell'aiutato e nel suo divenire non altri che se stesso?
Noi non facciamo trapianti di cervello.
Nei secoli scorsi però li abbiamo subiti ad opera proprio di quelle istanze famose di cui parli. I contenitori che la società ci ha imposto per secoli avevano sì lo scopo di tutelare il genere maschile, ma non dalla minaccia della scimmia umana efferata. Tutelavano invece il bisogno primitivo e impellente dell'uomo di salvaguardare un presunto "diritto fallico". Erano una specie di rassicurazione sessuale, cosa di cui l'uomo è ghiotto. Del resto la stessa letteratura europea inizia così, migliaia di anni fa. Agammenone e Achille litigano per una donna, anzi per una ragazza rapita durante una guerra: come in una rissa al bar. Il glorioso Achille imbestialito da un'offesa (quella di non ottenere la donna)inizia uno scontro brutale per ristabilire la sua "fallica dignità".
Chi fra i tre, Achille, Agammenone e la ragazza, fosse più scimmisesco è tutto da stabilire: personalmente tendo verso i primi due.
Purtroppo, in un giorno indefinito del secolo scorso, la musica d'un tratto è cambiata, le donne hanno alzato la testa e hanno smesso di rassicurare il genere maschile: la festa è così finita, mi dispiace...

In merito ai bambini nel cassonetto; in genere questo gesto efferato e drammatico avviene subito dopo il parto ad opera di donne perchè, appunto, sono loro ad avere appena partorito. se andiamo a vedere cosa succedeva in tempi di guerra dieci anni fa al di là dei Balcani, si scoprirà che erano i militari, uomini, a tagliare le pance gravide delle donne appartenenti alla controparte. Se ci lanciamo in una casistica dei gesti più criminali e efferati della storia, non sono certa che il genere maschile ne uscirebbe facendo una bella figura e di questo, credimi, me ne rammarico.

E poi. Se davvero gli uomini subiscono questa pressione istintuale e loro malgrado sono attratti dalle donne solo in senso corporale, trascurando completamente la loro interiorità, perchè allora solo il genere femminile meriterrebbe la qualificazione di "scimmiesco" che, se permetti, è proprio orribile?

Intendevo, ovviamente, la relazione di "cura" in senso generale, ossia assistenziale.
Non mi riferivo alla relazione terapeutica in un contesto analitico o, meno formalmernte, psicoterapeutico.
Quest'ultima è, infatti, una modalità della "cura" in cui la relazione è, in qualche modo, prescritta ed improntata da disposizioni tecniche assai specifiche.

In secondo luogo, non vedo "come" le attribuzioni tradizionali al ruolo femminile tutelassero un ipotetico "diritto fallico" del maschio.
Che esse risultassero "rassicuranti" per l'uomo (e per la società nel suo complesso) è la ovvia conseguenza del fatto che costituivano degli ottimi contenitori dell'aggressività femminile.
"Ottimi" non significa, del resto, "adeguati" oppure "coerenti" con una società che, nel frattempo, si è evoluta.
Il problema sta nel fatto che, demoliti quei "contenitori", siamo ben lontani dal possederne altri: ed ogni corpo sociale necessita di agenzie e norme di controllo della distruttività.

Quanto ad Achille ed Agamennone, francamente non capisco: se non vado errato, l'ira di Achille si tradusse nel rifiuto a continuare a combattere, dopo che Agamennone (a capo dell'esercito greco) gli aveva imposto la consegna di Briseide.
Quest'ultima, peraltro, gli era stata richiesta dopo che Agamennone, spaventato dalla vendetta di Apollo, aveva rinunciato a Criseide restituendola al padre, sacerdote del dio.
Ma qui ci troviamo nella mitologia e, in ogni caso, non capisco cosa centri la vicenda con questo discorso o con il fallocentrismo (di chi? di Achille, di Agamennone, della civiltà greca, del dio Apollo? Mah!).

Infine un cenno a riguardo dell'ultimo punto.
Mi ci dispongo a malincuore, perchè so benissimo che sarò travisato: ne sono certo al punto che, se la mia analisi fosse compresa e condivisa da una donna, allora sarei il primo a riconoscere che essa è infondata o incoerente.
Io sono convinto del fatto che le pulsioni che alimentano la ricerca maschile della donna sono di carattere "appetitivo", ossia sono biologicamente determinate. Parliamo di uomini orientati in senso eterosessuale.
Ma il discorso vale anche per gli omosessuali, salvo che l'oggetto della appetizione è il maschio, non la donna.
Non cambiano, intendo, le modalità, in quanto in entrambi i casi esse sono fondate su di un desiderio "fine a se stesso", ossia geneticamente prestabilito.
L'uomo subisce questo bisogno indipendentemente da qualsivoglia sua scelta, esattamente come non è oggetto di scelta il fatto di respirare e di alimentarsi.
Tale "primarietà", ossia "irriducibilità" (altrimenti detto: non vi è nulla di antistante che possa essere "riferito" causa di ciò senza doversi descrivere in altri linguaggi) rende l'anelito dell'uomo assolutamente non strumentale e disinteressato.
In altri termini: esso non ha altro scopo ulteriore se non quello di tacitare un bisogno che, in mancanza di soddisfacimento, si trasforma in una dolorosa privazione.
Anche in questo caso, ovviamente, esiste un potenziale di distruttività che il corpo sociale e l'individuo stesso non possono che avvertire come pericoloso.
Il contenitore socio-culturale per eccellenza di questo potenziale distruttivo maschile sta nell'"oggettivazione" della bellezza e delle attrattive femminili; quello individuale nei meccanismi di sublimazione che rendono possibile l'innamoramento.
E' chiaro come dietro gli struggimenti, le tenerezze e le delicatezze degli uomini innamorati si celi, ghignante, il genio della specie.
Ma ciò non impedisce che, esattamente come nel caso opposto, ossia quello dello stupro, si muovano esattamente le stesse istanze: ossia il fatto che tale bisogno è primario ed irriducibile, afinalistico, disinteressato e privo di calcolo.
Un aspetto che le donne, in genere, non accettano, ma è assolutamente vero, è il seguente: la ricerca fattiva della donna insorge nel maschio assai più come lenimento di una sofferenza che non come ricerca di un appagamento.
Del tutto comune allo stupratore ed all'innamorato assalito dal demone poetico sta il fatto che entrambi soffrono, allo stesso modo, per la stessa cosa, e con pari intensità.
La differenza, invece, sta nell'efficienza o meno dei contenitori di controllo della distruttività sociale ed individuale.
E tali contenitori, per l'universo maschile, funzionano ancor oggi: infatti la massima parte degli uomini si innamora e solo pochi stuprano.
L'interpretazione che la donna suppone è esattamente opposta: l'uomo concupisce, vuole il suo piacere, soffoca, annoia, perseguita ed ossessiona la femmina in vista della ricerca del proprio soddisfacimento.
Non è così: la donna non aggiunge nulla, dal punto di vista umano, all'uomo, non gli produce che un piacere minimo, rispetto alla tensione che spegne.
Dice correttamente D'Agostino: "Pago la prostituta non per il piacere che mi ha dato, ma affinchè essa mi dimentichi per sempre".
Non per caso la maggior parte delle coppie di lungo corso, mostra uomini annoiati e pigri, del tutto avulsi da qualsiasi idea di seduzione della propria partner.
Sono, semplicemente, pacificati.

Poichè, invece, le istanze femminili verso l'uomo sono di genere culturale e non biologico, esse si alimentano della mimesi sociale e di, più o meno inconscie, attese vantaggiose.
Per questo l'uomo di successo, molto potente, o molto ricco, può trascinare al delirio folle di ragazze, indipendentemente dalle sue qualità fisiche, morali o intellettuali.
Così, mentre la compagna di liceo può, nel suo piccolo ambiente, riscuotere lo stesso successo della cantante di grido, o anche molto di più, non si può proprio dire lo stesso per gli uomini.
Un reality idiota e insulso come il recente "Pupa e secchione" lo mostra con evidenza emblematica, ma senza scoprire più dell'acqua calda.
Ragazzi che fino a ieri nessuna donna avrebbe mai preso in considerazione sbalzano, all'improvviso, a livelli di appeal incontenibile...
Vabbè, non perdiamo altro tempo. Il sonno chiama.
Weyl is offline  

 



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