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Vecchio 11-01-2007, 09.52.48   #21
Wuaw
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Riferimento: Cosa è il Male? (raccontino istruttivo)

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Originalmente inviato da acquario69
leggendo questo raccontino a me e' venuto in mente questo...
che l'uomo il giorno in cui ha voluto impossessarsi di qualcosa(costruendo muri-delimitando-confinando-dividendo) ha iniziato a spalancare le porte al male

Se la considerazione si riferisce a "la proprietà è un furto" non siamo del tutto daccordo.
Pienamente daccordo se invece alludi alla divisione fra me stesso e l'altro.
Il Male si supera certamente nel momento in cui comprendiamo appieno il fatto che intersiamo, che in me c'è la terra su cui cammino, il cielo, e l'aria che respiro, la nube e l'acqua, voi e tutti gli esseri viventi, e che parimenti nel vostro voi ci siamo insieme tutte queste cose.
Il carnefice è anche la vittima ed è un terribile gioco cosmico quello a cui stanno giocando credendosi separati.
Responsabilità di tutti cambiare le regole del gioco (con la comprensione e la compassione, non con una legge di uno stato più o meno in buona fede).
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Vecchio 11-01-2007, 10.01.49   #22
Wuaw
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Riferimento: Cosa è il Male? (raccontino istruttivo)

Citazione:
Originalmente inviato da visechi
.........
E’ d’estrema importanza, direi vitale, comprendere a fondo la genesi del male. Un cristiano, o chiunque faccia riferimento alle Sacre Scritture,


Condivido, se parto dalle tue ipotesi, le tue conclusioni.
Ma se invece considerassimo le sacre scritture, del cosidetto "Libro" come di ogni altra religione, per quello che sono:
la testimonianza storica di quanto concepito da menti di Uomini certamente saggi ed ispirati, che però hanno parlato con il linguaggio umano di una determinata epoca storica, ad uomini di quella epoca storica.
Mosè ebbe a dire "fossero tutti Profeti nel popolo di Dio!"
E a questo che siamo chiamati, ad essere ognuno profeta di se stesso.
Agostino diceva: "Non volere andare fuori, ritorna in te stesso, nell'interno dell'Uomo abita la verità"
(Mi sono sempre chiesto come abbia evitato il rogo)
E Buddha diceva:

Non credete a ciò che avete udito; non credete
alle tradizioni solo perchè sono state
tramandate per generazioni; non credete in qualcosa
solo perchè ne è corsa voce o molti ne hanno
parlato; non credete semplicemente perchè vi viene citata
un'affermazione scritta di un qualche antico saggio;
non credete nelle congetture; non credete
in ciò che considerate vero perchè vi ci siete
attaccati per abitudine.
Non credete semplicemente all'autorità dei vostri
maestri e degli anziani.
Dopo osservazione ed analisi, quando la verità che avete trovato
si accorda con la ragione e contribuisce al bene ed al
miglioramento di ognuno, allora accettatela, praticatela
e vivete secondo essa.


(E' sottinteso che l'invito riguarda anche il suo stesso insegnamento).
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Vecchio 11-01-2007, 12.01.47   #23
acquario69
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Riferimento: Cosa è il Male? (raccontino istruttivo)

Citazione:
Originalmente inviato da Wuaw
Se la considerazione si riferisce a "la proprietà è un furto" non siamo del tutto daccordo.
Pienamente daccordo se invece alludi alla divisione fra me stesso e l'altro.
Il Male si supera certamente nel momento in cui comprendiamo appieno il fatto che intersiamo, che in me c'è la terra su cui cammino, il cielo, e l'aria che respiro, la nube e l'acqua, voi e tutti gli esseri viventi, e che parimenti nel vostro voi ci siamo insieme tutte queste cose.
Il carnefice è anche la vittima ed è un terribile gioco cosmico quello a cui stanno giocando credendosi separati.
Responsabilità di tutti cambiare le regole del gioco (con la comprensione e la compassione, non con una legge di uno stato più o meno in buona fede).

una volta mi hanno raccontato una cosa,non so se possa rientrare nella discussione,pero lho trovata molto interessante..qui in australia prima che venissero i bianchi gli indigeni vivevano ancora come nomadi,adattati perfettamente a vivere anche in luoghi che per un bianco sarebbe stato impossibile,come per esempio nel deserto,loro dopo millenni di adattamenti riuscivano persino a trovare cibo e acqua in questi ambienti.
poi un giorno arriva il bianco,occupa,uccide,addirittu ra fino a una settantina di anni fa il governo del commowealth istituisce la rieducazione per questi indigeni,arrivando a strappare i bambini alle loro famiglie per trasferirli nei centri ri-educativi senza piu alcuna possibilita di ritorno alle loro famiglie di origine!
agli inizi di questa invasione di conquista i primi coloni occupando le terre mettevano come erano abituati nel vecchio continente le staccionate e i recinti dove magari potevano pascolare i loro greggi..per un indigeno l'idea del confine e della staccionata nella terra era un concetto mai pensato prima,proprio perche rimasti nomadi dai tempi dei tempi,cosi un giorno uno di questi indigeni entro' dentro la proprieta di un bianco,trovo' una pecora e la porto' via.cosi comincia la caccia all'indigeno,a colui che aveva usurpato il diritto di proprieta,non sapendo pero che per loro,gli indigeni,questo era un concetto senza senso,lui in quel momento aveva fatto la cosa piu normale e giusta e quando lo presero non riusciva a capacitarsi della violenza che poi gli avrebbero inflitto..per loro la terra era di tutti e non a caso queste popolazioni ormai estinte avevano quel rispetto profondo della natura,che in realta da noi avevamo gia violato da un bel pezzo,fino ad arrivare appunto a ritenere ovvio e giusto dover "civilizzare" questi...senza dio
acquario69 is offline  
Vecchio 11-01-2007, 13.22.36   #24
salvatoreR
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Riferimento: Cosa è il Male? (raccontino istruttivo)

La dualità di “bene” e “male” come contrasti ha portato nel cristianesimo anche da un confronto che non troviamo in altre religioni – fra Dio e il diavolo come rappresentanti del bene e del male. Facendo del diavolo l’opposizione di Dio, si è portato, senza rendersene conto, Dio nella dualità – ma in questo modo Egli perde la sua forza risanatrice.
Dio è l’unità, che unisce in sé tutte le dualità, e quindi naturalmente anche “bene “ e “male”;
Dio è Unità come è Unità l’Amore.

Nella manifestazione duale della vita, propria dello stato umano, c'è chi compie la parte negativa per distruggere e chi quella positiva del creare. A queste funzioni vengono dati i nomi di bene e di male. Ciascuno viene a trovarsi nell'una o nell'altra parte, secondo il proprio momento evolutivo.
L'uomo non è nato per combattere il male.
La battaglia della vita non è un male, anzi un vero bene nei suoi effetti.
Ogni ostacolo, pericolo, errore, ingiuria, calamità, è un'opportunità che ci è data per estrarre da noi le qualità che sono dentro di noi, e che rimarrebbero nascoste e inerti senza l'occasione di metterle in luce e affinarle.
Tutto ciò che ci capita di contrario e di avverso è un mezzo indispensabile per progredire. Senza quelle contrarietà non potremo migliorare.
L'esistenza umana è scuola di apprendimento attraverso l'esperienza.
Che cosa verrebbe a fare sulla terra un uomo che fosse già perfetto?

Si potrà comprendere qualcosa del grande mistero del male, riflettendo che ogni azione disarmonica produrrà inevitabilmente sofferenza.
Agendo male, si avrà dolore, mentre avrà bene chi agisce bene.
Al fondamento di tutto, vi è la visione egoistica della vita, propria dell'uomo poco evoluto.
Non si può comprendere il motivo di tutto questo se si rimane a guardare soltanto dal punto di vista umano e materialista.
Per comprendere è necessario uno sforzo e guardare le cose dell'alto, superando la naturale reazione di ribellione che si ha per le cose e i fatti sgraditi.



Chi semina Amore traccia il sentiero su cui gli altri impareranno ad amare.
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Vecchio 11-01-2007, 21.35.04   #25
sangarre
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Riferimento: Cosa è il Male? (raccontino istruttivo)

Io credo che il problema sia più semplice di come appare a prima vista. Dobbiamo evitare certi errori prospettici, come quello di appellarci alle parole di un'unica religione, poichè cadremmo invischiati in pastoie sempre più complesse.
L'assoluto ( o Dio, come vogliamo chiamarlo), rappresenta una categoria inconoscibile da parte della nostra mente: non possimo connotarlo con alcun attributo, che sarebbe solo una proiezione della mente umana, giusta la posizione della cosiddetta teologia apofatica (negativa) espressa, ad esempio nel cristianesimo da Meister Eckart, ma ancor prima da Dionigi Aeropagita, per non parlare dei neoplatonici. E' un Deus Absconditus, del quale non si può dir nulla, se non quello che "non è".
Nel giuoco fantasmagorico della sua manifestazione si creano numerose categorie, tra le quali bene-male, poichè la manifestazione è duale, e tutto risponde a questa realtà. E' del tutto ovvio che in origine tutto sia mescolato, per cui tutte le antinimie si compongono all'interno dell'assoluto.
Dov'è il problema?
Non c'è nulla da spiegare, da capire, da giustificare. Siamo immersi in un cosmo rispondente alla legge del "due" e alla legge di causa-effetto, un automatismo cosmico che si incarica di far restare in equilibrio queste categorie. La ritengo una prigione, per l'uomo. Quando questi se ne accorge, in genere tenta di elaborare un piano di fuga, sostenuto da una strategia ben elaborata: è la via di coloro che cercano l'uscita, per reimmergersi nell'unità d'origine, la via dei cercatori dello spirito. Non è per tutti, non tutti ce la possono fare, non tutti la desiderano. Ma questo è un altro discorso.
Più interessante, per rimanere in topic, sarebbe discutere su una delle regole di Ermete Trismegisto, cioè quella secondo la quale tra i due opposti vi è differenza di grado, cioè non sono equivalenti.
Esempi, oltre bene-male: luce-buio, giorno-notte, maschio-femmina....
sangarre is offline  
Vecchio 12-01-2007, 11.32.41   #26
Wuaw
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Riferimento: Cosa è il Male? (raccontino istruttivo)

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Originalmente inviato da acquario69
una volta mi hanno raccontato una cosa,non so se possa rientrare nella discussione,pero lho trovata molto interessante..qui in australia prima che venissero i bianchi gli indigeni vivevano ancora come nomadi,adattati perfettamente a vivere anche in luoghi che per un bianco sarebbe stato impossibile,come per esempio nel deserto,loro dopo millenni di adattamenti riuscivano persino a trovare cibo e acqua in questi ambienti.
poi un giorno arriva il bianco,occupa,uccide,addirittu ra fino a una settantina di anni fa il governo del commowealth istituisce la rieducazione per questi indigeni,arrivando a strappare i bambini alle loro famiglie per trasferirli nei centri ri-educativi senza piu alcuna possibilita di ritorno alle loro famiglie di origine!
agli inizi di questa invasione di conquista i primi coloni occupando le terre mettevano come erano abituati nel vecchio continente le staccionate e i recinti dove magari potevano pascolare i loro greggi..per un indigeno l'idea del confine e della staccionata nella terra era un concetto mai pensato prima,proprio perche rimasti nomadi dai tempi dei tempi,cosi un giorno uno di questi indigeni entro' dentro la proprieta di un bianco,trovo' una pecora e la porto' via.cosi comincia la caccia all'indigeno,a colui che aveva usurpato il diritto di proprieta,non sapendo pero che per loro,gli indigeni,questo era un concetto senza senso,lui in quel momento aveva fatto la cosa piu normale e giusta e quando lo presero non riusciva a capacitarsi della violenza che poi gli avrebbero inflitto..per loro la terra era di tutti e non a caso queste popolazioni ormai estinte avevano quel rispetto profondo della natura,che in realta da noi avevamo gia violato da un bel pezzo,fino ad arrivare appunto a ritenere ovvio e giusto dover "civilizzare" questi...senza dio

Niente da obiettare, se non che si finisce .... in politica.
Io volevo porre l'accento invece sul concetto di Male che normalmente porta ad un dualismo più o meno mascherato, o alla negazione di Dio (Essere, Assoluto, Divenire o comunque lo si voglia chiamare) oppure appunto alla comprensione del male.
La mia ipotesi, l'ipotesi del raccontino, voleva proporre l'interpretazione che il male si autogenera per una spirale di incomprensione e cocciutagine.

Ovviamente esistono infiniti altri problemi connessi, come ha fatto giustamente rilevare l'amico Visechi con l'enorme problema del Male che si accanisce sugli innocenti.
E la soluzione, come hai visto dalla discussione, è tutt'altro che semplice perchè ci troviamo su concetti metafisici che sono forse oltre il limite della ragione.
Non ho difficoltà ad ammettere che molte spiegazioni provengono da una necessità sentita - l'obiezione che mi faccio da solo: non basta la necessità di avere soldi per diventare ricco - oltre che da ragionamento, intuizione, verifica di congruenza con gli altri assunti.
In pratica la strada di ricerca suggerita dal Buddha, che ho ricordato nel precedente post.
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Vecchio 12-01-2007, 12.23.02   #27
Wuaw
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Riferimento: Cosa è il Male? (raccontino istruttivo)

Citazione:
Originalmente inviato da salvatoreR
.........
Per comprendere è necessario uno sforzo e guardare le cose dell'alto, superando la naturale reazione di ribellione che si ha per le cose e i fatti sgraditi.



Chi semina Amore traccia il sentiero su cui gli altri impareranno ad amare.

Concordo su quasi tutto quello che hai detto, ma in particolare sulla conclusione.
Occorre guardare le cose dall'alto, sciogliere nodi e vortici di incomprensione che si può dire nascono con l'uomo.
Quando guardi veramente dall'alto (qualcuno chiama questa la posizione del testimone, ma a mio parere non rende del tutto l'idea) allora cominci a vedere uno spiraglio, anche nelle situazioni più brutte.
Certo non puoi applicare ad un innocente il detto che siamo puniti non per i nostri peccati ma dai nostri peccati, ma se guardi veramente con attenzione puoi vedere qualche sprazzo di luce anche nel buio più fitto.
Alcune religioni ti pongono una ricompensa (o una punizione) nell'aldilà, altre ti parlano di un eterno presente e di una realtà profondamente interconnessa.
Una considerazione banale, riferita solo al dolore fisico, è l'osservazione che molto spesso la natura ti anestetizza quando il dolore diventa troppo forte, un'altra è che, nel fisico e nello spirito sentiamo più le differenze che i valori assoluti (un miglioramento da una grave malattia ti dà spesso più felicità di una salute posseduta inconsciamente).
Sono tutte opinioni discutibili, ma anche esperienze che possiamo provare e ricordare direttamente, senza ricorrere all'insegnamento di nessuno.


x sangarre

Da un punto di vista concettuale e filosofico concordo pienamente.
Di recente ho letto fra l'altro un riferimento allo "zim-zum" hassidico, cioè alla creazione come ad un ritirarsi di Dio che dall'essere originariamente tutta la realtà, fa posto al creato, e quindi al dualismo che ne deriva (scusa la sintesi ignobile che ne faccio).
Ovviamente il problema è pratico, nel vivere quest'alternarsi o questa lotta nella vita quotidiana.
Non ho approfondito la regola di Ermete Trismegisto, ma, per come la esponi, le preferisco il terzo superiore, sopra al dualistico bene-male c'è Bene con la B maiuscola (almeno se siamo ottimisti).

Ed a proposito, il credente in genere affronta meglio il dolore (manifestazione fisica o psichica del Male), quando non se lo cerca, perchè armato di una fiducia in qualcosa di superiore.
Perchè vietarglielo?
Almeno fino a che non cerca di imporre agli altri dolori evitabili in nome della sua fede.
Ed ecco l'esempio appunto di un "bene" che genera un "male".
C'è solo un nodo da sciogliere: lasciare sempre scegliere il soggetto.
E' lui che decide di credere o di non credere, di obbedire o di ribellarsi.
Alla società il compito di definire il quadro, i limiti, dove, siccome non siamo nè gli innocenti primitivi, nè i saggi ulluminati, ciascuno deve contenersi.
Alle religioni il compito di istruirci.
Al singolo la decisione finale su se stesso, nelle scelte di vita come in quelle che riguardano il credere.
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Vecchio 12-01-2007, 17.15.10   #28
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Riferimento: Cosa è il Male? (raccontino istruttivo)

Per capire meglio chi è Dio e la Sua Idea della Creazione si riporta una parte della rivelazione diretta dello Spirito dal libro “Vita Impersonale” (cit.),

“Nel Giardino dell’Eden dove tu dimoravi prima d’intraprendere la tua missione terrena, cresceva un albero (simbolico) il cui frutto è chiamato della <Conoscenza del Bene e del Male>.
Durante la tua dimora in quel giardino dell’Eden tu eri completamente impersonale, perchè non avevi ancora gustato quel frutto. Ma una volta ceduto al desiderio, che è l’agente terreno della mia volontà, e il cui compito principale è appunto di indurti a gustare quel frutto, tu appena mangiatolo, cadesti, ossia fosti costretto ad uscire dal tuo stato edenico (come il pulcino dal guscio, e la rosa dal bocciolo) e ti trovasti immerso in condizioni del tutto nuove e strane; poichè invece d’aver dominio sui regni inferiori, e di ricevere da essi quanto ti occorreva, ti trovasti a dover coltivare il suolo per ridurlo a produrre, a dover insomma guadagnare il pane col sudore della tua fronte.
Ma, avendo assunto questa missione terrena, era necessario che tu entrassi pienamente nelle condizioni della vita terrena, allo scopo di sviluppare una mente e perfezionare un corpo capace di esprimere perfettamente la mia Idea sulla terra; ragione e causa reali della tua entrata in tali condizioni.
Essendo caduto, o meglio, uscito dal tuo stato impersonale edenico, e permettendo ora al desiderio di guidarti, tu non eri più capace di vedere la realtà dell’anima delle cose, poichè avevi rivestito un corpo fisico, un involucro terrestre, con un cervello umano che, influenzato dal desiderio, agiva come un velo sulla coscienza della tua anima, ottenebrava la tua vista e velava la tua mente, in modo che la luce della Verità non poteva penetrarvi, ed ogni cosa era colorata e distorta alla tua umana comprensione.
E vedevi tutte le cose confusamente come attraverso una nebbia, che t’impediva di vederle nella loro realtà; tu le vedevi solo nella loro nebulosa apparenza, che però a te sembrava la loro realtà. Così avveniva per tutte le cose che vedevi mediante i tuoi occhi fisici, cose animate ed inanimate; per tutto quanto tu concepivi nella tua mente umana, perfino pel tuo sé e per gli altri sé che ti circondavano.
Non scorgendo più l’anima delle cose, ma soltanto la loro offuscata apparenza, tu venisti a pensare che quelle ombre fossero la vera sostanza, e che il mondo intorno a te fosse composto e pieno di tale sostanza. Ma quella nebbia era solo effetto della luce della verità che non poteva penetrare attraverso la tua mente umana, il cui intelletto, come una lente imperfetta, distorceva ogni cosa e la faceva apparire reale.
Orbene, l’intelletto è una creatura del desiderio e completamente dominata da esso, e non è, come molti suppongono, una facoltà dell’anima. In altre parole, quella nebbia era la torbida lente del tuo intelletto umano, che, perchè dominato dal desiderio, rifletteva e faceva interpretare falsamente alla tua coscienza ogni immagine, idea od impulso che Io ispirassi dall’interno, o attirassi dall’esterno, durante il processo del risveglio che operavo nella tua coscienza al riconoscimento della mia Idea interna sempre incalzante per esprimersi esteriormente. Tutto ciò Io facevo appositamente, per mezzo del desiderio, per condurti coscientemente nel cuore delle condizioni terrene.
E mentre questa falsa visione, ispirata dal desiderio, cagionava molti errori, molto travaglio e molta sofferenza, tu poco a poco perdevi la fiducia nel tuo vero Sé; in Me, l’Uno Impersonale interno. Mi dimenticavi, insomma, e così non sapevi più dove rivolgerti nella tua impotenza; eppure se tu non avessi perduto la memoria del tuo stato divino, e concentrata tutta la tua coscienza in queste condizioni terrene, Io non avrei potuto sviluppare la tua mente, la tua volontà umana, tutte le tue facoltà, e fornire al tuo corpo umano la forza ed i poteri che mi avrebbero permesso di esprimere perfettamente sulla Terra la mia Idea divina. E ciò doveva essere.
Così attraverso i tuoi errori, le tue pene e le tue sofferenze, il desiderio di alleviarle fece sorgere nella tua mente l’idea del Male; e quando queste pene non esistevano esso ispirò l’idea del Bene. E a tutte le apparenze di cose e condizioni tu attribuisti le qualità di Bene o di Male, secondochè soddisfacevano o meno il tuo desiderio, il mio agente, il mio sé umano, ossia te, nella tua personalità umana.
Ma tutte queste condizioni ed esperienze in cui tu entravi, e che chiamavi Bene se ti piacevano, e Male se ti spiacevano, erano soltanto incidenti creati dal desiderio per suscitare in te certe facoltà dell’anima che ti avrebbero reso capace di riconoscere la verità che Io, dentro, desideravo in quel momento imprimere sulla tua coscienza.
Il Male (apparente) era l’aspetto positivo del frutto dell’albero, che sempre ti allettava, col suo bell’aspetto e con la dolcezza del primo assaggio, a mangiare e godere fino alla sazietà, o finchè i suoi effetti dannosi si manifestassero e divenissero una maledizione, apportatrice del disinganno che serviva a farti tornare pieno di umiliazione a Me, il tuo vero Sé, che per mezzo della nuova coscienza, così risvegliata, poteva allora estrarre l’essenza del frutto, ed incorporarla nella sostanza e nel tessuto dell’anima.
Il Bene (apparente) era l’aspetto negativo del frutto, venuto ad espressione mediante il tuo riconoscimento e la tua obbedienza al suo impulso, e che ora ti permetteva di godere i suoi felici effetti naturali, e di ricevere i benefici esterni della mia guida e della mia ispirazione piene di amore.
Ma questo “tu”, che era condotto dal desiderio attraverso tutte queste esperienze, era soltanto la tua personalità umana, che il Tu reale (anima) sviluppava e preparava perchè potesse divenire un istrumento perfetto pel tuo uso nell’esprimere la mia Idea, che sempre cerca di manifestare nella carne la sua perfezione.

Tutto ciò tu facesti, non solo costringendo la tua personalità umana a mangiare il frutto del cosidetto albero della scienza del Bene e del Male, ma a vivere di esso, finchè non avessi veduto e conosciuto tutto il cosidetto Male, e vivendo con esso e di esso tu non avessi scoperto in lui il germe del cosidetto Bene, e, raccoltolo e sollevatolo, non lo avessi rovesciato dall’altro lato; in modo che d’allora in poi tu sapessi che Bene e Male non hanno esistenza reale e sono soltanto termini relativi che descrivono condizioni esterne guardate da differenti punti di vista; ossia aspetti esteriori differenti di una verità centrale, interna; la cui realtà è appunto ciò che tu cerchi di conoscere, di essere, di esprimere.
Così, durante le ultime età tu hai, per così dire, gettato via, ad uno ad uno, gli strati della tua coscienza umana, dissipando la nebbia ed il miraggio creato dall’intelletto intorno alla tua mente; soggiogando, dominando, spiritualizzando, e quindi rischiarando, l’intelletto stesso; finchè ora tu cominci ad afferrare, per mezzo degli altri strati sempre più sottili, qualche barlume di Me, l’unica grande Realtà, dentro tutte le cose.
Ma Tu (anima), l’Onnisciente, l’Impersonale “Io Sono” di te, ha fatto coscientemente ed intenzionalmente tutto questo, non allo scopo di acquisire la sola conoscenza delle condizioni e delle cose terrene, come il tuo intelletto ha proclamato a voce così alta e con tanta autorità, ma perchè tu potessi raccogliere ciò che avevi seminato nelle remote età del passato, e manifestare sulla terra la mia perfetta Idea, come tu la manifesti anche ora nello stato impersonale, nella tua casa celeste.
E tu, ricordalo, sei il grande Io Impersonale che ha fatto tutto ciò, che muta continuamente l’apparenza esterna, ma che dentro è eternamente lo stesso.
L’infinito succedersi delle stagioni, la Primavera col suo affacccendato seminare; l’Estate colla sua calda maturazione; l’Autunno con la sua opulenta raccolta; l’Inverno, con la sua fredda, tranquilla abbondanza, anno per anno, vita dopo vita, succedentesi durante secoli ed epoche innumerevoli, sono soltanto l’inspirazione e l’espirazione del respiro della mia Idea, attraverso la Terra e te, mio attributo, e tutti gli altri miei attributi, durante il processo di manifestazione del mio sacro intento.
Si, io faccio questo attraverso di te perchè tu sei parte di me, perchè solo attraverso di te, mio attributo, io posso esprimere me stesso, io posso Essere. Io sono, perchè tu sei. Tu sei perchè io esprimo me stesso.Io sono in te come la quercia è nella ghianda. Tu sei me come il raggio solare è il sole. Sei una fase della mia espressione. Tu, uno dei miei attributi, cerchi eternamente di esprimere la mia perfezione per mezzo della tua personalità mortale.
Precisamente come l’artista vede nella sua mente l’immagine perfetta che vuol dipingere, ma la sua mano non può riprodurre completamente, con i rozzi strumenti del pennello e colori, le qualità e gli effetti che egli vede, così tu mi vedi nel tuo Sé, e sai che noi siamo uno, ma sei sempre ostacolato ad esprimermi perfettamente dalla imperfezione del materiale terreno di cui è composta la tua personalità umana con il suo corpo animale, la sua mente mortale, il suo egoistico intelletto.
Eppure io creai il tuo corpo, la tua mente, il tuo intelletto allo scopo di esprimere me stesso per mezzo tuo. Il tuo corpo feci ad immagine della mia perfezione; la tua mente ti diedi perchè tu conoscessi me e le opere mie; ti diedi l’intelletto perchè tu interpretassi la mia Idea che io ispirai alla tua mente. Ma tu sei stato così distratto dalle fasi umane di questo corpo, di questa mente, di questo intelletto e dei loro usi esteriori, che hai dimenticato me, l’unica ed unica Realtà interna, la cui natura divina io cerco sempre di esprimere a te e per mezzo tuo.
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Vecchio 15-01-2007, 16.22.18   #29
visechi
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Riferimento: Cosa è il Male? (raccontino istruttivo)

per wuaw


Parli di <<programma della vita>> e di ricerca di <<punti di riferimento>>, e proprio queste due espressioni lasciano ben intendere quanto l’uomo sia creatore di se stesso. Questo processo creativo o autocreativo è l’indice e la misura di quanto l’uomo ricerchi <<punti di riferimento>> - creandoseli ad hoc – per <<progettare la vita>> al fine di fornire un senso al proprio esistere. Processo, non lo nego, indiscutibilmente meritorio, soprattutto se il prodotto finito, cioè la meta, una volta raggiunta, fosse davvero confacente e rispondente alle esigenze preposte, cioè se quanto edificato fosse in grado di lenire o addirittura estinguere lo spleen e l’angoscia di fondo che la vita si trascina appresso. Non si tratterebbe però di cercare e trovare una qualche connessione ad una Verità che trascende la Creazione, un’alterità, un oltre che trascende la vita stessa – così come narrato nella Bibbia -, le cui tracce – della Verità -, una sorta di cartello di direzione, dovrebbero essere depositate nel fondo dell’animo umano. Proprio in questa nozione che si fa largo fra le tue parole è racchiuso il nocciolo della mistificazione operata da ciascuno di noi; perché il punto d’approdo - la Verità, così ci dici – si traduce in un manufatto artificiosamente delineato sull’orizzonte dell’esistere, poiché la meta, pur essendo preposta alla ricerca, è da questa necessitata, rappresentandone una premessa ed una promessa determinata a priori che non invoca, e la ricerca risulta essere così direzionata da un qualcosa – il progetto – che anticipa il sentire e il sentimento.
In questo processo che fa capolino nelle e dalle tue parole, non si ode il richiamo della Verità, essa non instaura e non innesca la ricerca, ma essendo edificata in funzione finalistica, ne rappresenta l’approdo non più come Verità universale a priori, piuttosto ammantandosi con le vesti di prodotto del <<progettare la vita>>; entrambi, progettare e Verità, sarebbero quindi necessitati dal sentimento dell’assurdo e dall’angoscia stessa.
La voce del divino e del sacro che richiamano all’abbraccio evaporano trasformandosi in un flebile eco del progettare, ne divengono un pallido riflesso, un rimbalzo emotivo.
Quel che descrivi tu è dunque il punto d’approdo di un’esistenza ordinata in chiave finalistica e tesa al perseguimento del telos che è rincorso percorrendo un tragitto che, nel suo dipanarsi davanti all’esistenza, interseca <<punti di riferimento>> – le tracce – che non si trovano disseminati lungo il selciato, ma creati essi stessi in ragione di una necessità.
E’ dunque la necessità che edifica la Verità, non si segue più un sentiero che la interseca, che la incontra, ma il tuo, quello che s’intuisce, è un percorso che la edifica. Una verità personale, dunque. Tanto è vero che nel prosieguo, citando Agostino, celebri la verità della coscienza. Verità che ciascun individuo può pescare affondando i gomiti nel torbido degli abissi della propria anima.
La Verità non è più un universale che informa la coscienza e dichiara i valori; essa emerge fondandosi sulle istanze e sui valori della coscienza, da questa dettati; è un suo eccedere che impregna del proprio sentire i valori morali stessi. La Verità da trascendente – cioè che supera ed è oltre il dettato della coscienza del singolo – diviene così immanenza. Si conforma alle istanze della coscienza, soggiace al suo giudizio, seppur confortato, in questo piegarsi, dal giudizio e dal discernimento operato dalla ratio, ed erompe, così forgiata, nel mondo, nel creato per confrontarsi con le verità altrui.
L’uomo determina se stesso ed anche la scala di valori cui attenersi. Una gerarchia morale personale, soggettiva, individuale che, non raccogliendo il differente contenuto di altre verità, con queste entra in contatto; che con queste altre verità individuali coincide, per quel poco che è coincidente; che con queste disputa, per quel troppo che non è collimante.
In tutto ciò non trovo nulla di sconcertante, neppure nulla di nuovo. Non solo, non ravviso in quest’eccedere della coscienza la necessità dell’Assoluto, trattandosi d’evidente relativismo morale, con tutte le implicazioni che potrai ben intuire. Detto ciò non resta da dire altro che tutto questo è fermamente negato dalla teologia morale del cristianesimo – almeno quello ufficiale, e non alludo solo al cattolicesimo -, ancor di più è rifiutato dall’ebraismo.
Rendere la Verità in guisa di manufatto che emerge policromatico e polifonico dal ringhio della coscienza, l’espone al vento dissacrante (dall’etimo separato) del relativismo. Attingere ad una Verità rivelata, quindi un altrove che funge da sacro scrigno che nel rivelarla la preserva dalla violazione del soggettivismo, significa connettersi ad una realtà che lascia trasparire quell’oltre delle cose che i nostri sensi e la coscienza a malapena riescono ad intuire, ma di cui non colgono e non raccolgono l’essenza pura.
Nel relativismo la coscienza precede la Verità; viceversa, nelle religioni rivelate, che affidano il messaggio, la revelatio, al Libro, è dichiarata la preminenza della Verità rispetto alla coscienza: Verità, dunque, fondata sul solido terreno dell’immarcescibile e non sulla mutevolezza. Il relativismo, rispetto a questa universalità di giudizio morale, sovverte i termini della questione, inverte i due capi del filo che tiene unita Verità a libertà e coscienza.
Non può quindi sussistere la pretesa che la Verità rivelata dalla Bibbia possa essere svilita a mero metodo di comunicazione di se stessa, a semplice linguaggio; il mito della Creazione – perché di mito si tratta, ma nell’accezione moderna, non di semplice favoletta per spiriti primitivi – narrato in Genesi, esprime la nozione di un monolito paradigmatico intangibile, non soggetto ai mutevoli venti della coscienza. La Bibbia nega all’uomo il ruolo di creatore. L’atto di disubbidienza che Genesi racconta oppone al Creatore – l’unica Verità assoluta – un’istanza di autonomia morale, in forza della quale è l’uomo a determinare, in base al proprio giudizio morale, ciò che è bene e ciò che è male. L’autonomia morale della creatura è la molecola di un relativismo che definisce e pone in essere una diversa scala di valori – prettamente umana – opponendola a quella universale prescritta da Dio. La consegna delle Tavole della Legge è l’ulteriore affermazione della supremazia dell’unica Verità – Dio stesso – rispetto a quella della creatura, soggettiva, relativa, personale.

Ciao
visechi is offline  
Vecchio 17-01-2007, 19.11.02   #30
Wuaw
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Riferimento: Cosa è il Male? (raccontino istruttivo)

per Visechi

Scusa se sintetizzo al massimo, forse è segno che non ho capito.
Trovi che il mio punto di vista sia soggettivo e che la verità che ne scaturisce sia relativa, sostieni invece, se non ho frainteso, una Verità oggettiva che come tale si autorivela per mezzo della Bibbia.

Perchè non per mezzo della Bhagavad-Gita?

Sono pienamente daccordo con te sul relativismo della mia posizione, ma permettimi di farti notare che anche la tua è relativa.
Hai in sostanza scelto di credere in qualcosa che ti è stato insegnato, ma sei sempre e solo tu che fai la scelta.
I tuoi studi, che, dal livello dei tuoi interventi, mi sembrano molto approfonditi, ti confermano nella scelta fatta.

Io sono partito da posizione analoghe ma ho visto sempre meno autorevolezza nelle spiegazioni delle rivelazioni che ha finito per diventare perdita di autorevolezza e credibilità nelle rivelazioni stesse.

E d'altro canto nè tu nè io siamo stati sul Monte Sinai a ricevere la Legge e neanche abbiamo visto i miracoli di Gesù nè siamo stati diretti testimoni delle sue parole.

Quindi crediamo per sentito dire.
Accettiamo o meno ciò che ci viene riferito, nutriamo perplessità e dubbi.

A questo punto io scelgo il maestro interiore, e mi picco di discorsi semplici, elementari, perchè ritengo che le Verità, quelle vere, debbono essere accessibili a tutti ed autoevidenti.
E ritengo che è molto probabile che ognuno ne possieda un coccio che, insieme a quella altrui, potrebbe ricostruire il tutto.

Ho anche io letto e studiato qualcosina, almeno nel tempo che la mia attività di "progettista" mi ha lasciato (evidentemente traspare qualcosa nel modo di pensare, ma cosa vuoi, dopo 40 anni di professione!), e continuo ancora a studiare, ma francamente cerco ragionamenti diretti, immediati, senza parole difficili che forse comprendo ma che in genere celano più che rivelare.

E tessere di quel mosaico complesso che è la realtà vengono alla luce, ma forse prendo pezzetti di latta per pepite d'oro.
(Ma la latta non è reale quanto l'oro?)
Wuaw is offline  

 



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