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Spiritualità - Religioni, misticismo, esoterismo, pratiche spirituali.
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Vecchio 15-01-2007, 15.59.43   #1
Zenobia63
Zenobia63
 
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Data registrazione: 09-01-2007
Messaggi: 2
La vita oltre la vita...

Credete in una vita,se così si può chiamare,dopo la morte?

Io sono agnostica....il mio padre spirituale il mitico Albert...
Descrivendo il Mahatma Gandhi, A. Einstein disse «Le future generazioni difficilmente potranno credere che qualcuno come lui sia stato sulla terra in carne ed ossa». «Gandhi, il più grande genio politico del nostro tempo, ci ha indicato la strada da percorrere. Egli ci ha mostrato di quali sacrifici l'uomo sia capace una volta che abbia scoperto il cammino giusto». «Dovremmo sforzarci di fare le cose allo stesso modo: non utilizzando la violenza per combattere per la nostra causa, ma non-partecipando a qualcosa che crediamo sia sbagliato».
Prima di morire A. E. disse: « Non riesco a concepire un Dio che premi e castighi le sue creature o che sia dotato di una volontà simile alla nostra. E neppure riesco né voglio concepire un individuo che sopravviva alla propria morte fisica; lasciamo ai deboli di spirito, animati dal timore o da un assurdo egocentrismo, il conforto di simili pensieri. Sono appagato dal mistero dell'eternità della vita e dal barlume della meravigliosa struttura del mondo esistente, insieme al tentativo ostinato di comprendere una parte, sia pur minuscola, della Ragione che si manifesta nella Natura»......Mi presento sono Zenobia è il mio primo post....spero tanto di trovare validi e costruttivi confronti con un mondo dove non ci si vede direttamente negli occhi...sinceramente ne soffro, non so quanto tutta questa evoluzione sia positiva alla nostra vera natura....
Zenobia63 is offline  
Vecchio 15-01-2007, 17.14.36   #2
salvatoreR
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Data registrazione: 16-10-2005
Messaggi: 351
Riferimento: La vita oltre la vita...

Citazione:
Originalmente inviato da Zenobia63
Credete in una vita,se così si può chiamare,dopo la morte?
Io sono agnostica....il mio padre spirituale il mitico Albert...


Cara Zenobia 63, Benvenuta in Riflessioni.
Il problema non è credere in una vita dopo la morte ma comprendere come vivere questa vita nel presente in armonia e in pace con tutto quello che ci circonda.
La vita è una scuola.
Non si potrà comprendere lo scopo della vita se non s’intende il significato del male e la funzione del dolore che hanno tanta parte nell’esistenza umana.
La vita è una cosa bella che va vissuta con Consapevolezza.
Il DOPO VITA è un evento ignoto che non c’è permesso di esplorare.


L'uomo è irragionevole,
illogico, egocentrico:
non importa, amalo.

Madre Teresa di Calcutta
salvatoreR is offline  
Vecchio 15-01-2007, 18.53.08   #3
fallible
Ospite abituale
 
Data registrazione: 27-10-2004
Messaggi: 1,774
Riferimento: La vita oltre la vita...

Ciao e ben trovata!
con l'augurio che si possa "crescere" insieme;riporti pensieri di un uomo che nel suo essere ha manifestato Conoscenza indefinibile....ma con fraterno amore (se il 63 è di nascita paterno ):
Io sono agnostica....il mio padre spirituale il mitico Albert... non ti sembra una contraddizione?2 claudio
fallible is offline  
Vecchio 15-01-2007, 23.52.54   #4
DomenicoMaria
Ospite
 
Data registrazione: 08-03-2006
Messaggi: 10
Riferimento: La vita oltre la vita...

Cara Zenobia,
Chissà cosa avrà avuto in cuore Albert Einstein quando ha recitato la frase che enunci!
L’uomo è un mistero che nessuna mente può concepire; egli, difatti, è il paradosso della natura.
Troppo breve il tempo e lo spazio per descriverne tutte le dinamiche di questo “paradosso”, diventa ozioso farlo perché, come d’accordo con Bultmann (una delle poche cose che gli accredito positivamente) non possiamo pretendere di concepire Dio.
Lo hanno fatto in tanti, fin dal principio. Per noi uomini è significato il fenomeno della costruzione dei miti, dove gli dei primordiali cedettero il posto a quelli minori, perché concepiti come entità più vicino alle esigenze degli uomini, diventati “dei oziosi” i primi…

L’importante è che i primi dei, quelli diventati “oziosi”, non sono mai scomparsi, in nessuna civiltà; essi hanno solo relegato il rango del nostro supporto ai loro delegati, pur mantenendo il loro ruolo supremo di divinità uraniche.

Questo significa che l’uomo non si accontenta degli dei più terreni, ovvero, più vicini a noi; l’uomo, antropologicamente parlando, vive profondamente il suo significato “ontologico” guardando oltre gli orizzonti che man mano riesce a raggiungere. Questo accade per il presentimento di essere fatti per altro, per “ben altro” di quanto ci fornisce e propone la nostra esistenza terrena.
E’ per questo che quella “X” a cui tendiamo ci è venuta incontro, secondo un piano ben congegnato. Così, ad esempio, quei primi uomini pescatori sul lago di Tiberiade, si fermarono ascoltando la voce di un uomo che diceva cose mai udite. Quelle cose parlavano al cuore, più che alla mente, perché pur non comprendendone il significato a fondo, lasciavano trasparire il presentimento del vero: la gratifica di quel senso di infinito che ci portiamo dentro.

La storia cristiana, tra tutte le storie religiose, è cominciata così, proprio come gratificazione di quello che è il nostro senso religioso.

Albert Einstein dice bene, quando dice di non poter immaginare un Dio dal comportamento e dai modi umani. Non sarebbe nemmeno desiderabile, questo! Se fosse così avremmo in mezzo ai piedi un altro delegato di colui che continueremmo a cercare (per parallelo, il Dio ozioso), perché non sono i modi che noi conosciamo quelli che gratificano la nostra essenza di fondo!

Albert Einstein, nella sua indecisione a riguardo, non ha potuto fare a meno di subire lo stupore delle meraviglie della fisica e di quanto fa parte del reale che neppure noi riusciamo a percepire. Egli, come tutti, ha riconosciuto l’esistenza di un sintomo, quello della nostra dipendenza da un’immanenza e si sa che ogni sintomo corrisponde a un fatto.

Personalmente, non posso dimenticare la risposta di Cristo narrata sul Vangelo, nel brano in cui Egli domanda ai discepoli se volevano andarsene anche loro, come avevano fatto gli altri, in seguito alle Sue affermazioni; Pietro rispose semplicemente;” Da chi potremmo andare, Signore! Solo tu hai parole di vita eterna!”

Il fenomeno cristiano non nasce da una elucubrazione mentale o da un riscontro documentario bensì da un’esperienza di uomini che hanno toccato con mano la possibilità di gratificare il proprio senso di infinito.

L’essere increduli, oggi, è la cosa più comprensibile, perché la modernità trasforma il passato in mito. E’ proprio oggi, infatti, che il nostro io soffre di più per l’annichilimento delle nostre esigenze ontologiche. Queste sono una realtà che necessitano soddisfazione e nessuna opzione relativistica, tra quelle che la realtà ci propone - sappiamo bene - potrà mai soddisfare la nostra esigenza di infinito.

Saluti cari.


Ps.: Mi scuso per la sintesi obbligata dal buon senso (chi leggerebbe di più, altrimenti?), se non appariranno chiaramente alcuni concetti. Questo mio è solo un tentativo tra altri fatti e non riusciti, di poter scrivere qualcosa su questo forum. Spero vada a buon fine, a buon’ora!
DomenicoMaria is offline  
Vecchio 16-01-2007, 01.50.44   #5
krjisoul
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Riferimento: La vita oltre la vita...

Citazione:
Originalmente inviato da Zenobia63
Credete in una vita,se così si può chiamare,dopo la morte?

«Gandhi, il più grande genio politico del nostro tempo, ci ha indicato la strada da percorrere. Egli ci ha mostrato di quali sacrifici l'uomo sia capace una volta che abbia scoperto il cammino giusto». «Dovremmo sforzarci di fare le cose allo stesso modo: non utilizzando la violenza per combattere per la nostra causa, ma non-partecipando a qualcosa che crediamo sia sbagliato».

....spero tanto di trovare validi e costruttivi confronti con un mondo dove non ci si vede direttamente negli occhi...sinceramente ne soffro, non so quanto tutta questa evoluzione sia positiva alla nostra vera natura....


Ciao Zen,

Inizio dalla fine, dal vedere gli occhi dell'interlocutore, devo dire che appena mi iscrissi a questo forum trovai molto affascinante questa possibilità, il parlarsi con l'anima, però ora capisco perfettamente che intendi....gli occhi sono lo specchio dell'anima....

L'esistenza della vita dopo la morte non potrà essere conosciuta se non dopo la morte fisica, tutto ciò che possiamo sapere ora come esseri incarnati si può basare solo su due fattori, o esperienza personale di esistenza di un mondo 'sottile', ovvero altri piani di esistenza, o testimonianza di esperienze altrui....beh ci sarebbe pure un terzo fattore, credere per fede.
Credo assolutamente che vi siano altri piani di esistenza, e in questi piani credo vi siano degli Esseri disincarnati che 'lavorano' per lo sviluppo di tutti gli esseri. Ma questi saranno Esseri molto più evoluti dei comuni mortali....
Se vi sia vita oltre la vita per ogni uomo che lascia il corpo mortale, non lo darei per scontato, penso che per un certo 'tempo', parlando in termini terreni, il corpo astrale sopravviva alla morte, ma anche questo non sarà eterno....poi sarà diverso da caso a caso, se ogni azione terrena ha un riflesso sul creato....potremmmo dedurre che una 'grande anima', avrà un peso differente nei confronti del Piano Divino, rispetto a un'anima leggera...

E da qui potremmo per es ricollegarci a Gandhi, a cui fu appunto attribuito l'onore di essere riconosciuto come 'Mahatma' ovvero grande anima, anch'egli come tutti i più grandi Maestri incarnati, ci diede un grande insegnamento, quello della non violenza, però, ahimè, mi par di capire, che per molti questo insegnamento sia solo un'optional new age......
Si potrà obiettare che il Divino è oltre il bene e il male, ok, ma fino a che ci troviamo in un piano duale possiamo ancora scegliere......



krjisoul is offline  
Vecchio 16-01-2007, 08.19.02   #6
Lucio Musto
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Riferimento: La vita oltre la vita...

Benearrivata, Zenobia63, come vedo subito ribattezzata Zen!
Benearrivato DomenicoMaria, che chiamerò DoM!

Vedo che freschi freschi arrivati vi siete buttati subito sul pesante!

Io sull'argomento ci vado prudente, ma quando state subito a nominare cervelloni grossi come una casa, mi azzittisco del tutto.

Perché personalmente non riesco a concepire l'ateismo se non (l'ho copiato da un'altra parte) come "un modo diverso di vedere un dio". E quando si citano persone di intelligenza straordinariamente ampia immagino che la loro idea dell'Assoluto sia talmente aliena per noi sempliciotti che è difficile pensarli se non come "atei".

Comunque dateci sotto e continuate!... chissà che non impari qualcosa pure io!
Lucio Musto is offline  
Vecchio 17-01-2007, 01.09.48   #7
DomenicoMaria
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Lightbulb Riferimento: La vita oltre la vita...

Ben incontrato, Rudello.
Mi domando cosa spinge a zittirsi se non il preconcetto o la paura di qualcosa di meramente terreno, quando l'argomento di cui si parla è alla portata anche di chiunque.
Tutta la capacità di intuito di Albert Einstein vale quanto l'inesperienza di un bambino, perché quanto alzato da Zenobia non è che l'eterna domanda inanzi alla percezione dell'infinito immanente che tutti assolutamente percepiamo.
Voglio raccontare un piccolo fatto occorso proprio ieri sera.
Mio figlio Gabriele ha sei anni. Ha visto in TV un documentario in cui si parlava dell'universo e delle stelle. Hanno parlato, quindi, della fine del Sole, in quanto stella. Il nostro astro si ingrandirà per l'innalzarsi della temperatura interna e il volume dei gas si espanderanno fino all'orbita di Giove. L'enorme palla ingloberà tutti i pianeti esistenti fino a tale orbita subendo poi l'immancabile esplosione che lo convertirà in un buco nero.

Gabriele, quando l'ho accompagnato a letto per leggergli una storia, come ogni sera, si è rivolto a me tutto preoccupato e mi ha chiesto: "Papà, è vero che il Sole esploderà?"
Io ho risposto:"Certo, come tutte le stelle quando invecchiano!".
E lui:"Ma allora sparirà dal cielo e con lui anche la Terra?”
Io: “Sì, ma noi non ci saremo mica per vedere tutto questo!”
Gabriele: “Vuoi dire che quelli che ci staranno spariranno e con loro tutte queste belle cose?”
Io: “Sì, ma nessuno vedrà tutto ciò, perché la terra sarà già inabitabile molto prima e la gente, vedrai, andrà ad abitare su un pianeta meno caldo, talmente lontano dal nostro che non si accorgerà di nulla.”
Gabriele: “Sì, però tutto questo che vediamo non ci sarà più?”
Io: “No, purtroppo!”

Gabriele si è messo a piangere! Ho provato commozione, perché proprio in quell’istante, in questo bambino di sei anni, si manifestava tutta la nostra essenza, appunto, i nostri tratti ontologici.

Allora gli ho detto: “Però sappi che quel buco nero accumulerà tanta di quella energia da diventare una nuova stella, dopo molti anni della sua esplosione!”
Gabriele: “…e allora si formeranno anche di nuovo i pianeti?”
Io: “Molto probabile…”
Gabriele: “…eppoi ci saranno nuovamente gli esseri preistorici?”
Io: “Probabile anche questo, anzi, certamente ci sarà un pianeta come la Terra che lo permetterà!”
Gabriele ha smesso di piangere e lo vedo pensare. Dopo un po’ mi guarda e dice:”Grazie papà! Questo che mi hai detto mi fa stare un po’ più tranquillo!”

Si capisce cosa intendo? Gabriele, non assolutamente preoccupato dello scandalo della morte che egli ancora non concepisce, è rimasto turbato dalla sopravvenuta consapevolezza della fine fisica di un’istanza reale come quella del Sole e del nostro pianeta.
Antropologicamente, la nostra stella è un po’ come il nostro papà e la Terra e come la nostra mamma (in tal senso sono appunto rappresentati molto spesso nella drammatizzazione di molti miti uranici). Si può capire, quindi, come rivestano un importanza talmente fondamentale per noi da venire a far parte della nostra stessa esistenza.
Gabriele ha percepito il senso del paradosso che avviene in noi quando la consapevolezza della fine fisica delle cose - specie se ci riguarda in modo importante - si scontra con il nostro innato senso di infinitezza delle stesse (come se sapessimo da sempre che la realtà che ci riguarda è quella in cui le cose non finiscono ma sono in qualche modo eterne) non ponendosi assolutamente il problema della morte, che ancora non concepisce, ma solo quello della durata materiale delle cose!

Ha pianto, perché “l’innaturalezza” della fine del Sole si scontrava con il suo senso e presentimento di Infinito!!!

Cosa vogliamo provare ancora, davanti a un fatto così!

Caro Rudello, credo che nessuna sapienza possa interferire con la sua ragionevolezza davanti ad un mistero che si presenta a noi in modo così eclatante seppure effimero per la nostra misera fisicità.

Ecco perché, se hai cose da dire, seppure tu fossi il più ignorante (ma sai che so che sei ben lungi dall’ esserlo!!!) fallo, ti prego. Zenobia ha avuto l’umanissimo coraggio di parlare di un cosa di cui troppi si vergognano, per non apparire vili.
Questa viltà, carissimo, è solo un pregiudizio su noi stessi .

Saluti cari, DomenicoMaria.
DomenicoMaria is offline  
Vecchio 17-01-2007, 08.06.47   #8
acquario69
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Originalmente inviato da DomenicoMaria
Ben incontrato, Rudello.
Mi domando cosa spinge a zittirsi se non il preconcetto o la paura di qualcosa di meramente terreno, quando l'argomento di cui si parla è alla portata anche di chiunque.
Tutta la capacità di intuito di Albert Einstein vale quanto l'inesperienza di un bambino, perché quanto alzato da Zenobia non è che l'eterna domanda inanzi alla percezione dell'infinito immanente che tutti assolutamente percepiamo.
Voglio raccontare un piccolo fatto occorso proprio ieri sera.
Mio figlio Gabriele ha sei anni. Ha visto in TV un documentario in cui si parlava dell'universo e delle stelle. Hanno parlato, quindi, della fine del Sole, in quanto stella. Il nostro astro si ingrandirà per l'innalzarsi della temperatura interna e il volume dei gas si espanderanno fino all'orbita di Giove. L'enorme palla ingloberà tutti i pianeti esistenti fino a tale orbita subendo poi l'immancabile esplosione che lo convertirà in un buco nero.

Gabriele, quando l'ho accompagnato a letto per leggergli una storia, come ogni sera, si è rivolto a me tutto preoccupato e mi ha chiesto: "Papà, è vero che il Sole esploderà?"
Io ho risposto:"Certo, come tutte le stelle quando invecchiano!".
E lui:"Ma allora sparirà dal cielo e con lui anche la Terra?”
Io: “Sì, ma noi non ci saremo mica per vedere tutto questo!”
Gabriele: “Vuoi dire che quelli che ci staranno spariranno e con loro tutte queste belle cose?”
Io: “Sì, ma nessuno vedrà tutto ciò, perché la terra sarà già inabitabile molto prima e la gente, vedrai, andrà ad abitare su un pianeta meno caldo, talmente lontano dal nostro che non si accorgerà di nulla.”
Gabriele: “Sì, però tutto questo che vediamo non ci sarà più?”
Io: “No, purtroppo!”

Gabriele si è messo a piangere! Ho provato commozione, perché proprio in quell’istante, in questo bambino di sei anni, si manifestava tutta la nostra essenza, appunto, i nostri tratti ontologici.

Allora gli ho detto: “Però sappi che quel buco nero accumulerà tanta di quella energia da diventare una nuova stella, dopo molti anni della sua esplosione!”
Gabriele: “…e allora si formeranno anche di nuovo i pianeti?”
Io: “Molto probabile…”
Gabriele: “…eppoi ci saranno nuovamente gli esseri preistorici?”
Io: “Probabile anche questo, anzi, certamente ci sarà un pianeta come la Terra che lo permetterà!”
Gabriele ha smesso di piangere e lo vedo pensare. Dopo un po’ mi guarda e dice:”Grazie papà! Questo che mi hai detto mi fa stare un po’ più tranquillo!”

Si capisce cosa intendo? Gabriele, non assolutamente preoccupato dello scandalo della morte che egli ancora non concepisce, è rimasto turbato dalla sopravvenuta consapevolezza della fine fisica di un’istanza reale come quella del Sole e del nostro pianeta.
Antropologicamente, la nostra stella è un po’ come il nostro papà e la Terra e come la nostra mamma (in tal senso sono appunto rappresentati molto spesso nella drammatizzazione di molti miti uranici). Si può capire, quindi, come rivestano un importanza talmente fondamentale per noi da venire a far parte della nostra stessa esistenza.
Gabriele ha percepito il senso del paradosso che avviene in noi quando la consapevolezza della fine fisica delle cose - specie se ci riguarda in modo importante - si scontra con il nostro innato senso di infinitezza delle stesse (come se sapessimo da sempre che la realtà che ci riguarda è quella in cui le cose non finiscono ma sono in qualche modo eterne) non ponendosi assolutamente il problema della morte, che ancora non concepisce, ma solo quello della durata materiale delle cose!

Ha pianto, perché “l’innaturalezza” della fine del Sole si scontrava con il suo senso e presentimento di Infinito!!!

Cosa vogliamo provare ancora, davanti a un fatto così!

Caro Rudello, credo che nessuna sapienza possa interferire con la sua ragionevolezza davanti ad un mistero che si presenta a noi in modo così eclatante seppure effimero per la nostra misera fisicità.

Ecco perché, se hai cose da dire, seppure tu fossi il più ignorante (ma sai che so che sei ben lungi dall’ esserlo!!!) fallo, ti prego. Zenobia ha avuto l’umanissimo coraggio di parlare di un cosa di cui troppi si vergognano, per non apparire vili.
Questa viltà, carissimo, è solo un pregiudizio su noi stessi .

Saluti cari, DomenicoMaria.

dal tuo post e dalla tua umanissima esperienza che hai avuto con tuo figlio,condividendola con noi,prendo coraggio anchio e dire la mia su questo delicato argomento
io pure non essendo credente o meglio praticante di qualsiasi religione,credo che dopo la vita,questa vita,per noi finisce una dimensione e ne comincia un altra...io mi sento davvero ignorante in materia,ma per me l'unico riscontro che posso fare e' sul piano fisico..una volta ho letto un libro davvero interessante che un po mi ha illuminato,purtroppo il titolo non me lo ricordo ma l'autore narra di una storia di alcuni esseri a due dimensioni che non riescono,non possono capire la realta di chi vive gia su un piano piu elevato,nel caso del libro di coloro che vivono nella terza dimensione(cioe' la nostra)..per finire il libro metteva il dubbio sul motivo per cui non si dovrebbe credere che ne esistano altre di dimensioni,anche perche essendo noi appunto limitati a concepire le cose nella dimensione a cui apparteniamo,ci sembra che tutto deve riportarsi allo stesso livello
un altra cosa che mi lascia positivamente sorpreso sono le esperienze di chi ha avuto la morte fisica,poi per ragioni che nemmeno i medici hanno saputo spiegare,ritornano in vita e tutti riportano ricordi se cosi vogliamo chiamarli,descrivendo sensazioni anche"visive" di un aldila,o forse di un altra dimensione,cui non viene avvertito il"peso" della materia e della dualita con cui invece noi qui dobbiamo fare i conti
acquario69 is offline  
Vecchio 17-01-2007, 08.16.12   #9
acquario69
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mi sono ricordato il titolo del libro; FLATLANDIA

http://it.wikipedia.org/wiki/Flatlandia
acquario69 is offline  
Vecchio 17-01-2007, 15.49.44   #10
Lucio Musto
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Originalmente inviato da acquario69
mi sono ricordato il titolo del libro; FLATLANDIA

http://it.wikipedia.org/wiki/Flatlandia


solo 6€, ma veramente ben spesi.

Oltre al gradevolissimo racconto, che si legge nello spazio di un viaggio in treno, ti stimola a parecchie fantasie, meditazioni, riflessioni. Che possono portarti lontano..e ma gari, perché no?... anche più avanti!
Lucio Musto is offline  

 



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