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Vecchio 28-02-2007, 10.21.13   #51
sangarre
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Riferimento: IN DIFESA DELLA FEDE - Evoluzione o Creazione?

"Un dio potente, personale e morale..." dici...

Un dio rispondente alle TUE personali categorie mentali, dunque.
Altri, hanno altre categorie mentali, non meno valide.
Altri ancora, anche restando nel cristianesimo, negano del tutto la validità delle categorie mentali umane, al fine di descrivere ciò che non può essere descritto...
Chiunque può costruirsi un dio personale, che a lui sembri l'unico e il migliore.
Benissimo: purchè non creda davvero che sia il SOLO ad essere veritiero!
L'idea di Dio viene costantamente filtrata attraverso le modalità e convinzioni personali, dottrine interiorizzate, orientamenti innati.
Dio non è nulla di tutto quello che TU puoi proiettare.
L'unica cosa giusta da fare e' ASTENERSI dall'immaginarlo.


"...perciò preghiamo Dio di essere liberi da Dio, e di concepire e godere eternamente la verità là dove l'angelo più alto, e la mosca, e l'anima sono uguali..."

Meister Eckart "Beati pauperes spiritu"
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Vecchio 28-02-2007, 10.59.02   #52
visechi
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Riferimento: IN DIFESA DELLA FEDE - Evoluzione o Creazione?

Citazione:
Per me la domanda da porsi non è: “Dio esiste?”, ma piuttosto: “Dato che Dio esiste, com’è?” Usando la nostra mente, osservando l’universo che ci circonda, che cosa possiamo imparare riguardo a Dio? Poniamoci una domanda:
“Può qualcosa derivare dal nulla?” La risposta è “No.”

Per l’ennesima volta si cade nell’errore di considerare il concetto di Dio attraverso il contenuto della logica, e per l’ennesima volta si precipita nel baratro dell’illogicità e dell’irrazionale. Per non franare deliberatamente ed inopinatamente nell’illogicità, risulta ovvio e conseguente fornire di un puntello dogmatico quello che, di fatto, si preannuncia come un bradisismo razionale. Se mi domandassi tutto ciò che ti sei domandato tu e concludessi l’intero percorso inquisitivo con un’ultima domanda, credo che l’intero processo logico decadrebbe automaticamente: <<può qualcosa derivare dal Nulla? No! Ma se non può esservi alcunché che derivi dal Nulla, da dove sarebbe sortito fuori questo fantomatico creatore del Tutto? Qualcuno dovrebbe averlo Creato! Ma chi avrebbe creato quest’ultimo creatore? Un altro Creatore!>> (la catena infinita del primo motore immobile o della Causa causante). Oppure, attraverso l’inserimento di un’asserzione assiomatica:<< può qualcosa derivare dal Nulla? No! Ma se non può esservi alcunché che derivi dal Nulla, da dove sarebbe sortito fuori questo fantomatico creatore del Tutto? E’ sempre esistito, poiché è eterno!>>.
Proviamo a concentrarci su quest’ultima asserzione per verificarne la logicità.
Come potrai ben intuire ci muoviamo in un campo di speculazione teoretica priva di effettivo contenuto concreto, cioè in quel che si può dire o scrivere in questo campo non puoi rilevare alcun riscontro reale, ma è il movimento dei neuroni, stimolati dalla necessità imposta dalla logica, a fornire una chiave di lettura che sia anch’essa logica e non dogmatica.
Il concetto di eternità implica che non vi sia un limite iniziale all’esistere dell’eterno, contempla anche che non ve ne sia uno finale – almeno per quel che attiene alla nozione d’eternità perfetta -. La Bibbia, in Genesi, determina un principiare dell’azione creatrice di Dio, un suo accadere e verificarsi (<<In principio…>>); questo principio (ab origine mundi) è necessitato dal concetto di creazione stessa, infatti, senza principio non potremmo inferire alcuna creazione e noi non esisteremmo… ma noi esistiamo, onde per cui sia ammessa la nozione che evoca un <<principio>.
Come potrai intuire si tratta di un evento definito sia nell’azione (di Dio) che nel tempo, ma tutto ciò che precede la locuzione <<In principio…>>, trattandosi di eternità, è necessariamente eterno anch’esso, di modo che non vi è possibilità alcuna di rilevare uno spazio de-finito e de-finibile fra questo principiare degli eventi e l’esistenza eterna di Dio. Ne deriva che la locuzione corretta dovrebbe essere <<… in principio…>>, dove i primi puntini di sospensione aprono uno squarcio a-temporale pre-originario, mentre quelli successivi sono narrati in Genesi. L’impossibilità logica di de-finire squarci temporali in una nozione che contempli l’eternità, impone l’impossibilità stessa di congetturare il verificarsi di qualsiasi evento, proprio perché non si aprono spazi temporali ove collocarli, giacché la nozione di eternità sposta indefinitamente (meglio dire infinitamente) in avanti qualsiasi accadimento fattuale e senza poter congetturare l’esistenza di alcun limite a questo spostamento. Il contorsionismo logico comportato da questo stato di cose, richiama l’infinito, e nell’infinito a-temporale e a-spaziale, affidandosi alla logica speculativa, è impossibile collocare alcunché (provare per credere). Un grande filosofo districò l’aggroviglio attraverso il concetto di <<eterno ritorno>>, che pur risolvendo una parte dell’enigma dialettico, aprì un enorme laceramento su quello di unica Creazione…. Ma qui si tratta di invadere altre stanze, fermiamoci qui.
La dogmatica non è un macigno calato senza una certa dose di razionalità, ci si affida ad essa per impedirsi il vacuo pencolare fra le forre dell’illogicità, perché non ti affidi quietamente ad essa anche tu?


Citazione:
Vorrei a questo punto inserire una riflessione. Se seguiamo questa linea di pensiero, alcuni potrebbero erroneamente concludere che se c’è del male nel mondo, allora Dio deve essere in parte “malvagio” (come nella visione indù di Dio). Non lo condivido per un paio di motivi.

Premetto che non sono credente, ma volendo seguire il tuo filo logico, non potrei far altro che rinviarti ad un’attenta lettura del Genesi, dove già nei primissimi capitoli potrai rilevare un’evidenza che forse fornisce una risposta al tuo domandare. Non so e non mi curo del fatto che Dio possa essere malvagio o meno, ma se osservi con senso critico, colà potrai scovare quel che cerchi: Dio non è malvagio! D’accordo! Ma è luminoso come il sole che il male è coevo, se non addirittura preesistente, alla Creazione. Il Male non è opera umana, il Libro della Genesi c’informa che Dio, rivolgendosi all’uomo, l’ammonì: <ma dell'albero della conoscenza del bene e del male non devi mangiare, perché, quando tu ne mangiassi, certamente moriresti>. Egli impartì alla propria Creatura un ordine perentorio: “non devi mangiar(ne)”, riferendosi all’albero della conoscenza del Bene e del Male perché l’uomo, cibandosi dei suoi frutti, ne sarebbe morto. Non credo possa in alcun modo essere confutato il fatto che tanto l’esistenza del Bene, quanto quella del Male permeassero la Creazione fin dalle origini. Cibarsi dei frutti attinti dall’albero della conoscenza significa elevare la creatura al livello di Dio, cioè sostituire l’unica vera fonte di Verità con le proprie determinazioni. La disobbedienza di Adamo ed Eva è così un atto che afferma l’autonomia morale dell’uomo – creatura – rispetto al Creatore, per cui è l’uomo e non più Dio a stabilire in base alle proprie determinazioni, volta per volta, ciò che è bene e ciò che è male. Da ciò deriva che non sia più necessario soggiacere al ‘consiglio’ divino. Il peccato di superbia narrato in Genesi è la cifra della lacerazione che è venuta a prodursi fra terra cielo e uomo. Genesi narra non solo il mito della Creazione, ma anche quello della profonda frattura che da allora impregna il creato. L’atto di superbia si concreta nella presunzione di poter fare a meno di Dio ogni qualvolta si pone il dilemma di scegliere, di decidere per un verso o per un altro. Accedere alla superiore conoscenza del Bene e del Male, determinando così autonomamente il grado gerarchico da attribuire a ciascun ‘valore’ morale, significa violare il sacro (separato) ed entrare in contatto con un qualcosa che già esisteva, che già impregnava ed intrideva la Creazione, seppur forse non ancora operante. Diversamente Dio avrebbe impartito un ordine assurdo. La Creazione è opera divina, è evidente che entrambe le forze di cui è intrisa siano anch’esse opera divina. La Creazione, evidentemente, era “cosa molto buona” ma non certamente “perfetta”, trattenendo in sé anche “cose non buone” o “cose meno buone”.
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Vecchio 28-02-2007, 10.59.38   #53
visechi
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Riferimento: IN DIFESA DELLA FEDE - Evoluzione o Creazione?

Citazione:
Che Dio permetta il male, come ovviamente fa, non significa che esso sia malvagio. Il suo permettere il male, credo, sia il bene più elevato.

Dio, dopo il primo atto di disubbidienza dell’uomo, concesse la possibilità della morte. Ovvio che la morte è da intendere anche come possibilità di operare il male, ma non solo. In Genesi si parla proprio di morte fisica. Ma nell’intero esursus narrativo collegabile a questo apparire della ‘fatal quiete’ è individuabile un elemento dissonante. Mi spiego meglio. Dio creò l’uomo e lo pose all’interno del Giardino dell’Eden. Qui v’era abbondanza di frutti ed alberi, si trattava di un luogo lussureggiante di vegetazione. In mezzo al Giardino dell’Eden era ‘l’albero della vita’, i cui frutti, una volta che l’uomo se ne fosse cibato, procuravano l’immortalità. La tradizione ebraica e cristiana vogliono l’uomo creato immortale già in origine, ciò è anche abbastanza logico, diversamente non si comprenderebbe il castigo divino che impose la morte. Ma, mi domando, che necessità c’era di porre in mezzo al Giardino dell’Eden un albero i cui frutti non potevano procurare alcun vantaggio alla creatura, giacché questa era già immortale? Eppure fu proprio Dio che cinse l’Eden di cherubini a difesa anche di quell’albero, affinché Adamo ed Eva non se ne cibassero e diventando immortali (22 Il Signore Dio disse allora: «Ecco l'uomo è diventato come uno di noi, per la conoscenza del bene e del male. Ora, egli non stenda più la mano e non prenda anche dell'albero della vita, ne mangi e viva sempre!». 23 Il Signore Dio lo scacciò dal giardino di Eden, perché lavorasse il suolo da dove era stato tratto. 24 Scacciò l'uomo e pose ad oriente del giardino di Eden i cherubini e la fiamma della spada folgorante, per custodire la via all'albero della vita.), lasciando così intendere che non lo fossero di già (così, perlomeno, narra Genesi). Non trovi una palese incongruenza in tutto ciò?
Lasciamo pure svaporare questo problema, sono certo che una risposta ci sia, anzi forse la conosco.

Andiamo oltre.

Parlavo di <<possibilità della morte>>. La morte non è da intendere come una punizione inflitta da Dio come paga della disubbidienza, ma è forse da intendere come un atto di misericordia. L’uomo aveva peccato, era nel peccato e, siccome immortale, rischiava di permanervi in eterno, senza possibilità di redenzione. L’aver imposto la morte vuol significare che in essa è la redenzione dal peccato, oppure che la morte de-finisce il peccato, lo separa dall’uomo, lo spegne. In tal senso l’ultimo fatal evento dell’esistenza umana è da intendere come un bene… ma è davvero un bene? Diverso è il discorso per quanto attiene al male, al suo imperversare e al suo infierire nel mondo e nell’esistenza di ciascuno di noi: questo di certo non è un bene, solo i sofismi capziosi lo traducono in bene… ma non ci crede davvero nessuno.

Citazione:
doveva esserci un’alternativa, una scelta vera: il male.

Il male, caro mio, non sempre si sceglie, spesso accade; è portato con sé dal verificarsi degli eventi, senza che l’uomo possa intervenire per allontanarlo da sé, senza che lo richiami o lo evochi. Il male si presagisce, la vita stessa è impregnata di male presagito, l’intimo dell’uomo è infarcito di angoscia e di inquietudine perché inconsciamente l’uomo ne avverte il suo mefitico ansito, il suo greve incedere. Il male non sempre è una scelta: non lo è mai per le vittime innocenti, non lo è per chi patisce in una terra arida, silicea, priva d’acqua che disseti, non lo è laddove solo le lacrime e la putredine delle carni lacerate dall’imperversare della natura nutrono e dissetano una terra troppo avara di doni. Solo qui, nel nostro opulento Occidente, è possibile immaginare il male come una scelta… proprio perché abbiamo qualcosa che scaldi le nostre grasse chiappe, che le rinfreschi e le ripari dall’arsura del sole, le protegga dallo sferzare del vento gelido… ma prova un po’ a raccontare, in altre latitudini, della loro insensata scelta a quei disgraziati dimenticati da Dio che a mala pena sopravvivono a se stessi, ove l’infuriare della Natura è quotidianità e non evento straordinario che incolla inebetiti davanti allo schermo la porpora e il pastorale… altro che scelta, forse non avresti occhi per guardare, e parole per esprimere l’angoscia che ti coglie… caro mio, queste sono le vere bestemmie che la chiesa e certa filosofia da quattro cent hanno inculcato nel nostro avvizzito cervello e nel nostro sempre più arido cuore. Il male esiste perché colui che ha creato l’universo ha voluto che così fosse, perché Egli ha voluto relegarlo sulla terra per sgravarsi del suo intimo fardello, siamo o non siamo creati a sua immagine e somiglianza? Allora che così sia, ma anche le ingiurie siano ben indirizzate… verso il cielo… è il nostro umile “diritto di mugugno”, che ci sia lasciato almeno quello.

Citazione:
siamo esseri morali, intuitivamente sappiamo che esiste il bene e il male. Ci aspettiamo un mondo giusto, perché sappiamo che la vera giustizia esiste.

Non siamo esseri morali, siamo esseri che creano una morale, ma non reperiamo nel fondo di noi stessi un vero concetto morale che regga, inviolato ed inviolabile, immarcescibile ed intonso al peso della storia, al suo scorrere, e ai nostri mutevoli bisogni. Siamo esseri che soggiacciono alla volontà di potenza della vita, e ci pieghiamo ad essa forgiando regole morali che s’incrinano al cospetto delle nostre sempre cangianti necessità culturali… anche in questo caso provare per credere.

Ciao
visechi is offline  
Vecchio 28-02-2007, 13.56.49   #54
Lucio P.
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Riferimento: IN DIFESA DELLA FEDE - Evoluzione o Creazione?

Torino, 28/02/07

Ciao visechi e ciao sangarre, probabilmente vi è sfuggito qualcosa nei post precedenti e mi riferisco a quello del 25/02/07 pag. 5 su questo argomento che tanto stimola la personalità di noi uomini. Ma, se così non fosse, rileggetelo! Poi potremmo anche commentare i vari pensieri di cui ci sentiamo portatori pur sapendo, come già affermato più volte, è soltanto una questione di FEDE.
Ognuno di noi si è costruito secondo la propria logica e ragionevolezza o razionalità dei fatti, il proprio credo:
Sia esso religioso, filosofico, scientifico, ateistico, gnostico e quant’altro. Saluti <eppur GESU VI AMA>
Lucio P. is offline  
Vecchio 28-02-2007, 16.31.56   #55
visechi
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Citazione:
Originalmente inviato da Lucio P.
Torino, 28/02/07

Ciao visechi e ciao sangarre, probabilmente vi è sfuggito qualcosa nei post precedenti e mi riferisco a quello del 25/02/07 pag. 5 su questo argomento che tanto stimola la personalità di noi uomini. Ma, se così non fosse, rileggetelo! Poi potremmo anche commentare i vari pensieri di cui ci sentiamo portatori pur sapendo, come già affermato più volte, è soltanto una questione di FEDE.
Ognuno di noi si è costruito secondo la propria logica e ragionevolezza o razionalità dei fatti, il proprio credo:
Sia esso religioso, filosofico, scientifico, ateistico, gnostico e quant’altro. Saluti <eppur GESU VI AMA>


Appunto la mia è solo un’esortazione, a te rivolta, di rinunciare a qualsivoglia costrutto ideologico o filosofico che tenda a dimostrare l’esistenza di Dio… è un’impresa impossibile. Già una volta provai a spiegarti che la fede è uno scandalo per la ragione, e in ciò non v’è nulla di sminuente o d’offensivo. Solo sradicando la fede dalla ratio, almeno nella misura in cui essa pretenderebbe di conficcare le radici ben dentro il cuore pulsante del suo nucleo teologico, puoi preservarla dagli assalti e dalla vigoria della ragione; puoi garantirla ed esaltarla, diversamente la rendi fredda e sterile – un vero obbrobrio per un sentimento -, facendone null’altro e niente di più del prodotto di una fredda argomentazione filosofica, e se la teologia non è filosofia, ma un qualcosa che la trascende, perché, non sottostando ai principi di non contraddizione e d’identità, ne trascende le capacità speculative e razionali, potrai tranquillamente discettare su Theos, sul Logos, senza implicare la necessità di trovare in questo tuo dissertare le necessità impellenti imposte e pretese dalla ragionevolezza.

Hai velatamente alluso alla creazione dal Nulla, andiamo ora a far visita a quell’ispido e spinoso concetto (Creatio ex nihilo). Ti avverto, la trattazione sarà assolutamente incomprensibile, perché è giusto che sia così.
Esordiamo con una domanda che agevoli il dispiegarsi dell’intero percorso dialettico. Assunto per vero l’assioma creazionistico, proviamo a domandarci cosa c’era prima della Creazione; la risposta è quanto meno ovvia, se Dio ebbe creato, prima del suo atto non vi era nulla, se non Lui stesso, anzi v’era proprio il Nulla e Dio,. Soffermiamoci in contemplazione di questo “Nulla”. Già il termine spaura ed affascina; subito si staglia all’orizzonte del nostro intelletto un mostro mitologico terrificante: l’Idra - non quella di Lerna che aveva nove teste, ma un mostro abissale che penetra e prospera nella nostra mente - diciamo quindi che questa creatura abissale ha cento e più teste e tutte immortali, ne mozzi una e ne crescono subito altre dieci. Il Nulla appare come un qualcosa d’incomprensibile, qualcosa d’inafferrabile, almeno per le potenzialità delle nostre capacità speculative ed intuitive. Il Nulla atterrisce e annichilisce. Ma noi siamo giovani baldi combattenti, (il) Nulla ci atterrisce, (il) Nulla ci scoraggia: andiamo, fieri ed indomiti, incontro al Fato che le Moire hanno ritagliato e confezionato per noi.

Dio è onnipotenza assoluta, raggruma in sé il possibile e l’impossibile, è la com-possibilità, ovverosia Egli rappresenta la sussistenza e compresenza in Sè di tutte le possibilità possibili ed anche di quelle per noi impossibili, altrimenti non sarebbe onnipotente ma limitato da un’impossibilità, per quanto vacua e labile questa possa essere. Per creare dal Nulla, Dio deve possedere questo elemento, questa in-essenza, ne deve essere costituito. Il Nulla deve essere un suo costituente fondamentale, altrimenti non si comprende da dove attinga per creare. Egli attinge da se stesso, e crea per atto di volontà (il che imprime una prima insanabile aporia a tutto il ragionamento, abbiamo individuato un elemento che sussiste ed è compresente rispetto al Nulla), e in questo se stesso deve trovarsi e deve esserci quel non essere che è (di fatto non è) il Nulla.. Dio è quindi anche Nulla – un mistico del medioevo lo definiva (il che appare quasi un ossimoro) Niente, Non Ente -. Ma il concetto di Nulla è onnicomprensivo, totalizzante e dittatoriale, non lascia spazio ad alcunché che differisca da se stesso, cioè dal Nulla. Non è possibile per le nostre misere, finite ed infinitesime capacità speculative postulare il Nulla e contemporaneamente qualcosa che ‘sia’, che vi stazioni di fianco, soprattutto qualcosa o qualcuno che possa ‘essere’ al di fuori e diverso dal Nulla. Ma se il Nulla ‘è’ (di fatto non è), e se Dio ha creato dal Nulla, attingendo da se stesso, va da sé che immaginare e far coincidere Dio con Il Nulla non sia così campato in aria. Ma abbiamo detto che per le nostre misere capacità astrattive non è possibile concepire qualcosa che sussista al di fuori del Nulla e che da questo differisca. La logica ci porterebbe a significare che Dio sia il Nulla, e che in e da questo vacuo suo non-essere (perché il Nulla è non-essere) Egli abbia attinto per generare l’essere. La stessa logica c’impone di guardarci intorno e rilevare - constatazione apodittica - che qualcosa ‘è’ piuttosto che ‘non sia’; i nostri percettori di senso in simbiosi con quelli intuitivi c’instillano un quesito: <<perché è così e non in un altro modo?>>. Sale alla ribalta la “necessità”, ella fa la sua comparsa nel palcoscenico speculativo, sussurrandoci all’orecchio che forse Dio ha creato in virtù di una sua intima necessità? Ma sarebbe assurdo! Egli è onnipotenza assoluta, quindi libertà incondizionata, ha generato per atto di volontà, nella più assoluta libertà. Ma dove allora reperiamo le tracce di quest’incondizionata libertà, poiché assoluta? Ovvio, solo nel Suo (non)essere Nulla. In effetti, il Nulla è il fondamento di Dio, Egli si può radicare solo in questa in-essenza, e con il Nulla coincidere. Non ci credi? <<Dio essendo Nulla – Non Ente, Niente – non ha necessità di Nulla e la sua azione è esplicata nella più assoluta libertà sgorgante, come un trabocco, dalla Sua illibata ‘volontà’>>. Solo nel Nulla reperisci le tracce della libertà divina e della sua ineffabile volontà, diversamente Dio dovrebbe sottostare ad una necessità che lo imprigionerebbe entro le sue maglie necessitanti. La Verità è radicata e trova il proprio fondamento proprio nella libertà divina, e questa la precede e la istiga, e non viceversa, come pretenderebbe la Chiesa di Roma (Veritatis Splendor, enciclica di Papa Giovanni Paolo II°).

Allora, ricapitolando, Dio, Ni-ente, attingendo in se stesso, genera dal Nulla e pone in esistenza l’essere. Ma avevamo detto prima che la nozione di Nulla implica anche l’impossibilità che ‘qualcosa sia’, inevitabilmente, per non sovvertire le regole che sottostanno alla logica speculativa, dovremmo anche inferire che ‘nulla sia’, cioè la creazione non è, e che Dio, viceversa, essendo Nulla, ‘è’. La creazione non ci sarebbe, mentre Dio sì; oppure la Creazione ‘è’ e Dio non è in esistenza, cioè ‘non è’. Eppure io qualcosa scrivo, tu qualcosa, pur non capendo, leggi… allora qualcosa ‘è, ma in origine abbiamo assunto che anche Dio ‘sia’. Quest’aporia insanabile è aggirata proprio con il concetto del compossibile: Dio ‘è’ e contemporaneamente ‘non è’, e la Creazione ‘è’… avverti anche tu l’approssimarsi dell’ineffabile, quella strana essenza ti si fa prossima più marca una distanza incommensurabile e non colmabile? Non parlo del Deus Absconditus, quello è altra cosa, ma proprio dell’impossibilità epistemologica di conoscere Dio.
Quanto segue non ricordo più se sia frutto dei contorsionismi della mia mente o se l’abbia letto da qualche parte, forse è un pensiero che appartiene a Givone… non cito testualmente: <<Prima dell’essere è il Nulla, le cose sono non secondo necessità, ma fondate sul Nulla che si esprime nella libertà (da qui la libera volontà divina) e non nella necessità. Fondamento e principio di tutte le cose è la libertà, non la verità (nota sicuramente mia: mi spiace per la porpora e il pastorale), la quale si basa appunto sulla libertà>>. Da qui discende che la creazione e la creatura più fulgida (l’uomo) siano svincolate dalla verità, perché entrambe soggiacciono alla necessità, e nell’angusto ambito in cui esplicano le proprie scelte e decisioni, che per l’uomo si concreta nel ‘libero arbitrio’, entrambe sono necessitate né dalla Verità né dalla libertà, ma entro uno spazio conchiuso definiscono e determinano il proprio pensiero morale (che per la Natura è semplicemente essere), scandendo, nel loro necessitato e necessitante stato di bisogno, il ritmo e la tempistica dei valori cui conformarsi. L’uomo non è un animale morale, o meglio la morale non è istanza di verità, piuttosto è istanza di necessità.

Ciao

Ultima modifica di visechi : 28-02-2007 alle ore 17.21.00.
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Vecchio 28-02-2007, 18.13.08   #56
Lucio P.
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Riferimento: IN DIFESA DELLA FEDE - Evoluzione o Creazione?

da visechi << Appunto la mia è solo un’esortazione, a te rivolta, di rinunciare a qualsivoglia costrutto ideologico o filosofico che tenda a dimostrare l’esistenza di Dio… è un’impresa impossibile. >>



Ciao Visechi, ti ringrazio vivamente per l'esortazione DI CUI, OVVIAMENTE, NON TERRO' CONTO. In quanto a costruire costrutti, fatti un po un esame di coscienza: Tu cosa stai cercando di dimostrare, l'esistenza del "NULLA?"

Amico, ho già espresso il mio pensiero a tal riguardo, non sta a me dimostrare l'esistenza di Dio. Io mi guardo intorno, mi esamino, è non posso pensare al "nulla" come tu fai. Tieni pure le tue teorie, un giorno il nulla ti avvogerà e nel nulla finirà la tua storia. <EPPUR GESU' TI AMA> Egli non vuole il nulla per te, ma salvarti da questo bucono nero in cui la tua mente sta vagando in cerca di un qualcosa che non troverà mai. Infatti cosa possimo mai trovare nel "NULLA?" Beato invece è colui che alla sua morte potrà dire: ADESSO INIZIA PER ME LA VERA VITA.
Ognuno di noi raccoglierà il proprio frutto come già ebbi modo di dirti. Quindi, lasciamo a Dio o al Nulla il compito che non potrà mai esere nostro.
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Vecchio 01-03-2007, 10.15.01   #57
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Citazione:


Ciao Visechi, ti ringrazio vivamente per l'esortazione DI CUI, OVVIAMENTE, NON TERRO' CONTO. In quanto a costruire costrutti, fatti un po un esame di coscienza: Tu cosa stai cercando di dimostrare, l'esistenza del "NULLA?"

C’è una notevole differenza fra i ‘miei’ costrutti, che miei non sono, e i tuoi. Attraverso i miei interventi non tendo a dimostrare l’inesistenza di Dio, sarei contraddittorio giacché affermo che è impossibile dimostrarne l’esistenza, tanto meno se ne può dimostrare l’inesistenza per mezzo di machiavellici (i ‘miei’ e i tuoi) arzigogoli filosofici o pseudoscientifici. Intendevo, invece, mostrati che qualunque strada che si poggi sulla logica o sulla scienza tu volessi imboccare, questa non ti porterebbe in alcun dove, se non a sperderti sconsolato fra le forre della logica o della dimostrazione avversa. In più d’una occasione ti ho invitato a rinunciare ad utilizzare filosofia e scienza come un grimaldello buono per violare i misteri della fede… come puoi ben vedere ti sei perso e pencoli inano fra un bordo e l’altro dell’assurdo, fra negazione e asserzione, senza poter venire a capo di nulla.


Citazione:
Amico, ho già espresso il mio pensiero a tal riguardo, non sta a me dimostrare l'esistenza di Dio.

Certo, lo capisco, non spetta a te, come non spetta a me dimostrarne l’inesistenza. Ciò è carico calcato sulle spalle del sentimento, attiene al profondo di ciascuno di noi, non certo alla filosofia, ancor meno alla scienza… ma quanto ti affanni, quanto ti danni l’anima per affermare: <<ora ho la chiave, ho varcato la soglia, tacete tutti ed ascoltate il vero>>. Non credi che tutto ciò dimostri una certa insicurezza? Appari come uno che vuol credere ad ogni costo, ma nell’incespicare fra gli ostacoli emergenti dalla disputa fra ragione e sentimento, nel percorrere l’irto e sdrucciolevole sentiero di una fede incerta e attaccaticcia, pur di non scivolare lungo il declivio dell’erto monte che ti accingi a scalare, ricerchi con affanno qualche saldo ed ineccepibile puntello logico. Ecco che proponi, indefesso, teorie che si sgretolano al primo soffio di vento, che svaporano al primo raggio di sole… troppo fredda la tua fede se ha necessità di bacoli razionali.

Citazione:
Io mi guardo intorno, mi esamino, è non posso pensare al "nulla" come tu fai. Tieni pure le tue teorie,

Ti posso assicurare che non so che farmene, non aiutano a vivere, prendile come una sorta di divertissement. Mi stupisco sempre quando incontro persone che a detta loro ‘vivono intensamente la fede’ e poi quasi bestemmiano nel volerne dimostrare la ratio, è come se si volesse razionalizzare un amore, come se si volesse ridurre ad anguste e fredde regole matematiche un innamoramento. Senza trasporto, senza passione, senza sofferenza, senza pathos… che grigiore, lo stesso che percepisco nelle chiese, sempre più fredde, inospitali, ricche, marmoree.

Citazione:
un giorno il nulla ti avvogerà e nel nulla finirà la tua storia. <EPPUR GESU' TI AMA>

Anche questo curioso vezzo di inserire nei tuoi interventi questo slogan rende palese il tuo modo di concepire la fede… quasi si trattasse di un prodotto commerciale, la promuovi, pubblicizzi e commercializzi con il medesimo estro utilizzato dal mondo della moda: la infiocchetti, la infiori, la impacchetti e la proponi attraverso messaggi subliminali, con la speranza che questo motto possa penetrare nel profondo del tuo interlocutore. Tendi, come un imbonitore, a violare l’intimo altrui… questa è davvero una sconcezza, anche abbastanza ingenua… né Dio né Gesù hanno necessità di pubblicità occulta… non offenderli, non è carino, porta loro rispetto, te lo domanda un quasi ateo.
Citazione:
Egli non vuole il nulla per te, ma salvarti da questo bucono nero in cui la tua mente sta vagando in cerca di un qualcosa che non troverà mai. Infatti cosa possimo mai trovare nel "NULLA?"


In risposta ti lascio uno scritto, apprezza l’impegno, mi affatica copiare, fai uno sforzo per capire:
<<In somma il principio delle cose, e di Dio stesso, è il nulla. Giacché nessuna cosa è assolutamente necessaria, cioè non v’è ragione assoluta perch’ella non possa non essere, o non essere in quel tal modo>> (Leopardi – Zibaldone)

E ancora:

<<Dio crea le cose dal Nulla, egli afferma (allude a Bovillo, nota mia), e prosegue: “se tutte le cose sono create dal Nulla, nel Nulla esse sono stabilite. Infatti, il Nulla è il ricettacolo, l’invisibile sostegno, il lato notturno (umbratilis) di ciò che è, di ciò che lì ha il suo fondamento: fondamento oscuro e rimosso, ma fondamento. Dunque, prima che le cose fossero, il Nulla era, e questo significa che nel Nulla tutto trova il suo luogo”. Né avrebbe potuto trovarlo altrove, sia perché non esisteva alcunché in cui stabilirsi e disporsi sia perché, fosse pure esistito, non sarebbe servito da ricetto o da sostegno, dal momento che l’ente non può trovarlo in un altro ente. Insomma “tutto è nel Nulla: ogni pieno è nel vuoto, ogni ente riposa nel non-ente e trova ricetto in esso come in un luogo>”.
La conseguenza che Bovillo ricava è la seguente: “ora se il Nulla un giorno venisse soppresso da Dio e interamente mutato in essere, quello che Dio avrebbe fatto e che sarebbe sorto dal Nulla, sarebbe infinito in atto, uguale a Dio, esteriore e separato da Dio; l’onnipotenza divina sarebbe soppressa, limitata e finita, poiché un ente esteriore ad essa, infinito in atto ed esteriore ad essa, l’avrebbe invasa sommersa e consumata”. Se un giorno il Nulla venisse soppresso: ecco, allora la totalità degli enti troverebbe in se stessa il proprio fondamento e, riposando in se stessa, non sarebbe esposta al divenire, ma esisterebbe eternamente, come un “infinito in atto”. L’onnipotenza non sarebbe più. Neppure Dio potrebbe fare che ciò che è non fosse o fosse come non essente o comunque fosse secondo possibilità piuttosto che secondo necessità. Di fronte alla realtà, che non poggia più sul Nulla ma sul proprio essere necessario e dunque stà nell’essere senza che alcun pericolo la insidi, rocciosa, in scalfibile, a Dio non resterebbe (a questo punto sì) che arretrare e cedere il passo, perché l’onnipotenza spetterebbe alla realtà, in cui potere ed essere coincidono, e non a Dio, che non può fare che ciò che è non sia o ciò che non è sia. Ma cessando il Nulla (cessando di essere, o meglio di “sussistere”, sia pure nella forma della negazione o dell’infondatezza) Dio perde i propri caratteri essenziali fino a risultare, propriamente, annientato, anche la realtà subirebbe un analogo processo di trasformazione, e da finita che era, diverrebbe infinita, da potenziale, eternamente in atto. Il che è patentemente assurdo.
Bovillo tenta un ardito sillogismo: Premesso che “tutto ciò che procede dal conseguente, procede a fortiori dal suo antecedente”, dobbiamo inferire che “se il Nulla è, tutte le cose sono; se tutte le cose sono, Dio è”. In altri termini: se sussiste il Nulla, che non ha alcuna possibilità di essere, sussiste anche ciò la cui essenza è possibile (la creatura) e a maggior ragione ciò la cui essenza è la necessità stessa (Dio). E ancora diversamente: se Dio è provato da tutte le cose e queste sono provate a partire dal Nulla, anche Dio è provato a partire dal Nulla.
Dire, sul piano logico, che Dio “è provato” (l’espressione è di Bovillo) dal Nulla, equivale a dire, sul piano ontologico, che Dio è salvaguardato dal Nulla. Dio è quello che è, onnipotente, in forza del Nulla, e infatti se il Nulla non fosse, Dio non sarebbe onnipotente. Ma salvaguardando l’onnipotenza di Dio, il Nulla salvaguarda anche la contingenza delle cose: come dimostra il fatto che se il Nulla non fosse le cose non sarebbero quelle che sono, caduche, soggette al nascere e al morire. Ed è ben questa la funzione preziosissima che Bovillo riserva la Nulla: preziosissima perché Bovillo sa che tolta la contingenza della realtà creaturale, e trovato invece nella realtà stessa un fondamento stabile e inconcusso, quale che sia, ma tale che su di esso l’uomo possa fare assoluto affidamento>>. (Givone – Storia del Nulla).

Come avrai ben compreso – trattengo in me una certa riserva - le categorie logica ed ontologica del Nulla metafisico sono imprescindibili per parlare della Creazione ex nihilo, e la nozione del Nulla è indispensabile per fornire un fondamento e per locare l’azione creatrice di Dio. A poco vale affermare, come fai tu, che Dio ha creato dal Nulla se poi non ti poni il quesito di cercare di comprenderne le implicazioni.


P.S.: se non hai capito il messaggio, forse potrei provare a spiegartelo meglio.
Bye
visechi is offline  
Vecchio 01-03-2007, 12.43.48   #58
Lucio P.
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Citazione:
Originalmente inviato da visechi
C’è una notevole differenza fra i ‘miei’ costrutti, che miei non sono, e i tuoi. Attraverso i miei interventi non tendo a dimostrare l’inesistenza di Dio, sarei contraddittorio giacché affermo che è impossibile dimostrarne l’esistenza, tanto meno se ne può dimostrare l’inesistenza per mezzo di machiavellici (i ‘miei’ e i tuoi) arzigogoli filosofici o pseudoscientifici. Intendevo, invece, mostrati che qualunque strada che si poggi sulla logica o sulla scienza tu volessi imboccare, questa non ti porterebbe in alcun dove, se non a sperderti sconsolato fra le forre della logica o della dimostrazione avversa. In più d’una occasione ti ho invitato a rinunciare ad utilizzare filosofia e scienza come un grimaldello buono per violare i misteri della fede… come puoi ben vedere ti sei perso e pencoli inano fra un bordo e l’altro dell’assurdo, fra negazione e asserzione, senza poter venire a capo di nulla.




Certo, lo capisco, non spetta a te, come non spetta a me dimostrarne l’inesistenza. Ciò è carico calcato sulle spalle del sentimento, attiene al profondo di ciascuno di noi, non certo alla filosofia, ancor meno alla scienza… ma quanto ti affanni, quanto ti danni l’anima per affermare: <<ora ho la chiave, ho varcato la soglia, tacete tutti ed ascoltate il vero>>. Non credi che tutto ciò dimostri una certa insicurezza? Appari come uno che vuol credere ad ogni costo, ma nell’incespicare fra gli ostacoli emergenti dalla disputa fra ragione e sentimento, nel percorrere l’irto e sdrucciolevole sentiero di una fede incerta e attaccaticcia, pur di non scivolare lungo il declivio dell’erto monte che ti accingi a scalare, ricerchi con affanno qualche saldo ed ineccepibile puntello logico. Ecco che proponi, indefesso, teorie che si sgretolano al primo soffio di vento, che svaporano al primo raggio di sole… troppo fredda la tua fede se ha necessità di bacoli razionali.



Ti posso assicurare che non so che farmene, non aiutano a vivere, prendile come una sorta di divertissement. Mi stupisco sempre quando incontro persone che a detta loro ‘vivono intensamente la fede’ e poi quasi bestemmiano nel volerne dimostrare la ratio, è come se si volesse razionalizzare un amore, come se si volesse ridurre ad anguste e fredde regole matematiche un innamoramento. Senza trasporto, senza passione, senza sofferenza, senza pathos… che grigiore, lo stesso che percepisco nelle chiese, sempre più fredde, inospitali, ricche, marmoree.



Anche questo curioso vezzo di inserire nei tuoi interventi questo slogan rende palese il tuo modo di concepire la fede… quasi si trattasse di un prodotto commerciale, la promuovi, pubblicizzi e commercializzi con il medesimo estro utilizzato dal mondo della moda: la infiocchetti, la infiori, la impacchetti e la proponi attraverso messaggi subliminali, con la speranza che questo motto possa penetrare nel profondo del tuo interlocutore. Tendi, come un imbonitore, a violare l’intimo altrui… questa è davvero una sconcezza, anche abbastanza ingenua… né Dio né Gesù hanno necessità di pubblicità occulta… non offenderli, non è carino, porta loro rispetto, te lo domanda un quasi ateo.



In risposta ti lascio uno scritto, apprezza l’impegno, mi affatica copiare, fai uno sforzo per capire:
<<In somma il principio delle cose, e di Dio stesso, è il nulla. Giacché nessuna cosa è assolutamente necessaria, cioè non v’è ragione assoluta perch’ella non possa non essere, o non essere in quel tal modo>> (Leopardi – Zibaldone)

E ancora:

<<Dio crea le cose dal Nulla, egli afferma (allude a Bovillo, nota mia), e prosegue: “se tutte le cose sono create dal Nulla, nel Nulla esse sono stabilite. Infatti, il Nulla è il ricettacolo, l’invisibile sostegno, il lato notturno (umbratilis) di ciò che è, di ciò che lì ha il suo fondamento: fondamento oscuro e rimosso, ma fondamento. Dunque, prima che le cose fossero, il Nulla era, e questo significa che nel Nulla tutto trova il suo luogo”. Né avrebbe potuto trovarlo altrove, sia perché non esisteva alcunché in cui stabilirsi e disporsi sia perché, fosse pure esistito, non sarebbe servito da ricetto o da sostegno, dal momento che l’ente non può trovarlo in un altro ente. Insomma “tutto è nel Nulla: ogni pieno è nel vuoto, ogni ente riposa nel non-ente e trova ricetto in esso come in un luogo>”.
La conseguenza che Bovillo ricava è la seguente: “ora se il Nulla un giorno venisse soppresso da Dio e interamente mutato in essere, quello che Dio avrebbe fatto e che sarebbe sorto dal Nulla, sarebbe infinito in atto, uguale a Dio, esteriore e separato da Dio; l’onnipotenza divina sarebbe soppressa, limitata e finita, poiché un ente esteriore ad essa, infinito in atto ed esteriore ad essa, l’avrebbe invasa sommersa e consumata”. Se un giorno il Nulla venisse soppresso: ecco, allora la totalità degli enti troverebbe in se stessa il proprio fondamento e, riposando in se stessa, non sarebbe esposta al divenire, ma esisterebbe eternamente, come un “infinito in atto”. L’onnipotenza non sarebbe più. Neppure Dio potrebbe fare che ciò che è non fosse o fosse come non essente o comunque fosse secondo possibilità piuttosto che secondo necessità. Di fronte alla realtà, che non poggia più sul Nulla ma sul proprio essere necessario e dunque stà nell’essere senza che alcun pericolo la insidi, rocciosa, in scalfibile, a Dio non resterebbe (a questo punto sì) che arretrare e cedere il passo, perché l’onnipotenza spetterebbe alla realtà, in cui potere ed essere coincidono, e non a Dio, che non può fare che ciò che è non sia o ciò che non è sia. Ma cessando il Nulla (cessando di essere, o meglio di “sussistere”, sia pure nella forma della negazione o dell’infondatezza) Dio perde i propri caratteri essenziali fino a risultare, propriamente, annientato, anche la realtà subirebbe un analogo processo di trasformazione, e da finita che era, diverrebbe infinita, da potenziale, eternamente in atto. Il che è patentemente assurdo.
Bovillo tenta un ardito sillogismo: Premesso che “tutto ciò che procede dal conseguente, procede a fortiori dal suo antecedente”, dobbiamo inferire che “se il Nulla è, tutte le cose sono; se tutte le cose sono, Dio è”. In altri termini: se sussiste il Nulla, che non ha alcuna possibilità di essere, sussiste anche ciò la cui essenza è possibile (la creatura) e a maggior ragione ciò la cui essenza è la necessità stessa (Dio). E ancora diversamente: se Dio è provato da tutte le cose e queste sono provate a partire dal Nulla, anche Dio è provato a partire dal Nulla.
Dire, sul piano logico, che Dio “è provato” (l’espressione è di Bovillo) dal Nulla, equivale a dire, sul piano ontologico, che Dio è salvaguardato dal Nulla. Dio è quello che è, onnipotente, in forza del Nulla, e infatti se il Nulla non fosse, Dio non sarebbe onnipotente. Ma salvaguardando l’onnipotenza di Dio, il Nulla salvaguarda anche la contingenza delle cose: come dimostra il fatto che se il Nulla non fosse le cose non sarebbero quelle che sono, caduche, soggette al nascere e al morire. Ed è ben questa la funzione preziosissima che Bovillo riserva la Nulla: preziosissima perché Bovillo sa che tolta la contingenza della realtà creaturale, e trovato invece nella realtà stessa un fondamento stabile e inconcusso, quale che sia, ma tale che su di esso l’uomo possa fare assoluto affidamento>>. (Givone – Storia del Nulla).

Come avrai ben compreso – trattengo in me una certa riserva - le categorie logica ed ontologica del Nulla metafisico sono imprescindibili per parlare della Creazione ex nihilo, e la nozione del Nulla è indispensabile per fornire un fondamento e per locare l’azione creatrice di Dio. A poco vale affermare, come fai tu, che Dio ha creato dal Nulla se poi non ti poni il quesito di cercare di comprenderne le implicazioni.


P.S.: se non hai capito il messaggio, forse potrei provare a spiegartelo meglio.
Bye


Amico visechi, non sforzarti di farmi capire ciò che io accetto per fede. Non ho bisogno dei tuoi scritti ne tantomeno di illazioni cervellotiche come già ti dissi; e non voglio ripeterlo citando la Scrittura, Dio non è per gli orgogliosi ma per i semplici di cuore. Quindi segui pure la tua strada, non preoccuparti della mia.

<Eppur Gesù ti ama> ciao amico mio.
Lucio P. is offline  
Vecchio 01-03-2007, 17.11.56   #59
hetman
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Riferimento: IN DIFESA DELLA FEDE - Evoluzione o Creazione?

Citazione:
Caro Lucio

Ti chiedi
COM’E’ DIO?

Perchè questa domanda?

Può un cane chiedersi perchè il mio padrone (uomo) pensa?

Può un albero chiedersi perchè quella pecora (animale) cammina?

Può una roccia chiedersi perchè una pianta (vegetale) cresce?

Un essere umano non può chiedersi com'è DIO per il semplice fatto che è umano.

In tutti i mondi di Dio vi sono stadi di evoluzione, lo stadio inferiore non può capire lo stadio superiore.

Ogni stadio può progredire: nel mondo minerale un carbon fossile diventa diamante; nel mondo vegetale un seme diventa pianta; nel mondo animale un bruco diventa farfalla; nel mondo umano un uomo diventa santo.

La dimostrazione dell'evoluzione dell'uomo sono i profeti e i santi che hanno raggiunto l'evoluzione spirituale, essi sono in simbiosi con Dio ma non lo conoscono ne possono dire cosa sia.

Raggiungere la simbiosi con Dio è fattibile, bisogna che l'individuo si sforzi a raggiungere le perfezioni intrinseche in ognuno di noi, il male non esiste e solo mancanza di perfezione o imperfezione.

Dio è la Perfezione Assoluta a cui noi tutti tendiamo, il male è attaccamento alle cose terreno che sono imperfette.

Essendo noi imperfetti come possiamo capire un profeta o un santo, che pure sono esseri umani ma evoluti spiritualmente in un grado di evoluzione che tende a quella Perfezione Assoluta che è Dio, come possiamo minimamente pensare di rispondere a "Cos'è Dio?".

A presto, Hetman

Cari Lucio e Visechi

Non capisco la Vs contrapposizione su un tema "DIO" assolutamente non immaginabile, tanto meno spiegabile, solo accettabile o no per fede o per ateismo.

Un banale esempio di come l'uomo definisce le cose nascoste ai suoi sensi è che si limita ad attribuirne facoltà umane, cio non per errore ma perchè egli è limitato nella conoscenza tramite i suoi sensi.

Tutte le conoscenze umane, fin dall'infanzia, vengono elaborate dalla mente tramite gli impulsi che i vari sensi ad essa inviano: il giorno e la notte la individuiamo tramite la luce o la sua assenza nei nostri occhi; la perfetta levigatura di un mobile in legno la controlliamo tramite il tatto; Il sapore dei cibi ci viede definito dal gusto; e cosi via.

Come può la mente umana percepire qualcosa che non è fisica, OPPURE ASSOLUTAMENTE LONTANA DA OGHI TIPO DI FISICITA' ADDIRITTURA LONTANA DA OGNI COSA CONOSCIUTA (DIO).

La contrapposizione tra Credenti e Atei è soltanto inerente al presupposto di "FEDE" senza la quale il primo diventa il secondo, ed il motivo è semplice, DIO NON SI PUO' NE SPIEGARE NE MINIMAMENTE IMMAGINARE.

Non siamo in un labboratorio scientifico in cui si studiano effetti fisici di elementi anche microscopici ma sempre fisici, siamo nel mondo dello spirito in cui tutto è lontano dai nostri sensi e pertanto non dimostrabile ne accertabile per le facolta umane.

Ammettiamo per esempio che il "NULLA" sia la base della nascita della vita, come possiamo dimostrare tale asserzione visto che il "NULLA" non può essere esaminato e studiato dagli scienziati inquanto esula dalle capacità umane di analisi e sintesi.

Nel contempo come possiamo dimostrare, esulando dalla "FEDE", che DIO è origine di ogni cosa visto che il caso è simile a quello del "NULLA" per gli aspetti di mancanza di materiale fisico che uno scienziato può esaminare è studiare.

Tra Voi due resta un discorso del tutto aleatorio con tanto di argomentazioni altamente evolute e dotte ma senza una premessa comune è pertanto distanti tra loro anni luce con impossibilità di raggiungere una equa comune soddisfazione.

Hetman
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Vecchio 05-03-2007, 16.57.02   #60
Lucio P.
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Riferimento: IN DIFESA DELLA FEDE - Evoluzione o Creazione?

Il post del 28/02/07 terminava argomentando quanto segue:

" Ritorniamo al punto principale: come è Dio? Per quanto sia popolare l’idea che Dio sia una specie di (Forza, impersonale) che ha dato impulso iniziale alle cose per poi abbandonarle, devo dire che tale idea non è accettabile. Dio è molto più di una ‘Forza’, è infinitamente personale e potente; e parlando in senso logico, Egli doveva esistere.
Se Dio è personale ed a capacità di comunicare, la domanda seguente da porsi è se comunichi con l’umanità o meno. Ci sono molte religioni che sostengono che Iddio gli abbia parlato, solitamente attraverso uno dei loro profeti o fondatori.
Per scoprire quali delle principali religioni del mondo può essere vera, secondo me, uno dei primi passi è domandarsi quali di queste religioni crede in un Dio potente, personale e morale – come l’ho appena descritto? "


Torino, 05/03/07 proseguo il cammino.

Se non sbaglio, solo tre delle principali religioni del mondo credono in un Dio così: il Giudaismo, l’Islam e il Cristianesimo. Il Dio infinitamente personale non corrisponde alla descrizione del Brama impersonale (l’anima che pervade il mondo, nell’Induismo, è sia buona, che cattiva), né corrisponde alla Consapevolezza del Budda che tende di sopprimere i desideri umani in quanto dannosi.
Per molti aspetti l’Islam sembra avere ragione riguardo a Dio (Allah), potrebbe quindi essere la vera religione? Anche se l’Islam è una delle religioni più appassionate ed impegnate della terra, non mi sembra possa essere la vera religione che si professa. Perché? Perché il fondatore dell’Islam, Maometto, disse che bisogna ‘credere’ alla Bibbia, compresi gli insegnamenti di Gesù. Nel Corano Maometto ha detto: “Noi crediamo in Allah, in ciò che ci è stato rivelato, e in ciò che è stato rivelato ad Abramo, Ismaele, Isacco, Giacobbe e alle Tribù, e (nei libri dati) a Mosè, a Gesù e ai Profeti, non facciamo distinzione dal loro Signore” (Surah 3:84).
In altre parole, Maometto disse che noi dobbiamo credere negli scritti della Bibbia (la Legge, i Profeti, e il Nuovo Testamento), ma in realtà lui negò molti degli insegnamenti principali di Gesù, del Nuovo Testamento, e delle dottrine cristiane ritenute vere dalla storia della Chiesa.
Ad esempio, leggendo Il Nuovo Testamento, scopriamo che il suo tema centrale è la crocifissione storica di Gesù per i peccati del mondo. Eppure Maometto negò la crocifissione di Gesù (Surah 4:157). A molti musulmani viene insegnato che fu Giuda ad essere crocifisso, e non Gesù.
Un’altra contraddizione esistente tra il corano e la Bibbia è che nel Nuovo Testamento Gesù viene chiamato “Figlio di Dio” (ad esempio Giovanni 3:16), ma Maometto insegnava che Gesù non è il Figlio di Dio, e che chiunque lo crede deve essere maledetto (Surah 9:30); elenco di contraddizioni non si ferma qui.
Come poteva Maometto dire che gli insegnamenti di Gesù dovevano essere creduti, e allo stesso tempo contraddire molte delle principali dottrine del Nuovo Testamento? Dal mio punto di vista queste ovvie contraddizioni minano la veridicità dell’Islam.
Il motivo per cui credo che Maometto si sbagliasse, è che non fosse conforme agli insegnamenti della Bibbia, è che probabilmente era analfabeta. Anche se avesse saputo leggere, fino dopo la sua morte non ci fu una traduzione della Bibbia in Arabo. Non stupisce dunque, che abbia distorto il significato della Bibbia: si basava su informazioni di seconda mano.
Contraddizioni enormi come queste spiegano anche come alla maggior parte dei musulmani sia proibito leggere la Bibbia, anche sotto minaccia di morte.
Se leggessero il Nuovo testamento scoprirebbero che Maometto si sbagliava, perché le contraddizioni sono ovvie. Chi vuole seguire un Profeta disinformato è nell’ errore? Inoltre qualsiasi religione, come la fede bahai, la quale insegna che la Bibbia e il Corano non si contraddicono, non può essere vera. Si escludono a vicenda. Le persone che credono in queste cose possono essere individui stupendi, e generalmente lo sono, ma sono sinceramente in errore.



DIO HA PARLATO?

Ciò che sto per condividere con te sarà difficile da accettare per le nostre menti, così come l’esistenza degli atomi o la vastità dell’universo. Tuttavia, sono convinto che sia vero.
Detto in parole povere, credo che Dio si sia rivelato ad Israele, così come è scritto nella Bibbia ebraica (Antico Testamento), e in questi ultimi tempi si sia rivelato nella persona di Gesù, così come è scritto in quello che i cristiani chiamano (Nuovo Testamento).
Ti prego di non giudicare Gesù in base alla religione che ti è stata insegnata, da chi ha usato o abusato del Suo nome, o da qualche esperienza negativa che hai avuto con dei “cristiani”. Come un uomo disse una volta: “La cosa che più mi ha attratto verso il cristianesimo sono stati i cristiani, quella che più mi ha allontanato sono i cristiani.”
Per un certo periodo della mia vita, quando ero adolescente, ho smesso di andare in chiesa; avevo etichettato la maggior parte di cristiani che conoscevo come gente strana o ipocrita. Fortunatamente dopo, ho incontrato dei cristiani che non erano strani, né si vestivano o comportavano in modo anomalo, e mi dimostrarono l’amore e la pace che non avevo mai conosciuto.
Vorrei che tu scoprissi il vero Gesù. Se hai una mente aperta, e hai voglia di fare uno sforzo, ti mostrerò alcuni fatti concreti e tangibili che provano in modo conclusivo che Gesù è quello che dice di essere, e che il cristianesimo è vero.
Ci sono persone che ritengono il cristianesimo una fuga dalla realtà, ma il punto centrale è: “Il cristianesimo è vero?” Affermare: “C’è un tunnel sotto questa prigione” potrebbe essere una fuga dalla realtà, ma potrebbe anche essere vero. Come possiamo determinare che il cristianesimo è realmente vero? In realtà non è così difficile da come forse potresti pensare: il cristianesimo è una religione storica, con avvenimenti storici che possono essere verificati.
Sono molte le religioni e le persone che sostengono che Dio sia in un modo piuttosto che in un altro, che esista o non esista, tuttavia l’unico che può dire se Dio esiste, e come Egli è, “è Dio stesso.” Per quanto semplice possa sembrare, è un punto fondamentale da comprendere: solo Dio può dire l’ultima parola su se stesso.
Immaginiamo un uomo che un giorno calchi le strade di questo mondo dicendo di essere Dio, affermando di essere “LA via…LA verità…LA vita” (Giovanni 14:6,l’enfasi è mia). E se sostenesse di essere l’incarnazione di Yahweh (il nome ebraico di Dio, Giovanni 8:58)? Questo è qualcosa che si potrebbe facilmente verificare. Chiunque sostenga di essere Dio dovrebbe essere o uno psicotico, con mania di grandezza, o un ingannatore che sta realizzando la truffa più grande di tutti i tempi, Oppure potrebbe essere veramente Dio. Forse Dio ha deciso di scrivere di se stesso nella sua stessa storia, diventando quindi uomo.
In sostanza, questo è ciò che la Bibbia insegna a proposito di Gesù; nel Nuovo Testamento, centinai di volte, a Gesù vengono attribuiti tutti i nomi usati per descrivere Dio nell’Antico Testamento: “Dio” (Giov. 1:1, 14; Ebrei 1:8), “Yahweh” (Giov. 8:58; vedi Esodo 3:14), “Signore” (Atti 10:36), “Creatore” (Ebrei 1:1,2; Giov. 1:10; Colossesi 1:16-18), “Salvatore” (Tito 2:13), “RE dei Re” (Apocalisse 19:16), “l’Alfa e l’Omega” (Apoc. 22:12-16), “il Santo” (Atti 3:14,15), “Rocca” (I Corinzi 10:4), “Colui che perdona i peccati” (Marco 2:1-12), “Signore del sabato” (Giov. 5:18; Marco 2:28), etc.
Anche se Gesù insegnava che Dio è l’unico degno di ricevere adorazione Matteo 2:28, ciò nonostante, anche lui ricevette adorazione Matteo 28:9,17. Persino gli angeli di Dio lo adorarono Ebrei 1:6. Se Gesù non fosse Dio, non avrebbe diritto di essere chiamato Dio, o di permettere agli altri di trattarlo come tale. Sarebbe la più grande bestemmia, la più grande dimostrazione di arroganza; e Gesù, essendo ebreo, lo sapeva.

Credere che Gesù fosse solo un buon insegnante, ammettendo che abbia realmente affermato di essere Dio, sarebbe impossibile. Egli dovrebbe essere o molto più di un buon insegnante (cioè Dio), o molto meno (cioè un bugiardo o un pazzo). Pensa alle centinaia di migliaia di persone che sono morte come martiri a motivo di ciò che Gesù aveva detto. Se non fosse Dio, queste persone sarebbero morte per una bugia o un idolo.
C. S. Lewis, scrittore, professore ed intellettuale cristiano scrisse:
“Un uomo che fosse soltanto uomo, che dicesse le cose che disse Gesù non sarebbe certo un grande maestro di morale, ma un pazzo – allo stesso livello del pazzo che dice di essere un uovo in camicia – oppure sarebbe il diavolo. Dovete fare la vostra scelta: o quest’uomo era, ed è, il figlio di Dio, oppure era un matto, o qualcosa di peggio. Potete rinchiuderlo come pazzo, potete sputargli addosso e ucciderlo come un demonio; oppure potete cadere ai suoi piedi e chiamarlo Signore e Dio. Ma non tiriamo fuori nessuna condiscendente assurdità come la definizione di grande uomo, grande maestro. Egli ha escluso la possibilità di quella definizione – e lo ha fatto di proposito.” (C. S. Lewis “Scusi qual è il suo Dio”) Edizioni G.B.U., 1981, pag. 72.

< segue >
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