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Vecchio 26-03-2007, 17.47.38   #1
Il Cavallo Bianco
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La Reicarnazione nella fede dei primi Cristiani

La caduta degli esseri spirituali


La reincarnazione faceva parte della fede dei primissimi cristiani e è stata però soppressa già agli albori della storia della chiesa.
La dottrina della Reincarnazione dice che la vita umana è sottoposta ad un'alternarsi di nascita e morte simile al ritmo del giorno e della notte, ai ritmi dell'estate e dell'inverno.
Il corpo umano deperisce e decede con la morte l'anima però è immortale, esisteva già prima della nascita:- dottrina della preesistenza- e si è incarnata ripetutamente in un corpo fisico; alla morte di quest'ultimo probabilmente rinascerà e cosi prosegue la ruota della rinascita; il fine ultimo dell'esistenza terrena è lo sciogliersi da questa ruota, di questo ciclo, con il raggiungimento di una coscienza superiore dell'anima; la fine del ciclo della Reincarnazione consiste nella resurrezione, nella rinascita spirituale dell'anima, nel suo riscatto dalla materia e ciò comporta il suo passaggio alla vera ed eterna vita immortale.


Alla domanda sulla provenienza dell'anima, la dottrina della R. risponde rifacendosi all'evento della caduta degli esseri spirituali. Alle origini l'anima era un puro essere spirituale ed apparteneva al Regno Divino, perseguendo il proprio volere non si attenne all'ordine di questo Regno: alle leggi dell'Amore ed è caduta nell'amor proprio: nell'egoismo, ossia si è allontanata da Dio.
Questo processo si ritrova frammentariamente nella bibbia vedi Ezechiele 28/11/19, Luca10/18, seconda lettera di Pietro 2-4, Giuda 6, Apocalisse12/7/9.Il promotore della caduta fu l'angelo ribelle chiamato Satana o Lucifero che si staccò dall'unità e dall'amore Divino aspirando al suo regno, riuscì a convincere una parte degli esseri spirituali a condividere il suo piano ed agire avversamente.


La caduta era stata prevista ed ammessa da Dio poiché Egli non intacca il libero arbitrio dei propri figli ed avvenne secondo le perfette leggi divine.
Gli esseri spirituali persero la loro forma pura ed assunsero l'aspetto dell'anima che è gravata di colpa ed ha perso una parte delle sue facoltà. Attraverso l'incarnazione in un corpo fisico e la vita nelle dimensione di tempo e spazio, le viene consentito di riconoscere il proprio errore e di ritornare nuovamente nel Regno Divino lungo la via della perfezione.
Il ricordo di vite precedenti viene velato in modo che possa vivere coscientemente il presente.
Nel periodo che intercorre da una incarnazione all'altra si sofferma in un regno spirituale intermedio, in cui è pure possibile l'evoluzione, questa risulta però più laboriosa.
Il senso originario della parola: Religione dal latino- religio- ossia legame, unione di ritorno, sta a significare la ripresa del collegamento con Dio ed il ritorno a Lui.
Il ritorno a Dio comincia con l'autoconoscenza e la conversione, poi attraverso la purificazione dell'anima, al rientro alla Casa del Padre.
Gesù con le sue parabole si rivolgeva sia al dotto che all'uomo semplice ed in particolare la parabola del Figliol Prodigo descrive la potenza dell'Amore del Padre e tocca i cuori di innumerevoli uomini, questa parabola rappresenta un dramma che non conosce tempo e che supera le dimensioni umane.


Molti esseri puri spirituali abbandonarono la Casa del Padre recandosi in una lunga migrazione attraverso paesi stranieri: LA VITA TERRENA, fino a che dopo aver attraversato innumerevoli pene ed umiliazioni: LEGGE DEL KARMA, debbono riconoscere che una vita trascorsa lontano dalla Casa del Padre arreca solo sventura. L'aspirazione alla felicità della vera Patria, li induce a sopportare rinunce e dolori per ritrovare la via del ritorno, maturati dalle dolorose esperienze vissute in terra straniera, privi di pretese superano paure, ansie e timori e sono disposti ad accettare i lavori più umili pur di poter tornare alla Casa del Padre. Questa parabola descrive succintamente tutti gli stadi di sviluppo dell'anima.


La nascita dell'anima nel regno spirituale, per cui è stata creata quindi LA PREISISTENZA DELL'ANIMA, l'abbandono della Casa del Padre: LA CADUTA, il peregrinare di paese in paese in terra straniera: LA REINCARNAZIONE, umiliazioni sempre più gravi, pentimento e purificazione: LA VIA DELL'AUTO RICONOSCIMENTO- LA VIA INTERIORE, il rientro definitivo nella Casa del Padre: APOCATASTATI grazie all'Amore Paterno.


Segue
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Vecchio 26-03-2007, 23.16.40   #2
Il Cavallo Bianco
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Riferimento: La Reicarnazione nella fede dei primi Cristiani

La reincarnazione:

Collegamento tra il karma e la reincarnazione

Strettamente collegata alla dottrina della R. è la legge del karma, viene definita anche la legge di causa ed effetto, CIO' CHE L'UOMO SEMINA LO RACCOGLIERA', secondo tale legge ogni pensiero, ogni parola, ogni azione sia buona che cattiva sono manifeste nello Spirito e si ripercuotono in conseguenze corrispondenti, essa agisce nel senso della giustizia equilibratrice e spiega il perché del destino, con i suoi alti e bassi, prodotto di precedenti modi di pensare ed agire che risalgono in parte A VITE PRECEDENTI.


Il karma è per cosi dire un giudice sempre presente che registra il comportamento dell'uomo, che cerca di riportarlo sulla giusta via con opportuni provvedimenti, questa legge porta l'uomo a riconoscere i propri errori e ad eliminarli poco alla volta con l'aiuto di Dio. Nella bibbia si ritrova chiaramente questa legge, Paolo infatti scrive ai Galati 6/7:"vi fate illusioni, non si può prendere gioco di Dio, ciascuno raccoglierà ciò che a seminato".
Possiamo anche vedere nella bibbia quanto segue sopra sotto i proverbi 26/27- Matteo 26-6-3-4 /7-12-26 ed infine Apocalisse14-13.


Secondo la dottrina della reincarnazione NON E' ESATTO che ci si attenda o la salvezza o l'inferno, il creato si suddivide invece in gradi di salvezza o coscienza in cui è possibile un'evoluzione costante e continua, UNA DANNAZIONE ETERNA NON E' CONCEPIBILE DATO CHE DIO E' AMORE! Al massimo è contemplato un lungo periodo di riparazione per gli errori commessi, infatti il fine ultimo dell'evoluzione è, il ritorno a Dio di tutte le creature della caduta, questo processo viene anche definito APPOCATASTASI, ossia ripristino di tutte le cose in Dio: vedi Matteo 18-12-14, Giovanni 10-16, atti degli apostoli 3-21, Timoteo2-4, seconda lettera di Pietro3-9. A conclusione di quanto spiegato sia detto che la dottrina della Reincarnazione orientale, che risale ad un'epoca precedente alla nascita di Gesù, non riconosce il Cristo e tanto meno il suo atto di Redenzione, il fine ultimo da essa previsto è il Nirvana ed infine la dissoluzione di tutti gli esseri e di tutte le forme di vita.
I maestri orientali pertanto generalmente non riconoscono il Cristo quale figlio primogenito di Dio e Redentore.


L'insegnamento nelle chiese cristiane è sostanzialmente diverso dalla dottrina della R., secondo questo insegnamento la vita sulla terra è unica, comincia con il concepimento ed a termine con la morte, l'anima viene chiamata in vita da Dio all'atto del concepimento e si collega con un corpo che alla nascita diviene un uomo, la morte significa la fine della vita terrena e l'anima attende poi il giudizio universale.
Per questo insegnamento dell'UNICITÀ, le chiese si richiamano in particolare, ad un punto di una lettera agli ebrei, ebrei 9/27/28.
Il giudizio universale stabilisce definitivamente se l'anima ha meritato la pace eterna, oppure la dannazione eterna, la salvezza sussiste nella resurrezione dei morti così come viene citata letteralmente in alcuni punti della bibbia, dove viene intesa come una resurrezione in un corpo identico o simile a quello terreno. Secondo la dottrina ecclesiastica della - unicità -, le sciagure che colpiscono l'uomo e che non hanno spiegazione nella sua vita attuale, vanno rapportate alla volontà imprescindibile di Dio a cui l'anima si deve sottomettere docilmente e fedelmente.
La chiesa ammette che il suo insegnamento si esima da qualsiasi razionalità umana, pertanto l'essenza della religione sarebbe rappresentata da una fede cieca, voglio accennare ad alcune di queste contraddizioni per far riflettere se anche la dottrina della Reincarnazione contenga tali o simili incoerenze: secondo l'insegnamento della chiesa non vi è dubbio che la creazione di Dio, incluso l'uomo, sia buona, , l'interrogativo da dove provenga il peccato se il bambino è stato creato puro, viene spiegato dalla chiesa con il peccato originale, il presupposto che il bambino innocente sia gravato di peccato di cui non ha colpa è difficilmente conciliabile con la fede della giustizia divina.


Si insegna che il battesimo è premessa indispensabile per la salvezza dell'anima e che viene impartito generalmente ai neonati, secondo questo insegnamento, i neonati se per esempio, muoiono prima del battesimo, oppure i giovani fedeli di altre religioni che non sono ancora in grado di scegliere liberamente la loro fede, sarebbero estromessi dalla salvezza senza che abbiano avuto alcuna possibilità di scelta. Secondo l'insegnamento della chiesa esiste una dannazione eterna, è difficile immaginarsi che questo insegnamento sia di provenienza DIVINA, sembra piuttosto di provenienza satanica. La dichiarazione che Dio punisca con una dannazione eterna gli errori commessi dall'uomo nella sua vita terrena, contrasta con la fede di una MISERICORDIA DIVINA, sembra in tal modo che "il Giudizio Divino" sia ancor più grossolano di quello umano, se la punizione non conosce altro che due possibilità e nessun altra alternativa, tale presupposto è insensato, sarebbe più logico pensare ad una gamma molto vasta di possibili soluzioni di volta in volta diverse a secondo dei casi.


I passaggi più importanti della bibbia a comprova della REINCARNAZIONE vengono esposti qui di seguito:
- In primo luogo, va accennato che nella bibbia non si trova nessun punto in cui la Reincarnazione venga dichiarata una dottrina errata, sono condannate piuttosto alcune usanze come l'idolatria, l'interpretazione letterale ed il fariseismo ma non la Reincarnazione .


- Le comprove più lampanti della R. sono i passaggi che citano Giovanni il Battista in cui si Suppone che egli sia Elia reincarnato, Matteo 11/13/14 - 17/l0/3, Luca 1/17, in Giovanni 1/24 Giovanni il Battista risponde ai sacerdoti di non essere Elia, in Matteo 16/13/14 possiamo leggere che Gesù chiede che cosa pensi la gente su di lui, quale incarnazione Egli sia, in Marco 6/14/16 si dice che sia il popolo che Erode dicevano che Gesù fosse l'incarnazione di Giovanni il Battista, in Giovanni 9/12 i discepoli di Gesù chiedono se è stato il cieco oppure i suoi genitori a peccare perché egli fosse nato cieco, questo passaggio ha un senso solo se si premette la preesistenza del cieco e nel contempo fa accenno alla legge del karma, in Giacomo 3/6 la giusta traduzione del testo greco, a differenza dalle traduzioni ufficiali in circolazione, dice "La lingua contamina tutto il corpo e scatena la ruota della rinascita" Anche i testi latini dicono rotam nativitatis, in Giovanni 3/3/7 dice a Nicodemo che solo chi rinasce dall'acqua e dallo spirito potrà vede il Regno di Dio ed entravi. Esiste una nascita nella carne ed una nascita nello Spirito, quindi solo chi ha ottenuto la RINASCITA SPIRITUALE ed ha CONCLUSO LE INCARNAZIONI NEL CORPO, può entrare nel REGNO DI DIO.


La dottrina della Reincarnazione rende più conprensibile/i alcuni passaggi della bibbia, per esempio è difficile immaginarsi che nella parabola delle 10 vergini, le 5 stolte che accorrono incontro allo sposo però senza l'olio nelle loro lampade, si intende l'amore, siano eternamente condannate, lo stesso dicasi per il punto in cui si dice; che chi non si converte e non diviene come un bambino, cioè non si umilia, potrà entrare nel regno dei cieli., Matteo18-2-4.
Tali punti si possono facilmente interpretare con la sorte della Reincarnazione cui vanno soggetti gli uomini. E' giusto che Gesù, cosi dice la bibbia, non predicò la R., ciò si spiega con il fatto che la R. ai suoi tempi era credenza comune come lo provano i punti in cui si parla di Giovanni Battista, che, non approvava la Reincarnazione ma insegnava la via che liberava da essa.
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Vecchio 27-03-2007, 18.01.48   #3
Il Cavallo Bianco
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Riferimento: La Reicarnazione nella fede dei primi Cristiani

La reincarnazione:

I primi cristiani credevano nella reincarnazione


Nel primissimo cristianesimo in cui ancora non esisteva un dottrina della chiesa, vi furono numerose testimonianze e dichiarazioni fatte dai padri della chiesa, che convalidavano la reincarnazione quale ovvia parte integrante della loro fede.
Qui di seguito ne vogliamo citare alcune: Giustino- il martire- nato intorno all'anno 100 e morto verso il 165 nel suo dialogo con l'ebreo Trifone al capitolo 7 dice: Gesù ha comandato di amare anche i nemici e così ha anche predicato di Isaia in vari punti e da ciò dipende anche il segreto della rinascita nostra e di tutti.
Clemente Alessandrino vissuto nel 150-215 nel suo libro Stromati 4-160 scrive: " e così una vita segue l'altra per condurci in un progresso graduale fino all'immortalità",
Gregorio di Messa nato verso il 331-394 nel suo grande discorso catechistico cap.10-9 "poiché l'anima deve essere purificata attraverso un determinato trattamento anche dalle macchie causate dal peccato nella vita attuale verrà applicato il mezzo della virtù per guarire queste ferite se nella vita attuale non saranno guarite, sarà ripetuto il trattamento in un'altra vita".
Agostino nato il 354 e morto nel 430 scrive nelle sue confessioni al primo capitolo: "dimmi Signore a me che ti supplico dimmi se la mia infanzia successe ad altre mie età, morta prima di essa, forse era quella l'età che io trascorsi nel grembo di mia madre e prima ancora di quella vita, o Dio mia gioia fui io forse in qualche luogo o in qualche corpo?"


Anche i padri della chiesa parlano della caduta degli esseri spirituali ed il loro ritorno a Dio, in nessun punto si parla dell'eternità dell'inferno, cito alcune delle numerose testimonianze ; Taziano nato il secondo secolo nel suo discorso ammonitore ai greci "le ali dell'anima sono lo Spirito perfetto, allorché questo spirito allontanò da sé l'anima caduta dal peccato, questa svolazzo come un uccellino verso la terra, usci dall'unità del Cielo e cerco la comunità delle cose infime".
Gregorio di Messa nei suoi scritti sulle 8 beatitudini a p. 159 dice:" poiché attraverso il medesimo peccato che fece precipitare il nostro avversario sulla terra egli trascinò con sé nella caduta comune l'infelice genere umano" e nei suoi colloqui con la beata Maclina dice pure " se però quel dolore insopportabile dovesse durare tutta un'eternità come potrebbe consolarsi costui con la speranza nel futuro se è stato condannato per tutta l'eternità?".
S. Girolamo nato verso il 347-419 nella sua dodicesima epistola dice " perfino i demoni e le guide delle tenebre, se avranno la volontà di migliorare, diverranno uomini in qualche mondo o in altri mondi e ritorneranno così al punto di partenza e cioè in tal modo che passando attraversi castighi e tormenti che avranno subito per luoghi o brevi tempi in corpi umani e ritorneranno di volta in volta, riascenderanno fino alla vetta degli angeli".


Il più eminente rappresentante di questa dottrina della Reincarnazione fu Origène, nato il 185 e morto verso il 254, egli fù, e questo è incontestato anche da parte della chiesa, il massimo esperto della bibbia di quei tempi, disponeva di tutti i manoscritti originali biblici in lingua greca e latina che erano allora noti e della scuola di Catechetica di Alessandria, la seconda, dopo Roma, e compilò vari scritti che ci sono stati trasmessi solo in parte in copia trascritti dal suo allievo Ruffino.
Le sue opere sono caratterizzate da uno straordinario acume spirituale e chiarezza di pensiero, in seguito venne definita dalla chiesa come eretico, tuttavia i suoi commenti della bibbia e le sue prediche furono sempre apprezzate e a questi ricorrevano gli esperti e i religiosi di allora.
Non dimentichiamo che proprio ad Alessandria esisteva la massima biblioteca dei primi secoli cristiani, essa conservava anche i manoscritti dell'antichità greca ed orientale andati poi persi da un incendio provocato da un fanatico religioso nel 642 dopo Cristo.
Per farsi un'idea della dottrina di Origène; "la parola della bibbia non va intesa alla lettera ma a senso, analogamente il nuovo testamento non è il fine ultimo della rivelazione divina, ma il passaggio all'eterno evangelo, inoltre la conoscenza di Dio deve essere al di sopra della fede, il senso del castigo si trova nell'educazione e gli errori dell'insegnamento sono peggiori di un comportamento non irreprensibile".
Origene era contrario ad una rigida dogmatica ed insegnò anche la preghiera interiore senza parole, egli era anche sempre aperto alle critiche e agli interrogativi spirituali, dai suoi scritti citiamo:- estratti dai 4 libri sui principi:" se vogliamo sapere perché l'anima umana obbedisca una volta al bene e una volta al male, dobbiamo cercare la causa ad una vita che ha preceduto quella attuale, ognuno di noi procede verso la purificazione attraverso una serie di vite terrene, noi siamo vincolati a condurre nuove vite sempre migliori sia sulla terra , sia in altri mondi, la nostra dedizione a Dio che ci purifica da ogni male significa la fine della Reincarnazione". Sempre nel de principis: "l'anima non ha ne principio e ne fine, ogni anima entra in questo mondo fortificata dalle vittorie o indebolita dai difetti delle sue vite precedenti, il suo posto in questo mondo, quasi dimora destinata all'onore o al disonore, è determinata dai suoi precedenti meriti o demeriti; il suo operato in questo mondo determina il posto che essa avrà nel mondo successivo".


La storia della dottrina della Reincarnazione nel cristianesimo primitivo resta strettamente collegata al suo nome, già in vita godeva fama di forma leggendaria ed, in caso di divergenza di opinioni sia i difensori che i nemici della sua dottrina, facevano riferimento a lui. Sembra che la disputa che si accese attorno alla sua dottrina divenisse sempre più accanita nei secoli successivi simile al conflitto tra Ario e Attanasio e culminò con un decreto definitivo, l'avvenimento decisivo che diede l'avvio alla condanna della Reincarnazione dalla chiesa , fù il sinodo della chiesa di oriente avvenuto a Costantinopoli nel 543 dopo Cristo. Per ordine dell'imperatore Giustiniano primo, che si riteneva capo supremo della chiesa d'oriente, venne condannata la dottrina di Origène con nove anatemi del patriarca Menas. Citiamo il primo e il nono di questi anatemi:
- contro chiunque dichiari o pensi che l'anima umana preesistesse ossia che sia stata spirito o sacra podestà, ma che sazia della visione di Dio , si sia volta al male e che in questo modo il Divino amore si sia raffreddato in lei ed abbia assunto il nome di anima, precipitando per castigo nel corpo, anatema sia.
E anatema n. 9:
- Contro chiunque affermi o pensi che il castigo dei demoni e degli uomini empi è solo temporaneo
- e un giorno avrà fine e vi sarà un riscatto per i demoni e gli uomini empi, anatema sia.
Le sanzioni prese in tale concilio avevano prevalentemente uno sfondo politico, si sa infatti - sui libri di storia- che l'imperatore Giutiniano 1, nato nel 527 e morto nel 565, aspirava a ristabilire sia l'unità politica che religiosa del regno romano d'oriente che minacciava di disgregarsi.
A difesa del mondo mediterraneo minacciato dall'invasione barbarica egli condusse a volte contemporaneamente guerre lunghissime , in Africa, in Italia, sul Danubio e nell'Asia Minore. Scoppiarono delle controversie nei conventi Laura della Palestina tra i sostenitori che gli oppositori della dottrina di Origène, assunsero la forma di una vera e propria guerra civile, l'imperatore intervenne senza indugio cercando di ristabilire l'unità del regno in campo religioso convocando il predetto Concilio e cercando con questi anatemi di abolire le controversie.
Sappiamo da documenti storici che in questo concilio parteciparono quasi esclusivamente dei vescovi d'oriente che obbedivano agl'ordini dell'imperatore.
Papa Virgilio pose la sua firma solo 10 anni dopo, nel 553, al canone il deliberato dal quinto concilio di Costantinopoli , convalidando cosi la condanna di Origène e dei suoi scritti.
In merito a questo papa si può leggere che non ricoprì con onore questa carica e che fù il primo papa che dopo Pietro non fù santificato, fornendo nel ventesimo secolo una delle più valide obiezioni al dogma dell'infallibilità. La sua firma tuttavia a ancora oggi validità per la chiesa.


Per colmare il vacuo religioso derivato dalla condanna della Reincarnazione furono creati nuovi dogmi ed ampliati quelli esistenti basandosi sulla dottrina della unicità dell'anima, in particolare si trattava del: peccato originale, della creazione dell'anima al momento del concepimento, del peccato mortale, del Giudizio universale, del purgatorio e della dannazione eterna.
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Vecchio 27-03-2007, 19.04.40   #4
Lucio P.
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Riferimento: La Reicarnazione nella fede dei primi Cristiani

Torino, 27/03/07 (1 parte)

Ciao Cavallo Bianco, ovviamente no si può confutare particolare dopo particolare tutto ciò che hai postato quindi esprimo di seguito il pensiero cristiano a tal riguardo, poi potremo anche dibattere sui contenuti.
La dottrina della reincarnazione secondo il pensiero cristiano
cura di E. a Valea

Nella prima parte di questo studio esamineremo la dottrina della reincarnazione, e in particolare le sue origini, il punto di vista delle religioni, le prove a suo favore e quelle ad essa contrarie, le implicazioni di questa dottrina, e infine il punto di vista cristiano.
Nella seconda parte esamineremo la dottrina della reincarnazione alla luce della Bibbia

Il concetto di reincarnazione offre una spiegazione alternativa affascinante riguardo alle origini dell'uomo e al suo destino. C'è un interesse crescente su questo argomento oggi, grazie soprattutto ai libri e alle riviste, alle trasmissioni televisive, i film e le conferenze. Molte di queste fonti sono collegate al mondo del sapere esoterico e delle cosiddette scienze occulte. La reincarnazione è anche un soggetto particolarmente "caldo" su internet. È accettata non soltanto dai seguaci delle religioni orientali e delle correnti new age, ma anche da tanti che non condividono tali interessi e dottrine esoteriche.
La reincarnazione sembra dare speranza per la continuazione dell'esistenza della persona, che può nelle vite successive avere maggiori possibilità di conseguire la liberazione. Appare come una fonte di conforto specialmente per coloro che cercano liberazione sulla base delle proprie possibilità interiori. D'altra parte, la reincarnazione è un modo per liberarsi dalla preoccupazione del giudizio finale da parte di un Dio imparziale, e dalle conseguenze eterne che avrebbero le proprie azioni se ci fosse una sola esistenza da vivere in questo mondo.
Un altro motivo importante per cui molti credono alla reincarnazione è che essa sembra spiegare il motivo delle differenze che esistono tra le persone. Prendendo in considerazione gli estremi, notiamo alcuni che sono in buona salute, e altri tormentati da handicap che li accompagnano per tutta la vita. Alcuni sono ricchi, altri vivono nella miseria. Alcuni trovano realizzazione nella religiosità, mentre altri nonostante i loro sforzi non sono mai soddisfatti.
Le religioni orientali spiegano che queste differenze sono il risultato delle vite precedenti che una persona ha vissuto, bene o male, di cui si raccolgono i frutti nella vita presente attraverso l'azione del karma. Ecco dunque che la reincarnazione sembra essere un modo perfetto per punire o ricompensare le proprie opere, senza il bisogno di credere alla realtà di un Dio personale.
Considerato l'enorme impatto che questa ideologia ha sulla vita sociale e spirituale delle persone, analizzeremo di seguito gli argomenti principali:
A) La reincarnazione nelle religioni del mondo;
B) Il ricordo di vite precedenti come prova della reincarnazione;
C) La reincarnazione e la giustizia cosmica;
D) La reincarnazione e il Cristianesimo.

A) LA REINCARNAZIONE NELLE RELIGIONI ORIENTALI
Quello della reincarnazione non è un concetto tanto antico come si pensa. Non è un elemento comune a molte delle antiche religioni conosciute, e la sua origine non appartiene a un passato immemorabile.
La forma classica della dottrina della reincarnazione fu formulata in India, ma certamente non prima del 9° secolo a.C., quando gli scritti brahmani furono composti. Quando le Upanihad (tra il 7° e il 5° secolo a.C.) ebbero definito chiaramente il concetto, esso fu adottato dalle altre grandi religioni orientali che ebbero origine in India, il Buddismo e il Giainismo. In seguito alla diffusione del Buddismo, la reincarnazione fu poi adottata dal Taoismo cinese, ma non prima del 3° secolo a.C.
Le antiche religioni del mondo mediterraneo svilupparono credi reincarnazionisti piuttosto differenti. Ad esempio, il platonismo greco affermava la preesistenza dell'anima in un mondo celestiale e la sua caduta in un corpo umano. Per liberarsi, l'anima aveva bisogno di essere purificata mediante la reincarnazione. In questo Platone fu fortemente influenzato dalle più antiche scuole filosofiche. Il primo importante sistema filosofico greco ad adottare una visione della reincarnazione paragonabile a quella induista fu quello neoplatonico, nato nel 3° secolo d.C., sotto influenze orientali.
Nel caso dell'antico Egitto, il Libro Egizio dei Morti descrive il viaggio dell'anima verso l'altro mondo senza ritornare alla terra. E' noto che gli antichi egizi imbalsamavano i morti in modo che il corpo potesse essere preservato e accompagnare così l'anima nell'altro mondo. Ciò suggerisce che questo popolo credesse nella resurrezione anziché nella reincarnazione.
Allo stesso modo, in molti casi di antiche religioni tribali che oggi sono descritte come aderenti al concetto di reincarnazione, si tratta invece di credenza nella preesistenza dell'anima prima della nascita o nella sua sopravvivenza indipendente dopo la morte. Ciò non è collegabile all'idea classica di trasmigrazione da un corpo fisico a un'altro secondo una la legge impersonale come quella del karma.

LA REINCARNAZIONE NELL'INDUISMO
L'origine del samsara va cercato nell'Induismo e nei suoi scritti classici. Non può essere apparsa prima del 9° secolo a.C. perché gli inni vedici (i più antichi testi nell'Induismo) non la menzionano; ciò prova che la dottrina della reincarnazione non era stata ancora formulata al tempo della loro stesura (tra il 13° e il 10° secolo a.C.).
A quel tempo - come si evince ad esempio dall'esegesi del rituale funerario - si credeva che l'uomo continuava ad esistere dopo la morte come persona completa. Tra l'uomo e gli dèi esisteva un distinzione assoluta, come in tutte le altre religioni politeistiche del mondo. Siamo piuttosto lontani dal concetto di una fusione impersonale con la fonte di tutta l'esistenza, che troviamo più tardi negli Upanishad.
Troviamo poi Yama, il dio della morte (menzionato anche nei testi sacri buddisti e taoisti), che regnava sulle anime dei defunti; a lui le famiglie facevano delle offerte in favore dei propri cari deceduti.
La giustizia divina era amministrata dagli dèi Yama, Soma e Indra, non da una legge impersonale come il karma. Queste divinità, anzi, avevano il potere di gettare i malvagi in una buia prigione eterna dalla quale essi non sarebbero mai più potuti scappare (Rig Veda 7,104,3-17).
(Per uno studio sull'evoluzione e la relazione tra le dottrine religiose politeiste e monoteiste si veda questo documento.)
La premessa per l'ottenimento di una ricompensa per le proprie azioni in una nuova esistenza terrena (invece di una celeste) apparve negli scritti brahmani (9° secolo a.C.). In essi si affermava una limitata immortalità celeste, che dipendeva dalle opere e della qualità dei sacrifici fatti duranti la vita. Dopo aver raccolto la ricompensa per queste cose, l'uomo doveva affrontare un'altra morte nel regno celeste (punarmrityu) e quindi ritornare all'esistenza terrena. L'antidoto a questa situazione era considerato come conoscenza esoterica, ottenibile solo durante la propria esistenza terrena.

segue (seconda parte)
Lucio P. is offline  
Vecchio 27-03-2007, 19.07.40   #5
Lucio P.
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Riferimento: La Reicarnazione nella fede dei primi Cristiani

Torino, 27/03/07 (seconda parte)

LA REINCARNAZIONE NEGLI UPANISHAD
Gli Upanishad furono i primi scritti in cui si spostò il luogo della "seconda morte" dal cielo alla terra, identificandone la giusta soluzione con la conoscenza dell'identità atman-Brahman.
L'ignoranza della propria individualità (atman o purusha) mette in azione il karma, la legge di causa ed effetto della spiritualità orientale. La sua prima formulazione può essere trovata in Brihadaranyaka Upanishad (4,4,5): "Secondo come si agisce, secondo come ci si comporta, così si diventa. Chi fa bene diventa bene. Chi fa male diventa male. Si diventa virtuosi con le azioni virtuose, malvagi con le azioni malvagie".
La reincarnazione (samsara) è la via pratica con cui si raccoglie il frutto delle proprie azioni. Pertanto, l'individuo è obbligato a entrare in una nuova esistenza materiale finché tutto il debito karmico che ha accumulato è pagato (Shvetashvatara Upanishad 5,11).
Qui può essere osservata una mutazione fondamentale nel significato della vita dopo la morte in confronto alla prospettiva vedica. Abbandonando il desiderio di avere comunione con gli dèi (Agni, Indra, ecc.), conseguita come risultato dei buoni sacrifici portati, gli Upanishad giungono a considerare il destino finale dell'uomo come una fusione impersonale tra atman e Brahman, raggiungibile esclusivamente tramite la conoscenza esoterica. In questo nuovo contesto, il karma e la reincarnazione sono gli elementi chiave che segneranno da ora in poi ogni particolare sviluppo nell'Induismo.

LA REINCARNAZIONE NEI PURANA
Nel Bhagavad Gita, che è parte del Mahabharata, il concetto di reincarnazione è espresso chiaramente come un processo naturale della vita che dev'essere seguito da tutti i mortali (2,13; 2,22).
Nei Purana invece la speculazione su questo soggetto è più sostanziale e si considerano dei destini specifici per ogni tipo di male che si commette: chi uccide un sacerdote rinasce tisico, chi uccide una mucca rinasce gobbo o demente, chi uccide una vergine rinasce lebbroso, chi mangia la carne rinasce di colore rosso, chi ruba del cibo rinasce topo, chi ruba del grano rinasce locusta, chi ruba profumo rinasce puzzola, e così via (Garuda Purana 5).
Simili punizioni si trovano anche nelle Leggi di Manu (12, 54-69).

INDUISMO: CHI O COSA SI REINCARNA?
Secondo gli Upanishad e la filosofia Vedanta, l'entità si reincarna nel sé impersonale (atman). L'atman manca non ha un elemento personale, ragion per cui l'uso del pronome riflessivo "sé" (l'io) non è corretto. Si può definire l'atman solo negando ogni attributo personale. Sebbene esso costituisca il substrato esistenziale dell'esistenza umana, l'atman non può essere ciò che trasporta il "progresso spirituale" della persona, perché non può mantenere nessun dato prodotto nel dominio illusorio dell'esistenza psico-mentale. Il progresso spirituale che si accumula verso la realizzazione dell'identità atman-Brahman è registrato dal karma, o piuttosto da una minima quantità di debito karmico. A seconda del proprio karma, alla rinascita l'intero essere fisico e mentale che costituisce l'essere umano viene ricostruito. A questo livello, la persona così rimodellata sperimenta i frutti delle "sue" azioni derivanti dalle vite precedenti e deve fare del suo meglio per fermare il circolo vizioso avidya-karma-samsara.
Per cercare di spiegare il meccanismo della reincarnazione, l'Induismo Vedanta ha adottato il concetto di un corpo sottile (sukshma sharira) che resta attaccato all'atman per tutta la durata della sua schiavitù, e registra i debiti karmici e li trasmette da una vita all'altra. Comunque, questo "corpo sottile" non può essere una forma in grado di preservare gli attributi personali, in quanto non offre informazioni riguardanti le vite precedenti alla presente vita psico-mentale. Tutti questi dati sono cancellati, così che i fatti registrati dal corpo sottile sono una somma delle tendenze nascoste o impressioni (samskara) provenienti dal karma. Si materializzano inconsciamente nella vita dell'individuo, senza dargli alcun modo di comprendere la sua condizione attuale. Non esiste nessuna possibile forma per trasmettere la memoria cosciente da una vita all'altra, perché il suo dominio appartiene al mondo delle illusioni e si dissolve alla morte.
Nei darshana Samkhya e Yoga, l'entità che si reincarna è chiamata purusha, un equivalente dell'atman. Data l'assoluta dualità tra purusha e prakriti (sostanza), niente di ciò che appartiene alla vita psico-mentale può passare da una vita all'altra perché appartiene alla prakriti, che a una relazione meramente illusoria con la purusha. Comunque, nello Yoga Sutra (2,12) viene definito un meccanismo simile per la trasmissione degli effetti del karma da una vita all'altra, come nel caso della Vedanta. Il serbatoio del karma è chiamato karmashaya. Esso accompagna la purusha da una vita all'altra, e rappresenta l'insieme delle impressioni (samskara) che non hanno potuto manifestarsi nei limiti di una data vita. Non si tratta assolutamente di una memoria cosciente, di un insieme di informazioni che la persona può usare consciamente o di un nucleo di personalità, perché il karmashaya non ha niente a che fare con le abilità psico-mentali. Questo deposito di karma serve soltanto come meccanismo per adattare gli effetti del karma sulla vita della persona. Impone in modo meccanico e impersonale la rinascita (jati), la durata della vita (ayu) e le esperienze che devono accompagnarla (bhoga).

LA REINCARNAZIONE NEL BUDDISMO
Il Buddismo nega la realtà di un sé permanente, e spiega l'esistenza umana come un mero accumulo di cinque aggregati (skandha), che hanno una relazione funzionale di causa-effetto: 1) il corpo (la forma materiale e i sensi), 2) sensazione (prodotto dei sensi), 3) percezione (costruito sulla sensazione), 4) attività mentale, e 5) consapevolezza.
Tutti e cinque gli elementi, e l'insieme che essi costituiscono, sono non permanenti (anitya); sono sottoposti a una continua trasformazione, e non posseggono un principio dimorante in essi, un "sé". L'uomo solitamente pensa di averne uno a motivo della sua coscienza di se stesso. Ma essendo egli stesso in un continuo processo di trasformazione e cambiamento, la coscienza non può essere identificata con un sè che si possa supporre essere permanente. Oltre i cinque aggregati menzionati prima non può essere trovato nient'altro nell'uomo.
Comunque, qualcosa deve potersi reincarnare, secondo i dettami del karma. Quando fu chiesto al Buddha la spiegazione delle differenze tra le persone riguardo alla durata vitale, malattie, benessere materiale, ecc., egli rispose che gli uomini ereditano le conseguenze delle loro azioni, e che queste stabiliscono la loro condizione bassa o elevata (Majjhima Nikaya 3,202).
Se non esiste un vero sé, chi eredita allora le azioni e si reincarna? Buddha rispose che solo il karma passa da una vita all'altra, usando la figura della luce di una candela, che è derivata da un'altra candela senza possedere una sostanza propria. Il Buddismo insegna che nella stessa maniera si ha la rinascita senza il trasferimento del sè da un corpo all'altro. L'unico collegamento tra una vita e la successiva è di natura causale. Questa è senza dubbio la più assurda definizione di reincarnazione che si sia mai avuta. Nella Sutra della Ghirlanda (10) si legge (trad.): "A seconda delle azioni compiute, si hanno le conseguenze che ne risultano; ma chi agisce non ha esistenza: questo è l'insegnamento del Buddha".
Le scuole Yogachara e Vajrayana (Buddhismo tibetano) del Buddismo Mahayana insegnano che esiste un'entità che si reincarna: è la consapevolezza (uno dei cinque aggregati), che ha dunque la stessa funzione dell'atman della Vedanta. Il Libro Tibetano dei Morti descrive in dettaglio le presunte esperienze avute nello stato intermedio tra due incarnazioni, suggerendo che il defunto mantiene i suoi attributi personali. Sebbene in questo caso non viene detto chiaramente cosa sopravvive dopo la morte, è menzionato un corpo mentale che non può essere toccato dalle visioni che il defunto sperimenta (12).
Qualunque sia la condizione del defunto dopo la morte secondo il Buddismo, è evidente che un eventuale nucleo personale svanirebbe subito dopo la nascita, pertanto non può esservi alcun elemento psico-mentale trasmesso da una vita all'altra. La persona nata non ricorda niente delle vite precedenti, né dei viaggi da uno stato intermedio a un altro (bardo).
Un altro elemento contraddittorio nella teoria buddista della reincarnazione è l'estrema rarità della reincarnazione come esseri umani. Il Buddha insegnò nella Chiggala Sutta che è una rara coincidenza l'ottenere un corpo umano, proprio come è una rara coincidenza che sorga nel mondo un Tathagata, un individuo degno e consapevole.
Volendo prendere alla lettera le parole del Buddha (Samyutta Nikaya 35,63), è stato calcolato che la possibilità di incarnarsi come essere umano è di una sola possibilità su un numero di anni pari a 5 seguito da 16 zeri. Questo numero è pari a 5 milioni di volte l'età dell'universo.

segue (terza parte)
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Torino, 27/03/07 (terza parte)

LA REINCARNAZIONE NEL TAOISMO
Quello della reincarnazione è un concetto difficile da trovare negli aforismi del Tao-te Ching (6° secolo a.C.), pertanto dev'essere apparso più tardi nel Taoismo. Sebbene non venga specificato cosa si reincarna, la dottrina taoista sostiene che qualcosa passa da una vita all'altra. Un importante testo del Taoismo, il Chuang Tzu (4° secolo a.C.) afferma:
"La nascita non è un inizio; la morte non è una fine. C'è esistenza senza limiti; c'è continuità senza un punto d'inizio. ... C'è la nascita, c'è la morte, c'è l'uscire, c'è l'entrare. Ciò attraverso cui si passa dentro e fuori senza vederne la forma, è il Portale di Dio" (23).

LA REINCARNAZIONE NEL PENSIERO MODERNO
Quando il concetto orientale di reincarnazione arrivò in Europa, il suo significato cambiò. Durante il Medioevo fu una dottrina riservata agli iniziati di alcune tradizioni occulte (Ermetismo, Catarismo, ecc.), che l'avevano assorbita dal Neo-platonismo. Una più ampia accettazione della reincarnazione fu promossa nel mondo Occidentale solo dagli inizi del secolo scorso, dalla Teosofia e in seguito dall'Antroposofia. Il loro intenso lavorio, combinato con quello di molti guru orientali e occultisti occidentali, e in particolare dal movimento New Age, determinò un'ampia accettazione della reincarnazione nella nostra società, così che questo concetto fu ricevuto come una delle dottrine più intriganti sulle origini e sul significato della vita.
Comunque, la "versione moderna" è sostanzialmente diversa da quella insegnata dalle religioni orientali. Lungi dall'essere un tormento dal quale l'uomo deve fuggire a ogni costo tramite l'abolizione della propria identità, il pensiero New Age considera la reincarnazione come una progressione dell'anima verso più alti livelli di esistenza spirituale.
Influenzati dal contesto culturale cristiano ma opponendosi totalmente all'ideologia orientale classica, molti reincarnazionisti oggi pensano che l'entità che si reincarna è l'anima, che preserva gli attributi della personalità da una vita all'altra. Questo compromesso ovviamente emerge dal desiderio di adattare la dottrina della reincarnazione al pensiero occidentale. Il concetto di un atman impersonale che si reincarna era troppo astratto per essere accettato facilmente, così gli occidentali avevano bisogno di una versione più innocua di questa dottrina per poterla accettare.
Sebbene questa tendenza sia prova dello struggersi dell'anima per un destino personale, non c'è molta somiglianza con la spiritualità orientale classica, che la rigetta come qualcosa di completamente perverso.

Le informazioni che abbiamo visto sul significato della reincarnazione nelle religioni orientali e sulla natura dell'entità che si reincarna, ci saranno utili per esaminare quelle che oggi vengono considerate prove della reincarnazione. Nell'analizzarle, dobbiamo ricordare che nel concetto orientale di reincarnazione non può esistere alcun elemento personale che passi da una vita alla successiva.

B) IL RICORDO DI VITE PRECEDENTI COME PROVA DELLA REINCARNAZIONE
Oggi molti degli occidentali che accettano la reincarnazione sostengono che essa può essere dimostrata scientificamente. Solitamente basano la loro convinzione sulle cosiddette esperienze di vite precedenti, che rappresentano l'abilità di alcune persone di ricordare fatti delle loro presunte vite precedenti.
Vi sono due occasioni in cui si può osservare questo fenomeno. La prima è una sessione di ipnosi, in cui si tenta di far regredire una persona al tempo che precede la sua nascita. L'altra si ha quando alcuni bambini spontaneamente ricordano un'identità di una loro vita passata, meravigliando i vicini con dettagli specifici che coincidono con quelli della vita di una persona defunta. Queste esperienze possono essere considerate delle prove valide a sostegno della reincarnazione?

LA REGRESSIONE IPNOTICA COME PROVA DELLA REINCARNAZIONE
L'ipnosi può essere definita come un metodo per indurre uno stato alterato di coscienza, che fa sì che la persona divenga molto ricettiva ai suggerimenti dell'ipnotista. Il metodo è stato in psicanalisi per il trattamento delle malattie psichiche, evocando gli eventi dolorosi che ne sono stati causa nel passato (specialmente durante l'infanzia), e poi suggestionando la persona in modo che possano guarire quelle ferite che ne affliggono ancora il presente.
Sebbene vi siano dei risultati incoraggianti nell'uso di questo tipo di terapia, è un fatto che l'ipnosi può mischiare la fantasia con i ricordi autentici o addirittura creare episodi interamente inventati. In stato profondo di ipnosi, alcuni soggetti hanno dichiarato di avere avuto esperienze "fuori dal corpo" (OOB), e di aver viaggiato in misteriosi luoghi spirituali. Altri hanno avuto un'esperienza mistica di unità con l'universo.
La regressione ipnotica cominciò ad essere utilizzata come metodo per "ricordare le vite precedenti" nel 1952, quando Ruth Simmons del Colorado (USA), fu portata mediante ipnosi "indietro nel tempo" fino a prima della sua nascita. Improvvisamente ella cominciò a parlare con un marcato accento irlandese, affermando che il suo nome era Bridey Murphy e che viveva in Irlanda nell'anno 1890. Le sue brevi descrizioni sembravano descrivere bene la società irlandese del tardo 19° secolo. Si credette allora che era stata trovata la prova scientifica della reincarnazione. Perciò, questo metodo fu usato da un numero sempre crescente di ipnotisti per ottenere informazioni sulle presunte vite passate dei loro pazienti.
Recentemente il metodo si è diffuso in molti ambienti e viene usato per spiegare il motivo di paure e ansie. Durante la regressione, alcuni pazienti adottano personalità diverse, cambiano voce, comportamento ed espressione facciale. Tutte le informazioni ottenute sono il risultato di un dialogo tra l'ipnotista e il paziente, in cui le domande devono essere poste in modo semplice e chiaro al fine di ottenere la giusta risposta.
Fintanto che le informazioni prodotte da queste persone non possono essere state apprese durante l'arco della loro vita, possiamo desumere che si tratti di reali residui di esperienze di vita passata. Questa conclusione solleva però diverse difficoltà, in quanto esistono altre spiegazioni plausibili a questi fenomeni.
Una possibile spiegazione, valida per una parte dei casi, è la criptoamnesia. Così come l'ipnosi può essere usata per riportare a galla ricordi dimenticati del proprio passato, fatti che non sono più disponibili alla memoria cosciente, allo stesso modo può essere utilizzata per rievocare informazioni udite da altre persone, lette nei libri, o viste nei film, in cui il soggetto dell'ipnosi viene coinvolto come partecipante durante la seduta. La sua memoria subcosciente ha immagazzinato quelle informazioni e l'ipnosi ne determina l'uso in uno scenario completamente fittizio. Ian Stevenson, uno dei più importanti ricercatori su questo fenomeno, cita un caso a conferma di quanto detto:
"Vi è un altro caso inglese che è stato studiato da un docente universitario di Cambridge. Una giovane donna sembrava in grado di descrivere la vita di una certa Blanche Poynings, vissuta nel 14° secolo alla corte di Riccardo II. Diede un gran numero di dettagli sulla gente conosciuta da questa persona, citò diversi nomi propri e parlò del tipo di vita che ella conduceva. Gli studiosi continuarono a scavare nei suoi ricordi, finché a un certo punto le chiesero specificamente quale fosse la fonte di quelle informazioni. In stato di trance ipnotica, la ragazza stessa citò i riferimenti di un libro, Countess Maud, pubblicato verso la fine del 19° secolo; un romanzo classico vittoriano incentrato sulla corte di Riccardo II. Il soggetto era stato leggermente alterato, ma essenzialmente ciò che la ragazza aveva descritto proveniva da quel libro. Si scoprì poi che sua zia aveva in casa una copia del libro. La giovane non ricordava di averlo letto, ma ricordava distintamente di averne sfogliato le pagine" (Omni Magazine, 10(4):76, 1988).
Un aspetto intrigante delle testimonianze registrate sotto ipnosi è il fatto che esse dipendono pesantemente dai dati preesistenti nell'attuale conoscenza storica. In molti casi, sebbene le informazioni corrispondono ai dati storici generalmente riconosciuti, successive scoperte archeologiche le contraddicono, sollevando seri dubbi sulla veracità di queste "vite precedenti".
Ian Wilson, un altro importante ricercatore di questi fenomeni, descrive molti casi del genere nel suo libro Reincarnation (p. 88-90). Una delle persone citate nel libro diceva di essere la reincarnazione di un antico egizio vissuto durante il regno del faraone Ramses III. Ma invece di dire che la capitale era "No", disse che il nome era "Tebe" (quello che i greci usarono molto tempo dopo). D'altra parte, un antico egizio non avrebbe mai potuto dire di conoscere un faraone basandosi sul numero (Ramses III), dato che la numerazione dei faraoni fu adottata dagli egittologi vittoriani durante il 19° secolo. Un altro errore fu il fatto di menzionare l'uso dei sesterzi come moneta, la quale fu introdotta dai romani solo mille anni più tardi.
Un altro caso riguardava una persona che raccontava di aver assistito agli sbarchi dei vichinghi nel Nord America durante l'11° secolo. Secondo la descrizione data, essi indossavano elmetti con dei corni, il che non è storicamente vero. Negli ultimi anni gli studiosi hanno provato che quest'idea, per quanto comune, è falsa, in quanto i vichinghi indossavanocopri capi conici.

segue (quarta parte)
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Torino, 27/03/07 (quarta parte)

Gli elmetti cornuti venivano indossati soltanto durante le cerimonie religiose da individui di alto rango. Questi e altri casi dimostrano che le esperienze di "ricordi di vite passate" dipendono moltissimo dalla conoscenza storica che l'uomo ha al momento in cui viene effettuata la seduta di regressione ipnotica, e che spesso queste informazioni vengono contraddette dalle scoperte più recenti, dimostrandone l'infondatezza.
Questo è anche il motivo per cui gli scrittori di esperienze di reincarnazione di solito evitano di menzionare dati specifici che a un esame più attento potrebbero essere confutati.
Un'altra possibile spiegazione per il fenomeno dei ricordi delle vite passate è l'influenza dell'ipnotista stesso, la cui capacità di suggestionare è una condizione "sine qua non" all'efficacia dell'ipnosi. L'altro fattore necessario è la ricettività del paziente alle suggestioni dell'ipnotista. Sebbene le due condizioni determinino l'efficienza dell'ipnosi quando è usata nel trattamento psichiatrico, nel caso della regressione l'abilità dell'ipnotista di suggestionare può diventare un grave impedimento all'ottenimento di informazioni reali, in quanto può contaminare la storia del paziente. Ian Stevenson afferma:
"Nella mia esperienza, quasi tutte le cosiddette personalità precedenti evocate mediante l'ipnosi sono del tutto immaginarie e sono il risultato del desiderio del paziente di ubbidire ai suggerimenti dell'ipnotista. Non è un segreto che siamo altamente suggestionabili quando siamo sotto ipnosi. Questo tipo di investigazione può in realtà essere pericoloso. Alcuni sono stati terribilmente spaventati dai loro presunti ricordi, e in altri casi le personalità multiple evocate non sono più scomparse prima di un lungo tempo" (Omni Magazine 10(4):76, 1988).
Sotto ipnosi, il soggetto è pronto ad accettare ogni tipo di distorsione, ad avere la sua realtà plasmata dalla volontà dell'ipnotista. In molti casi è facile discernere le convinzioni religiose dell'ipnotista nelle storie raccontate dai suoi pazienti.
Il rischio di costruire scenari completamente fittizi mediante l'ipnosi non può essere ignorato. Anzi è già accaduto molte volte. Ricorderemo i numerosi casi di donne che durante un trattamento d'ipnosi per problemi comuni scoprirono di aver subito abusi sessuali durante l'infanzia, il che alla fine si rivelò essere falso.
Persino Freud abbandonò l'ipnosi come metodo di trattamento quando scoprì i tanti casi di falsi ricordi. Più ancora, fu osservato che i ricordi "scoperti" sotto ipnosi possono arrivare a sostituire i veri ricordi dopo che la sessione d'ipnosi è terminata, distorcendo completamente la vita della persona. Questo caso è chiamato "false memory syndrome" (sindrome dei falsi ricordi).
I tribunali specie all'estero sono al corrente di questi pericoli e molti di essi non accettano testimonianze rese da persone che sono state precedentemente ipnotizzate. Lo stesso dicasi per i casi di abusi sessuali sui bambini, scoperti mediante ipnosi, che si rivelarono essere falsi. Il quadro non cambia per i ricordi di vite precedenti e per i ricordi di rapimenti extraterrestri.
Un altro fattore compromettente è la preparazione che la persona subisce prima della seduta: la persona viene informata dello scopo della regressione, e questo induce in lei una grande aspettazione. Il desiderio conscio di conoscere la verità sulle sue "vite precedenti" indubbiamente influenza le risposte date sotto ipnosi.
Una terza possibilità per spiegare questi fenomeni appartiene specificamente al campo della psichiatria. Le personalità multiple sono conosciute in essa come disturbi della personalità. Una stessa persona può cambiare nel giro di poco tempo anche fino a 20 diverse personalità, come se stesse giocando diversi ruoli successivi. Queste personalità contraddittorie hanno mentalità, comportamenti, voci e persino sessi diversi dalla persona reale. Di solito accade che una delle personalità conosce e osserva gli atti e i pensieri delle altre, ed è anche in grado di parlare a nome di tutte.
Dal punto di vista psichiatrico, le testimonianze di vite precedenti confermate mediante ipnosi possono essere il risultato di un disordine da personalità dissociate indotto attraverso l'ipnosi. Ciò si è verificato in diversi casi di cura della schizofrenia: nel tentativo di far uscire fuori le personalità nascoste e reintegrarle con quella reale, molti casi di ipnosi hanno invece prodotto nuove personalità, che sono rimaste attive anche dopo il trattamento. E' dunque possibile creare personalità addizionali e ricordi addizionali mediante l'ipnosi.
Comunque, resta ancora un mistero al quale le interpretazioni naturalistico-scientifiche non hanno una risposta soddisfacente: come sono distribuiti i ruoli delle "vite passate", chi decide quale sarà la prossima a manifestarsi? Non può essere un processo casuale. Ian Wilson scrive: "Da qualche parte, in qualche modo, deve esserci un "direttore". E' come guardare uno show di marionette, guardare i fili che le animano, senza vedere il burattinaio". Chi potrebbe essere il regista dello show delle personalità multiple? La spiegazione naturalistica dice che dev'essere la mente della persona, laddove la coscienza è suddivisa in entità separate, una delle quali assume il ruolo di dirigere le altre. A conferma di questo si può dire che a volte, durante l'ipnosi, una certa parte della mente continua ad essere cosciente, continua a ricevere dati dall'area reale che la circonda. Il problema irrisolto in questa spiegazione è la motivazione che anima tale entità (rimasta cosciente nella mente della persona) ad agire in questo modo. Perché dovrebbe ingannare altri riguardo a delle vite precedenti?
Giungiamo dunque a un'altra possibile spiegazione per il ricordo di vite precedenti. In parapsicologia è chiamato channeling (canalizzazione), termine che rappresenta il fenomeno di trasmettere delle informazioni generate da entità spirituali esterne al nostro mondo. Spesso agiscono attraverso delle persone (i medium) mentre sono in stati alterati di coscienza. Nel channeling vi sono sempre esseri esterni personali (spiriti) coinvolti nella trasmissione di informazioni attraverso i medium. L'annichilimento della coscienza normale attraverso l'ipnosi crea le condizioni ottimali per contattare questi "maestri" esterni, che possono presentare se stessi come personalità delle vite passate di una persona. Si può rigettare questa ipotesi solo presumendo che l'entità che sta comunicando attraverso il medium non ha motivo di mentire quando afferma di essere una personalità reincarnata e non uno spirito esterno.
Esistono moltissimi casi di simili entità che, come è stato scoperto in seguito, hanno mentito; analizzeremo comunque in dettaglio più avanti la loro possibile identità e le loro motivazioni.
In conclusione, il solo criterio per poter stabilire la veracità dei "ricordi di vita precedente" è la nostra fiducia nell'ipnotista e nella sua interpretazione di tali ricordi. Esamineremo quindi le altre "prove decisive" per la reincarnazione attraverso il ricordo di vite passate.

IL RICORDO SPONTANEO DI VITE PRECEDENTI DA PARTE DI BAMBINI
Un'altra categoria di esperienze citate come prove a favore della reincarnazione sono i casi in cui certe persone, quasi tutti bambini sotto i 10 anni d'età, ricordano spontaneamente eventi di presunte vite passate, insistendo di essere qualcun altro che ha vissuto in epoche passate. I dettagli da essi menzionati riguardo ai luoghi, alle persone e agli avvenimenti del passato, circa i quali normalmente non potrebbero sapere niente, si rivelano corrispondere alla realtà quando si investiga nell'area indicata.
Le approfondite ricerche del Dr. Ian Stevenson e i suoi libri su questo argomento sono ben noti. Sebbene i casi di ricordi spontanei di vita precedente da parte di bambini sono significativamente più pochi delle testimonianze prodotte sotto ipnosi, sembrano però essere molto più convincenti.
I casi delle ragazze indiane Swarnlata e Shanti Devi sono due dei più noti. All'età di 3 anni (Swarnlata) e 4 anni (Shanti Devi) hanno cominciato ad affermare di aver vissuto in una vita precedente come mogli e madri di due bambini, in un villaggio lontano. L'elemento più sbalorditivo è che hanno menzionato fatti specifici relativi alle loro presunte vite precedenti, e quei fatti sono stati verificati da degli investigatori. Possiamo immaginare quanto siano rimasti sorpresi i figli della madre defunta nel vedersi visitare da una bambina di 4 anni che asseriva di essere la loro madre reincarnata (o altri parenti in altri casi simili). Spesso in questi casi si sviluppano dei disturbi emotivi. Stevenson commenta: "In molti casi questi bambini rigettano i loro genitori dicendo che non sono i loro veri genitori, e spesso vagano per le strade in cerca della loro vera casa.

segue (quinta parte)
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Torino, 27/03/07 (quinta parte)

In altri casi, insistono per essere riuniti ai loro ex mariti, o mogli, o figli. Un bambino indiano era così appassionatamente legato a una donna che lui diceva essere stata sua moglie, da cercare di riaverla indietro, causando grande dolore a se stesso e a lei" (Omni Magazine, 10(4):76, 1988).
Comunque, esistono altre interpretazioni possibili, al di là della reincarnazione. Una di esse è la possibilità che questi bambini siano venuti in contatto con delle entità spirituali, tramite channeling. Il bambino in questo caso è inconsapevolmente il "medium". Ma questa spiegazione non è convincente, in quanto i bambini non hanno di solito particolare interesse a stabilire un contatto con gli spiriti.
Una spiegazione alquanto più probabile è la possessione di questi bambini da parte di entità spirituali esterne. Si tratta di un fenomeno collegato al channeling, ma questa volta la persona è obbligata a trasmettere il messaggio dello spirito senza avere la possibilità di apportare un contributo consapevole all'intero processo. In altre parole, la possessione implica che lo spirito "invasore" entra nel corpo e prende interamente possesso della consapevolezza dell'essere umano, agendo come se si trattasse di una personalità di una vita passata.
Va ricordato che quasi tutti i casi di ricordi di vite passate sono prodotti da bambini che li manifestano tra i due e i cinque anni, quando il loro discernimento spirituale è quasi inesistente, specialmente riguardo alle entità spirituali. Questa situazione li rende particolarmente vulnerabili ad essere manipolati da spiriti esterni. Durante la crescita, le entità perdono l'influenza che esercitavano su di loro, il che potrebbe spiegare perché i ricordi di vita precedente nei bambini scompaiono dopo i 10 anni d'età.
Si può obiettare che questi bambini non manifestano i classici sintomi di una possessione violenta. Comunque, le azioni violente e incontrollate non sono la sola forma in cui può manifestarsi la possessione spirituale.
Una conferma dell'ipotesi della possessione si ha in quei casi in cui lo spirito invasore entra nel corpo del bambino molto tempo dopo la nascita, e solo allora produce i ricordi di vita passata che vanno ad interferire con la sua personalità. Sono documentati sufficienti casi del genere in letteratura. Una breve descrizione di tre di questi casi è fornita da Stevenson, nel suo libro "Twenty Cases Suggestive of Reincarnation".
Il primo caso riguarda un bambino indiano chiamato Jasbir, di 3 anni e mezzo, che era gravemente ammalato ed entrò in un coma che la sua famiglia credette essere morte. Si riebbe qualche ora più tardi, e dopo diverse settimane dimostrò un comportamento completamente diverso, affermando di essere un brahmino chiamato Sobha Ram, morto in un incidente nel periodo in cui lui (Jasbir) era malato. Dato che Sobha Ram era morto quando Jasbir aveva già 3 anni e mezzo, questi ricordi di "vita precedente" ovviamente non possono essere accettati come prova della reincarnazione. Inoltre, considerando i tempi dell'incidente e la malattia di Jasbir, è probabile che la "reincarnazione" dell'anima del brahmino ebbe luogo ancora prima che costui fosse fisicamente morto. Per i 3 anni e mezzo precedenti entrambi avevano vissuto in villaggi vicini. Mentre parlava attraverso Jasbir, il presunto "brahmino reincarnato" disse che gli era stato indicato di entrare nel corpo del piccolo. Ci fu dunque un periodo in cui nel corpo di Jasbir erano presenti due diverse personalità: quella del piccolo e un'altra che sarebbe dovuta essere quella del brahmino. E' evidente che non può trattarsi di reincarnazione, ma di possessione da parte di uno spirito che pretendeva di essere quello del brahmino.
Il secondo caso, è quello di Lurancy Vennum, una bambina di appena 1 anno, che cominciò a manifestare la personalità di una certa Mary Roff quando questa (Mary Roff) morì. Questa situazione durò diversi mesi, mentre la "personalità Mary Roff" affermava di aver occupato il corpo vuoto della bambina. Dopo questo periodo, Mary Roff la lasciò e la bambina riprese in controllo di se stessa. Le personalità sovrapposte e i messaggi espressi durante quel periodo sono forti indicatori di possessione, ed escludono ogni possibilità di reincarnazione.
Il terzo caso riguarda un monaco buddista, Chaokhun Rajsuthajarn, nato un giorno prima della morte di Nai Leng, la personalità che egli dichiarava di essere stato nella sua vita precedente. Stevenson commenta in un'intervista: "Ho studiato questo caso con grande cura ma non ho trovato alcuna giustificazione plausibile per questa discrepanza" (Omni Magazine 10(4):76, 1988).
La possessione spiritica può anche spiegare un'altra "prova" per la reincarnazione che sta diventando molto popolare: la corrispondenza tra le ferite che hanno causato la morte di una persone e le "voglie" (macchie colorate) sulla pelle dei bambini che affermano di essere la reincarnazione di qualche persona. Non significa che qualche spirito sia la causa di queste piccole anomalie fisiche (almeno, non nella grande maggioranza dei casi), ma piuttosto che da esso provenga il "suggerimento" del loro significato, specialmente in culture dove la maggior parte delle peculiarità fisiche e comportamentali sono attribuite a delle vite precedenti (Sud Asia, Libano, indiani del Nord America).
Non molti casi, comunque, necessitano di una spiegazione elaborata come la possessione. La maggior parte di questi casi sono infatti da scartare perché non hanno alcuna prova scientifica (un rapporto medico preciso sulle ferite del defunto), o sono stati indotti da adulti che hanno convinto i bambini a ritenersi la reincarnazione di un certo parente defunto.
Un fattore importante che può confermare la possessione spiritica sono i casi di predizione della reincarnazione da parte della gente che vi crede fermamente. Ecco un caso scoperto da Stevenson nella tribù Tlingit in Alaska:
"Un uomo aveva predetto a sua nipote che sarebbe ritornato da lei e le indicò due segni nel suo corpo. Erano cicatrici di operazioni. Una era sul suo naso. Aveva avuto un'operazione nell'angolo del suo occhio destro; l'altra era sulla schiena, ma non so a cosa era dovuta. Comunque, l'uomo disse a sua nipote: Mi riconoscerai perché nel mio corpo ci saranno delle voglie proprio in questi punti. Morì, e 18 mesi più tardi sua nipote ebbe un bambino che aveva delle voglie sulla pelle esattamente in quei punti. Io stesso vidi e fotografai quelle voglie. Questo bambino aveva circa 8-10 anni quando lo vidi per la prima volta. La voglia sulla schiena era particolarmente evidente. Aveva dei piccoli segni circolari ai lati che sembravano precisamente i segni lasciati da un'operazione chirurgica" (Venture Inward Magazine, settembre/ottobre 1995).
Un'ulteriore indicazione per comprendere i ricordi spontanei di vite passate da parte dei bambini è il fatto che esse dipendono dalle culture. Molti casi sono riportati in India e altri in paesi del Sud Asia, dove la reincarnazione è pienamente accettata. I casi asiatici sono sempre i più ricchi di dettagli rispetto ai casi occidentali. I bambini occidentali che hanno simili esperienze danno pochissimi dettagli. Quando è possibile verificare alcuni dei dettagli, di solito si scopre che si tratta di esperienze del passato di altri membri della famiglia. Il condizionamento culturale gioca sicuramente un ruolo importante in questi fenomeni.
Per questo motivo, Ian Stevenson fu costretto ad ammettere che i casi da lui studiati possono solo suggerire l'idea di reincarnazione, ma non offrono nulla neanche lontanamente paragonabile a una prova (Omni Magazine 10(4):76, 1988).

MOTIVI METAFISICI PER RIGETTARE I RICORDI DI VITE PRECEDENTI COME PROVE
Anche se la regressione ipnotica e il ricordo spontaneo di vite passate fossero privi di contraddizioni, vi sarebbe ancora un motivo importante contrario alla loro veracità: secondo la dottrina classica della reincarnazione, l'entità che si reincarna è il sè impersonale (atman o purusha), accompagnato dal debito karmico. Ogni elemento psico-mentale che definisce la personalità non appartiene al sè o al corpo sottile, e perciò cessa di esistere alla morte fisica. La memoria è un tale elemento. Essa agisce solo nei limiti di una vita fisica e svanisce alla morte. Se le cose fossero diverse, se la memoria potesse passare alle vite successive attraverso la reincarnazione, avrebbe la stessa natura ontologica del sè, il che è assurdo, perché la memoria appartiene al dominio psico-mentale della personalità.
Di solito viene affermato che il veicolo che trasporta le impressioni psichiche da una vita all'altra è il corpo sottile (sukshma sharira nella Vedanta) o il deposito karmico (karmashaya nel Samkhya-Yoga).

segue......
Lucio P. is offline  
Vecchio 27-03-2007, 23.22.31   #9
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Ivo Nardi
 
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Originalmente inviato da Lucio P.
Torino, 27/03/07 (1 parte)
La dottrina della reincarnazione secondo il pensiero cristiano
cura di E. a Valea
La invito a citare correttamente e per intero la fonte di questi scritti o sarò costretto per legge a rimuovere i post.
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Vecchio 28-03-2007, 00.55.20   #10
Lucio P.
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Riferimento: La Reicarnazione nella fede dei primi Cristiani

Torino, 28/03/07

Come da invito del web ecco le fonti:

http://camcris.altervista.org/butreincar.html


Anche se alcuni dicono che questi due elementi agiscono come una sorta di memoria conscia delle vite precedenti, non possono rappresentare una terza natura ontologica (differente sia dal sé che dal dominio psico-mentale), che potrebbe giocare il ruolo di memoria personale trasmissibile da una vita all'altra.
Il karmashaya e il sukshma sharira sono mere espressioni del modo in cui il karma registra i debiti del passato. Dal momento che il karma rappresenta una legge meccanica e impersonale che funziona con precisione matematica, il karma stesso non può giustificare lo stato di una persona ad un certo momento. In altre parole, l'uomo non può comunicare con il suo karma. Il karma spinge semplicemente l'individuo in uno scenario preordinato, senza comunicare quali debiti devono essere pagati dalle vite precedenti.
Anche se ci sono delle tecniche di meditazione speciali per ottenere alcune informazioni limitate sulle vite passate (lo Yoga-Sutra menziona ad esempio la pratica del samyama), esse sono disponibili sono agli yogi avanzati. E anche allora, la veracità di tali informazioni ottenute in stato di coscienza alterata è quantomeno dubbio.
Il debito karmico della persona può al massimo essere immaginato per intuito. Ad esempio, i reincarnazionisti suppongono che un uomo che viene assassinato abbia ricevuto la giusta ricompensa per l'aver egli stesso commesso omicidio in una sua vita precedente. Neppure i ricordi di tali vite possono dare informazioni sui "peccati" commessi durante quelle vite. Queste esperienze non cercano di provare la giustizia del karma, ma solo che le vite passate sarebbero reali. In altre parole, gli scenari "ricordati" non indicano quali fattori delle vite precedenti hanno prodotto l'incarnazione attuale, ma si limitano a convincerci che abbiamo vissuto delle vite precedenti e che dobbiamo credere alla reincarnazione.
A causa delle considerazioni metafisiche sopra menzionate, molti guru orientali non considerano i ricordi di vite passate come prove valide per la reincarnazione. Nel periodo in cui Stevenson stava compiendo i suoi studi tra dei bambini indù che affermavano di ricordare le loro vite precedenti, incontrò uno swami indù dell'ordine Ramakrishna. Egli commentò così quei casi: "Si, è vera [la reincarnazione], ma non fa alcuna differenza, perché noi in India abbiamo tutti creduto nella reincarnazione e l'abbiamo accettata come fatto, eppure non ha fatto nessuna differenza per noi. Abbiamo tanti roghi e uomini malvagi qui in India come li avete nell'occidente" (Venture Inward Magazine, settembre/ottobre 1995).
Tali ricordi sono ricercati e apprezzati principalmente dagli occidentali, probabilmente a causa della loro errata comprensione della dottrina della reincarnazione e anche a motivo dell'apparenza pseudo-scientifica. L'argomento principale per la reincarnazione in oriente ha tutt'altra natura e sarà ora analizzato.

C) LA REINCARNAZIONE E LA GIUSTIZIA COSMICA
L'argomento principale per la reincarnazione è di ordine morale. Si ritiene cioè che il karma e la reincarnazione siano il modo ideale per realizzare la giustizia nel mondo terreno, in quanto tutte le opere e i pensieri delle persone vengono retribuiti nelle loro vite future. Questa retribuzione si manifesterà sotto forma di circostanze positive o negative, con esattezza matematica; ciò significa che tutto ciò che si fa sarà giustamente punito o ricompensato, sia a livello quantitativo che qualitativo. Questo sistema spiegherebbe anche le disuguaglianze che vediamo tra le persone, dà conforto a quelli che non riescono a comprendere la loro attuale situazione negativa, e dà loro speranza per una vita futura migliore. Secondo il karma, non esiste alcun perdono per le proprie colpe del passato, ma soltanto l'accumulo di debito karmico, seguito dal pagamento delle conseguenze nelle vite future. Swami Shivananda dichiara:
"Se l'uomo virtuoso che non ha commesso alcun atto malvagio in questa vita soffre, ciò è dovuto a qualche atto malvagio che può aver commesso nella sua vita precedente. Avrà una compensazione nella sua nascita successiva. Se l'uomo malvagio che compie il male giorno per giorno apparentemente si gode la sua vita, questo è dovuto al karma buono che ha avuto nella sua vita precedente. Avrà una compensazione nella sua nascita successiva. Soffrirà nella sua prossima vita. La legge della compensazione è inesorabile e senza pietà" (Swami Shivananda, Pratica del Karma Yoga, 1985, p. 102).
Considerando che il debito karmico che ogni uomo accumula nel suo passato è assai grande, una sola vita non è abbastanza per espiarlo. Pertanto, per ottenere la liberazione, diventano necessarie molte vite. Nel panteismo, in cui è assente un dio personale come Realtà Definitiva, l'uomo è solo nella sua lotta col proprio passato. Anche i rami teisti delle religioni orientali sono incapaci di risolvere la solitudine dell'uomo nel proprio combattimento, in quanto i concetti di karma e di grazia divina non possono essere conciliati senza stravolgere completamente l'uno o l'altro. La grazia, concessa da un dio o da un guru, contraddice la regola base del karma e renderebbe inutile la sua azione. Ne risulta che le affermazioni di alcuni guru riguardo all'essere in grado di cancellare il karma dei loro discepoli è assurdo. Attraverso l'ascetismo e la meditazione, l'uomo deve guadagnarsi la salvezza con le proprie mani, o essere abbandonato a subire i dettami del karma.
Anche se potrebbe sembrare che il meccanismo del karma e della reincarnazione offre una spiegazione alla questione della giustizia sociale, vi sono due obiezioni principali che la contraddicono:
1) Fintanto che la sofferenze (o la ricompensa per il bene compiuto) può essere sperimentato solo a livello personale (fisico o psichico), e l'uomo cessa di esistere come persona dopo la morte fisica, è chiaro che un'altra persona, generata in un altro corpo fisico, subirà le conseguenze dettate dal karma dell'altra persona defunta. Il sè impersonale (atman o purusha) che si reincarna non ha niente a che fare con la sofferenza; è un semplice osservatore dello svolgimento della vita psico-mentale. Se, al momento della morte, non è rimasto alcun debito karmico da scontare, la separazione del sé dal coinvolgimento illusorio con il mondo fisico e psico-mentale è permanente, e ciò rappresenta la liberazione. Se no, il sé è obbligato a entrare in una nuova associazione illusoria con la personalità finché tutti i frutti delle sue vite passate vengono consumati. Per conseguire ciò, una nuova persona nasce ogni volta che il sè entra in un nuovo corpo umano. La nuova persona porterà le conseguenze del karma prodotto dalla persona precedente, abitata dallo stesso sé. Questo meccanismo, in cui una persona accumula il karma e l'altra ne porta le conseguenze, è alquanto ingiusto e contraddice fondamentalmente l'idea di poter realizzare una perfetta giustizia. Non è dunque possibile spiegare con il karma i disastri naturali, le piaghe e gli incidenti che affliggono gli innocenti.
Per questi motivi, il detto "si raccoglie ciò che si è seminato" non può essere usato per esprimere le idee dei reincarnazionisti (in realtà queste parole sono state prese dal Nuovo Testamento, Galati 6,7, dove hanno un significato molto diverso). Secondo il meccanismo della reincarnazione, una persona semina e l'altra raccoglie, dato che nessuna caratteristica personale può essere preservata da un'incarnazione del sè impersonale alla successiva. Nel Buddismo, che rigetta l'idea stessa di un sè che trasmigra, l'idea di seminare e raccogliere è ancora più assurda. Vediamo ad esempio il seguente testo:
"Se accade che uomini e donne buoni, che ricevono e ritengono queste parole, sono oppressi, i loro destini malvagi sono l'inevitabile risultato retributivo dei mali commessi nelle loro vite mortali passate. Mediante la virtù delle loro sofferenze attuali l'effetto del loro passato sarà espiato, ed essi saranno nella posizione di conseguire il Completamento dell'Incomparabile Illuminazione" (Sutra del Diamante, 16).
Lucio P. is offline  

 



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