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Vecchio 29-08-2007, 19.23.19   #1
VanLag
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Un affondo sulla “conoscenza di se stessi”

Sull’onda del 3d sulla conoscenza di se stessi, sposto l’asse del discorso per ampliare un po’ le riflessioni in merito a questo argomento. Una volta stabilito che sono “le false idee che abbiamo di noi stessi”, che ci precludono l’accesso alla “conoscenza” emerge la domanda su come rimuovere queste false idee e quale via seguire, per arrivare ad una corretta conoscenza di se stessi.

Ma forse qui, è il caso di spendere due parole sul dove porta questo percorso, per dare un minimo di senso logico alla discussione, perché, se vogliamo fare una strada, è legittimo che sappiamo, almeno a grandi linee, cosa troveremo alla fine del nostro cammino.

In ambito orientale il fine della “conoscenza” (conoscenza in genere), è legata all’illuminazione o auto-realizzazione, due termini associati al concetto di pieno sviluppo dell’individualità con il diffuso senso di soddisfazione che ne conseguirebbe. (Se non sbaglio, qualche cosa di simile lo ha fatto, in ambito occidentale, la psicanalisi chiamando “individuazione” quello stato di completezza che si raggiungerebbe alla fine del percorso analitico).

La “conoscenza di se stessi”, si colloca nella “ricerca di conoscenza in genere”, come specializzazione ed affinamento della stessa ed emergerebbe laddove un ricercatore, stancatosi di indagare invano sul campo dello scibile umano e divino, volgerebbe alfine la sua ansia di sapere verso se stesso.

Non qualificherei ulteriormente quella “conoscenza”, perché, qualsiasi cosa ci aspettiamo, qualsiasi immagine mentale ci facciamo, su ciò che troveremo finirebbe per condizionare la ricerca.

Conoscersi, quindi, per evolvere ad un piano di vita caratterizzato da maggiore armonia, completezza ed equilibrio. Dicono i maestri di questa scuola, che nessun altro metodo, nessuna altra ricerca, nessuna altra disciplina, convergono, così direttamente, sulla meta.

Se questa dunque è la strada maestra della nostra “fioritura”, e se l’ostacolo sono le false idee che abbiamo di noi stessi, la domanda subito conseguente è: - Come si individuano e si fugano queste false idee? Come riconoscerle, visto che colui che indaga è esso stesso il prodotto di quelle idee? Come pulire la nostra identità dalla false attribuzioni e le false identificazioni che abbiamo adottato? -

Ogni idea in merito è ben accetta, come, è ben accetta, ogni esperienza che ci abbia aiutato in questa scoperta, mentre chiederei la cortesia, a chi dissente sostanzialmente dalla mia lunga premessa, di evitare di intervenire nel 3d.

VanLag is offline  
Vecchio 29-08-2007, 19.41.31   #2
renzananda
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Riferimento: Un affondo sulla “conoscenza di se stessi”

Citazione:
Originalmente inviato da VanLag
Sull’onda del 3d sulla conoscenza di se stessi, sposto l’asse del discorso per ampliare un po’ le riflessioni in merito a questo argomento. Una volta stabilito che sono “le false idee che abbiamo di noi stessi”, che ci precludono l’accesso alla “conoscenza” emerge la domanda su come rimuovere queste false idee e quale via seguire, per arrivare ad una corretta conoscenza di se stessi.

Ma forse qui, è il caso di spendere due parole sul dove porta questo percorso, per dare un minimo di senso logico alla discussione, perché, se vogliamo fare una strada, è legittimo che sappiamo, almeno a grandi linee, cosa troveremo alla fine del nostro cammino.

In ambito orientale il fine della “conoscenza” (conoscenza in genere), è legata all’illuminazione o auto-realizzazione, due termini associati al concetto di pieno sviluppo dell’individualità con il diffuso senso di soddisfazione che ne conseguirebbe. (Se non sbaglio, qualche cosa di simile lo ha fatto, in ambito occidentale, la psicanalisi chiamando “individuazione” quello stato di completezza che si raggiungerebbe alla fine del percorso analitico).

La “conoscenza di se stessi”, si colloca nella “ricerca di conoscenza in genere”, come specializzazione ed affinamento della stessa ed emergerebbe laddove un ricercatore, stancatosi di indagare invano sul campo dello scibile umano e divino, volgerebbe alfine la sua ansia di sapere verso se stesso.

Non qualificherei ulteriormente quella “conoscenza”, perché, qualsiasi cosa ci aspettiamo, qualsiasi immagine mentale ci facciamo, su ciò che troveremo finirebbe per condizionare la ricerca.

Conoscersi, quindi, per evolvere ad un piano di vita caratterizzato da maggiore armonia, completezza ed equilibrio. Dicono i maestri di questa scuola, che nessun altro metodo, nessuna altra ricerca, nessuna altra disciplina, convergono, così direttamente, sulla meta.

Se questa dunque è la strada maestra della nostra “fioritura”, e se l’ostacolo sono le false idee che abbiamo di noi stessi, la domanda subito conseguente è: - Come si individuano e si fugano queste false idee? Come riconoscerle, visto che colui che indaga è esso stesso il prodotto di quelle idee? Come pulire la nostra identità dalla false attribuzioni e le false identificazioni che abbiamo adottato? -

Ogni idea in merito è ben accetta, come, è ben accetta, ogni esperienza che ci abbia aiutato in questa scoperta, mentre chiederei la cortesia, a chi dissente sostanzialmente dalla mia lunga premessa, di evitare di intervenire nel 3d.



Scusa Van ma tu stesso dissenti e contraddici la tua stessa premessa. Hai già dato per scontato (solo tu, peraltro) che sono le false idee (ma ogni idea è falsa in quanto già proiezione e mai attingimento immediato) a precludere la conoscenza di sè, anche l'idea stessa che le false idee precludano la conoscenza di sè. A questo punto chiedi un apporto di idee in merito al fatto che le false idee (ma ogni atto di ideazione è falso) precludono la conoscenza di sè. Se ne deduce che chiunque dovrebbe astenersi da ogni risposta. O no?
renzananda is offline  
Vecchio 29-08-2007, 20.37.15   #3
paperapersa
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Riferimento: Un affondo sulla “conoscenza di se stessi”

Citazione:
Originalmente inviato da VanLag
Sull’onda del 3d sulla conoscenza di se stessi, sposto l’asse del discorso per ampliare un po’ le riflessioni in merito a questo argomento. Una volta stabilito che sono “le false idee che abbiamo di noi stessi”, che ci precludono l’accesso alla “conoscenza” emerge la domanda su come rimuovere queste false idee e quale via seguire, per arrivare ad una corretta conoscenza di se stessi.

Ma forse qui, è il caso di spendere due parole sul dove porta questo percorso, per dare un minimo di senso logico alla discussione, perché, se vogliamo fare una strada, è legittimo che sappiamo, almeno a grandi linee, cosa troveremo alla fine del nostro cammino.

In ambito orientale il fine della “conoscenza” (conoscenza in genere), è legata all’illuminazione o auto-realizzazione, due termini associati al concetto di pieno sviluppo dell’individualità con il diffuso senso di soddisfazione che ne conseguirebbe. (Se non sbaglio, qualche cosa di simile lo ha fatto, in ambito occidentale, la psicanalisi chiamando “individuazione” quello stato di completezza che si raggiungerebbe alla fine del percorso analitico).

La “conoscenza di se stessi”, si colloca nella “ricerca di conoscenza in genere”, come specializzazione ed affinamento della stessa ed emergerebbe laddove un ricercatore, stancatosi di indagare invano sul campo dello scibile umano e divino, volgerebbe alfine la sua ansia di sapere verso se stesso.

Non qualificherei ulteriormente quella “conoscenza”, perché, qualsiasi cosa ci aspettiamo, qualsiasi immagine mentale ci facciamo, su ciò che troveremo finirebbe per condizionare la ricerca.

Conoscersi, quindi, per evolvere ad un piano di vita caratterizzato da maggiore armonia, completezza ed equilibrio. Dicono i maestri di questa scuola, che nessun altro metodo, nessuna altra ricerca, nessuna altra disciplina, convergono, così direttamente, sulla meta.

Se questa dunque è la strada maestra della nostra “fioritura”, e se l’ostacolo sono le false idee che abbiamo di noi stessi, la domanda subito conseguente è: - Come si individuano e si fugano queste false idee? Come riconoscerle, visto che colui che indaga è esso stesso il prodotto di quelle idee? Come pulire la nostra identità dalla false attribuzioni e le false identificazioni che abbiamo adottato? -

Ogni idea in merito è ben accetta, come, è ben accetta, ogni esperienza che ci abbia aiutato in questa scoperta, mentre chiederei la cortesia, a chi dissente sostanzialmente dalla mia lunga premessa, di evitare di intervenire nel 3d.

ognuno ti risponderà con la "sua personale verità"!
Per me è stato utile e continua ad esserlo il percorso della Psicosintesi
personale e Transpersonale......ma credi che altri percorsi siano così diversi?
Si parte sempre dal bambino ferito, dalle maschere, dai ruoli, dalle emozioni,
per disidentificarsi e trovare......il vero e UNICO SE'
ognun o con le sue tecniche e con i suoi maestri.
paperapersa is offline  
Vecchio 29-08-2007, 23.16.47   #4
fallible
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Messaggi: 1,774
Riferimento: Un affondo sulla “conoscenza di se stessi”

Salve a tutti e buona nottata!
sono al lavoro e quindi sarò lapidario , anche per non contraddire quello che vado ad affermare... evolversi? con la meditazione e la pratica, la prima per individuarle e fugarle (le false idee o le idee in generale), e collocare colui che indaga (la mente cognitiva) nel giusto rapporto con il resto del "reale"; la seconda perchè mettendo in atto i giusti precetti ci si raggiunge uno stato di serena consapevolezza; forse è tutto troppo semplice, già un'amica mi ha "accusato" di questo...ma non credo che la Verità-Via sia complicata...forse è difficile e dura da percorrere se fatta con la dovuta attenzione claudio
fallible is offline  
Vecchio 30-08-2007, 15.20.29   #5
Flow
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Data registrazione: 05-12-2006
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Riferimento: Un affondo sulla “conoscenza di se stessi”

Le idee sono esse stesse la via e la vita.
Cercare di rimuoverle e' una resistenza inutile e dolorosa.
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Vecchio 30-08-2007, 17.26.48   #6
Lord Kellian
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Riferimento: Un affondo sulla “conoscenza di se stessi”

Sì. Già. Ognuno ti risponderà coi suoi metodi e i suoi maestri. Ma non è proprio questo che volevi? O forse era una ricerca su quello che sottostà a tutte le possibili metodologie? Mi pare interessante ed ambizioso. Ambizioso nel senso di una ricerca difficile e lunga.

La cosa più generale che mi viene in mente è che il confronto è necessario. Almeno ad un primo livello. Nel senso che se uno ha delle false idee su sé stesso mi pare difficile che riesca a rimuoverle da solo, se non è allenato a farlo. E per farlo deve appunto imparare confrontandosi con gli altri.

La mia via personale è la psicanalisi. Ma io la uso in senso stretto, per imparare a soffrire di meno. Diciamo che il fatto di rimuovere false idee su sé stessi è implicito nella terapia. Ma poi le idee ritornano... Infatti oltre al rimuovere le idee, ciò che conta è l'atteggiamento emotivo, dal quale nascono poi le generalizzazioni sul mondo. Insomma, se uno è sempre triste, svilupperà delle idee non equilibrate sul mondo circostante.

E' invece uno scopo dell'analisi quello di riscoprire il vero sé. Ma io ho dei dubbi su questa teoria. Infatti non credo esista un vero sé da riscoprire. Semmai un sé da creare. Se infatti io ho sofferto per tutta la vita, imitando emotivamente l'ansia e l'angoscia di mia madre, dove mai dovrebbe nascondersi un sé equilibrato da scoprire? Non c'è, ma è il caso di crearlo.

Comunque, sia che vada creato, sia che vado scoperto, il metodo funziona lo stesso. Sapessi quante false idee ho scoperto di avere! Così tante che adesso sono più confuso di prima e non so qual è la... verità. Ma sono in un ottimo punto per ricercare.

Però ad esempio nel mio caso, ho scoperto che forse non c'è molto ancora da ricercare dentro me stesso. Ho scoperto che per me si tratta il caso di... vivere. Di non restare chiuso, di aprirmi, di confrontarmi, di fare cose, di vedere persone. Insomma per ricercare l'equilibrio e la serenità devo buttarmi nel mondo. Strano no?

Non so, per concludere, credo che anche nelle varie religioni e filosofie orientali, sia importante il confronto col maestro. Ma un confronto a cuore aperto, pronto a "ricevere le vibrazioni" (), un confronto emotivo, più che basato sulla logica.
Lord Kellian is offline  
Vecchio 30-08-2007, 17.39.05   #7
Uno
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Riferimento: Un affondo sulla “conoscenza di se stessi”

Citazione:
Originalmente inviato da VanLag
Se questa dunque è la strada maestra della nostra “fioritura”, e se l’ostacolo sono le false idee che abbiamo di noi stessi, la domanda subito conseguente è: - Come si individuano e si fugano queste false idee? Come riconoscerle, visto che colui che indaga è esso stesso il prodotto di quelle idee? Come pulire la nostra identità dalla false attribuzioni e le false identificazioni che abbiamo adottato? -

Come da te richiesto tralascio tutto il resto e mi concentro su questa domanda (da bastardino mi verrebbe da chiederti perchè non ti sei limitato ad inviare solo questa).
Messa così sarebbe inevitabile dire che si ha per forza bisogno di qualcun'altro.
Se mettiamo da parte un pò di orgoglio, vediamo che comunque qualsiasi via (o non via) che cerchiamo, maestro o non maestro, nel momento in cui iniziamo a riflettere su queste cose non siamo mai tabula rasa e nulla, se non "un'ubriacatura" o una "sclerotizzazione encefalica", di qualsiasi genere siano, potrà mai farci diventare tabula rasa.
Al massimo più inconsapevoli di quello che siamo...
Siamo sicuri che sia necessario? (in taluni casi si, ma è anche molto pericoloso senza basi)
Se cammino male devo dimenticarmi come si cammina e ricominciare a gattonare per trovare il giusto modo di camminare?

Con uno specchio o con un amico devo capire cosa non va della mia camminata... sapendo che ogni piccola variazione che farò alla mia camminata influirà sulla mia postura, sul mio umore, sulla mia digestione e quant'altro... quindi o vado per tentativi cercando pian piano di trovare ciò che è l'ideale per ciò che voglio ottenere oppure devo affidarmi ad uno specialista.
Non esiste metodo fai da te, a colpo unico e sicuro al primo tentativo, su di te, altrimenti basterebbe un manualetto, invece ci sono testi più o meno sacri di diverso tipo, che hanno tutto quello che serve, ma non bastano senza l'esperienza.



Fermo il monologo...
Uno is offline  
Vecchio 30-08-2007, 18.43.11   #8
VanLag
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Riferimento: Un affondo sulla “conoscenza di se stessi”

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Originalmente inviato da paperapersa
ognuno ti risponderà con la "sua personale verità"!
Sarebbe già molto…..

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Originalmente inviato da paperapersa
Per me è stato utile e continua ad esserlo il percorso della Psicosintesi personale e Transpersonale......ma credi che altri percorsi siano così diversi?
Si parte sempre dal bambino ferito, dalle maschere, dai ruoli, dalle emozioni, per disidentificarsi e trovare......il vero e UNICO SE' ognun o con le sue tecniche e con i suoi maestri.
Grazie per la tua, seppur breve, testimonianza.
Non conosco la psicosintesi, però, si! credo che esistano percorsi diversi per arrivare alla conoscenza di se stessi. L’approccio orientale come presentato da Ramana Maharishi e da Nisargadatta Maharaji, mi sembra che salti tutto il lavoro di auto-analisi delle scuole occidentali. Ramana Maharishi, ad esempio, di qualsiasi problema o domanda, o dubbio, etc non fa altro che incitare l’interrogante a chiedersi “chi è che ha il problema”, “chi è che ha il dubbio”, “chi pone la domanda”, come se da quell’adesione al soggetto, potesse nascere una diversa consapevolezza che spezzerebbe il velo di ignoranza che ci avvolge.

e grazie ancora.
VanLag is offline  
Vecchio 30-08-2007, 19.01.48   #9
VanLag
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Riferimento: Un affondo sulla “conoscenza di se stessi”

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Originalmente inviato da Uno
Messa così sarebbe inevitabile dire che si ha per forza bisogno di qualcun'altro.
Non saprei se è inevitabile. So di casi nei quali è stato uno shock o un grande dolore a rivelare ad alcuni individui la loro “reale natura” con la conseguente caduta dell’ignoranza. Comunque ritengo un "perno esterno" oltremodo utile in questo percorso.

VanLag is offline  
Vecchio 30-08-2007, 20.24.51   #10
VanLag
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Originalmente inviato da Lord Kellian
Sì. Già. Ognuno ti risponderà coi suoi metodi e i suoi maestri. Ma non è proprio questo che volevi? O forse era una ricerca su quello che sottostà a tutte le possibili metodologie? Mi pare interessante ed ambizioso. Ambizioso nel senso di una ricerca difficile e lunga.
Ciao Lord Kellian.
Sarebbe già “da leccarsi i gomiti” se - ognuno mi rispondesse coi suoi metodi e i suoi maestri

Mi chiedi cosa volevo? Già bella domanda che porta ad un auto-incitamento: - VanLag guardati dentro e vedi chiaramente cosa vuoi con questa serie di 3d

Vedi il tema della ricerca di se stessi è stato il “leit motive” che mi ha accolto dopo che, da giovane, ho “divorziato dal cattolicesimo, sostituendo una ricerca che mi era più consona, (quella di me stesso), alle ricerche, per altro poco qualificate, che mi imponeva il cattolicesimo. (Insomma non so stare senza struggermi con qualche ricerca ).
Questo fino a, circa, una ventina di anni fa quando ho incontrato quello che chiamo il mio maestro, che, è stato un argine potentissimo verso ogni ricerca cosciente. Basta dire che una delle sue frasi ricorrenti era: - è proprio la ricerca che mette una separazione tra voi e la vostra “reale natura” - Così, per tutti quegli anni, ho apparentemente accantonato quella “ricerca di se stessi” che però, sotterranea, mi ha sempre accompagnato.

Ora che lui è venuto meno mi stanno ritornando indietro “un po’ di cose” che il sodalizio con lui teneva occultate. Pensa che mi riscopro in macchina a cantare le canzoni di chiesa che cantavo da bambino…… Per dirti quanto a fondo abbiamo dentro certe cose. Tra queste cose che “tornano indietro” è tornata anche la voglia di ricercare dentro in maniera fattiva…. E questo spiega il perché di questo accanimento momentaneo.

Ma per tornare a bomba….Cosa volevo o voglio o vorrei con questi 3d e questa serie di domande?
Forse qualche “compagno di strada”, che ne sa più di me su questo percorso, qualcuno che abbia buone idee su come portare avanti quella ricerca. Molti dei maestri che ho letto indicavano molto il “dove” cercare ma non il “come” cercare, o almeno, il “come” io mica l’ho compreso bene.
Forse volevo o voglio o vorrei solo parlare di questo argomento che mi intriga e condividere qualche “suggestione” con qualcuno che ne voglia parlare da pari.
Insomma il quadro è sfumato e possibilista come sempre e comunque ho il sospetto che il tutto sia una fase transitoria, perché stò seguendo l’elaborazione in corso dentro di me e, sono sicuro, che i ventanni di sodalizio col mio maestro, torneranno fuori, (o dentro), indicandomi con abbastanza chiarezza i passi successivi da compiere.

Per quanto riguarda quello che hai esposto in questo 3d su te e sulla tua ricerca, per quello che vedo io tu hai solamente una sensibilità straordinaria, anzi straordinariamente bella, e devi solo capire, (magari con gli aiuti dell'analisi) la maniera di renderla proficua nella tua vita.
Il “vero se” tu lo sei già. Quello che cerchi è una personalità strutturata che serve appunto per relazionarsi e per vivere e la cui assenza può essere dolorosa. Ma credo che non appena vedrai la bellezza della tua sensibilità, cioè del tuo “se” tutto il resto verrò da solo.

VanLag is offline  

 



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