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Vecchio 25-07-2014, 18.14.57   #21
paul11
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Riferimento: Perchè il fico fu seccato?

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Originalmente inviato da green&grey pocket
Che il fico sia il simbolo di Israele è ormai l'interpretazione più usata dagli esegeti, e direi che torna anche rispetto al vecchio testamento.

In teoria dovrei aprire un altro 3d, ma potremmi usarlo per altre maledizioni.


In particolare mi interessa, perchè ha suscitato nell'animo mio un grosso turbamento: Perchè la città di Cafarnao che ha testimoniato della grandezza di Gesù, e che per questo motivo sarà dannata per sempre, è molto meno nota al pubblico? Voglio dire prima di iniziare a interessarmi, sapevo poche cose, ma di Cafarnao, proprio nulla.
Che la maledizione (non si sa in cosa consista) sia proprio questa dimenticanza?

Interessante! Mi potete essere d'aiuto duc in altum e paul, in particolare?
(se riuscite potreste non citarmi Matteo grazie!)


Da Cafarnao che si trova sulle sponde del lago di Tiberiade,Gesù compie miracoli , comincia a reclutare i discepoli (Pietro è un pescatore del lago ed è del posto) e cerca di far ravvedere la popolazione. Questa praticamente troverà addirittura da ridire contro Gesù.Da questo nasce la maledizione che consiste nel non aver voluto accettare la parola di Dio, nonostante i prodigi compiuti da Gesù.
Ma la cosa che lascia ancor più perplessi è che Cafarnao è una città”fantasma” al giorno d’oggi, fu completamente abbandonata, e solo i turisti e archeologi ne frequentano le rovine.
La maledizione non ha avuto bisogno di attendere la fine dei tempi.
paul11 is offline  
Vecchio 25-07-2014, 21.33.07   #22
green&grey pocket
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Riferimento: Perchè il fico fu seccato?

Citazione:
Originalmente inviato da maral
Ho trovato molto interessante quanto riportato dal Vangelo di Marco da Duc in altum (mi piacerebbe sapere se l'episodio è riportato così anche in altri Vangeli). Sembra evidente che inserito in quel contesto evangelico il fico non è altro che metafora del Tempio, pieno di foglie (le mercanzie) e senza frutti, per cui esso non può che seccarsi e morire e la maledizione di Cristo colpisce il fico proprio come colpisce i mercanti. Eppure c'è forse qualcosa di più, ed è quello che più disturba della metafora, là dove si dice:

Il fico è maledetto pur non avendo alcuna colpa, non era quella la stagione dei fichi, è maledetto per essere un fico che vive la sua natura di fico, ossia per essere quello che è. Quello che c'è qui sotto a mio avviso, la vera colpa del fico, è proprio di seguire la sua natura, invece di farsi ciò che Dio vuole a divino arbitrio, di mostrare la sua totale disponibilità. E questa disponibilità è fede, il fico è maledetto perché non ha la fede sufficiente che sola gli consentirebbe di fare ciò che non può per natura fare, di fare il miracolo. Il fico non ha fede nell'impossibile che diventa possibile, anzi diventa certezza e pertanto merita di seccare e morire. Solo la fede può tangibilmente produrre fichi anche quando non è la stagione, pare dire l'evangelista, ed è doveroso che questo accada proprio per fede, se Dio lo vuole.


Ma non solo non è tempo di fichi, ma la pianta stessa è rara in quei territori.

Se l'esempio contenesse questa metafora naturalistica, avrebbe scelto un altra pianta l'evangelista.
E invece il fico si presenta più volte anche nell'antico testamento e in diversi contesti, tanto da poter dire sicuramente che il fico è solo Israele.

Ovviamente le foglie come la ricchezza, che per gli ebrei è testimonianza di gloria, non loro, ma della benedizione del signore, dà anche tutto l'abisso che si frappone tra ebreismo e cristianesimo.

Direi che è una forzatura Maral! anche se dal punto di vista filosofico capisco benissimo sia quello che dici sia la tua perplessità o domanda che sia.

Certo sappiamo anche che le metafore sono complesse e indicano più cose: ma in questo caso cosa dovremmo supporre? 2 messaggi irrelati in uno? difficile, di solito le metafore sono correlate.

Pur essendo agli inizi della mia ricerca, me sembra che questo sia abbastanza pacifico.


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Vecchio 26-07-2014, 22.53.50   #23
Duc in altum!
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Riferimento: Perchè il fico fu seccato?

Rileggendo il brano dell'evangelista Marco sul fico maledetto (per maral: l'altro è Mt 21, 18-22), e, così come insegna la catechesi, lasciandomi scrutare da esso, mentre faccio finta io di scrutarlo, ho distinto un particolare ragguardevole: ebbe fame; Gesù ha fame, Dio desidera, necessita, ha bisogno urgentemente di alimentarsi con qualcosa, un frutto forse, un fico dolce e succulento forse, ma su di quell'albero ci sono solo foglie, e Dio non chiede mai a nessuno di affrontare una prova che non è nelle proprie possibilità, quindi il fico conosce la verità di Dio, sa chi ha di fronte, il Messia, ma non fa niente di speciale, neanche un lieve tentativo, e per questo il destino di Israele e di Gerusalemme (il fico in metafora ed in natura) già è segnato.

Questa mia interpretazione mi conduce anche a riflettere sull'appetito che Dio ha di ognuno di noi, della Sua fede e speranza (la fame) riposta in ciascun individuo, al fatto che noi possiamo mangiare "materialmente", quando abbiamo fame, il corpo ed il sangue divino, e che forse dobbiamo lasciarci mordere e deglutire alla stessa maniera eucaristica anche noi, sforzandoci di dare frutti fuori stagione se chiesti dal Cristo.


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Vecchio 27-07-2014, 19.05.46   #24
green&grey pocket
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Riferimento: Perchè il fico fu seccato?

Citazione:
Originalmente inviato da paul11
Da Cafarnao che si trova sulle sponde del lago di Tiberiade,Gesù compie miracoli , comincia a reclutare i discepoli (Pietro è un pescatore del lago ed è del posto) e cerca di far ravvedere la popolazione. Questa praticamente troverà addirittura da ridire contro Gesù.Da questo nasce la maledizione che consiste nel non aver voluto accettare la parola di Dio, nonostante i prodigi compiuti da Gesù.
Ma la cosa che lascia ancor più perplessi è che Cafarnao è una città”fantasma” al giorno d’oggi, fu completamente abbandonata, e solo i turisti e archeologi ne frequentano le rovine.
La maledizione non ha avuto bisogno di attendere la fine dei tempi.

Infatti, è molto strano, Gesù scelse Cafarnao sul lago Tiberiade come sede centrale del suo insegnamento,da lì usava poi spostarsi negli altri luoghi.

Che la maledizione si sia abbattuta, è un fatto, ma mi rimane incomprensibile lo stesso: sembra proprio che la tradizione abbia scelto volontariamente di ignorare questo fatto, forse proprio per la terribilità dell'evento (a ben pensarci).


Citazione:
Originalmente inviato da Duc in altum!
Questa mia interpretazione mi conduce anche a riflettere sull'appetito che Dio ha di ognuno di noi, della Sua fede e speranza (la fame) riposta in ciascun individuo, al fatto che noi possiamo mangiare "materialmente", quando abbiamo fame, il corpo ed il sangue divino, e che forse dobbiamo lasciarci mordere e deglutire alla stessa maniera eucaristica anche noi, sforzandoci di dare frutti fuori stagione se chiesti dal Cristo.

E' vero, avevo perso questo riferimento, nell'esegesi è trascurato, o forse sono stato poco attento io.


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Vecchio 27-07-2014, 22.27.11   #25
maral
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Riferimento: Perchè il fico fu seccato?

Citazione:
Originalmente inviato da green&grey pocket
Ma non solo non è tempo di fichi, ma la pianta stessa è rara in quei territori.

Se l'esempio contenesse questa metafora naturalistica, avrebbe scelto un altra pianta l'evangelista.
E invece il fico si presenta più volte anche nell'antico testamento e in diversi contesti, tanto da poter dire sicuramente che il fico è solo Israele.

Ovviamente le foglie come la ricchezza, che per gli ebrei è testimonianza di gloria, non loro, ma della benedizione del signore, dà anche tutto l'abisso che si frappone tra ebreismo e cristianesimo.

Direi che è una forzatura Maral! anche se dal punto di vista filosofico capisco benissimo sia quello che dici sia la tua perplessità o domanda che sia.

Certo sappiamo anche che le metafore sono complesse e indicano più cose: ma in questo caso cosa dovremmo supporre? 2 messaggi irrelati in uno? difficile, di solito le metafore sono correlate.

Pur essendo agli inizi della mia ricerca, me sembra che questo sia abbastanza pacifico.


D'accordo, il fico sarà pure Israele (anche se propenderei più per il Tempio, dato l'inquadramento dell'episodio) nell'intenzione dell'evangelista, ma questo non toglie che il fico (Israele) è maledetto per la sua incapacità di produrre frutti quando Dio lo vuole (quando ha fame di quei frutti), andando contro ai tempi della sua natura. Sono andato a leggermi l'episodio in Matteo, indicato da Duc, che qui riporto:
Citazione:
18 La mattina dopo, mentre rientrava in città, ebbe fame. 19 Vedendo un albero di fichi lungo la strada, gli si avvicinò, ma non vi trovò altro che foglie, e gli disse: «Mai più in eterno nasca un frutto da te!». E subito il fico seccò. 20 Vedendo ciò, i discepoli rimasero stupiti e dissero: «Come mai l’albero di fichi è seccato in un istante?». 21 Rispose loro Gesù: «In verità io vi dico: se avrete fede e non dubiterete, non solo potrete fare ciò che ho fatto a quest’albero, ma, anche se direte a questo monte: “Lèvati e gèttati nel mare”, ciò avverrà. 22 E tutto quello che chiederete con fede nella preghiera, lo otterrete».
E qui non si dice, come in Marco, che non era quella la stagione dei fichi, ma il discorso di Gesù (assente in Marco) richiama espressamente il tema della fede: la fede può tutto e chiunque ad essa (volontà di credere e realizzare l'impossibile) non si sottomette secca e muore come il fico. Che poi tale fico rappresenti storicamente Israele, il Tempio o ogni individuo umano è a mio avviso elemento secondario rispetto al messaggio.
Non so se sono riuscito a far capire che non mi riferisco a una lettura banalmente "ecologica" dell'episodio, ma al rapporto tra fede e realtà ontologica rappresentata proprio da quel fico.
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Vecchio 28-07-2014, 11.59.17   #26
Duc in altum!
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Riferimento: Perchè il fico fu seccato?

** scritto da maral:

Citazione:
E qui non si dice, come in Marco, che non era quella la stagione dei fichi, ma il discorso di Gesù (assente in Marco) richiama espressamente il tema della fede: la fede può tutto e chiunque ad essa (volontà di credere e realizzare l'impossibile) non si sottomette secca e muore come il fico. Che poi tale fico rappresenti storicamente Israele, il Tempio o ogni individuo umano è a mio avviso elemento secondario rispetto al messaggio.
Non so se sono riuscito a far capire che non mi riferisco a una lettura banalmente "ecologica" dell'episodio, ma al rapporto tra fede e realtà ontologica rappresentata proprio da quel fico.


Non solo la fede può tutto, ma niente sarebbe senza di essa:- "La civiltà nasce non tanto con le grandi scoperte, ma con un atto di umanità, di ospitalità" - (Jean Daniélou). Un atto di fede.


La parabola si serve di immagini tratte dalla vita di ogni giorno per indicare che la vita ci parla di Dio. L'insegnamento in parabole fa sì che la persona parta dalle esperienze che ha: seme, luce, pecora, fiore, uccello, padre, rete, piccoli, pesce, fico, etc. Così la vita di igni giorno diventa trasparente, rivelatrice della presenza e dell'azione di Dio.
Gesù non soleva spiegare le parabole.
Ne lasciava aperto il senso, non lo determinava. Segno questo che credeva (e crede) nella capacità della gente (anche individualmente, poiché la Fede è personale) di scoprire il senso della parabola partendo dalla sua esperienza di vita (e dalla Fede che ognuno ripone in Lui).

"L'intelligenza è il frutto della fede. Non cercate dunque di capire per credere, ma credi per capire; perché se non crederete non capirete"!; questo pensiero di Sant'Agostino è indicativo per il discernimento della parabola evangelica: solo alimentando la fede, l'intelletto decifrerà l'enigma recondito nella parabola.

[^^ Intelletto: “Non si tratta qui dell’intelligenza umana, della capacità intellettuale di cui possiamo essere più o meno dotati. È invece una grazia che solo lo Spirito Santo può infondere e che suscita nel cristiano la capacità di andare al di là dell’aspetto esterno della realtà e scrutare le profondità del pensiero di Dio e del suo disegno di salvezza”, ha spiegato il Papa.]


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Vecchio 29-07-2014, 11.04.40   #27
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Riferimento: Perchè il fico fu seccato?

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Originalmente inviato da maral
D'accordo, il fico sarà pure Israele (anche se propenderei più per il Tempio, dato l'inquadramento dell'episodio) nell'intenzione dell'evangelista, ma questo non toglie che il fico (Israele) è maledetto per la sua incapacità di produrre frutti quando Dio lo vuole (quando ha fame di quei frutti), andando contro ai tempi della sua natura. Sono andato a leggermi l'episodio in Matteo, indicato da Duc, che qui riporto:

E qui non si dice, come in Marco, che non era quella la stagione dei fichi, ma il discorso di Gesù (assente in Marco) richiama espressamente il tema della fede: la fede può tutto e chiunque ad essa (volontà di credere e realizzare l'impossibile) non si sottomette secca e muore come il fico. Che poi tale fico rappresenti storicamente Israele, il Tempio o ogni individuo umano è a mio avviso elemento secondario rispetto al messaggio.
Non so se sono riuscito a far capire che non mi riferisco a una lettura banalmente "ecologica" dell'episodio, ma al rapporto tra fede e realtà ontologica rappresentata proprio da quel fico.


Ho capito Maral, penso che questo tema lo svilupperemo meglio da settembre, però duc in altum, ha avuto una intuizione abissale a livello filosofico, Dio ha fame di noi...si richiama a qualcosa di primordiale, appunto la fagia come divinità.
Che storiciamente si è individuata proprio all'incontrario, e cioè l'uomo mangiando crede di essere Dio, e non lo è.

Non so se hai presente lo scenario antropologico, anche freud in maniera dilettantesca lo declina abbastanza bene.

Il tema ontologico ci entra come una balena nell'acquario, anzitutto perchè il pndc come dicevamo ha in sè una aporia, e se lo risolviamo in maniera dialettica, dobbiamo decidere, chi guarda quella dialettica, quel disporsi della storia in quella maniera e non un altra.

Per esempio ho già intuito e letto (niente deliri miei stavolta ) che per gli ebrei questo è un problema, figuriamoci per i cristiani: come può essere l'uomo figlio di dio e insieme no?
Quello che dici è proprio corretto, se l'ente uomo è paragonabile al fico (e nel discorso di duc in altum! stravolto dal nostro filosofare, lo do per certo, è evidente che è così: il fico è l'uomo, e dunque questo ente primo, è un ente terribile di de-umanizzazione del credente, che pure è figlio di Dio.)
Ecco forse l'ho resa complicata anche per te, però anche se non combacia con quanto da me detto, fammi sapere il continuo delle premesse che hai posto...settimana prossima parto!(in montagna non c'è internet), sii veloce mi interessa, e ci voglio meditare.




x duc in altum!

Sono d'accordo, in generale il discorso fra un filosofo e un credente è possibile solo a quel livello, cioè ultrasimbolico, direi proprio vissuto.

come già ti dicevo, per noi filosofi però è importante soffermarci su alcuni punti, non credo sia da intendere in contrasto col credente.
Anzi, probabilmente c'è uno scambio, anche se i discorsi sono meticciati per forza di cose, ossia elementi che vengono dall'alto e dal basso.

Il punto è sempre a quale discorso ci riferiamo.

Lo vivo senza problemi, per te è di tipo fideistico, ove la fede è una testimonianza in vita, la proprio vita, e per il filosofo (non mentalista) è una questione ontologica che si ripercuote come fenomeno (reale e mentale dice la tradizione e lo dice male, qui si tratta di ripensarla.)
Il discorso di Gesù era duro ma anche quello della filosofia(quella vera) lo è.

tra le altre cose pensavo di trovare un nemico, e invece finora sei più che un amico, anche nei 3d di filosofia, per questo ti ammiro.

green&grey pocket is offline  
Vecchio 29-07-2014, 21.15.01   #28
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Riferimento: Perchè il fico fu seccato?

** scritto da green&grey pocket:



Citazione:
Sono d'accordo, in generale il discorso fra un filosofo e un credente è possibile solo a quel livello, cioè ultrasimbolico, direi proprio vissuto.

come già ti dicevo, per noi filosofi però è importante soffermarci su alcuni punti, non credo sia da intendere in contrasto col credente.
Anzi, probabilmente c'è uno scambio, anche se i discorsi sono meticciati per forza di cose, ossia elementi che vengono dall'alto e dal basso.

Il punto è sempre a quale discorso ci riferiamo.

Lo vivo senza problemi, per te è di tipo fideistico, ove la fede è una testimonianza in vita, la proprio vita, e per il filosofo (non mentalista) è una questione ontologica che si ripercuote come fenomeno (reale e mentale dice la tradizione e lo dice male, qui si tratta di ripensarla.)
Il discorso di Gesù era duro ma anche quello della filosofia(quella vera) lo è.





La differenza, importantissima, è che il credente (autentico, fedele, credibile) ha già incontrato la Verità (la vita, morte e risurrezione di Gesù Cristo), adesso deve viverla, mentre il filosofo no, e per questo ancora ne parla, anelando che, così facendo, possa incontrarne un'altra altrettanto soddisfacente, che non implichi quella paradossale sudditanza a Dio e le sue assurde azioni consequenziali (dare frutti fuori stagione).

Io non ho la preparazione culturale scolastica, e molto meno il tirocinio di un laureato filosofo o di un accademico teologo, ho preferito, allo studio responsabile (perché penso che la facoltà necessiti serietà), viaggiare e conoscere il mondo, le genti, le loro norme di vita, il loro amore alla sapienza, in diretta, non solo sui libri (anche se leggo molto), tastando con le mie emozioni la loro anima, osservando con il mio spirito le loro aspettative, munito della sola fiducia verso la bellezza misteriosa del pianeta terra, e con la strafottente e affascinante filosofia di un bohemio, di un gitano, ma qualche amico, parente e conoscente mi dice, a mò di sfottò, ancora oggi, 'o filosofo, per il semplice fatto che sempre, da sempre, mettevo in discussione tutto di tutti.
Non avrei mai immaginato che quel mio amato "filosofare" mi sarebbe servito (soprattutto durante le catechesi o incontri vari) per far conoscere e meditare la spiritualità, anche ad alcuni pseudo-filosofi e filosofi D.O.C., con la certezza che non è tutto merito mio e la consapevolezza interiore dell'autenticità, dell'attendibilità, dell'oggettività di questa durezza del discorso evangelico:- "Dov'è il sapiente? Dov'è il dotto? Dove mai il sottile ragionatore di questo mondo? Non ha forse Dio dimostrato stolta la sapienza di questo mondo? Poiché, infatti, nel disegno sapiente di Dio il mondo, con tutta la sua sapienza, non ha conosciuto Dio, è piaciuto a Dio di salvare i credenti con la stoltezza della predicazione. E mentre i Giudei chiedono i miracoli e i Greci cercano la sapienza, noi predichiamo Cristo crocifisso, scandalo per i Giudei, stoltezza per i pagani; ma per coloro che sono chiamati, sia Giudei che Greci, predichiamo Cristo potenza di Dio e sapienza di Dio. Perché ciò che è stoltezza di Dio è più sapiente degli uomini, e ciò che è debolezza di Dio è più forte degli uomini.
Considerate infatti la vostra chiamata, fratelli: non ci sono tra voi molti sapienti secondo la carne, non molti potenti, non molti nobili. Ma Dio ha scelto ciò che nel mondo è stolto per confondere i sapienti, Dio ha scelto ciò che nel mondo è debole per confondere i forti, Dio ha scelto ciò che nel mondo è ignobile e disprezzato e ciò che è nulla per ridurre a nulla le cose che sono, perché nessun uomo possa gloriarsi davanti a Dio. Ed è per lui che voi siete in Cristo Gesù, il quale per opera di Dio è diventato per noi sapienza, giustizia, santificazione e redenzione, perché, come sta scritto:
Chi si vanta si vanti nel Signore". - (1 Cor 1, 20-31)


Il messaggio di Gesù è duro, ma solo perché è duro il nostro orgoglio e la nostra presunzione.
Inoltre secondo P.Coelho il Signore è duro soltanto con i prescelti.





Citazione:
tra le altre cose pensavo di trovare un nemico, e invece finora sei più che un amico, anche nei 3d di filosofia, per questo ti ammiro


Un nemico?!?! No, non penso proprio, forse punti di vista, interpretazioni ed opinioni diverse.
Più che un amico?!?! Già è difficile incontrare un amico, sono solo un trafficante di speranza, ma di quella di qualità, pura 100%!!


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Vecchio 29-07-2014, 23.55.43   #29
maral
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Riferimento: Perchè il fico fu seccato?

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Originalmente inviato da green&grey pocket
Ho capito Maral, penso che questo tema lo svilupperemo meglio da settembre, però duc in altum, ha avuto una intuizione abissale a livello filosofico, Dio ha fame di noi...si richiama a qualcosa di primordiale, appunto la fagia come divinità.
Che storiciamente si è individuata proprio all'incontrario, e cioè l'uomo mangiando crede di essere Dio, e non lo è.

Non so se hai presente lo scenario antropologico, anche freud in maniera dilettantesca lo declina abbastanza bene.

Il tema ontologico ci entra come una balena nell'acquario, anzitutto perchè il pndc come dicevamo ha in sè una aporia, e se lo risolviamo in maniera dialettica, dobbiamo decidere, chi guarda quella dialettica, quel disporsi della storia in quella maniera e non un altra.

Per esempio ho già intuito e letto (niente deliri miei stavolta ) che per gli ebrei questo è un problema, figuriamoci per i cristiani: come può essere l'uomo figlio di dio e insieme no?
Quello che dici è proprio corretto, se l'ente uomo è paragonabile al fico (e nel discorso di duc in altum! stravolto dal nostro filosofare, lo do per certo, è evidente che è così: il fico è l'uomo, e dunque questo ente primo, è un ente terribile di de-umanizzazione del credente, che pure è figlio di Dio.)
Ecco forse l'ho resa complicata anche per te, però anche se non combacia con quanto da me detto, fammi sapere il continuo delle premesse che hai posto...settimana prossima parto!(in montagna non c'è internet), sii veloce mi interessa, e ci voglio meditare.
Sì è un discorso che apre praterie sconfinate e bisogna decidere quali percorsi si intendono seguire (quello mitico, quello religioso cristiano, quello ontologico) per non perdercisi venendone ingoiati.
Da un punto di vista ontologico è forse l'Essere che nella sua estrema vaghezza fenomenologica inghiotte ogni ente che solo ne dà concreta e molteplice determinazione esistente proprio a mezzo di quell'aporia che nega la totalità dell'identico, ma dal punto di vista mitico religioso Dio non è l'Essere filosofico, Dio è Ente, ente supremo e privilegiato su tutti gli enti e allora il senso del perché Dio abbia fame di noi assume connotazioni ben diverse e anche contraddittorie (perché mai un Dio perfettissimo dovrebbe avere fame, dunque bisogno ineludibile nemmeno a Lui, di ciò che è imperfetto? E quale Dio? Qui si parla del Dio cristiano, quali altri dei sono affamati degli uomini o di ciò che producono in quanto tali? Di cosa hanno fame gli dei e gli idoli dei quali il desiderio e la paura umana si sono nutriti nei miti di squartamento e resurrezione?
C'è un filo conduttore che permetta di capire la fame di Dio per gli uomini e la fame degli uomini per gli dei o ce ne sono tanti e contraddittori?
Meglio prendersi tempo per pensarci sopra con calma, per ora questi sono solo spunti.


maral is offline  
Vecchio 30-07-2014, 10.00.27   #30
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però duc in altum, ha avuto una intuizione abissale a livello filosofico, Dio ha fame di noi...si richiama a qualcosa di primordiale, appunto la fagia come divinità.
Che storiciamente si è individuata proprio all'incontrario, e cioè l'uomo mangiando crede di essere Dio, e non lo è.


Dio ha fame di noi non va interpretato come se Dio avesse bisogno dell'uomo per alimentarsi, per sopravvivere (Dio è onnipotente, non ha bisogno di niente e di nessuno!), ma che Dio, essendo noi a Sua immagine e somiglianza, nel Suo progetto universale, nella Sua logica rigida, desidera, anela, auspica, concedendo la libertà totale di decidere e scegliere: di poter essere amato da uomini liberi, di poter essere osservato da sguardi di uomini liberi che incontrano uno sguardo di libertà assoluta, che facciano pazzie per ricambiare il Suo amore, liberamente, che desiderino e producano frutti d'amore dal profondo del loro cuore, gratuitamente, anche fuori stagione ed improvvisamente: "l'Eccomi"!


"Tutte le sottomissioni da schiavo nel mondo non valgono un bello sguardo da uomo libero, o piuttosto tutte le sottomissioni da schiavo nel mondo mi ripugnano ed io darei tutto per uno bello sguardo da uomo libero, per una bella obbedienza e tenerezza e devozione da uomo libero". - (C. Péguy)



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