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Vecchio 06-04-2014, 19.10.35   #1
oroboros
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Farsi trovare dalla Verità

Le persone che sono interessate alle questioni di carattere spirituale, nella quasi totalità dei casi si rifiutano di riconoscere la rigorosità logica che solo la spiritualità è in grado di mantenere. I motivi sono riassumibili nel fatto che queste persone, dietro alle vuote parole e alle finte intenzioni, nutrono un esclusivo interesse per il potere che la spiritualità porta con sé, ma che però si rifiuta di utilizzare, in conformità alle esigenze di comportamento mostrate dai princìpi universali conosciuti. La ricerca della verità è spessissimo rivolta alle verità che si vorrebbe fossero vere, a quella sorta di affascinante magia che si veste d'incomprensibile o di un accattivante esotismo. A queste persone poco importa di capire, perché il loro interesse è solo quello di farsi comprendere nelle questioni che nemmeno loro sono in grado di spiegare; questo perché è un bel gioco, dove a mostrare i muscoli della propria intellettualità è l'ego che si vorrebbe abbattere. Queste persone non spiegano mai, con precisione, le ragioni del loro discorrere, non usano la logica che si avvale di princìpi, ma affidano alle frasi fatte o alle citazioni a effetto discorsoni che mai si avvalgono di princìpi, né mostrano interesse a conoscere nei dettagli la natura e le caratteristiche di questi princìpi universali. In genere sono persone che credono di aver già capito quanto è conoscibile, e ritengono che quello che non sono in grado di spiegare nessun altro sarebbe in grado di illustrarlo. Quando incontrano qualcuno che riesce a farlo, pensano che questi sia come sono loro, e coltivi analoghe intenzioni, così si rifiutano di considerare ciò che questi dice. L'enorme differenza che separa chi conosce da chi nulla sa... è questa indisponibilità a farsi trovare dalla Verità.
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Vecchio 06-04-2014, 23.19.12   #2
Davide M.
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Disamina spietata la tua, ma non è detto che la totalità delle persone interessate alle questioni di carattere spirituale siano così indisponibili a farsi trovare dalla Verità.
Chi ti scrive è uno che ha sempre cercato nel confronto dialettico "una" verità, e quindi in un certo senso ha sempre cercato di farsi trovare dalla verità. Ecco, forse il vero problema sarebbe prima di tutto quello di essere certi che esista la verità, oppure le verità. Coloro che, come dici giustamente, si rifiutano di capire, perché ritengono di aver già capito ciò che è conoscibile, non hanno nulla di spirituale, e non sanno cosa sia la spiritualità. O meglio, essi pensano di sapere cosa essa sia, ma solo alla loro maniera, non si sforzano nemmeno di cercare di cambiare la loro prospettiva, che ovviamente è dogmatica e quindi intollerante. Ho incontrato molte persone del genere, e ti assicuro che non c'è niente da fare, la loro forma mentis è già irrimediabilmente corrotta. Ciò che mi è oscuro, non è nemmeno il perché, ma il come sia potuto succedere una simile atrofizzazione del pensiero critico. E soprattutto, una simile disgrazia, è reversibile?
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Vecchio 07-04-2014, 08.56.51   #3
oroboros
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Originalmente inviato da Davide M.
Disamina spietata la tua, ma non è detto che la totalità delle persone interessate alle questioni di carattere spirituale siano così indisponibili a farsi trovare dalla Verità.
Chi ti scrive è uno che ha sempre cercato nel confronto dialettico "una" verità, e quindi in un certo senso ha sempre cercato di farsi trovare dalla verità. Ecco, forse il vero problema sarebbe prima di tutto quello di essere certi che esista la verità, oppure le verità. Coloro che, come dici giustamente, si rifiutano di capire, perché ritengono di aver già capito ciò che è conoscibile, non hanno nulla di spirituale, e non sanno cosa sia la spiritualità. O meglio, essi pensano di sapere cosa essa sia, ma solo alla loro maniera, non si sforzano nemmeno di cercare di cambiare la loro prospettiva, che ovviamente è dogmatica e quindi intollerante. Ho incontrato molte persone del genere, e ti assicuro che non c'è niente da fare, la loro forma mentis è già irrimediabilmente corrotta. Ciò che mi è oscuro, non è nemmeno il perché, ma il come sia potuto succedere una simile atrofizzazione del pensiero critico. E soprattutto, una simile disgrazia, è reversibile?

Io ho scritto "quasi totalità", e non "totalità" come tu hai detto. Certo che la menzogna, sia verso se stessi che gli altri, è reversibile; nel Tao tè ching è detto che nel destino di una lama affilata c'è il dover perdere il filo, questo significa che se un'intelligenza non è affilata il filo lo dovrà guadagnare. È la ciclicità che impone quello che, in metafisica, è chiamato "Il mistero dell'inversione dei poli". È definito un mistero non a causa dell'ignoranza verso le sue ragioni d'essere, ma perché l'inversione di ogni ciclo avviene al di sopra del tempo, col risultato che all'interno del vortice esistenziale questa inversione si mostra nella propria simultaneità. Nella mia disamina sono stato sin troppo tenero, non certo spietato, perché non è la spietatezza che può cambiare questo stato di cose, che non cambierà di sicuro perché si fanno notare le incongruenze di chi pensa che sia razionale evitare, in un confronto dialettico, di rifarsi a princìpi - che sono perlopiù ignorati - invece che sparare a casaccio per arrogarsi la ragione. È prassi comportamentale, in questo e in altri luoghi analoghi, dove si parla attorno a cose attinenti la trascendenza, che non potendo essere indagata che attraverso connessioni analogiche con i suoi effetti, deduttive o induttive, dà l'illusione di prestarsi alle più sfrenate, quanto gratuite, elucubrazioni.
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Vecchio 07-04-2014, 12.40.11   #4
Sancho
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L'enorme differenza che separa chi conosce da chi nulla sa... è questa indisponibilità a farsi trovare dalla Verità.
Si presume che nel confronto ci sia un arricchimento reciproco e disponibilità ad ascoltare non tanto le ragioni dell'altro ma, i pensieri che il tema discusso suscita,perplessità,dubbi ecc.Ci sarà sempre qualcuno che ne capisce più di me,chi sa poco ,chi sa tanto ,chi non sa nulla e comunque pensa con quel nulla che si ritrova e magari con il desiderio di saperne di più.In ogni caso è bene prendere atto che, quel che si pensa è sicuramente il frutto del proprio cammino, con il bagaglio anche ridotto di conoscenza ed esperienza . L'educazione ricevuta ha sicuramente un peso importante.Per citare un'affermazione fatta in un altra discussione,mi è stato risposto che: su 10 cattolici nati e cresciuti non tutti purtroppo muoiono cattolici.In quel purtroppo io leggo un pregiudizio verso chi nel suo cammino di ricerca si perde o ha il coraggio di perdersi e magari non approda a nulla.Ma non rispondo perché penso che chi ha scritto quel "purtroppo" lo abbia fatto in buona fede e inconsapevole di etichettare come "difettato" chi esce dal seminato, motivato da ragioni che l'altro non vede.Tutti dobbiamo fare i conti con la nostra criticità,chi può dirsi esente dal pregiudizio? Nessuno io credo, nasce "imparato"!Forse anziché generalizzare,una volta sicuri che l'atteggiamento dell'altro è un atteggiamento ipocrita,compassionevole sarebbe farglielo notare,anche a costo che l'altro se ne senta ferito,solo così si sarà disposti a rivedere le proprie scontate certezze,intuizioni e sintesi delle proprie inconsapevoli elucubrazioni.Se chi sa bene cosa sia la spiritualità e percepisce che la persona con cui si relaziona la intende in maniera errata,dovrebbe a mio avviso avere quella disponibilità di scendere al livello dei limiti dell'altro evidenziandoli come passi falsi,senza timore.Per fare ciò però ,occorre una buona dose d'umiltà,...da entrambe le parti.Spesso chi sa di sapere o presume di sapere è inconsapevolmente arrogante e, preferisce lasciare l'altro bearsi nella propria ignoranza,piuttosto che mostrargliela,spesso in nome di una falsa tolleranza e falso rispetto.Io che ignorante lo sono veramente,non sono per questo comunque stupida e tantomeno con meno cuore degli altri più sapienti di me.Leggendo il primo post di questa discussione, ho pensato che potrei rientrare in questa categoria di "disgraziati" ma,se nessuno me lo dice o me lo fa notare,io non ho possibilità di fare un passo in più ,oltre quelli che l'istinto e la ragione mi spingono a fare con i miei limiti,allora l'indisponibilità a farsi trovare dalla verità forse non è una colpa.Se la mia intelligenza non è affilata ma io intenzionata a guadagnarmi il filo,c'è la disponibilità di chi sa a condividere con me quello che sa?Grazie!
Sancho is offline  
Vecchio 07-04-2014, 13.05.28   #5
paul11
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Originalmente inviato da oroboros
Le persone che sono interessate alle questioni di carattere spirituale, nella quasi totalità dei casi si rifiutano di riconoscere la rigorosità logica che solo la spiritualità è in grado di mantenere. I motivi sono riassumibili nel fatto che queste persone, dietro alle vuote parole e alle finte intenzioni, nutrono un esclusivo interesse per il potere che la spiritualità porta con sé, ma che però si rifiuta di utilizzare, in conformità alle esigenze di comportamento mostrate dai princìpi universali conosciuti. La ricerca della verità è spessissimo rivolta alle verità che si vorrebbe fossero vere, a quella sorta di affascinante magia che si veste d'incomprensibile o di un accattivante esotismo. A queste persone poco importa di capire, perché il loro interesse è solo quello di farsi comprendere nelle questioni che nemmeno loro sono in grado di spiegare; questo perché è un bel gioco, dove a mostrare i muscoli della propria intellettualità è l'ego che si vorrebbe abbattere. Queste persone non spiegano mai, con precisione, le ragioni del loro discorrere, non usano la logica che si avvale di princìpi, ma affidano alle frasi fatte o alle citazioni a effetto discorsoni che mai si avvalgono di princìpi, né mostrano interesse a conoscere nei dettagli la natura e le caratteristiche di questi princìpi universali. In genere sono persone che credono di aver già capito quanto è conoscibile, e ritengono che quello che non sono in grado di spiegare nessun altro sarebbe in grado di illustrarlo. Quando incontrano qualcuno che riesce a farlo, pensano che questi sia come sono loro, e coltivi analoghe intenzioni, così si rifiutano di considerare ciò che questi dice. L'enorme differenza che separa chi conosce da chi nulla sa... è questa indisponibilità a farsi trovare dalla Verità.

Quale verità?
O esiste un parametro oggettivabile, un testo ritenuto sacro ( e allora quale testo e perchè la scelta di un determinato testo), oppure è del tutto soggettivo e in quanto tale molto opinabile.
La verità non l'ha nessuno umano sul palmo della mano,. e la via di una verità, ammesso che ci sia, è un'ipotesi di percorso che solo soggettivamente in termini esistenziali può essere riscontrata, accettata o rifiutata per ripercorrere poi altre vie.
Noi tentiamo percorsi epistemologici, sentieri di conoscenza, cercando di interpretare, ma non c'è una stella polare che fisicamente indichi la distanza fra noi e una possibile verità.
Quante dottrine spirituali sono nate?
Chi distingue e come l'illusione da una verità spirituale?

Per quanto mi riguarda vale la testimonianza di Gesù, che più che una verità trascendentale, parla di un comportamento esistenziale, quotidiano.
Ma il mio è e rimane un valore esistenziale prima ancora che trascendentale, se alzo di livello la mia fede facendola divenire verità trascendentale rischio la contrapposizione fra altre mille verità. E daccapo: quale è il parametro oggettivo della verità spirituale?
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Vecchio 07-04-2014, 14.00.51   #6
kri
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Citazione:
Originalmente inviato da Sancho
Si presume che nel confronto ci sia un arricchimento reciproco ...

Nel confronto si, sempre, su qualsiasi livello si trovino le persone che si confrontano.
Citazione:
Se chi sa bene cosa sia la spiritualità e percepisce che la persona con cui si relaziona la intende in maniera errata,dovrebbe a mio avviso avere quella disponibilità di scendere al livello dei limiti dell'altro evidenziandoli come passi falsi,senza timore.Per fare ciò però ,occorre una buona dose d'umiltà,...da entrambe le parti.

Sulla prima parte mi trovo d'accordo. Infatti uno dei modi più semplici per riconoscere una persona che è ciò di cui parla è proprio la sua capacità di dialogare a tutti i livelli senza nessuna necessità di utilizzare parole particolari o concetti sacri. Può esprimere un concetto infinito in 3 parole e scriverne un libro a seconda di chi ha davanti. Non si interessa di affascinare, anzi, si interessa di entrare in comunicazione con la persona con cui parla e il modo più semplice è certamente parlare la stessa lingua.
Però non sempre deve essere così, ci sono momenti in cui è necessario invece creare una tensione ed uno sforzo nell'altro... ma non è il caso di cui stiamo discutendo.

Invece sulla seconda parte mi trovi un pò meno d'accordo, forse è questione di capirsi, perchè per quanto arrogante possa sembrare, e lo capisco, chi ha in se un contatto con la conoscenza, non ha un sapere teorico, ma ha una coscienza che gli permette di accedere ad un determinato livello di Conoscenza, quella coscienza gli permette anche di contenere quel sapere, il quale non può essere contenuto da chi non ha la sua stessa evoluzione di coscienza. Di conseguenza il modo per dirti certe determinate cose è solo mostrarti con il suo esempio, ad esempio, come accedere a quel sapere attraverso una serie di "tecniche". Invece può certamente farti notare delle "pecche" ma anche in quel caso, non può e non deve consegnarti teoria su di te, ma può però metterti nelle condizioni, darti cioè i mezzi necessari, di scoprire tu stessa cosa non sai di te.


Scusa se appare troppo misterioso, non saprei come chiarire meglio ma se serve lo farò volentieri.
Citazione:

Spesso chi sa di sapere o presume di sapere è inconsapevolmente arrogante e, preferisce lasciare l'altro bearsi nella propria ignoranza,piuttosto che mostrargliela,spesso in nome di una falsa tolleranza e falso rispetto.

Hai ragione, infatti Socrate ben diceva di non sapere.


Comunque, se si è sinceri, si cerca e si bussa prima o poi qualcuno aprirà la porta.
kri is offline  
Vecchio 07-04-2014, 16.24.27   #7
Sancho
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Gentile Kri,penso di aver capito quanto hai tentato di spiegarmi e ti ringrazio. Però quando io leggo Oroboros che cita, quello che in metafisica viene chiamato inversione dei poli ,non è questione di coscienza ma d'ignoranza se io non comprendo ,non sapendo cosa la metafisica intende per inversione dei poli.Quanto ai mezzi necessari per scoprire cosa io stessa non so su di me, ben vengano.Anche mostrare le pecche senza indicazione alcuna di come correggerle,mi pare un po' come colui che per insegnarti a nuotare ti butta nell'acqua alta senza dirti come respirare e come muoverti! L'evoluzione di coscienza non è per tutti uguale,però io faccio confusione nel leggere quello che altri scrivono a proposito di chi non capisce.Davide M, parla di forma mentis irrimediabilmente corrotta.Sono parole grosse e inquietanti,io non lo so se la mia forma mentis è irrimediabilmente corrotta,però credo che le parole debbano essere usate con più cautela da chi ritiene di aver compreso grazie alla propria evoluta coscienza quel che gli altri non hanno ancora compreso,non solo i concetti metafisici.In verità ora mi sento molto a disagio,devo metabolizzare quanto da altri scritto,continuerò a leggervi.Grazie
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Vecchio 07-04-2014, 16.52.41   #8
oroboros
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Originalmente inviato da paul11
Quale verità?
O esiste un parametro oggettivabile, un testo ritenuto sacro ( e allora quale testo e perchè la scelta di un determinato testo), oppure è del tutto soggettivo e in quanto tale molto opinabile.
La verità non l'ha nessuno umano sul palmo della mano,. e la via di una verità, ammesso che ci sia, è un'ipotesi di percorso che solo soggettivamente in termini esistenziali può essere riscontrata, accettata o rifiutata per ripercorrere poi altre vie.
Noi tentiamo percorsi epistemologici, sentieri di conoscenza, cercando di interpretare, ma non c'è una stella polare che fisicamente indichi la distanza fra noi e una possibile verità.
Quante dottrine spirituali sono nate?
Chi distingue e come l'illusione da una verità spirituale?

Per quanto mi riguarda vale la testimonianza di Gesù, che più che una verità trascendentale, parla di un comportamento esistenziale, quotidiano.
Ma il mio è e rimane un valore esistenziale prima ancora che trascendentale, se alzo di livello la mia fede facendola divenire verità trascendentale rischio la contrapposizione fra altre mille verità. E daccapo: quale è il parametro oggettivo della verità spirituale?

La Verità è una nella sua totalità ed è assoluta. Non la si può nemmeno negare, perché il dire che la verità assoluta non esista è una contraddizione col proprio enunciare, dal momento che se non esiste la verità assoluta anche l'affermazione che non possa esistere, non essendo assoluta a propria volta, nega se stessa implicitamente. Quando un enunciato cade in contraddizione con ciò che enuncia significa che il presupposto di partenza è errato, e se è errato significa che la Verità assoluta non può essere negata.
Se la Verità assoluta è unica, i suoi raggi sono molteplicità delle unicità e ogni molteplicità è necessariamente relativa perché composta da elementi in relazione tra loro. La Verità è nei modi in cui queste relazioni interagiscono tra loro e questi modi sono, precisamente, modulati dalla norma imposta dai princìpi universali che in questo sito sono totalmente ignorati. Il fatto che nessuno voglia sapere cosa si debba intendere per princìpi universali è la dimostrazione implicita che nessuno qui dentro è realmente interessato a capire. Se la logica non procede da princìpi certi, in modo indiscutibile perché assoluto... la stessa logica necessariamente è costretta a errare, ipotizzando a casaccio. Si è contenti di questo errare perché, in fondo, ma sì... chissenefrega? Va bene, contenti voi contenti tutti, ma almeno la si smetta di lamentarsi.

Ultima modifica di oroboros : 07-04-2014 alle ore 18.06.32.
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Vecchio 07-04-2014, 17.55.19   #9
Davide M.
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Originalmente inviato da oroboros
Io ho scritto "quasi totalità", e non "totalità" come tu hai detto. Certo che la menzogna, sia verso se stessi che gli altri, è reversibile; nel Tao tè ching è detto che nel destino di una lama affilata c'è il dover perdere il filo, questo significa che se un'intelligenza non è affilata il filo lo dovrà guadagnare. È la ciclicità che impone quello che, in metafisica, è chiamato "Il mistero dell'inversione dei poli". È definito un mistero non a causa dell'ignoranza verso le sue ragioni d'essere, ma perché l'inversione di ogni ciclo avviene al di sopra del tempo, col risultato che all'interno del vortice esistenziale questa inversione si mostra nella propria simultaneità. Nella mia disamina sono stato sin troppo tenero, non certo spietato, perché non è la spietatezza che può cambiare questo stato di cose, che non cambierà di sicuro perché si fanno notare le incongruenze di chi pensa che sia razionale evitare, in un confronto dialettico, di rifarsi a princìpi - che sono perlopiù ignorati - invece che sparare a casaccio per arrogarsi la ragione. È prassi comportamentale, in questo e in altri luoghi analoghi, dove si parla attorno a cose attinenti la trascendenza, che non potendo essere indagata che attraverso connessioni analogiche con i suoi effetti, deduttive o induttive, dà l'illusione di prestarsi alle più sfrenate, quanto gratuite, elucubrazioni.

Sei molto ottimista, se pensi che la menzogna sia reversibile, soprattutto chi mente a se stesso non vedo proprio come possa farsi trovare dalla verità
E poi ti contraddici, se l'inversione di ogni ciclo avviene al di sopra del tempo non capisco come possa mostrarsi simultaneamente all'interno di un'esistenza
In un confronto dialettico ci sono due modi di porsi, o ci si arrocca sulle proprie ragioni, oppure si fa come Socrate e si ammette di non sapere.
Nelle questioni di spiritualità io ho sempre ammesso la mia ignoranza, le elucubrazioni le lascio a chi ha tempo da perdere. Parafrasando Aristotele, chi si vuole far trovare dalla verità, deve ricercarla e se non si vuole esser trovati, si deve ricercarla lo stesso per non farsi trovare; in ogni caso dunque si deve ricercarla. Se infatti la verità esiste, siamo certamente tenuti a cercarla, dal momento che essa esiste; se invece non esiste, anche in questo caso siamo tenuti a cercare come mai la verità non esiste, e cercandola facciamo ricerca, dal momento che la ricerca è la causa e l'origine della verità.
Detto ciò ritengo che nelle questioni di spiritualità le elucubrazioni lasciano il tempo che trovano, perché come ha scritto Wittgenstein, ciò che può dirsi, può dirsi chiaramente.

Ultima modifica di Davide M. : 07-04-2014 alle ore 22.22.15.
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Vecchio 07-04-2014, 18.05.29   #10
oroboros
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Gentile Kri,penso di aver capito quanto hai tentato di spiegarmi e ti ringrazio. Però quando io leggo Oroboros che cita, quello che in metafisica viene chiamato inversione dei poli ,non è questione di coscienza ma d'ignoranza se io non comprendo ,non sapendo cosa la metafisica intende per inversione dei poli.Quanto ai mezzi necessari per scoprire cosa io stessa non so su di me, ben vengano.Anche mostrare le pecche senza indicazione alcuna di come correggerle,mi pare un po' come colui che per insegnarti a nuotare ti butta nell'acqua alta senza dirti come respirare e come muoverti! L'evoluzione di coscienza non è per tutti uguale,però io faccio confusione nel leggere quello che altri scrivono a proposito di chi non capisce.Davide M, parla di forma mentis irrimediabilmente corrotta.Sono parole grosse e inquietanti,io non lo so se la mia forma mentis è irrimediabilmente corrotta,però credo che le parole debbano essere usate con più cautela da chi ritiene di aver compreso grazie alla propria evoluta coscienza quel che gli altri non hanno ancora compreso,non solo i concetti metafisici.In verità ora mi sento molto a disagio,devo metabolizzare quanto da altri scritto,continuerò a leggervi.Grazie

L'inversione dei poli è una necessità che ha ogni realtà manifestata, ed è data dalla ciclicità del proprio percorrere la spirale che è modulo di ogni movimento ciclico. Significa che quando una rotazione ha raggiunto il suo culmine, dato dal punto estremo del suo ruotare, i poli di questa rotazione si invertono a dal punto più alto il movimento cercherà il punto più basso, e quando l'avrà raggiunto si orienterà verso l'alto su un piano diverso di realtà, che sarà superiore o inferiore a quello che l'ha preceduto. Yin al suo estremo diventa Yang il quale, al proprio estremo, ridiventa Yin. L'inversione è istantanea perché avviene al di fuori della durata temporale, e non all'interno della rotazione del vortice. I due poli di ogni realtà stanno sulla verticale dell'asse attorno al quale la realtà ruota, e rappresentano simbolicamente il centro perché costituiscono la sua riflessione sdoppiata, che non è soggetta al cambiamento trovandosi posizionata sullo stesso asse fisso rispetto al vortice. L'inversione delle polarità è uno dei princìpi detti universali, perché applicabili all'intera manifestazione dell'esistenza.
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