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Spiritualità - Religioni, misticismo, esoterismo, pratiche spirituali.
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Vecchio 07-05-2005, 18.52.48   #31
Mr. Bean
eternità incarnata
 
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Data registrazione: 23-01-2005
Messaggi: 2,566
io credo

Citazione:
Messaggio originale inviato da il pensiero
...che sinceramente un pò mi sfugge è la tendenza a accettare certe cose per certe, come fossero verità assolute.

La verità è che su certe questioni, mai sperimentatenon se ne può sapere nulla, o per lo meno non troppo, ecco perché da fastidio vederle passare come verbo! Ecco perchè non è corretto consigliare di utilizzare un pò più spesso il verbo "penso, credo...".

Parlare per sentito dire o visto fare è un discorso, offendere e imporre i propri pensieri è altra cosa. Penso... infatti che il sentirsi offesi e minacciati da altri pensieri è segno di inquietudine pensierosa di chi ha ancora le idee confuse. Molto.

Io credo... non significa essere sicuri di... almeno secondo il mio modo di vedere. In Italia si usano"credere" e "pensare" indifferentemente. In tedesco si pensa a qualcuno o a qualcosa, non si pensa che, ma si crede che.... non so se rendo l'idea. Perciò, considerato che io ho studiato un po' di quella lingua, ho ritenuto opportuno adottarne lo schema. Poi, forse sono in errore, ma "de gustibus....." .
Il verbo "credere" non significa "essere sicuri", anche qui secondo la mia interpretazione, giusta o sbagliata che sia. Il fatto che ilpensiero usi la terapia d'urto per far comprendere i concetti più svariati, non sempre significa che debba funzionare. E' come dare un pugno ad un gatto o ad un leone, che stanno dormendo tranquillamente. Il risultato, credo, non sia lo stesso.
Ora, ilpensiero, a te l'ardua sentenza di stabilire quale bestia io sia!
Mr. Bean is offline  
Vecchio 07-05-2005, 19.15.18   #32
il pensiero
Utente bannato
 
Data registrazione: 15-10-2004
Messaggi: 1,265
Io dico quel che penso.

Amen
il pensiero is offline  
Vecchio 08-05-2005, 09.14.27   #33
tattva
Ospite abituale
 
Data registrazione: 24-04-2005
Messaggi: 141
Le filosofie spirituali, o discipline, o cammini religiosi, sono allettanti in genere, derivando dalla logica illuminata del loro “fondatore”, grande personaggio, avatar o Dio stesso.

Noi piccoli umani, eccezion fatta per alcuni, abbiamo la necessità/stimolo/ispirazione (a seconda che la spinta sia determinata dalla fuga da condizioni di vita insostenibili, dalla curiosità o dall’avvedutezza) di fare la scelta del “filone”.
I grandi personaggi sono tanti, da Buddha a Sankaracharya, da Krishna a Patanjali, da Cristo a Spinoza, ecc., e loro ci hanno presentato quadrature perfette, ognuno a modo suo.

Però i piccoli umani una discriminazione preliminare la possono e devono fare, è questo che gli conviene fare prima che di buttarsi a capofitto in un percorso, oppure anche prima di mettere il naso alla finestra per fiutare cosa gli offre il mercato spirituale, questa scelta deve essere preceduta dalla consapevolezza del significato macrofilosofico dei prodotti sul mercato.

Ci sono prodotti che offrono un’ascesi soft ma obliqua (a misura d’uomo), oppure offrono un galleggiamento in stato di sospensione delle sensazioni di vita, oppure fusione con l’Assoluto indistinto, oppure ascesi verso la congiunzione al Paramatma, ecc.

Tutti questi sistemi, tranne uno di cui dirò dopo, offrono benefici all’uomo, e proprio questo è – paradossalmente – il loro limite: il beneficiario siamo sempre noi, perciò il nostro Ego non esce dal nostro corpo sottile, non utilizziamo la via dell’amore puro per usarla effettivamente verso l’Entità suprema che sta fuori di noi. Solo in questo modo le nostre potenze escono da noi ed il nostro corpo si trascendentalizza.

Gli altri strumenti cui ho accennato prima producono sempre il ritorno a noi stessi, essendo noi in ultima analisi il beneficiario, pertanto non offrono una liberazione definitiva e devono considerarsi solo mezzi per ottenere benefici, non per risolvere il problema centrale della vita, che i poeti chiamano mal di vivere.

Esiste una scienza spirituale che tratta questo argomento e queste modalità, sta al sincero ricercatore capire di averla trovata.
Questa scienza, necessariamente, non ha subito condizionamenti umani, e si presenta allo stato primordiale, con purezza assoluta.

Auguri ai ricercatori.
tattva is offline  
Vecchio 08-05-2005, 10.58.28   #34
freedom
Moderatore
 
L'avatar di freedom
 
Data registrazione: 16-10-2003
Messaggi: 1,503
Citazione:
Messaggio originale inviato da tattva
il beneficiario siamo sempre noi, perciò il nostro Ego non esce dal nostro corpo sottile,
O hai, involontariamente, invertito i termini della questione o ci stai mostrando una prospettiva capovolta.

Citazione:
Messaggio originale inviato da tattva
Esiste una scienza spirituale che tratta questo argomento e queste modalità, sta al sincero ricercatore capire di averla trovata.
Questa scienza, necessariamente, non ha subito condizionamenti umani, e si presenta allo stato primordiale, con purezza assoluta.
Auguri ai ricercatori.
Vuoi accennarcene?

Grazie e ciao.
freedom is offline  
Vecchio 08-05-2005, 12.38.21   #35
tattva
Ospite abituale
 
Data registrazione: 24-04-2005
Messaggi: 141
Ho usato la classificazione e la prospettiva classica vedantica: corpo sottile = mente + intelligenza + falso ego, in cui il falso ego è l’identificazione col proprio corpo, grossolano e sottile.
tattva is offline  
Vecchio 11-05-2005, 14.29.20   #36
Alec
Ospite
 
Data registrazione: 03-09-2004
Messaggi: 18
Ciao a tutti,

sono quello che ha proposto la metafora del giardiniere (che poi non è mia, ma di un grande studioso del Daoismo, che è James Miller) per descrivere il concetto taoista di Wuwei.
Mi scuso della risposta tardiva (ho letto solo ora il messaggio) e rispondo al primo post, confessando di non aver avuto ancora il tempo di leggerli tutti.
Parlo di Wuwei e non di Non-agire, perchè la traduzione è fuorviante! Certo che si tratta di un azione e non di una non azione! "Wu" stà per "non", ma anche per "vuoto" e Wu o Wuji è anche lo stadio originario del Tao come Non Essere, come la potenza che precede l'atto (non che lo nega!). Le traduzioni migliori del termine sarebbero "azione non-assertiva", "azione vuota", "non invadenza" (quest'ultima mi sembra ben descrivere quel tu definisci come un mantenersi sul perimetro delle cose)
La crescita della pianta presuppone una forza? Certo, è la forza del Tao, la cui natura è la "spontaneità" (Ziran), di forza, cioè, che non si manifesta in termini di coercizione, ma di interazione sottile con la "pianta" stessa.
La differenza di come può essere letta la non-azione tra un taoista ed un buddista stà proprio nella divers accezione di "vuoto", che per i buddhisti è estinzione e superamento della realtà e per i taoisti un ritorno a quella che, aristotelicamente, potremmo chiamare la "potenza" che precede l'atto.

Una descrizione eccezionale di cosa sia Wuwei c'è la da Carl Gustav Jung nel suo commento al Segreto del Fiore d'Oro di Lu Dong Bin. Parlando in termini psicologici: realizzata l'accettazione della realtà ("considera ciò contro cui non puoi nulla ed accettalo come destino" - Zhuangzi), non imponendo alla realtà esterna una propria visione forzata dai propri fini individuali, l'individuo è finalmente in grado di realizzare nelle "occasioni" offerte dalla realtà stessa la propria creatività (NB: Jung identifica il Tao con il nostro "inconscio", il che mi sembra un po' forzato).

Magari le parole non erano proprio queste, ma il senso sì. E mi sembra un'ottima descrizione di come il Wuwei sia un modo concreto, tutt'altro che lassista e rinunciatario, di affrontare l'esistenza.

Con rispetto,

Alec.
Alec is offline  
Vecchio 11-05-2005, 16.22.40   #37
kynsail
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Data registrazione: 05-05-2005
Messaggi: 92
ciao alec!

Citazione:
Messaggio originale inviato da Alec
Ciao a tutti,

sono quello che ha proposto la metafora del giardiniere (che poi non è mia, ma di un grande studioso del Daoismo, che è James Miller) per descrivere il concetto taoista di Wuwei.
Mi scuso della risposta tardiva (ho letto solo ora il messaggio) e rispondo al primo post, confessando di non aver avuto ancora il tempo di leggerli tutti.
Parlo di Wuwei e non di Non-agire, perchè la traduzione è fuorviante! Certo che si tratta di un azione e non di una non azione! "Wu" stà per "non", ma anche per "vuoto" e Wu o Wuji è anche lo stadio originario del Tao come Non Essere, come la potenza che precede l'atto (non che lo nega!). Le traduzioni migliori del termine sarebbero "azione non-assertiva", "azione vuota", "non invadenza" (quest'ultima mi sembra ben descrivere quel tu definisci come un mantenersi sul perimetro delle cose)
La crescita della pianta presuppone una forza? Certo, è la forza del Tao, la cui natura è la "spontaneità" (Ziran), di forza, cioè, che non si manifesta in termini di coercizione, ma di interazione sottile con la "pianta" stessa.
La differenza di come può essere letta la non-azione tra un taoista ed un buddista stà proprio nella divers accezione di "vuoto", che per i buddhisti è estinzione e superamento della realtà e per i taoisti un ritorno a quella che, aristotelicamente, potremmo chiamare la "potenza" che precede l'atto.

Una descrizione eccezionale di cosa sia Wuwei c'è la da Carl Gustav Jung nel suo commento al Segreto del Fiore d'Oro di Lu Dong Bin. Parlando in termini psicologici: realizzata l'accettazione della realtà ("considera ciò contro cui non puoi nulla ed accettalo come destino" - Zhuangzi), non imponendo alla realtà esterna una propria visione forzata dai propri fini individuali, l'individuo è finalmente in grado di realizzare nelle "occasioni" offerte dalla realtà stessa la propria creatività (NB: Jung identifica il Tao con il nostro "inconscio", il che mi sembra un po' forzato).

Magari le parole non erano proprio queste, ma il senso sì. E mi sembra un'ottima descrizione di come il Wuwei sia un modo concreto, tutt'altro che lassista e rinunciatario, di affrontare l'esistenza.

Con rispetto,

Alec.

Grazie per avermi chiarito le idee!
La spiegazione che hai dato alla metafora da te utilizzata è chiara e anche molto bella! Ti dirò che illuminante è stato il tuo riferimento a Jung, avendo poche nozioni sul Taoismo! Mi hai fatto anche venire voglia di leggere molto di più a riguardo!

Potresti consigliarmi qualche libro sul Taoismo che, magari, focalizzi l'attenzione su questo aspetto?

Kyn
kynsail is offline  
Vecchio 14-05-2005, 09.42.22   #38
Alec
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Data registrazione: 03-09-2004
Messaggi: 18
Il miglior libro, a mio avviso, per una buona infarinatura riuardo al taoismo è:
"Daoismo - Un'introduzione" di James Miller - Fazi Editore

Per quel che riguarda il legame tra Jung ed il Taoismo:
"Il segreto del fiore d'oro - Un libro di vita cinese" di Carl Gustav Jung & Richard Wilhelm - Bollati Boringhieri ed.

Una conoscenza del taoismo non può prescindere dal suo libro fondamentale: il "Tao Te Ching" (Daodejing) di Laotzu (Laozi).
E' un testo c.d. "polisemico", per cui una versione non basta per capirci qualcosa, anche perchè (soprattutto per alcuni passaggi controversi) ogni traduzione differisce dall'altra, anche di molto. Ne servono almeno 3 o 4 versioni per scalfirne la superficie. E' il libro più tradotto al mondo dopo la Bibbia quindi non è difficile trovarlo. I titoli delle edizioni possono però essere diversi; i più comuni sono: "Tao te Ching", "Daodejing", "Il libro della Via e della Virtù", "La Regola Celeste".

Gli altri testi fondamentali del taoismo c.d. "filosofico" sono:
"Chuang Tzu" o "Zhuangzi", detto anche "Il vero libro di Nan Hua";
"Lieh Tzu" o "Liezi".

Attenzione: i libri succitati hanno uno stile che nelle intenzioni originali doveva essere a tratti satirico e provocatorio; passati duemila anni e più, tale senso si perde ed alcuni passaggi rischiano di essere fraintesi (lo dico perchè questo è uno dei motivi che ha portato a fraintendere il significato di Wuwei).

Trascuro i vari testi su taoismo alchemico e taoismo religioso: non è facile traovarli ed è bello farsi guidare dall'istinto e dal caso nella loro ricerca.

Un consiglio: personalmente evito di leggere libri che interpretino il taoismo da proprie prospettive religiose (si può dire che accanto al "taoismo taoista" esistano un taoismo cristiano, un taoismo buddhista etc...), preferendo studi di accademici e ricercatori universitari: magari si perde un po' di poesia, ma ci si avvicina di più alla realtà.

Ciao,
Alec.
Alec is offline  
Vecchio 16-05-2005, 20.02.05   #39
kynsail
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Messaggi: 92
Per Alec

Citazione:
Messaggio originale inviato da Alec
Il miglior libro, a mio avviso, per una buona infarinatura riuardo al taoismo è:
"Daoismo - Un'introduzione" di James Miller - Fazi Editore

Per quel che riguarda il legame tra Jung ed il Taoismo:
"Il segreto del fiore d'oro - Un libro di vita cinese" di Carl Gustav Jung & Richard Wilhelm - Bollati Boringhieri ed.

Una conoscenza del taoismo non può prescindere dal suo libro fondamentale: il "Tao Te Ching" (Daodejing) di Laotzu (Laozi).
E' un testo c.d. "polisemico", per cui una versione non basta per capirci qualcosa, anche perchè (soprattutto per alcuni passaggi controversi) ogni traduzione differisce dall'altra, anche di molto. Ne servono almeno 3 o 4 versioni per scalfirne la superficie. E' il libro più tradotto al mondo dopo la Bibbia quindi non è difficile trovarlo. I titoli delle edizioni possono però essere diversi; i più comuni sono: "Tao te Ching", "Daodejing", "Il libro della Via e della Virtù", "La Regola Celeste".

Gli altri testi fondamentali del taoismo c.d. "filosofico" sono:
"Chuang Tzu" o "Zhuangzi", detto anche "Il vero libro di Nan Hua";
"Lieh Tzu" o "Liezi".

Attenzione: i libri succitati hanno uno stile che nelle intenzioni originali doveva essere a tratti satirico e provocatorio; passati duemila anni e più, tale senso si perde ed alcuni passaggi rischiano di essere fraintesi (lo dico perchè questo è uno dei motivi che ha portato a fraintendere il significato di Wuwei).

Trascuro i vari testi su taoismo alchemico e taoismo religioso: non è facile traovarli ed è bello farsi guidare dall'istinto e dal caso nella loro ricerca.

Un consiglio: personalmente evito di leggere libri che interpretino il taoismo da proprie prospettive religiose (si può dire che accanto al "taoismo taoista" esistano un taoismo cristiano, un taoismo buddhista etc...), preferendo studi di accademici e ricercatori universitari: magari si perde un po' di poesia, ma ci si avvicina di più alla realtà.

Ciao,
Alec.

Grazie Alec,
sei stato gentilissimo e dettagliato nei consigli!
Ti farò sapere appena intraprenderò queste letture.. spero di poterne parlare con te, se avrò dei dubbi o avrò bisogno di altri chiarimenti!

Ultima modifica di kynsail : 16-05-2005 alle ore 20.10.08.
kynsail is offline  
Vecchio 17-05-2005, 18.19.47   #40
gyta
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Messaggi: 2,614
Re: Il non agire presuppone una forza

Citazione:
Messaggio originale inviato da kynsail
Già solo il dire Non-Agisco vuol dire agire

Penso che tu abbia
molto semplicemente
centrato il punto..

Al quale non aggiungerei
una virgola (!)

La contraddizione
è solo dialettica
-come tu stesso noti!

Al di là del 'paradosso' dialettico
è 'centrare'..

(Non i pensieri
né i non-pensieri..
In quel 'punto'
tu sei..
in quel punto
-semplicemente-
E' (!) )

Un sorriso..


Gyta
gyta is offline  

 



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