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Spiritualità - Religioni, misticismo, esoterismo, pratiche spirituali.
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Vecchio 22-10-2005, 09.58.56   #1
ancient
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Lasciare dischiusa la porta

Leggendo qua e là nel forum mi è venuto in mente questo passo tratto da un libro di una decina d'anni fa ("Buddisti d'Italia - Viaggio tra i nuovi movimenti spirituali" di Giampiero Comolli). Da parte mia, forse su alcuni punti non sono del tutto d'accordo, per altri avrei forse utilizzato altri termini; ma tutto sommato il brano esprime qualcosa di interessante, e può darsi che a qualcuno faccia piacere leggerlo. Eccolo:



Ormai alla fine della mia ricerca, vado da una pittrice che so essere sensibile alle tradizioni orientali, e però anche molto critica rispetto al modo «superficiale, assurdo, comico», con cui spesso questi insegnamenti vengono fatti rivivere in Italia. Così, lei pratica lo yoga, ama il buddismo, ma fra le varie scuole che ha avvicinato, nessuna finora l'ha convinta.

[…]«Quanto a me», conclude, «cerco non l'adesione a una religione organizzata, ma il senso di un ordine o armonia universali, con cui stabilire un filo diretto. Mantenere aperto un canale di comunicazione, un contatto con il trascendente. È più importante disporsi alla comunicazione con l'assoluto, che non credere nell'esistenza reale di un interlocutore divino, di cui non sappiamo nulla. La nostra disponibilità alla comunicazione infatti rimane certa, anche se l'interlocutore non lo è».

Facciamo attenzione a queste ultime parole, perché sono davvero decisive. La meta finale, il destinatario ultimo della ricerca spirituale può anche restare sconosciuto, indefinibile. Ma non è importante arrivare a una definizione precisa della sua esistenza, perché si stabilisca un dialogo religioso. Quel che importa soprattutto è «lasciare dischiusa la porta verso l'assoluto», rimanere cioè sempre aperti verso il trascendente, mantenersi comunque disponibili a un contatto col mistero, con l'Altrove. In altri termini, non si tratta di convertirsi ai dogmi e ai riti di una nuova religione, ma di imparare a farsi sensibili, ricettivi verso una realtà divina, che possiamo anche astenerci dal descrivere. Educarsi a una simile ricettività verso l'Indefinibile, significa già intraprendere una via di salvezza, entrare in un'armonia sacrale con l'universo.

Molto spesso il fenomeno dell'Oriente italiano è stato interpretato in termini di chiusura: un narcisistico ripiegarsi su di sé, fuggendo dalle responsabilità del mondo. Si tratta di una lettura in buona parte giustificata, e che del resto trova ulteriore conferma nel racconto della pittrice che ho incontrato. Ma è questa stessa pittrice poi a sottolineare la particolarità di un altro atteggiamento, a sua volta assai diffuso fra gli amici dell'Oriente: un bisogno nuovo di apertura e devozione: porsi devotamente in silenzio, di fronte al vuoto, e lì semplicemente aspettare, aperti a quanto può accadere.

Mettersi a gambe incrociate, con gli occhi chiusi, senza con questo voler conquistare una meta definita, ottenere risposte precise da un'«entità» con cui entrare in contatto - ma imparare anche solo a rimanere in attesa, disponibili, in ascolto di quel che c'è o si dà: sia questo qualcosa l'Essere o il Nulla o l'Assoluto o Dio stesso. Basta abbandonarsi consapevolmente a tale stato di disponibilità incondizionata, indeterminata e fluttuante, per spalancare una porta verso l'Infinito. A questo punto dire che Dio esiste o che Dio non esiste, si rivela in modo paradossale equivalente: le due proposizioni vengono ad assumere lo stesso significato: annunciano che in ogni caso ci troviamo già all'interno di una dimensione divina, assoluta, la quale solo in un secondo tempo, se si vuole, potrà essere rappresentata, integrata con la dottrina e i simboli di questa o quella religione. Tale disponibilità di base nei confronti di un Altrove che si manifesta, che fa sentire la sua presenza anche se rimane nascosto, non comporta quindi di per sé l'adesione a una religione: è definibile piuttosto in termini di religiosità. Un atteggiamento di religiosità diffusa, precedente l'adesione a una fede, e che si configura innanzitutto come devozione per il divino, ricerca di una dimensione sacrale o assoluta dell'esistenza. Proprio la nascita di tale nuova religiosità costituisce, a mio parere, una delle caratteristiche più importanti dei movimenti spirituali che si rifanno all'Oriente.

Ultima modifica di ancient : 22-10-2005 alle ore 10.01.50.
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Vecchio 22-10-2005, 10.13.01   #2
Yam
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Re: Lasciare dischiusa la porta

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Mantenere aperto un canale di comunicazione, un contatto con il trascendente. È più importante disporsi alla comunicazione con l'assoluto, che non credere nell'esistenza reale di un interlocutore divino, di cui non sappiamo nulla. La nostra disponibilità alla comunicazione infatti rimane certa, anche se l'interlocutore non lo è.


Direi che qui c'e' tutta l'essenza piu' profonda della spiritualita' autentica: una costante Apertura.

Il mito del non ego, della pura non dualita' a volte puo' causare una dogmatica chiusura........avvenendo l'oggettivazione del nostro vero Se'. Ci si fa una idea grandiosa del vero Se', un metaparadigma di pensiero che condiziona pesantemente la nostra visione del mondo.
Questo soprattuttto dopo piccole esperienze di risveglio (samadhi e satori).....dopo l'atterraggio tendiamo ad oggettivare quell'esperienza.
Questo problema e' comunque conosciuto nelle tradizioni mistiche ed e' considerato uno dei "demoni" (ostacoli) piu' potenti....

Ultima modifica di Yam : 22-10-2005 alle ore 10.16.49.
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Vecchio 22-10-2005, 10.16.33   #3
Mirror
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Sono considerazioni che anch'io sostanzialmente condivido.
E' un atteggiamento positivo e di apertura, fondamentale quando si intraprendende una ricerca spirituale.
Per cui ritengo che ciò che dice questa pittrice sia un modo di essere, di fronte la mistero della vita, che aiuta il dialogo, l'incontro e favorisca la comprensione reciproca in questo viaggio
che ci trova pellegrini sulla Via.

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Vecchio 22-10-2005, 10.22.18   #4
Yam
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Sono considerazioni che anch'io sostanzialmente condivido.
E' un atteggiamento positivo e di apertura, fondamentale quando si intraprendende una ricerca spirituale.

Quello e' l'inizio e la fine della ricerca.
Se viene a mancare quell'apertura, che e' la stessa indicata dalla moderna filosofia della scienza, il sistema si chiude.
E' la capacita' di stupirsi, di provare meraviglia, il sentimento che ci dice che siamo in una condizione di "apertura".....
E' il dimorare nel punto mediano.
Questa strategica posizione dell'osservatore e' cio' che e' possibile ad ogni essere umano.....liberatosi dal mito dell'illuminazione (non ego)....che e' un evento "impersonale".....e non emulabile dall'ego.....
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Vecchio 22-10-2005, 10.24.20   #5
ancient
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sono d'accordo con voi.
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Vecchio 22-10-2005, 13.35.26   #6
il pensiero
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anch'io!

Urka! Che bomba di topicooo! Grande Ancient! Grandissimo! Con la A!
Appena clikkato qui ho capito che ero capitato al cospetto del mio topico, quello che aspettavo da sempre...

Ora come ora sto pensando che di qui non mi muoverò più, mi trovo proprio a mio agio, rimarrò qui fino alla sua fine... e spero per allora di morire anzi annichilirmi; per dirla come il mio stimatissimo amico (y)am.che invece lui è e forse sempre sarà.

Penso che ancient, nel scegliere questa e solo questa sua amica pittrice abbia veramente centrato il tema spirituale nel core tagliando così la testa al toro mettendo d’accordo tutti, perfino chi vi parla che, a quanto qui si mormora..., è capitato in una testa col sw bacato ma con attorno un impenetrabile hard.

Però di fronte ad un simile evento non posso che pensare in accordo con tutti voi, amici forumisti, e anche con tutti i vostri postis che condivido fino alle virgole.

Veramente interessante e vitale topico, non finirò mai di pensarlo: avevo macchinato addirittura di votarlo col max del punteggio concessomi, ma purtroppo non mi è possibile farlo.

Allora sceglierò la strada più ardua, vale a dire quella più rischiosa... quella che mi vede esposto e senza difese... speriamo che me la cavi senza adirare qualcuno di voi, ma incontrando i vostri maestri.

Ecco quindi, che per primo voglio pubblicamente incoraggiare il mio amicissimo ancient aggiungendo al vostro già prezioso contributo alcuni modesti pensieri, non miei, con la fede che possano essere di buon auspicio per un lungo e proficuo forumare.

«Perciò anche voi siate pronti, perché nell'ora che non immaginate, il Figlio dell'uomo verrà.»
Mt 24,44
a Pag.163
Chiamati all’amore -Antony de Mello – oscar Mondadori

.La meditazione accade. pag 15-95 (tutto il libro)
Che cos’è la meditazione – osho – Mondadori

... il velo che annuvola i vostri occhi sarà sollevato dalle mani di chi l’ha intessuto
la creta che vi riempie le orecchie sarà forata dalle dita che l’ha impastata
e voi vedrete
e voi udrete
...
pag. 81
Il profeta – Gibran – tascabili Newton


Ohhhpps!!!
Mi v i e ne il.... dubbbbbbio di aver fatto un torto ad uno... mhhh bè poco male ho certamente fatto un favore ad almeno. tre!
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Vecchio 22-10-2005, 13.45.02   #7
Yam
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Ilpe. Tutto bene...la meditazione accade.
Cio' vuol dire che non puo' essere cercata.
Questo e' il punto che molti non vogliono comprendere.
Anche Osho che diceva cio' che diceva insegnava a meditare!
Come la mettiamo?
J.K. e' gia' piu' vicino al mio modo di intendere la cosa.......
Allora?
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Vecchio 22-10-2005, 13.59.14   #8
il pensiero
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La mettiamo che il pericolo non è dalla parte del maestro: il pericolo è dalla parte dell’allievo che vede il dito e non quello che viene indicato... per la ovvia ragione che non può vederlo... ed allora si da origine a danni!

Il buon maestro lo sa questo... tutti gli altri dovrebbero saperlo... ed allora come potrà mai un allievo scegliere un maestro?
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Vecchio 22-10-2005, 14.06.55   #9
Yam
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Ti do qualche spunto di riflessione.
Nel cristianesimo c'e' una colpa originaria, il peccato originale. Questo c'e' anche nelle filosofie orientali e si chiama Avidya, o ignoranza metafisica, o conoscenza dualistica o identificazione nella conoscenza di tipo discorsivo (pensiero).
Il frutto dell'albero della conoscenza.....quindi c'e' un errore della totalita'......all'origine dell'uomo. Per questo si crede di dover o poter correggere il problema.

Nel Taoismo e nel Tantrismo (Shaktismo) questo non c'e'.

Perche'?

Perche' questo manicheo dualismo non c'e' nel Taoismo?
Come sono visti gli opposti (soggetto-oggetto ecc.ecc.) nel Taoismo? E nel Tantrismo? E nel Buddismo Mahayana?

L'attuale pensiero dominante sulla meditazione e' molto antico, ma nella storia e' stato piu' volte contestato, in India dalle tradizioni succitate soprattutto....perche'?

Ego e non-ego...non fa differenza....perche'?
Perche' invece c'e' il mito del non ego, dell'illuminazione?

Questa e' roba buona Ilpe, roba per pochi, te ne faccio dono ma non ti diro' una virgola di piu', proprio perche' sei tu.
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Vecchio 22-10-2005, 14.56.42   #10
Mirror
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Messaggio originale inviato da il pensiero
Il buon maestro lo sa questo... tutti gli altri dovrebbero saperlo... ed allora come potrà mai un allievo scegliere un maestro?

Nessuno sceglie e nessuno è scelto: sembra che ci sia la scelta di "qualcuno" ma non è così...accade perchè deve accadere.
Il buon maestro questo lo sa...e per questo "non fa" (Wu wei)
e lascia che Sia.
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La vita è un fiume, un lungo fiume, una lunga linea attraverso campi innevati... e poi che cosa accade?
Ogni fiume piccolo o grande si dissolve nell'oceano, trova la sua via senza nessuna guida, senza alcun sutra, senza alcun maestro.
Può procedere a zig zag, ma finalmente raggiunge l'oceano.
E questo raggiungere l'oceano e diventare l'oceano è la rinascita.
Questo è ciò che noi intendiamo per meditazione.
Ogni fiume è destinato a scomparire un giorno nell'oceano.
Danza, gioisci. Non c'è necessità di preoccuparti e non c'è necessità di avere fretta.
L'oceano ti aspetta e tu puoi prenderti il tuo tempo, ma porta il tuo tempo con te senza tensioni e ansietà.
Danza e gioisci e canta e ama, e finalmente scomparirai nell'oceano.
L'oceano ti aspetta sempre, anche se tu sei molto lontano dall'oceano, tu sei parte di lui,
lo stai raggiungendo e gli stai andando sempre più vicino.
(Osho)

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