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Spiritualità - Religioni, misticismo, esoterismo, pratiche spirituali.
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Vecchio 24-01-2006, 15.58.34   #11
Gianfry
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Messaggi: 401
Ognuno di noi ha un'anima che è fatta ad immagine e somiglianza di Dio. Quando siamo connessi con la nostra anima, siamo in fondo in contatto con Dio che ci rivela tramite essa le informazioni che servono alla nostra evoluzione.
A mio avviso il problema è che, all'attuale infimo livello di consapevolezza degli esseri umani, ben pochi sono coloro che riescono ad ascoltare la propria anima. I più dipendono dalle idee altrui, che siano religioni, gurù, maestri, ecc.
Dovremmo re-imparare ad ascolatre noi stessi e fare quello che ci sentiamo dentro, perché quella è la cosa giusta.
Se poi vogliamo veramente evolvere spiritualmente allora ciò avverrà e saremo in questo aiutati dal mondo spirituale (dagli angeli, dalla nostra anima, dalla Madre Terra e da Dio/Dea). E man mano che evolviamo ci colleghiamo sempre più con la nostra anima che ci guida direttamente.
Oggi ogni essere umano che lo voglia può ascendere insieme alla Madre Terra e a tanti altri esseri in ascensione.

saluti
Gianfry

Gianfry is offline  
Vecchio 24-01-2006, 16.15.41   #12
turaz
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quello che chiamo "connessione con l'Io"...
ciao
turaz is offline  
Vecchio 24-01-2006, 16.16.09   #13
freedom
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[quote]Messaggio originale inviato da Gianfry
[b]Ognuno di noi ha un'anima che è fatta ad immagine e somiglianza di Dio. Quando siamo connessi con la nostra anima, siamo in fondo in contatto con Dio che ci rivela tramite essa le informazioni che servono alla nostra evoluzione.
A mio avviso il problema è che, all'attuale infimo livello di consapevolezza degli esseri umani, ben pochi sono coloro che riescono ad ascoltare la propria anima. I più dipendono dalle idee altrui, che siano religioni, gurù, maestri, ecc.
Dovremmo re-imparare ad ascolatre noi stessi e fare quello che ci sentiamo dentro, perché quella è la cosa giusta.
Se poi vogliamo veramente evolvere spiritualmente allora ciò avverrà e saremo in questo aiutati dal mondo spirituale (dagli angeli, dalla nostra anima, dalla Madre Terra e da Dio/Dea). E man mano che evolviamo ci colleghiamo sempre più con la nostra anima che ci guida direttamente.
Oggi ogni essere umano che lo voglia può ascendere insieme alla Madre Terra e a tanti altri esseri in ascensione.

saluti
Gianfry



Condivisibile quello che scrivi. Tuttavia, non è un problema di salire, l'argomento è: come ascoltare Dio?


freedom is offline  
Vecchio 24-01-2006, 16.35.28   #14
turaz
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...attraverso il silenzio "Mentale"...
ciao
turaz is offline  
Vecchio 24-01-2006, 17.17.27   #15
freedom
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Citazione:
Messaggio originale inviato da turaz
...attraverso il silenzio "Mentale"...
ciao

Cosa intendi per silenzio mentale? Assenza di pensieri?
freedom is offline  
Vecchio 24-01-2006, 18.18.18   #16
turaz
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Messaggi: 3,250
liberare la mente senza soffermarsi sui pensieri oppure..."staccarsi"... lasciandola fluttuare liberamente...
turaz is offline  
Vecchio 24-01-2006, 18.53.47   #17
fallible
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Messaggi: 1,774
ascoltare

Buona sera! e se rimparassimo ad acoltare il vento.....il fluire dell'acqua.....il calore del sole.......o la ventola di raffreddamento del computer (la mia è rumorosa) claudio
fallible is offline  
Vecchio 24-01-2006, 18.57.55   #18
sunday01
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Re: Il silenzio di Dio

Citazione:
Messaggio originale inviato da visechi
Il Silenzio di Dio
Poiché Dio tace, non mostra il suo volto, si tiene distante, rimarcando e tenendo la misura della sua incommensurabile ed inutile gloria, e che le nostre parole sono flebile eco che si sperde nel vuoto della sua assenza e distanza, che il mondo sia dunque attraversato da un fiume impetuoso di tantissime parole: utili e inutili, dolci e rabbiose, sincere e bugiarde, leggere e pesanti, ma che tutte insieme si aggrumino in urlo che scuota la terra, che scuota anche Dio. A chi capterà quest’urlo furioso, l’ingrato e bellissimo compito di discernere e separare la pula dal grano, che serbi per sé le gemme e le perle preziose, lasciando che il resto si sperda nel mondo, portato da un vento che lo conduca lontano, sotto i Suoi occhi, sotto il Suo naso. E tutto ciò con buona pace di quel Dio Silenzioso che, nel proprio indefettibile Silenzio, indifferente, si pasce del nostro patire, scrollando, annoiato, ogn’ora le spalle.
Il silenzio di Dio è il silenzio dell'Anima lontana (o allontanata) da Dio...

Quante Anime urlano nel silenzio ma la loro voce sembra inascoltata...

Matteo 13:15 perché il cuore di questo popolo si è fatto insensibile:
sono diventati duri d'orecchi e hanno chiuso gli occhi,
per non rischiare di vedere con gli occhi e di udire con gli orecchi,
e di comprendere con il cuore
e di convertirsi, perché io li guarisca".

Dio ascolta il cuore dell'uomo:

Matteo 6:6 Ma tu, quando preghi, entra nella tua cameretta e, chiusa la porta, rivolgi la preghiera al Padre tuo che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, te ne darà la ricompensa.

Matteo 6:7 Nel pregare non usate troppe parole come fanno i pagani, i quali pensano di essere esauditi per il gran numero delle loro parole.
Matteo 6:8 Non fate dunque come loro, poiché il Padre vostro sa le cose di cui avete bisogno, prima che gliele chiediate.

Citazione:
Messaggio originale inviato da visechi
E’ il deserto che impera, il freddo che brucia le foglie dell’ultima flora ed avvizzisce le pelli di esseri sparsi per caso e obliati per sempre. Uomo, sospeso un attimo solo a vagare nel nulla, nel buio del tempo, errante, senza meta e riparo, fra le desolate lande dell’Anima, rubando un sorriso a quei miseri sassi ove si poggiano i piedi. Soldati di una guerra mai combattuta e persa per sempre; alfieri di sogni che son uggia divina. Nel Silenzio di Dio, più sali le scale, più vedi lontano quell’orlo di luce che sovrasta ogni cosa; più la corsa è affannata, più la distanza si accentua. E’ tanta la strada percorsa che tanta ne rimane da compiere. Il nostro è un tragitto privo di meta e di senso, fra sassi e polvere scura che abita paesaggi privi di oasi. Si parano dinanzi ad occhi infossati e sfiniti, i piedi piagati già emettono un urlo. Vagare nel nulla, null’altro ci resta, nel Silenzio di Dio. Rubare fiacche parole a genti più fiacche e sfinite di te, per udire uno scampolo di suono che non sia un rantolo o un crampo di stomaci vuoti. Le mani protese nel vuoto a stringere aria pesante, ove è assente il Logos di Dio, ove greve è il lamento dell’uomo che intona inutili canti d’amore e preghiere mai udite da altri diversi da uomini mesti, che chini camminano stanchi nel cupo obbrobrioso Silenzio di Dio, per accompagnare i propri passi in un sogno di essere eterni, nella vana certezza che si compia, alfine, quella vile promessa, nata una notte di sogno che danna da sempre, che estorce e giustifica pianti, lamenti, vagiti, gemiti a chi tanto ha sperato, per sciogliersi sterile – quel sogno – in un cupo lamento, che è la fine della nostra inutile unica vita.
Il deserto è una prova che tutti dobbiamo superare, il nostro deserto sono le difficoltà della vita in cui non sentiamo e non vediamo Dio...
40 anni di deserto.... 40 giorno di deserto... le tentazioni....
é il cammino di tutti gli uomini caduti in questo mondo per uscire da questo mondo e per sentire Dio.
Citazione:
Messaggio originale inviato da visechi
Dio ha spento la propria voce, l’ha ritratta in se stesso non curandosi del lamento della sua creatura, che langue in balia di se stessa. Un urlo attraversa la terra e i tempi, è un urlo di dolore che è anche eco della disperazione del proprio figlio, del suo scoramento dinanzi al tormento. Noi viviamo eternamente la passione di Cristo, che l’ha sintetizzata in pochi attimi. La sua passione è il sunto della nostra passione. In pochi istanti Egli ha racchiuso e reso palese al Padre Suo, nel proprio patire (Padre, Padre perché mi hai abbandonato?), il patire di tutti noi. Se Egli, al cospetto della croce che l’attendeva, ha dubitato, cosa ci esime dal dubitare a nostra volta?
Dubitare è umano... vuol dire che siamo vivi...
Citazione:
Messaggio originale inviato da visechi
Dio non ha voce, per questo tace, egli cela così la propria ineffabile vergogna.

Un semplice dato: Dio non si è nascosto, Dio si è suicidato.
(Giorgio Caproni)
Se Dio fosse morto non saremmo qui a parlare di Dio....

Un saluto


sunday01 is offline  
Vecchio 25-01-2006, 09.06.21   #19
visechi
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Ciò che ho scritto, accentuando un po’ i toni, è quanto esprime la teologia apofatica, la teologia negativa, che s’incardina intorno al concetto dell’impossibilità per l’uomo, finito ed imperfetto – così voluto dal suo Creatore (questo lo aggiungo io) -, di conoscere pienamente Dio. Espone non solo l’impossibilità per l’uomo di assistere, su questa terra e nel perdurare dell’unica vita terrena – io aggiungo per l’eternità –, ad una teofania compiuta di Dio, ma anche - e forse questo è il tratto saliente e più pertinente al thread, anche solo per contrapposizione - l’impossibilità per il Logos di Dio di giungere nella sua interezza e limpida, cristallina essenza e significanza all’orecchio dell’uomo ([1]In principio era il Verbo,/ il Verbo era presso Dio/ e il Verbo era Dio./ [2]Egli era in principio presso Dio:/ [3]tutto è stato fatto per mezzo di lui,/ e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste..). Ciò per cause ascrivibili alla volontà incommensurabile ed enigmatica del Creatore, ed anche per via dei limiti congeniti ed irredimibili della Creatura – ribadisco, così concepita dal Creatore stesso -.
Tale nozione apofatica, prende le mosse dai sacri libri ispirati dell’Antico Testamento, per svilupparsi in ambiti e contesti ambientali, cultuali e culturali diversi. Ha attraversato i tempi e la storia del cristianesimo e dell’ebraismo, fino a giungere ai nostri giorni, fra il suo alterno espandersi e contrarsi, fra il suo celarsi e manifestarsi fra le pieghe della vita, fino ad immergere il suo senso e nutrire il suo enigma nel e dell’orrore cruento dell’Olocausto: fra le baracche di Auschwitz, di Birkenau, di Buchenwald, e i tanti altri orrori di cui i nostri tempi sono stati e sono tuttora testimoni. In tal senso, emblematico è il buio che avvolge la ‘Notte’ di Simone Weil, una persona che di patire, di orrore, di abisso ne sapeva certo qualcosa. Val la pena rileggere un passo, solo uno <<Nella sventura Dio è assente, più assente di un morto, più assente della luce quando si è in un sotterraneo buio>>. Il sotterraneo, che strano termine per indicare l’abisso che ci abita, ma è un sostantivo che ben si accompagna con il sottosuolo dell’anima del mai dimentico Fedor D. Sottosuolo che evoca il buio, l’assenza di luce, il profondo di un abisso, di un orrido. Lo stesso buio che fa da sfondo alla ‘visione’ di Rilke, quando con un flebile filo di voce ci sussurra che <<L’abisso fra noi e Dio è pieno del buio di Dio. Dio è pieno di buio, e quando qualcuno lo prova, deve calarsi e ululare in quel baratro>>. Ancora l’orrido, l’abisso, il baratro a segnare e marcare la distanza incommensurabile che ci separa da Dio. Profondo fondo della nostra anima che geme con ululi che sono l’eco della lacerazione profonda dell’Origine. Fondo da cui non sortisce fuori una voce mielosa e compassionevole, ma solo l’eco di un’angoscia profonda che permea chiunque sia immerso e sommerso in e dalla vita. Fondo in cui anche la voce è solo un labile fiato che si confonde con l’urlio quotidiano che solo la nostra brama di celare all’anima il patimento ottunde e affievolisce. Ma è ancora l’imperiosa ammonizione che sortisce fuori dal Libro dei Libri ad avvertirci dell’incommensurabilità e ineffabilità del Creatore <<Non possiamo raggiungere l’Onnipotente>>. Di questo già era edotto e già ci faceva partecipi ‘l’Oscuro’ greco <<i confini dell’anima, per quanto lontano tu vada, non li scoprirai, neanche se percorri tutte le vie: così abissalmente si dispiega>>. L’anima: anche lui pare riferirsi all’anima apofatica; l’anima: lo stesso luogo che ospita Dio <<Che il Regno di Dio è dentro di voi>>, racconta Luca; <<Voi siete il tempio di Dio>>, concorda Paolo. Un’anima che geme e ulula, urla ed emette grida, ci ricorda Giobbe. Un’anima che non incontra il Logos di Dio che spieghi e che risponda alle sue invocazioni, alle sue proteste, alla sua sete di giustizia. La teofania, in Giobbe, non è esplicativa; Dio nella sua possente e reboante manifestazione che chiude il dramma non spiega, non risponde… sovverte le parti, calando l’accusatore, Giobbe, colui che chiama in giudizio il Numinoso, l’accusato, nelle scomode vesti dell’imputato <<[2]Chi è costui che oscura il consiglio /con parole insipienti? /[3]Cingiti i fianchi come un prode, /io t'interrogherò e tu mi istruirai. /[4]Dov'eri tu quand'io ponevo le fondamenta della terra? /Dillo, se hai tanta intelligenza!>>. Le parole dell’uomo, della Creatura, sono afasia, non esprimono nulla, egli –Giobbe – si sperde, prostrato dalla possanza della teofania – direi anche protervia -. Di ciò è testimone anche Maurizio Ciampa nel suo insuperato saggio, confronto e raccolta di opinioni sul silenzio di Dio, così come desumibile da un’attenta lettura esegetica del Libro di Giobbe: “Domande a Giobbe”: <<Dio non esce dal silenzio per giustificarsi di fronte a Giobbe. Né il suo dolore, né la sua angoscia, né il suo lamento, né il suo grido, vengono raccolti. Nessun elemento della sua vicenda trova spiegazione. Dio si manifesta solo per mostrare le “sue vie”, esibendo la potenza dell’atto creatore, la vastità del suo disegno [inesplicabile, insondabile… commento mio] e l’ordine che intimamente lo compenetra. Il Dio rimasto fino a questo punto silenzioso e nascosto, ora non tace la sua potenza. Il Dio appartato, irraggiungibile, appena emerso dal silenzio, a sua volta, lo segna a dito:”il censore vuole discutere con l’Onnipotente? Risponda chi sta criticando Dio.>>
<<Dov’è il buon Dio? Dov’è?… Dov’è dunque Dio?>>, si domanda Simone Wiesel, facendo da eco al salmo 44 <<[18]Tutto questo ci è accaduto /e non ti avevamo dimenticato,/non avevamo tradito la tua alleanza. / [19]Non si era volto indietro il nostro cuore, /i nostri passi non avevano lasciato il tuo sentiero; / [20]ma tu ci hai abbattuti in un luogo di sciacalli /e ci hai avvolti di ombre tenebrose. /[21]Se avessimo dimenticato il nome del nostro Dio /e teso le mani verso un dio straniero, /[22]forse che Dio non lo avrebbe scoperto, /lui che conosce i segreti del cuore? /[23]Per te ogni giorno siamo messi a morte, /stimati come pecore da macello. /[24]Svègliati, perché dormi, Signore? /Dèstati, non ci respingere per sempre. /[25]Perché nascondi il tuo volto, /dimentichi la nostra miseria e oppressione? /[26]Poiché siamo prostrati nella polvere, /il nostro corpo è steso a terra. /Sorgi, vieni in nostro aiuto; /[27]salvaci per la tua misericordia.>>. Questo filo, il filo dell’ordito che deve instillare in noi almeno il dubbio di un’impossibilità di colloquio con l’ineffabile, riverbera la propria luce (OMBRA) nel dispiegarsi della storia e della cultura dell’Occidente. Ora, direi io, definire da poco queste parole e sentire è veramente cosa da poco, anche perché a smentire tale preconcetta obnubilazione della mente e dell’anima – qualora ve ne fosse davvero una, io attendo di scoprirla, almeno quella a cui spesso impropriamente ci si riferisce qui dentro – basterebbe una veloce lettura o rilettura del sentimento che permeava un mistico iberico del XVI° secolo: tale Giovanni della Croce. Questa ‘visione’ (apofatica) – e definirla tale è già un’aporia, per una concezione che nega la visione di Dio – è, infatti, ben presente oltre che nell’esperienza mistica cristiana del XIV° secolo (mistica Tedesca), anche in quella di Giovanni della Croce - e ciò forse potrebbe sorprendere qualche mistico della domenica o qualche cultore dell’illuminazione a buon mercato -. Io mi sono arrogato la libertà di condirla con mie personalissime e particolarissime espressioni e locuzioni, peraltro ben sostenute dal sentire di tantissima altra gente – qui starebbe il libero arbitrio dell’uomo, altra invenzione divina, nessuno ci sputi sopra -.
<<Fai benissimo, o anima, a cercarlo sempre nell’occulto, perché esalti molto Dio e ti avvicini molto a lui, se lo stimi più alto e più profondo di tutto quanto tu possa raggiungere. Quindi non badare né poco né molto a ciò che le tue facoltà possono comprendere. Voglio dire, non ti accontentare mai di ciò che capirai di Dio, ma di ciò che di lui non capirai; e non indugiare mai ad amare e godere ciò che comprendi o senti di Dio, ama invece e godi quanto di lui non puoi comprendere o sentire; questo, come abbiamo detto, significa cercarlo nella fede. Dio è inaccessibile e nascosto, sebbene ti possa sembrare di trovarlo e sentirlo e di capirlo; dovrai perciò ritenerlo sempre nascosto, e come nascosto dovrai servirlo di nascosto.>> Questo è parte del commento di Giovanni della Croce ad una strofe del meraviglioso Cantico Spirituale, la strofe è la I^
Dov'è che ti celasti,
Amato, che al lamento mi lasciasti?
Come il cervo fuggisti
E mi avevi ferito.
Gridando t'inseguii, ma eri partito
visechi is offline  
Vecchio 25-01-2006, 09.08.02   #20
visechi
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Data registrazione: 05-04-2002
Messaggi: 1,150
<<Ma al di là della piaga che mi infliggono queste creature nelle mille grazie che mi fanno capire di te, c’è non so che, qualcosa che si sente resta ancora da dire, qualcosa che si riconosce ancora inespresso; è una sublime impronta di Dio che si svela all’anima e nello stesso tempo resta da rintracciare; è un’altissima comprensione di Dio che non sappiamo dire – quindi la chiama un non so che -; e se quello che capisco mi piaga e mi ferisce d’amore, quello che non riesco a comprendere, e che suscita in me un sentimento così alto, mi uccide. Talvolta ciò avviene nelle anime ormai avviate verso Dio: Dio le favorisce concedendo loro una sublime conoscenza in quanto ascoltano o vedono o percepiscono, a volte anche senza l’una o l’altra percezione; una conoscenza in cui possono comprendere o sentire l’altezza di Dio e la sua grandezza; in tale situazione l’anima ha una sensazione così eccelsa di Dio, da riconoscere chiaramente che le resta tutto da comprendere; e questo capire che la divinità è così immensa da non poterla afferrare per intero, è una forma di conoscenza molto elevata.
Così uno dei grandi favori transitori concessi da Dio all’anima in questa vita è la chiara comprensione unita all’alto sentimento di Dio, tali da capire con chiarezza che non lo si può comprendere né sentire per intero; e questo è in una certa misura simile alla visione di Dio in cielo, dove coloro che lo conoscono meglio capiscono più distintamente di quelli che più lo vedono ciò che resta loro da vedere
>>
. E’ sempre Giovanni che ci sussurra nell’orecchio queste belle parole…. Parte del commento alla VII^ strofe.
E tutti quanti vagano
Di te dicono mille gentilezze,
E tutti più mi piagano,
Mentre muoio mi lasciano
Un non so che vanno balbettando.


Che altro aggiungere se non limitarmi a rispondere al gradito saluto di Freedom, evitando di addentrarmi sul concetto di bellezza dell’anima – la mia poi la sto ancora cercando… speleologia surreale -.
Bye
P.S.: Sunday, mi prendo un attimo di tempo per leggere attentamente… ciao
visechi is offline  

 



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