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Spiritualità - Religioni, misticismo, esoterismo, pratiche spirituali.
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Vecchio 21-02-2006, 16.04.19   #91
visechi
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Data registrazione: 05-04-2002
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Anima e religione

Citazione:
Messaggio originale inviato da freedom


Siamo disarmati, vittima di quello che la religione cristiana chiama peccato e tu, forse, chiami limite, debolezza.

La religione non fornisce risposte ai mille quesiti che in Anima sorgono spontanei.
La Religione, dall’etimo religare, dovrebbe assolvere il ruolo di tenere coesi i vari elementi costitutivi dell’Uomo per indirizzare così l’intero essere, olisticamente inteso, in uno spazio e in un’area che trascende l’esperienza sensoriale quotidiana. Dovrebbe dischiudere, in virtù della fede o della gnosi, le porte del Numinoso, senza con ciò aver la pretesa di svelare i misteri che in quest’area sono celati. La religione si propone come viatico essenziale ed imprescindibile per varcare quel limine che tiene discosto l’essere dal non-essere. Una pretesa più che ambiziosa. Dovrebbe essere la voce che risponde alle tante inquietanti domande dell’essere: domande di carattere ontologico e metafisico. Dovrebbe rappresentare la valvola di sfogo e la strada maestra percorsa dalla nostra naturale vocazione allo spirituale, a ciò, che in definitiva, trascende il materiale, pur con esso però coniugandosi. Anima e corpo, un unico “ente” che abbraccia il divino. La religione non può che mancare il suo ambizioso obiettivo.
Non risponde, infatti, alle inquietanti domande che Anima pone. La religione ha perso il logos di Dio proprio perché abbiamo perpetrato il danno di percepirci noi stessi Dio, e il logos che esprimiamo è più un logos egotico che Teologico. Abbiamo perso le tracce del sacro, del numinoso, sublimando il terrifico che è in Dio. Abbiamo profanato l’ineffabilità divina, sostituendo il deus absconditus di Giobbe, con un Dio consolatore, vicino, che ci parla, che ci ascolta e risponde, rifiutando così di vedere ed ascoltare quell’eco terrifico che promana dal quel profondo ineffabile che ci abita, che inerisce più agli inferi e al ctonio che all’empireo celestiale.
Anima, eterno sussurro espresso in emotività e in sentimento, attiene più alla vita che alla cosmologia dell’universo, e ad essa si connette nelle sue costanti rumorosità, dissertazioni, disarmonie, discrasie. Non vi è teofania o epifania se non quella ben espressa nel meraviglioso ‘Libro di Giobbe, nel corso della quale la divinità, interrogata dal giusto che soffre, tende a riaffermare la propria potenza incomprensibile per l’animo umano, tant’è che il Libro stesso si chiude con un passaggio più che mai esplicativo:

[2]Comprendo che puoi tutto
e che nessuna cosa è impossibile per te.
[3]Chi è colui che, senza aver scienza,
può oscurare il tuo consiglio?
Ho esposto dunque senza discernimento
cose troppo superiori a me, che io non comprendo.
[4]«Ascoltami e io parlerò,
io t'interrogherò e tu istruiscimi».
[5]Io ti conoscevo per sentito dire,
ma ora i miei occhi ti vedono.
[6]Perciò mi ricredo
e ne provo pentimento sopra polvere e cenere.

Null’altro rimane all’uomo se non la contrizione e l’assoluta devozione di fronte all’ineffabile.



Citazione:
che centrano le sofferenze dei bambini?


IL “dolore innocente”, quello di chi soffre e patisce senza alcuna colpa, quello dei bambini che muoiono ogni giorno di stenti o per la malvagità che pervade il mondo, quello trasfigurato nell’handicap, forse dischiude una porta alla comprensione del Creato, anche se si tratta di una porta angusta. Forse una comprensione difficile da accettare, che istiga un moto naturale di ribellione.
Dio patì e soffrì per la morte cruenta del Suo unico figlio? Alcuni testi cristiani, anche le Scritture lasciano intendere che Dio patì in prima persona la sofferenza del Figlio sulla croce. E’ proprio nel significato della croce che deve essere ricercata la motivazione che avvicini Dio (non più otiosus, non più distante, non più apatico o indifferente) all’umanità sofferente. Dio ha vissuto in sé, nella propria sostanza, le sofferenze che il Figlio patì sulla propria carne. Egli ha vissuto l’angoscia dell’abbandono che il Figlio espresse con quel gemito che da allora squarcia la terra: <Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?>. Padre che abbandona, Figlio che patisce l’abbandono del Padre. Dio – Padre e Figlio – che abbandona e patisce per questo abbandono: questa è l’aporia del insita nel cristianesimo, questa è l’immane tragedia che si consumò – senza mai consumarsi, ma riflettendosi ogni giorno nella sofferenza dell’innocente - Venerdì Santo. Sulla croce che accolse il Figlio, ma che fu tormento anche per il Padre, sua lacerazione irredimibile - nella Teologia crucis -, si fonda la Teologia della Speranza, che s’iscrive in un percorso escatologico (escathon – dell’ultimo giorno) ben dissimile dalla mal interpretata teologia dell’attesa che sfocia inevitabilmente in un nichilismo che sconfina nell’ateismo più radicale. Il vero fondamento del Cristianesimo lo si rileva proprio nella Teologia della Croce, non in quella del perdono. Solo la Croce, che unisce la Pre-storia divina – agon intra-divino coeterno al Creatore – al Figlio, dalla cui contiguità sortisce fuori la forza e l’energia dello Spirito che congiunge umanità sofferente a Dio e a Cristo, dopo le aberrazioni del secolo appena trascorso, può fornire un nuovo significato al teismo e al pensiero di Dio, senza avvertire, ma fornendo una giustificazione, anche se difficile da accettare, allo scandalo del dolore e del male.
Solo se inserito in questo scandaloso angolo di visuale, il “dolore innocente” può trovare una collocazione credibile, così pure il Male che infervora il mondo e l’umanità, solo se desunto dal dramma di Dio - ab origine – può ottenere una sua ragione d’essere, una sua, seppur poco consolante, spiegazione.
Citazione:
diamo la colpa ai padri e alle madri che li hanno concepito nella poverta?
o tu vuoi dare colpa ai tuoi genitori perche ti hanno messo al mondo quando nel mondo solo amore non ce?
siamo fatti per l'esistenza o per la non esistenza?
che centra la sofferanza che tu trasmetti a me quando e solo tua?
perche non hai capito niente del mio primo intervento in questa discussione non ti piacciono le cose elementari o dovevo stupirti
con filosofia,poesia,psicologia e letteratura?
questa e la strada
P.S.: per il resto (?????????)
visechi is offline  
Vecchio 21-02-2006, 16.43.25   #92
freedom
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No Visechi.

Non funziona il tuo approccio. Sia sì sì no no il vostro parlare.

Quello che scrivi sulla religione sono tutte chiacchiere vuote (perdona il tono, lo sai quanto ti apprezzo, è che mi sono messo nella testa la pia illusione di scuoterti). Puoi scrivere quello che hai scritto solo dopo una vita passata seguendo (praticamente!!) un insegnamento religioso. Puoi anche studiare a memoria la Bibbia, gli insegnamenti dei padri della Chiesa, tutto quello che vuoi ma non ti sposterai di un millimetro. Saranno solo esperienze immaginarie.

Ti sarà molto più utile andare dal tuo parroco (ammesso e non concesso che ti interessi la religione cattolica) e stare un pò con lui. A pregare e studiare catechismo, non a discutere.

Sei troppo portato per lo studio, sei troppo avido di sapere, sei troppo razionale.

Lasciati andare. La sapienza umana non porta da nessuna parte. La filosofia, la Teologia e tutto il resto vengono dopo la Fede.

Almeno io ho cominciato così. Ho sentito Dio. Ho sopportato la terribile incertezza del dubbio di autoingannarmi, di essere io a produrre la Fede.

E ancora oggi, naturalmente, sono tutto dubbi, incertezze, smarrimenti.

Se veramente cerchi Dio, in qualunque religione tu lo cerchi, vedrai che ti risponderà.

Altrimenti, perdona la presunzione, vuol dire che non lo cerchi davvero. Vuol dire che ti vuoi convincere (e ci stai riuscendo brillantemente) che è tutto tempo perso.

Con immutata stima e affetto, tuo devoto Freedom.
freedom is offline  
Vecchio 21-02-2006, 17.59.54   #93
turaz
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Dio è in tutto e nello stesso tempo in "nulla".
se è l'IO a guidare i passi incerti dell'uomo Dio è in tutto.
Se a muoversi è l'ego... dio non è da nessuna parte... nemmeno dove "pensi" possa essere.

un caro saluto
turaz is offline  
Vecchio 22-02-2006, 10.29.24   #94
visechi
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Anima contrita

Nel mio precedente post, a proposito della religione, ho utilizzato un termine: “Contrizione”. E’ meglio che spieghi cosa intendo… credo che rappresenti anche una risposta.

Contrizione nell’accezione più esatta, cioè atto di pentimento, ma non rivolto ad un Dio che non ci vede, che non ci ascolta, che è distante; non rivolta all’ineffabilità, dunque. Neppure rivolta ad un peccato compiuto nei suoi confronti, piuttosto un atto di pentimento rivolto al nostro intimo, alla banalizzazione di quella che è definita esperienza esistenziale, travisando spesso il senso reale del concetto esistere, essere.
Noi non siamo fautori di esperienze, non totalmente almeno, siamo solo suoi fruitori, nell’accezione, questa, meno coinvolgente possibile. Noi siamo soggetti passivi della vita. La vita si compie nell’ambito di quel profondo che è in noi – perché la nostra anima n’è una particella che per somma compone l’intero -, e che, giusta la proposizione di Eraclito, noi mai e poi mai potremo cogliere nella sua interezza, nella sua ‘Essenza danzante’. Il nostro demone è un operatore occulto che danza al suono di una sua musica anch’essa occulta, e danzando spinge e muove l’azione, quindi l’intera esperienza, che dai noi è sì esperita, ma non come attori principi, solo come spettatori ingabbiati e avvinghiati alle proprie poltrone…. Noi osserviamo noi stessi stando in platea, perdendo il significato stesso della rappresentazione che è messa in scena per noi e con noi.
La vita la spiega meglio Pirandello con i suoi ‘Sei personaggi in cerca d’autore’ che le mille filosofie trascendenti che pullulano nel planisfero. Così come il nostro Godot, e la nostra eterna attesa, sono raccontati meglio da quel folle di Beckett che dai tanti saggi di meditazione o filosofia meditativa; il nostro deserto; e il nostro perenne affacciarci sull’orlo della voragine, in attesa di un qualche evento significativo, dal Buzzati nel suo ‘Deserto dei Tartari’.
Egli – il demone - agisce nell’ombra, occultato non tanto dal tremore e timore che ci coglie, o dovrebbe coglierci ogni qualvolta c’illudiamo di precipitarci dentro quell’orrido che lo ospita, ma occultato nella sua stessa essenza, perché è evanescenza concreta, multiforme e policromatica, mutevolezza incessante che vive una propria vita vivendo dentro di te, vivendo te.

Tutto il resto è vanità (Ecclesiaste)

Quindi pentimento. Ma pentimento verso chi o cosa? Pentimento nei propri confronti per via di una ricerca spasmodica tesa a portare l’intimo di ciascuno di noi a coniugarsi con qualcosa d’esterno che non vi è, e che se anche vi fosse sarebbe troppo lontano per consentire una ricongiunzione.
Distanze incommensurabili separano il cielo dalla terra.
Pentirsi del tempo speso in ricerche che conducono sempre al medesimo punto di partenza, che sono vortici senza uno sbocco, che sono spirali il cui tracciato seguito non è mai definito nel senso di direzione, per cui non si comprende mai se si parte dal capo o dalla coda.
Non vi è una ricerca che possa curare Anima. Anima è malata per sua stessa natura, perché ha in sé il baco che la tormenta fin dalla sua origine. Anima è lacerazione, e la coscienza n’è l’alfiere, perché rende palese la dicotomia esistente fra le varie componenti che insieme contribuiscono a determinare l’essere. Vi è un solco tracciato, un fossato fra Anima - profondo intimo - e coscienza, da questa fenditura incisa nel profondo emerge e trabocca il suo vagito o il suo urlo che noi avvertiamo come labile rumors, facendo in modo che noi comprendiamo e percepiamo in commozione la sua esistenza, ma, allo stesso tempo, ci rassegna questa impossibilità di ricomporre la lacerazione di fondo, di suturare lo suqarcio esistente fra Anima e mondo, fra il resto e il nostro intimo.
Noi siamo alterità rispetto a noi stessi; alienati del mondo; erranti senza meta.
La quantità di pentimento, di contrizione occorrente per compensare l’energia dispersa, è un valore occultato anch’esso all’interno della nostra Anima.

Io conosco anche un’altra contrizione, quella rispetto alla presunzione di conoscersi fino in fondo. Pentirsi di questa disposizione egotica è anche un po’ comprendere che l’ignoto fa meno paura, è meno terrifico di quanto si possa presumere, perché non pretendendo di conoscere alcunché se non quel poco di conoscibile, allora è possibile convivere alla presenza dell’occulto, dell’ineffabile che ci vive dentro, avvertendo senza timore quell’urlo che fece dipingere a Munch un quadro epico, che è la sintesi cromatica e formale di quell’angoscia esistenziale che chiunque si osservi fino in fondo, senza peraltro mai arrivare a conoscere il proprio fondo, non può non avvertire, che è il sostrato che ci erudisce e foggia circa l’inconsistenza dei nostri molteplici Io.
Io accetto l’urlo o il brusio, la carezza e la sferza che germinano dal profondo. Non posso e non riuscirei a farne a meno… lo sento, lo avverto, ma soprattutto lo soffro.
Non sono così io che tormento me stesso, come se si trattasse di una scelta volontaria. Non è così! Quel che mi tormenta (che tormenta tutti) è proprio quel che non è possibile controllare, definire, delimitare, ciò di cui non è possibile riuscire ad avere amministrazione.

Parlo di quel Daimon che si fa udire, che si fa sentire, che ci sussurra sempre qualcosa; quel Daimon che soprattutto si fa soffrire, che, pur vivendoci dentro, pur abitando il fondo della nostra Anima, e che ogni tanto mostra la propria ombra, sempre rifugge una visita, non amando mostrarsi apertamente. E’ quel baleno che intravedi o intuisci senza mai riuscire a trattenerlo in un fotogramma.

Quale Dio puoi trovare o riterresti di poter trovare? Un Dio che soffre in sé i patimenti che macerarono le carni e avvilirono l’Anima del Figlio, o il Dio della gloria? O forse entrambi! <Dio non è morto, si è suicidato!>, così ci ammonisce un poeta. Suicidato! Appeso a due luridi legni , tenuto su da quattro chiodi rugginosi: <chiodo scaccia chiodo, ma quattro chiodi formano una croce>. Altra ammonizione derivante dalla letteratura. Noi siamo eco e rigurgito del dolore divino: un dolore senza tempo e privo di spazio, perché intride di sé tutti i tempi e pervade ogni angolo del Creato. <Non vi è Dio se non in noi!>. Questo è l’enunciato di tanta spiritualità, anche cristiana. Ma in noi che c’è? C’è gioia e c’è dolore; c’è speranza e disincanto; questa è la verità, l’unica realmente rilevabile da ognuno di noi; l’unica effettivamente presente in ogni angolo della terra. Senza orpelli, senza barocchismi scipiti, senza ricami cosmici: noi siamo il nostro Dio; Dio è in noi; noi siamo pena e dolore, gioia e gaiezza.

Per quanto attiene alla tediosa diatriba fra Io (D-Io) ed Ego, mi limiterei a rinviare ad una più attenta lettura e comprensione dei due termini: cosa indica ciascuno di loro. Ma voglio aggiungere qualcosa.
Noi abbiamo sostituito il pensiero di Dio con quello dell’(D)IO, attribuendoci caratteristiche che la nostra innegabile finitudine e limitatezza non accolgono, non contemplano, non permettono se non nella mistificazione di noi stessi.
Noi siamo umani: limitati ed imperfetti. Umani che inclinano a favore del trascendente. Da questo ci lasciamo ammaliare. Siamo variopinti grani di una policroma sabbia. Siamo un’umanità cangiante che si presenta, attraverso ciascun suo componente, in foggia sempre diversa, sempre unica. E dimmi: cosa c’è di più ammaliante e fascinoso della continua scoperta di questa sempre diversa forma?
Quando di essa cogli gli aspetti luminosi, fluorescenti, colorati e ricchi di calore interiore e non solo riflesso di quello altrui – anche se fosse solo immaginato -, dimmi ancora: non è forse incredibilmente bello arricchire se stessi di quella luce facendola anche un po’ propria? Luce che in te (me) ruba e sottrae spazio all’ombra che ti (mi) abita. Questa è la meraviglia della vita, senza scordare mai che non solo il bello affascina, ma anche l’orrido e la paura.
Ma lo ripeto, l’ho sempre detto, siamo animali strani, animali con una fortissima propensione a farsi del male, ma che nel proprio intimo si amano profondamente. Siamo agiti da forze che lottano fra loro; il nostro demone interno ci spinge a percorrere strade che pullulano d’insidie, solo quando hai superato quel tratto di strada e ti volgi indietro, riesci a scorgere le insidie che hai superato soffrendo, gioendo, patendo, cantando e danzando, anche piangendo.
Non confondere o scindere due concetti che – intuisco – mal comprendi. Questa mirabilia umana è composta e costituita da tantissimi Ego ed Io; troppo spesso siamo portati a confondere l’Io con Dio, divenendo così improbabili divinità antropomorfe.
L’essere è un condensato, un agglutine di tanti frammenti fusi in un unico ente, e ritenere rappresentativi dell’essere ciascuno di questi frammenti è sempre un errore, perché ciascuno di essi agisce in funzione delle intime caratteristiche cui è preposto, interagendo con le altre parti fino a determinare l’essere nella sua compiutezza. Che poi a ciascuno di questi frammenti sia attribuito un nome atto ad identificarlo non credo rappresenti un elemento tale da far sì che lo si elegga ad elemento costitutivo principe o precipuo dell’essere.
Ciao
visechi is offline  
Vecchio 22-02-2006, 11.19.09   #95
atisha
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Citazione:
Ma lo ripeto, l’ho sempre detto, siamo animali strani, animali con una fortissima propensione a farsi del male, ma che nel proprio intimo si amano profondamente. Siamo agiti da forze che lottano fra loro; il nostro demone interno ci spinge a percorrere strade che pullulano d’insidie, solo quando hai superato quel tratto di strada e ti volgi indietro, riesci a scorgere le insidie che hai superato soffrendo, gioendo, patendo, cantando e danzando, anche piangendo.

ciao Visechi!
Siamo proprio animali strani..più che vero...

un insieme di materia, di anima e corpo..
una obbedisce .. e l'altra comanda..e qualcosa non funziona...


atisha is offline  
Vecchio 22-02-2006, 11.40.18   #96
freedom
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Re: Anima contrita

Citazione:
Messaggio originale inviato da visechi
[b]Contrizione nell’accezione più esatta, cioè atto di pentimento,/B]

La Madre di tutte le contrizioni è, a mio avviso, contenuta nella illuminante affermazione di S.Paolo <non faccio il bene che voglio ma faccio il male che non voglio>

Citazione:
Messaggio originale inviato da visechi
ma non rivolto ad un Dio che non ci vede, che non ci ascolta, che è distante;
Perchè dici questo? Non sono d'accordo. Dio ci ama alla follia. Naturalmente non posso dimostrarlo................... .ma nemmeno tu puoi dimostrare il contrario.

Citazione:
Messaggio originale inviato da visechi
Quindi pentimento. Ma pentimento verso chi o cosa? Pentimento nei propri confronti per via di una ricerca spasmodica tesa a portare l’intimo di ciascuno di noi a coniugarsi con qualcosa d’esterno che non vi è, e che se anche vi fosse sarebbe troppo lontano per consentire una ricongiunzione.
La ricerca è l'unica cosa sensata da farsi. Forse è meglio cercarlo all'interno piuttosto che all'esterno il coniuge..............

QUOTE]Messaggio originale inviato da visechi
Pentirsi del tempo speso in ricerche che conducono sempre al medesimo punto di partenza, che sono vortici senza uno sbocco, che sono spirali il cui tracciato seguito non è mai definito nel senso di direzione, per cui non si comprende mai se si parte dal capo o dalla coda. [/quote]
Non per tutti è così. Certo tu pensi che chi afferma il contrario si autoinganna. Tuttavia sono numerosissimi, anche su questo Forum, coloro i quali da qualche parte sono arrivati............

QUOTE]Messaggio originale inviato da visechi

Ciao
[/quote]
Ciao anche a te Visechi. Resto convinto, da quello che leggo, che tu sei persona troppo in gamba, troppo capace, troppo intrisa di poesia per sciupare i tuoi talenti in logorroiche e sterili discussioni.

Abbi il coraggio di abbandonare la ricerca, rassegnati all'ineluttabilità di una vita senza capo nè coda, senza Dio, senza giustizia, senza misericordia.

Spenditi in altre cose. Parliamo d'altro: che musica ascolti?

Sempre più devoto, tuo Freedom.

Ultima modifica di freedom : 22-02-2006 alle ore 11.41.38.
freedom is offline  
Vecchio 22-02-2006, 17.10.33   #97
Jack Sparrow
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Citazione:
Messaggio originale inviato da SonoGiorgio
L'anima è un campo elettromagnetico
Citazione:
Messaggio originale inviato da turaz
l'anima è condensazione elettromagnetica di energia.
Citazione:
Messaggio originale inviato da edali
Che vibra a diverse frequenze.

Perdonali James Clerk, perchè non sanno quello che fanno!!!
Jack Sparrow is offline  
Vecchio 22-02-2006, 17.42.25   #98
sunday01
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Re: Anima contrita

Citazione:
Messaggio originale inviato da visechi
Noi siamo il nostro Dio; Dio è in noi; noi siamo pena e dolore, gioia e gaiezza.

Noi abbiamo sostituito il pensiero di Dio con quello dell’(D)IO, attribuendoci caratteristiche che la nostra innegabile finitudine e limitatezza non accolgono, non contemplano, non permettono se non nella mistificazione di noi stessi.
Noi siamo umani: limitati ed imperfetti. Umani che inclinano a favore del trascendente. Da questo ci lasciamo ammaliare. Siamo variopinti grani di una policroma sabbia.

Ciao


Noi non siamo Dio, mettiti l'anima in pace e sii gentile con lei, non maltrattarla con rimorsi e con giudizi su Dio o su noi stessi, quello che tu cerchi è in un certo senso la perfezione dell'anima ma noi noi siamo perfetti, siamo umani e proprio per questo siamo tanto cari e preziosi davanti a Dio...

Quando siamo in armonia con Dio e con gli altri anche la nostra anima trova armonia, anche nelle situazioni di angoscia e di dolore come in quelle di gioia e di allegria.

Ciao

sunday01 is offline  
Vecchio 22-02-2006, 20.10.29   #99
giuseppe di davide
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Messaggi: 366
forse ancora non avete capito che visechi cerca dio piu' di noi.
il fatto e che sta scegliendo la strada sbagliata suggerita dal suo
.............interno disprezza dio digli che non esiste, che si e suicidato,che e complice di genocidi omicidi dei lamenti di piccoli medi e grandi che non ci ascolta, che e distante e quant'altro
non avrai mai una risposta da dio!
fino a quando lo allontanerai da te con queste zuzzure non verra mai da te ti abbandonera con i tuoi ospiti interni.
ti sei chiesta-o chi sono i tuoi ospiti interni che ti fanno parlare in questo modo di dio?
prima o dopo lo saprai questa e una certezza!!!
non'e che ti fanno credere che cosi agendo con le critiche e tanto ciarlare nei suoi confronti lui si manifestera?
non credi che i tuoi ospiti interni si stanno prendendo gioco di te facendoti credere che tu cosi facendo ti prenderai gioco di dio
ed egli verra da te?
non ti sembra che stai tentando il tuo dio?
forse ancora non hai capito che dio sa di ogni tuo pensiero sibillino.
se vuoi un consiglio usa quel pentimento di cui hai parlato non verso i tuoi confronti
ma verso dio poi verso gli altri e dopo solo dopo verso i tuoi confronti.
giuseppe di davide is offline  
Vecchio 22-02-2006, 22.18.41   #100
freedom
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Messaggi: 1,503
Citazione:
Messaggio originale inviato da giuseppe di davide
forse ancora non avete capito che visechi cerca dio piu' di noi.

Io, e molti altri, l'abbiamo ben compreso, Giuseppe. Avresti dovuto assistere ad uno dei massimi contraddittori (durato anni) apparso in questo Forum, tra Visechi e Mistico. Quest'ultimo, ripieno di quello che io chiamo Spirito Santo, ha cercato con sagacia e spirito scientifico di far accorgere Visechi di quanto egli ami Dio. Di quanto Dio preme in lui per esprimersi. Ma Visechi è un osso duro: troppo colto (azzarderei dotto) e anche (sembra una contraddizione) troppo sensibile per arrendersi al Padre nostro.

Ma Dio è il pedagogo per eccellenza e, ne sono arciconvinto, non mollerà la presa su Visechi.

Non so cosa lui debba fare. Non ho consigli, suggerimenti. Anche perchè non ho verità, certezze. In pratica non ho niente da dare se non il mio affetto. Che nel caso di Visechi è, per quanto possibile via Web, molto intenso.

Nel mio caso qualcosa scattò quando decisi, rassegnato e amareggiato, di abbandonare il desiderio di stringere qualcosa tra le mie mani. Non proprio di abbandonare la ricerca. Ma di abbandonare il desiderio di arrivare a qualcosa. Non dico che ne discutevo per pura accademia ma..............

.....mi ero trasformato in un implacabile avvocato di non so nemmeno io cosa. Non volevo più sentire chiacchiere. Solo fatti dimostrabili e condivisibili. E con fredda e spietata logica ingaggiavo duelli all'ultimo avverbio con chiunque si azzardava a parlare di Spiritualità, iniziazione e quant'altro senza dimostrare alcunchè.

Dal mio cuore sgorgava l'amarezza. Profonda e triste. Era la nostalgia di casa....................

.....poi, quello che io chiamo Spirito Santo, mi prese per mano e mi mise sulla strada che ancor oggi, a mio avviso, sembra essere quella giusta: carità, carità e ancora carità. Sotto la capace guida del mio parroco. Di mio padre.



freedom is offline  

 



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