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Spiritualità - Religioni, misticismo, esoterismo, pratiche spirituali.
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Vecchio 28-02-2006, 18.22.09   #1
Uno
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Io Corpo

Da bambino ho iniziato a conoscere il corpo ogni volta che mi facevo male o che qualcosa entrava in squilibrio, avevo fame e sapevo che io ero qualcosa che doveva mangiare, mi faceva male la pancia e sentivo una pressione e sapevo che ero qualcosa che doveva andare in bagno, poi ho iniziato ad esplorare questo corpo con i mezzi a mia disposizione, il tatto, la bocca (sempre tatto è in questo caso.. ma assume anche altri valori) e ho scoperto che qualcosa... un "me" esisteva anche quando non mi facevo male o avevo problemi.
Dopo ho cercato di trovare i confini tra questo me e il mondo esterno, ho scoperto che non posso stare in due posti insieme e che con la bocca non potevo mangiarmi tutto, con il tatto lo stesso, l'olfatto poteva sentire un mio odore ma non tutto me, con l'udito potevo sentire solo alcuni rumori che provocavo ma questi non erano tutto me.
Mi rimaneva la vista, ma scopri presto che per quanto giravo il collo e gli occhi non potevo vedermi tutto.... e allora scoprii gli specchi, anzi il mio iniziatore è stato uno specchio da armadio nella camera dei miei, dopo un pò di prove ho capito che quella nello specchio era la mia immagine... non ero io... non era quel me che cercavo di vedere intero ma me ne dava l'idea, potevo seguire con lo sguardo tutti i contorni del mio corpo, quello che in quel momento era il "me".
Meno male che dopo averci giocato mezza giornata ho capito diverse cosette, per quanto mi contorcessi una zona di me rimaneva sempre oscura, avrei potuto utilizzare una combinazione di altri specchi (questo lo so ora, quella volta ero un bambino.. attento osservatore ma mica un avatar) ma mai avrei potuto, ne potrò vedermi tutto intero in quel modo.
Adesso capisco perchè usavo la bocca... volevo mangiarmi... volevo entrare in comunione con me stesso, se ci fossi riuscito mi sarei visto dall'interno, mi sarei Compreso tutto.
Che intelligente che ero.... come tutti i bambini... poi quel bambino che da qualche parte è sempre stato in me ha suggerito: "perchè non provi a fare qualcosa di simile immaginando che il tuo corpo sia tutto l'universo? Ricordati però che in questo universo c'è anche il tuo corpo di carne... sempre da quello devi cominciare" Ma questa è un'altra storia...


Non ho velleità di romanziere, vi ho raccontato realmente alcuni brandelli della mia vita... so già che da una parte ne sarò contento, dall'altra mi pentirò... del resto anche se ho visto la parte che rimaneva nascosta nel riflesso dello specchio... questa esiste ancora... so come è fatta.. questo è bene.. ma sempre sarà complementare a quella visibile.
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Vecchio 28-02-2006, 19.11.32   #2
sisrahtac
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Se uno conosce il proprio corpo conosce anche l'universo. Sìsì... (da qualche parte avranno origine le idee di corpo astrale, corpo eterico, ecc...che connettono le due cose)
Cmq dalla percezione del nostro corpo nasce la nostra percezione del mondo, le nostre proiezioni(..si potrebbe fare una mappa di terre emerse, oceani, vulcani, cieli e costellazioni...)
..nonchè tutti i nostri stati di coscienza, che derivano sempre da li...

Quando io parlo di stelle ad esempio non sto parlando di stelle ma di luci nell'etere, suoni nella gola...ma farà poi differenza?

Ultima modifica di sisrahtac : 28-02-2006 alle ore 19.13.15.
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Vecchio 28-02-2006, 21.51.21   #3
VanLag
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Messaggio originale inviato da Uno
…….. dopo un pò di prove ho capito che quella nello specchio era la mia immagine... non ero io... non era quel me che cercavo di vedere intero ma me ne dava l'idea, potevo seguire con lo sguardo tutti i contorni del mio corpo, quello che in quel momento era il "me".
Mi è venuto nelle mani, (in maniera del tutto casuale perché non doveva essere in quel posto), uno scritto di Douglas Harding. Anche se Douglas arriva a conclusioni diverse dalla tue, (nel senso che perde il legame col corpo di carne), ci vedo molte inerenze con quanto esprimi, quindi, spinto da questa coincidenza di fatalismi, posto, pur conscio che, per molti, questa idea così semplice della scoperta di noi stessi, non eserciterà alcuna fascino. (Ma dove è scritto che deve essere affascinante?)

Il giorno più bello della mia vita, la mia rinascita, per così dire, fu quando mi accorsi di non avere la testa. Non è una battuta, un’arguzia che vuole ad ogni costo destare interesse. Lo dico con la massima serietà: - non ho la testa –
Feci questa scoperta a 33 anni. Benché fosse certamente inaspettata, fu la risposta ad una ricerca pressante; da diversi mesi ero così assorbito dalla domanda: “Chi sono?”
Probabilmente il fatto che a quel tempo mi trovassi sull’Himalaya ha poco a che fare con la mia scoperta, per quanto si dice che in quelle regioni siano più frequenti gli stati mentali insoliti.
Comunque sia, la giornata era molto calma e luminosa e la vista, dal crinale su cui mi trovavo, spaziava su valli nebbiose e sulla catena delle montagne più alte del mondo, formavano uno scenario degno della visione più sublime ed elevata.
Quel che accadde in effetti era assurdamente semplice e normale: per un momento smisi di pensare. La ragione, l’immaginazione e tutto il chiacchierio mentale si spensero. Per una volta rimasi davvero senza parole. Dimenticai il mio nome, la mia umanità, la mia esistenza oggettiva, tutto quel che potremmo definire io e mio. Il passato e il futuro si dileguarono. Era come se fossi nato in quell’istante, nuovo fiammante, senza mente, privo di tutti i ricordi. Esisteva solo l’ora, il momento presente e ciò ne faceva chiaramente parte.

Mi bastò guardare e scoprii pantaloni color kaki che finivano in basso in un paio di scarpe marroni, maniche kaki che terminavano alle due estremità con un paio di mani rosa e una camicia kaki che finiva in alto con…… assolutamente nulla! Certamente non con una testa.

Notai immediatamente che questo nulla, questo buco dove avrebbe dovuto esserci la testa, non era un vuoto ordinario, un puro niente. Al contrario, era densamente pieno. Era una vasta vacuità immensamente colma, un nulla che aveva posto per ogni cosa: posto per l’erba, gli alberi, le colline lontane e indistinte e per le cime nevose che le sovrastano come una linea di nuvole angolose sospese nel cielo azzurro. Avevo perso una testa ma avevo guadagnato il mondo.
Tutto era letteralmente stupefacente. Smisi quasi di respirare, assorto nel Dato. Vi era uno spettacolo superbo che risplendeva radiosamente nell’aria tersa, solo e senza sostegno, sospeso misteriosamente nel vuoto e (ed era questo il vero miracolo, la meraviglia e la gioia) totalmente privo di un”io”, incontaminato da un qualsiasi osservatore. La sua presenza totale era la mia assenza totale, d’anima e di corpo. Più leggero dell’aria, più trasparente del vetro, totalmente libero dall’io, non ero in nessun luogo.
Eppure nonostante il carattere magico e misterioso della visone, non era un sogno ne una rivelazione esoterica. Proprio il contrario: sembrava un risveglio improvviso dal sonno della vita ordinaria, la fine di un sogno.
Era la realtà che brillava di luce propria e per una volta si era liberata totalmente della mente oscurante. Era la rivelazione, infine, del perfettamente ovvio. Era un momento di lucidità in una vita confusa, avevo smesso di ignorare qualcosa che, (fin dalla prima infanzia in ogni caso), ero sempre stato troppo occupato, troppo intelligente o troppo spaventato per vedere. Era una attenzione pura, acritica, a ciò che era sempre stato sotto i miei occhi: la mia assoluta mancanza di un viso.
In breve, tutto era perfettamente semplice, chiaro e comprensibile, al di là delle discussioni, del pensiero e delle parole. Non sorgevano domande né riferimenti a un qualcosa oltre l’esperienza stessa, ma vi era solo pace e una quieta gioia, e la sensazione di avere abbandonato un fardello intollerabile.


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Vecchio 01-03-2006, 09.25.33   #4
Yam
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Quel libro non sono mai riuscito a leggerlo (La Via Senza Testa) e personalmente non ci trovo nulla di interessante in quell'accadimento....e nello stato che ne consegue. Permane una forma di ignoranza che non sa fornire risposte al problema della condizione umana. E' uno sblocco spontaneo che puo' accadere, vedi anche Eckart Tolle, oltretutto impermanente e piu' o meno stabile...una sorta di droga naturale e quasi perfetta.
Nel trezo e quarto secolo dopo cristo l'India era piena di Buddisti in quello stato. Nacque il Mahayana a tutta risposta, che sotanzialmente significa "state con i piedi per terra".....il Tantrismo Buddista che nacque da quello Shivaita si integro' perfettamente con il Mahayana. Tantra infatti ha radici profonde nel terreno.
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Vecchio 01-03-2006, 10.08.00   #5
Uno
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Messaggio originale inviato da VanLag
Anche se Douglas arriva a conclusioni diverse dalla tue, (nel senso che perde il legame col corpo di carne), ci vedo molte inerenze con quanto esprimi, quindi, spinto da questa coincidenza di fatalismi, posto, pur conscio che, per molti, questa idea così semplice della scoperta di noi stessi, non eserciterà alcuna fascino. (Ma dove è scritto che deve essere affascinante?)

Dicono che le medicine cattive (di gusto cattivo) facciano meglio, ok è una generalizzazione... ma c'è un fondo di verità... il fascino è importante finchè invece di esercitarlo lo si subisce, poi in psicologia una delle cose che azzeccano è che ci da fastidio e facciamo crociate sempre verso ciò che temiamo o non com-prendiamo.
Si è vero che sono esperienze banali, stupide, ma non scherzavo o spettacolarizzavo sul fatto che il tutto è mi è successo a pochi anni di vita, solo la parte analizzante (analisi intesa come razionalizzazione che intendiamo comunemente) è venuta dopo, come sono sicuro sia successo a Douglas... nel momento che vivi quelle esperienze come fai da bambino non ci ragioni sopra... osservi e si la mente lavora ma ad un livello prima delle parole e prima anche delle immagini, è una mente primordiale quella che analizza l'esperienza, non è infatti un analisi basata sulla memoria come fa la nostra mente "conscia" attuale, anche se memorizza.
Un suo pensiero è come un punto luce, un flash, è molto potente (inteso come intensità e come distanze spazio/tempo che percorre) un esperienza vissuta così rimane in "noi" per sempre... intendo che si memorizza al di la del nostro piccolo io.
Allo stesso modo puoi dire che la mente è spenta, la mente come siamo abituati a definirla, non vi sono i pensieri che attraiamo di solito... però è ovvio che la mente non è realmente spenta... altrimenti scompariremmo... è come la storia del vuoto che non è vuoto... il problema è proprio che chi arriva su certe vette per cercare di esprimersi deve spezzare il continuo logico del pensiero comune, se non ti si dice che la mente è spenta tu (un tu discorsivo) andrai in cerca di una mente una via di mezzo ma che rimane sempre nel comune stato... se ti dice che la mente è spenta è possibile che tu possa arrivare a capire che spenta significa altra modalità, è spenta nel comune modo di intendere.
Anche il corpo è mente...
La mente che mente è quella che usiamo normalmente tutti i giorni, con pensieri, parole ed immagini che se va bene (nella massa) sono nostri per l'1%...
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Vecchio 01-03-2006, 10.14.20   #6
turaz
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"la mente che mente" (Osho?) rappresenta il mondo del 99% (Yehuda Berg?)

ma a noi interessa l'1% ed è lì che sta la "chiave".


ciao
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Vecchio 01-03-2006, 10.30.33   #7
Yam
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La mente che mente è quella che usiamo normalmente tutti i giorni, con pensieri, parole ed immagini che se va bene (nella massa) sono nostri per l'1%...

Se, chiamiamola natura, ha dotato l'essere umano di una mente discorsiva, un motivo c'e'....non e' un errore della totalita', non e' un peccato originale, non e' una "caduta"....da una dimensione di purezza originaria. (questo e' il falso mito...)

Per questo Tradizioni come il Tantra lavorano non sul Vuoto ma sul Movimento, perche' il pensiero e' Energia.
Nel Mahayana si dice unione di Chiara Luce e Vacuita'.

La mente che mente e' sostanzialmente un modo di dire che e' fuorviante, perche'?

Ci sono persone che devono stare li dove sono, perche' quello e' il loro livello evolutivo, se non si e' capaci di vedere come avviene l'evoluzione al livello dell'identificazione...manca un pezzo....di visione.....

Sono sempre il solito rompi.....

Piuttosto e' interessante il discorso degli specchi.
Le antiche barberie, come se ne vede ancora qualcuna in giro, erano dei luoghi filosofici, proprio per la presenza di specchi disposti in un certo modo....

Yam is offline  
Vecchio 01-03-2006, 10.39.34   #8
VanLag
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….. un esperienza vissuta così rimane in "noi" per sempre... intendo che si memorizza al di la del nostro piccolo io……
Forse perché non è un’esperienza, ma è la base stessa di tutte le esperienze, è ciò che sei/siamo nella nostra intima essenza.....

VanLag is offline  
Vecchio 01-03-2006, 10.46.01   #9
Yam
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Forse perché non è un’esperienza, ma è la base stessa di tutte le esperienze, è ciò che sei/siamo nella nostra intima essenza.....


Scusa Van, ma tu sei cio' che sei in questo momento, quella e' la tua intima essenza, quello e' il Tuo Spirito. O pensi di essere qualcos'altro e vorresti essere qualcos'altro?

Quella descritta piu' su e' una esperienza....e di esperienze tu cresci e crescerai sino alla fine (della scuola)....quando la campanella suonera'.
Yam is offline  
Vecchio 01-03-2006, 10.56.09   #10
Mirror
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Il corpo funziona...ma non è tutto.

...Perfino mentre dormi, continui a respirare: la natura non ha lasciato nelle tue mani le funzioni essenziali del corpo e della vita: non si è fidata di te, perché se la respirazione fosse nelle tue mani, inizieresti a pensare quanto respirare, oppure a discutere se è giusto respirare mentre dormi. Sembra un po' strano fare due cose nello stesso tempo: dormire e respirare; respirare sembra una sorta di disturbo, durante il sonno. Ma in questo caso, il tuo sonno sarà eterno!

Il battito del cuore, la circolazione del sangue, non dipendono dal tuo controllo;la natura ha tenuto nelle sue mani tutto ciò che è essenziale. Tu non sei affidabile ;puoi dimenticartene, e in quel caso non ci sarebbe neppure il tempo di dire: "Mi spiace, mi sono dimenticato di respirare. Dammi un'altra opportunità!" Neppure quel minimo di errore è possibile. Non esiste una seconda opportunità.

Ma la meditazione non fa parte della tua biologia, della tua fisiologia, della tua chimica; non appartiene al normale flusso vitale. Se vuoi restare un comune essere umano per tutta l'eternità, puoi restare nello stato in cui ti trovi. Così come sei, la natura ha raggiunto un punto dell'evoluzione in cui non occorre altro: sei perfettamente in grado di procreare, e questo è sufficiente. Tu morirai, e i tuoi figli, a loro volta, perpetueranno la specie, continueranno a fare le stesse idiozie che stai facendo tu. Qualcuno entrerà a far parte di una congregazione, si affilierà a una chiesa; qualche altro idiota terrà prediche, sermoni, e l'intero gioco continuerà... non c'è nulla di cui preoccuparsi.

La natura è arrivata a un punto oltre il quale, a meno che tu non ti assuma una responsabilità individuale, non puoi crescere. Più di così la natura non può fare, ha fatto a sufficienza: ti ha dato la vita, ti ha dato un'opportunità; ora dipende da te come usarla.

La meditazione è una tua libertà, non una necessità biologica. Puoi imparare, usando ogni giorno un po' di tempo, a rafforzare la tua meditazione, a renderla più salda nel tuo essere, ma poi devi portarne con te la fragranza, per tutto il giorno.
(Osho)

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