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Spiritualità - Religioni, misticismo, esoterismo, pratiche spirituali.
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Vecchio 03-09-2006, 17.11.13   #1
Vyvyan
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Il richiamo del sacro

Molti di noi, spesso, si sentono chiamare verso un certa dimensione o modo di vivere la sfera sacra, parlo per lo meno delle persone che solitamente si mettono in ascolto dei segnali che lancia la vita.
Voi come siete giunti alla vostra attuale dimensione sacra? Quando il richiamo di una certa religione o filosofia di vita (qualsiasi essa sia) vi ha attirati e come l'avete seguita? Come avete fatto per passare da un credo ad un altro, se è successo? E questo passaggio l'avete vissuto con sensi di colpa, dubbi, ritrosie o serenità?
Come vivete la scelta di aver seguito questo richiamo in relazione con quello che ci sarà dopo la morte?
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Vecchio 03-09-2006, 21.35.56   #2
angelo2
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Riferimento: Il richiamo del sacro

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Originalmente inviato da Vyvyan
Molti di noi, spesso, si sentono chiamare verso un certa dimensione o modo di vivere la sfera sacra, parlo per lo meno delle persone che solitamente si mettono in ascolto dei segnali che lancia la vita.
Voi come siete giunti alla vostra attuale dimensione sacra? Quando il richiamo di una certa religione o filosofia di vita (qualsiasi essa sia) vi ha attirati e come l'avete seguita? Come avete fatto per passare da un credo ad un altro, se è successo? E questo passaggio l'avete vissuto con sensi di colpa, dubbi, ritrosie o serenità?
Come vivete la scelta di aver seguito questo richiamo in relazione con quello che ci sarà dopo la morte?

è come cercare di aprire una cassaforte ad orecchio. Giri gli ingranaggi finchè senti quel piccolo click che ti dice che hai indovinato un numero. Basta avere delle buone orecchie, e ovviamente una cassaforte senza le chiavi.
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Vecchio 04-09-2006, 10.28.09   #3
vagabondo del dharma
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Riferimento: Il richiamo del sacro

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Originalmente inviato da Vyvyan
Molti di noi, spesso, si sentono chiamare verso un certa dimensione o modo di vivere la sfera sacra, parlo per lo meno delle persone che solitamente si mettono in ascolto dei segnali che lancia la vita.
Voi come siete giunti alla vostra attuale dimensione sacra? Quando il richiamo di una certa religione o filosofia di vita (qualsiasi essa sia) vi ha attirati e come l'avete seguita? Come avete fatto per passare da un credo ad un altro, se è successo? E questo passaggio l'avete vissuto con sensi di colpa, dubbi, ritrosie o serenità?
Come vivete la scelta di aver seguito questo richiamo in relazione con quello che ci sarà dopo la morte?

Io ho avuto una fase molto convenzionale di tiepida pratica cattolica e quello che mi ha condotto alla scoperta del sacro, ma di un sacro radicalmente diverso, basato soprattutto sull'esperienza interiore, è stato un libro che ho letto al'età di 18 anni: "La ricerca della felicità" di Krishnamurti.

Mi si è aperto un mondo nuovo, che,da un lato, costituisce una ricchezza quotidiana, basata sulla conoscenza interiore e sulla comprensione di ciò che mi accade, dall'altro, rappresenta una sfida difficile, una strada lastricata anche di cadute e sofferenze, che in qualche modo spero saranno utili.

Per dirla con Henry Miller, il mio senso del sacro si può racchiudere in una sua affermazione: "Sono alla ricerca di un nuovo modo di vedere le cose".

Non è per niente semplice, ma espremamente stimolante e interessante sapere che questo "modo nuovo" esiste...
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Vecchio 04-09-2006, 11.27.36   #4
Vyvyan
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Riferimento: Il richiamo del sacro

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Originalmente inviato da angelo2
è come cercare di aprire una cassaforte ad orecchio. Giri gli ingranaggi finchè senti quel piccolo click che ti dice che hai indovinato un numero. Basta avere delle buone orecchie, e ovviamente una cassaforte senza le chiavi.

Ciao Angelo,
hai usato una metafora bellissima!
Ti va di raccontarmi la tua esperienza personale? Come hai fatto a sentire che quella era la tua cassaforte, quella giusta?
Certe volte il richiamo è fortissimo ma il giudizio intellettivo può bloccare, il retroterra religioso sul quale si è stati educati può creare sensi di colpa e/o dubbi. E' un po' come staccarsi dal nido per volare, oppure come staccarsi da una sponda per il mare. Col timore che la barca sulla quale sei salito possa portarti in mezzo all'acqua e niente più o con la speranza di approdare a una nuova riva, quella di ciò che tu senti essere "casa tua".
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Vecchio 04-09-2006, 11.35.09   #5
Vyvyan
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Originalmente inviato da vagabondo del dharma
Io ho avuto una fase molto convenzionale di tiepida pratica cattolica e quello che mi ha condotto alla scoperta del sacro, ma di un sacro radicalmente diverso, basato soprattutto sull'esperienza interiore, è stato un libro che ho letto al'età di 18 anni: "La ricerca della felicità" di Krishnamurti.

Mi si è aperto un mondo nuovo, che,da un lato, costituisce una ricchezza quotidiana, basata sulla conoscenza interiore e sulla comprensione di ciò che mi accade, dall'altro, rappresenta una sfida difficile, una strada lastricata anche di cadute e sofferenze, che in qualche modo spero saranno utili.

Per dirla con Henry Miller, il mio senso del sacro si può racchiudere in una sua affermazione: "Sono alla ricerca di un nuovo modo di vedere le cose".

Non è per niente semplice, ma espremamente stimolante e interessante sapere che questo "modo nuovo" esiste...

Ciao Vagabondo!
Grazie per aver risposto al mio topic!
Hai parlato di esperienza pregressa come Cattolico. E' stato solo il libro di Krishnamurti a farti cambiare rotta, oppure sentivi già da tempo qualcosa che ti bolliva dentro e che, nonostante gli sforzi per razionalizzarla, continuava a chiamarti a sè?
Credi che se quel richiamo ti chiama verso una dimensione che ti fa sentire serena, che ti dona pace e ti fa sentire nel giusto, sia un richiamo verso la tua vera "casa"?
Il tuo background cattolico ti influenza ancora nelle scelte, oppure il cammino che hai intrapreso è talmente inondato dalla luce che non te ne penti e vai avanti per la tua strada?
E' giusto seguire quel richiamo così forte?
Si dice che certe religioni pongano troppo l'accento sul sè, senza porlo sull'Altro. Ma ho sempre pensato che se non amo me stessa, se non provo a cambiare me stessa in meglio (e seguire quel richiamo che può essere diverso da quello impartito dalla famiglia o dall'ambiente sociale in cui sono cresciuta), se non "rinasco" io come persona - lì dove sento il bisogno di farlo perché nella mia vita devono cambiare delle cose - non potrò mai dare nulla di buono all'Altro. Né tantomeno arricchirlo, se non ho io dentro qualcosa da dargli. Cosa ne pensi?
PS scusa le mille domande ma, quando sento di aver trovato terreno fertile in qualcuno, sento anche l'incessante bisogno di confrontarmi con lui!
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Vecchio 04-09-2006, 12.49.18   #6
vagabondo del dharma
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Riferimento: Il richiamo del sacro

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Originalmente inviato da Vyvyan
Ciao Vagabondo!
Grazie per aver risposto al mio topic!
Hai parlato di esperienza pregressa come Cattolico. E' stato solo il libro di Krishnamurti a farti cambiare rotta, oppure sentivi già da tempo qualcosa che ti bolliva dentro e che, nonostante gli sforzi per razionalizzarla, continuava a chiamarti a sè?
Credi che se quel richiamo ti chiama verso una dimensione che ti fa sentire serena, che ti dona pace e ti fa sentire nel giusto, sia un richiamo verso la tua vera "casa"?
Il tuo background cattolico ti influenza ancora nelle scelte, oppure il cammino che hai intrapreso è talmente inondato dalla luce che non te ne penti e vai avanti per la tua strada?
E' giusto seguire quel richiamo così forte?
Si dice che certe religioni pongano troppo l'accento sul sè, senza porlo sull'Altro. Ma ho sempre pensato che se non amo me stessa, se non provo a cambiare me stessa in meglio (e seguire quel richiamo che può essere diverso da quello impartito dalla famiglia o dall'ambiente sociale in cui sono cresciuta), se non "rinasco" io come persona - lì dove sento il bisogno di farlo perché nella mia vita devono cambiare delle cose - non potrò mai dare nulla di buono all'Altro. Né tantomeno arricchirlo, se non ho io dentro qualcosa da dargli. Cosa ne pensi?
PS scusa le mille domande ma, quando sento di aver trovato terreno fertile in qualcuno, sento anche l'incessante bisogno di confrontarmi con lui!

Grazie delle tante domande, che mi possono aiutare a spiegare meglio quello che è avvenuto in me.

In me il "senso del sacro" è sempre stato molto sviluppato. Quando parlavo di essere cattolico, mi riferivo soprattutto all'infanzia e alla prima adolescenza, quando addirittura sono stato chierichetto. Ricordo che mentre servivo messa speravo sempre che qualcosa di grandioso potesse accadere. Forse più che sacro avevo un approccio magico alla religione, con un'abbondante spruzzata di superstizione instillatami da un'educazione prettamente cristiana.

Poi ho avuto la mia fase ideologica, in cui la politica ha preso il sopravvento sulla religione, salvo ritornare ad essa attraverso scoperte esaltanti da un punto di vista culturale. Krishnamurti l'ho scoperto proprio durante questa fase di grande "curiosità" culturale. Anche Herman Hesse è stato uno stimolo ad approfondire determinate tematiche.

Il "senso di Dio", più che del sacro, mi ha accompagnato sempre. Ricordo lunghi dialoghi con Gesù. Ricordo anche di avere innato una forte percezione del Karma, nel senso che quando mi comportavo male sapevo di potere aspettarmi una punizione "divina" e quando bene una ricompensa. Punzioni e ricompense che arrivavano subito, però, non c'era da aspettare l'aldilà.

La mia fase di "ricerca", invece, è cominciata verso i venti anni e devo dire che i risultati non sono stati sempre grandiosi, anzi. Non sono mai stato "inondato dalla luce", ma ho apprezzato le piccole conquiste quotidiane esperite grazie ad un determinato percorso di crescita personale. Tra le conquiste più importanti, una progressiva perdita del "senso di colpa", attecchito ben bene in me grazie alla pratica cattolica. Gesù, però, rimane un punto fermo nella mia vita. Dietro le metafore del Vangelo ci sono insegnamenti di grandissimo spessore, che non confliggono affatto con le mie recenti scelte.

Il problema dell'aiuto da portare agli altri non si pone. Se ci si sente di farlo, anche quando non si è molto avanti nella realizzazione del sè, occorre farlo. L'importante è che non si ricerchi attraverso gli altri forme di rafforzamento del proprio io e del proprio egoismo. Gesti disinteressati possono essere sempre molto belli. Il problema è che difficilmente il bene fatto agli altri si fa "senza che la mano destra sappia cosa abbia fatto la sinistra". Quasi sempre si cerca una gratificazione. Sia chiaro, però, che migliorare le condizioni di vita o psicologiche degli altri e ridurne le sofferenze, secondo me, a prescindere dalla propria crescita personale, è comunque sempre auspicabile.

Io, quello che posso dire, è che non ho un'idea precisa di quello che sto facendo, non ho molte certezze, nè cerco insistentemente di cambiare le cose che non vanno nella mia vita. Stare nel presente, essere consapevole di quello che faccio, questo mi aiuta a progredire e a vedere un po' meglio le cose. Ma sono soltanto all'inizio e mi accontento di poco.

Il terreno fertile spero dia qualche frutto...

Grazie

a presto
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Vecchio 04-09-2006, 13.51.23   #7
Vyvyan
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Originalmente inviato da vagabondo del dharma
Grazie delle tante domande, che mi possono aiutare a spiegare meglio quello che è avvenuto in me.

In me il "senso del sacro" è sempre stato molto sviluppato. Quando parlavo di essere cattolico, mi riferivo soprattutto all'infanzia e alla prima adolescenza, quando addirittura sono stato chierichetto. Ricordo che mentre servivo messa speravo sempre che qualcosa di grandioso potesse accadere. Forse più che sacro avevo un approccio magico alla religione, con un'abbondante spruzzata di superstizione instillatami da un'educazione prettamente cristiana.
Poi ho avuto la mia fase ideologica, in cui la politica ha preso il sopravvento sulla religione, salvo ritornare ad essa attraverso scoperte esaltanti da un punto di vista culturale. Krishnamurti l'ho scoperto proprio durante questa fase di grande "curiosità" culturale. Anche Herman Hesse è stato uno stimolo ad approfondire determinate tematiche.

Il "senso di Dio", più che del sacro, mi ha accompagnato sempre. Ricordo lunghi dialoghi con Gesù. Ricordo anche di avere innato una forte percezione del Karma, nel senso che quando mi comportavo male sapevo di potere aspettarmi una punizione "divina" e quando bene una ricompensa. Punzioni e ricompense che arrivavano subito, però, non c'era da aspettare l'aldilà.

La mia fase di "ricerca", invece, è cominciata verso i venti anni e devo dire che i risultati non sono stati sempre grandiosi, anzi. Non sono mai stato "inondato dalla luce", ma ho apprezzato le piccole conquiste quotidiane esperite grazie ad un determinato percorso di crescita personale. Tra le conquiste più importanti, una progressiva perdita del "senso di colpa", attecchito ben bene in me grazie alla pratica cattolica. Gesù, però, rimane un punto fermo nella mia vita. Dietro le metafore del Vangelo ci sono insegnamenti di grandissimo spessore, che non confliggono affatto con le mie recenti scelte.

Il problema dell'aiuto da portare agli altri non si pone. Se ci si sente di farlo, anche quando non si è molto avanti nella realizzazione del sè, occorre farlo. L'importante è che non si ricerchi attraverso gli altri forme di rafforzamento del proprio io e del proprio egoismo. Gesti disinteressati possono essere sempre molto belli. Il problema è che difficilmente il bene fatto agli altri si fa "senza che la mano destra sappia cosa abbia fatto la sinistra". Quasi sempre si cerca una gratificazione. Sia chiaro, però, che migliorare le condizioni di vita o psicologiche degli altri e ridurne le sofferenze, secondo me, a prescindere dalla propria crescita personale, è comunque sempre auspicabile.

Io, quello che posso dire, è che non ho un'idea precisa di quello che sto facendo, non ho molte certezze, nè cerco insistentemente di cambiare le cose che non vanno nella mia vita. Stare nel presente, essere consapevole di quello che faccio, questo mi aiuta a progredire e a vedere un po' meglio le cose. Ma sono soltanto all'inizio e mi accontento di poco.



Grazie

a presto

Grazie, Vagabondo, delle tue bellissime parole.
Posso solo rispondere, a quanto da te scritto, che sono senza parole e che ho ancora i brividi lungo la schiena. Mentre ti leggevo mi sembrava di leggere frammenti di pagine scritte da me... le percezioni, il modo di sentire, il modo di vivere certe sensazioni, il modo di perseguire un certo percorso... Ho evidenziato in grassetto tutto ciò che nelle tue parole contiene me stessa, per ricordarmelo. E ricordandomelo mi hai fatto un gran bene. Ho avuto l'impressione, mentre ti leggevo, di avere dinnanzi a me uno specchio con la mia immagine riflessa!
Davvero senza parole! Incredibile come due anime straniere possano parlare un linguaggio così simile! Tu vagabondo... io anima in viaggio!
Ancora grazie e buonissima permamenenza in questo splendido forum!
PS leggerò il libro da te indicato e poi, chissà, potremo discuterne!

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Il terreno fertile spero dia qualche frutto...

Non qualche, tanti!
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Vecchio 04-09-2006, 14.01.08   #8
VanLag
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Originalmente inviato da Vyvyan
Voi come siete giunti alla vostra attuale dimensione sacra? Quando il richiamo di una certa religione o filosofia di vita (qualsiasi essa sia) vi ha attirati e come l'avete seguita? Come avete fatto per passare da un credo ad un altro, se è successo? E questo passaggio l'avete vissuto con sensi di colpa, dubbi, ritrosie o serenità?
Come vivete la scelta di aver seguito questo richiamo in relazione con quello che ci sarà dopo la morte?
Osserva la tua ricerca, tanto più è pulita ed onesta, tanto più hai diritto alle risposte che cerchi.

Per alcune delle molte domande che fai avevo anticipato le risposte nel post di apertura del seguente 3d https://www.riflessioni.it/forum/show...lig ht=Ramana

Prova a vedere se c'è qualche cosa che ti può essere utile.

VanLag is offline  
Vecchio 04-09-2006, 16.30.28   #9
Vyvyan
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Originalmente inviato da VanLag
Osserva la tua ricerca, tanto più è pulita ed onesta, tanto più hai diritto alle risposte che cerchi.

Per alcune delle molte domande che fai avevo anticipato le risposte nel post di apertura del seguente 3d https://www.riflessioni.it/forum/show...lig ht=Ramana

Prova a vedere se c'è qualche cosa che ti può essere utile.


Carissimo Van, grazie per aver voluto condividere con me un piccolo grande pezzettino di te!
L'ho trovato molto bello come gesto ed efettivamente ho trovato uno spicchio di luce in più per la mia ricerca! E non lo dico così per dire! Diciamo che ho notato che ci sono alcune persone del forum che hanno percorsi di crescita interiore davvero molto, molto simili tra loro e al mio! Certo, le parole di Vagabondo sembravano proprio scritte da me. Ma questa somiglianza di... energie mi colpisce. E' come se questo luogo fosse una sorta di incrocio virtuale di energie umane. NON è un caso che ci ritroviamo qui.
Sul tuo tiopic ho letto che hai chiuso con la tua religione precedente praticamente da un giorno all'altro; per quanto, ne sono certa, qualcosa stesse già ribollendo dentro di te. Sbaglio?
In che modo l'impronta del tuo passato (dal punto di vista religioso) influenza ancora la tua camminata verso il richiamo?
Sai, io vivo il richiamo come... "il richiamo della foresta", quel suono nitido, piacevolissimo, che mi infonde una grandissima pace interiore, che giunge da lontano, molto lontano e mi eomziona ogni volta che lo sento. Per lungo tempo ho provato a resistergli, ma sentivo di resistere alla mia Natura perché, in fondo, è un'impronta che mi porto dalla nascita (non può essere un caso che ad appena 13 anni fossi così innamorata della casa indiana di una mia amica e dell'atmosfera che vi si respirava!).
E forse quello stesso richiamo lo sentite anche tu, Vagabondo, Angelo2, chissà... come se ci fossero persone che, pur abitando ai quattro angoli della Terra (si fa per dire) odano lo stesso suono.
Io ho intrapreso un cammino, più o meno intorno ai vent'anni (anch'io!), divenuto più concreto negli ultimi 5 anni! Eppure certe volte l'educazione religiosa ricevuta in precedenza ancora si fa sentire e mi trasmette qualche remora, qualche timore di sbagliare. I "sensi di colpa" di cui parla Vagabondo che, nel tempo si affievoliscono divenendo "presa di responsabilità" (il senso della colpa, fin quando resta fine a se stesso lascia il tempo che trova, secondo me) ancora, qualche volta, emergono.
Forse è tutto normale.
Però so anche che se dovessi vivere diversamente il mio rapporto col sacro, con Dio, mi costringerei a sentire qualcosa che non sento e che ad altri appartiene (ai miei genitori, ai miei educatori ecc.). Inoltre, per quanto certe volte faccia resistenza al richiamo di cui sopra, la vita non fa che lanciarmi segnali, mettere sulla mia strada persone ed eventi che mi conducono lì! Per esempio, l'altro giorno, nel giro di un solo giorno, mi è capitato di vedere un servizio sul rebirthing, un altro sull'India (verso cui sto progettando un viaggio) e di imbattermi in diversi siti sulla meditazione a stretto contatto con la Natura.
Grazie, quindi Van. Questa presenza in questo forum è per me fruttuosa e arricchente. Mi state aiutando molto, te compreso!
Vyvyan is offline  
Vecchio 04-09-2006, 18.27.16   #10
turaz
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Riferimento: Il richiamo del sacro

tutto è un bellissimo disegno e quei momenti da te descritti...
a me piace definirli "di grazia"

ciao
turaz is offline  

 



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