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Vecchio 26-02-2007, 00.56.36   #1
Eschatos
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Da Pella all'Indo

Non credo sia possibile fraintendere quello di cui si vuole parlare in questo topic. Da Pella all'Indo fu il viaggio che Alessandro Magno, Alessandro re dell'Ecumene si sarebbe potuto dire, compì dal giorno del suo sbarco in Asia minore nel 334 a. C. fino alla morte misteriosa a Babilonia nel 323 a. C.
Devo ammettere che non riesco facilmente ad essere oggettivo nel momento in cui discuto di questa figura storica, mitica e per certi versi religiosa, ed è perchè mi lascio facilmente trascinare dal fascino che non può non esercitare su chiunque ne studi le imprese.
Allora mi chiedo, ma, se quest'uomo era davvero un uomo e non un dio come propagandava, oltrettutto un uomo basso e non eccessivamente bello, sicuramente non quanto lo ritraggano i marmi rimastici, dove trasse la forza e l'intelligenza per mantenere saldo il suo potere e spingere la Macedonia, dopo un padre glorioso, a raggiungere confini che nessuno aveva mai visto prima. Ma soprattutto quando si può definire con chiarezza il mito di Megalexandros che marciò fino alla fine del mondo verso i luoghi visti solo da Dioniso e la realtà di un giovane che condusse un esercito sempre sull'orlo dell'ammutinamento, circondato da validi, come oscuri, compagni della nobiltà macedone.
Devo dire che ammiro e resto incantato al pensiero che alla mia età quel ragazzo possa aver visto l'Egitto ed essere stato dichiarato figlio diretto di Zeus; poi immaginarlo verso est dove nessun greco mise mai piede è come pensare ad un moderno astronauta in una navetta spaziale verso i confini dell'universo. Ma per quanto questo sia vero, realmente avvenuto, mi chiedo quale fosse l'organizzazione che stava dietro a tutto questo e se fosse solo frutto del genio di Alessandro.
Grazie
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Vecchio 26-02-2007, 08.28.30   #2
Lord Kellian
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Riferimento: Da Pella all'Indo

Mah... io non mi lascio facilmente affascinare dalle leggende. Alessandro III (III, se non sbaglio) ha conquistato enormi territori questo è vero, ma li ha persi subito. Non aveva eredi e i suoi successori si divisero l'impero in 4 o 5, adesso non ricordo. Certo, l'ellenizzazione fu duratura, ma va ricordato che l'impero era precedentemente quasi tutto in mano ai persiani che l'avevano organizzato per bene e che lo possedevano da più di un secolo.

Una mia amica ha appena letto un libro su Alessandro, in cui si dice che egli in realtà non fosse nemmeno un abile generale: cioè che le sue vittorie fossero dovute all'abilità dei suoi colonnelli, ereditati dal padre Filippo. Sempre revisionismi, mah...
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Vecchio 26-02-2007, 14.04.18   #3
Eschatos
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Riferimento: Da Pella all'Indo

Certo deve aver avuto anche una congiunzione fortunatissima di eventi intorno a sè. la debolezza dell'impero più grande del mondo, che mai si sarebbe potuto immaginare crollasse sotto i colpi di un piccolo regno della sua periferia occidentale; ma non credo avesse solo dei buoni generali, perchè la strategia (sempre che poi non fosse diventata addiritura una propria convinzione personale) di mantenere intorno a sè un'aura divina faceva presa sugli orientali che concepivano la monarchia in tale senso...ma certo non piaceva ai greci.
In effetti ci credeva davvero oppure no? forse anche sì, almeno nell'ultima fase della spinta verso est, quando ormai, morto Besso, il pretesto di avanzare non sembrava più esserci, neppure per l'esercito.
Da un punto di vista militare, invece, non so molto. Forse il grosso delle tattiche e delle migliorie all'esercito deriva da Parmenione? Se è così venne fatto fuori a Ecbatana nel 330, eppure l'esercito di Alessandro continuò a vincere e ad avanzare nonostante questo, fino all'ammutinamento sull'Ifasi.
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Vecchio 26-02-2007, 16.04.44   #4
freedom
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Riferimento: Da Pella all'Indo

Non capisco perchè Lord Kellian lo chiama Alessandro III...........egli era Alessandro figlio di Filippo detto il grande.

La sua straordinaria avventura fu, naturalmente, frutto di diversi fattori coincindenti. In primo luogo l'efficienza militare dell'esercito macedone ereditata dal padre Filippo. Su tutto spicca la cosiddetta falange macedone: era semplicemente inarrestabile. Poi la cavalleria, vera punta di diamante della strategia macedone. La strategia di attacco era sempre la stessa: disarticolare le prime linee nemiche con l'assalto della cavalleria e successivo avanzamento della falange che terminava lo sfondamento delle forze avversarie. Infine avanzata delle truppe leggere che, normalmente, correvano dietro ai fuggiaschi.

Non bisogna dimenticare la straordinaria abilità e organizzazione dei genieri e degli addetti alla logistica (rifornimenti, collegamenti, etc.)

Alessandro, di suo, ci mise semplicemente un' inarrivabile temerarietà e un ancora più stellare coraggio che fungeva da inarrestabile trascinamento suigli uomini posti sotto il suo comando. E, gli storici lo riconoscono: un grande genio tattico (le sue mosse sono ancor oggi oggetto di studio e approfondimento nelle accademie militari).

Inoltre egli era stato formato alla scuola di Aristotile (voluto a corte da suo padre Filippo) ed era cresciuto sin da bambino con quelli che furono i suoi luogotenenti. Formando così, va da sè, un nucleo compatto di fedelissimi.

Aveva anche uno spiccato senso religioso inculcatogli, sembra, dalla madre Olimpia.

La sua rovina fu il non sapersi fermare al momento giusto e spingersi, oltre ogni umana ragionevolezza, verso l'ignoto.....................

La grande eredità che egli lasciò fu il considerare gli uomini tutti uguali senza distinzione di razza.

E' tutt'ora considerato il più grande condottiero di tutti i tempi.
freedom is offline  
Vecchio 26-02-2007, 19.16.45   #5
Lord Kellian
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Riferimento: Da Pella all'Indo

Citazione:
Originalmente inviato da freedom
Non capisco perchè Lord Kellian lo chiama Alessandro III...........egli era Alessandro figlio di Filippo detto il grande.
.

Lo chiamo così perché non mi piace l'agiografia: Alessandro Magno era il terzo re della Macedonia con quel nome ovviamente

E Filippo era il secondo con quel nome, quindi Filippo II.

Alessandro fu sicuramente un grande conquistatore ma non ebbe il tempo di dimostrare se aveva capacità organizzativa, come invece avevano avuto i persiani Dario e prima di lui Ciro II (anche lui detto "il grande").

Non voglio certo sminuire la sua importanza: quoto quello che avete detto, con le riserve che ho fatto prima. Con tutte le lodi che ha ricevuto anche in vita, è difficile discernere cosa egli abbia realmente fatto. Purtroppo non ho con me questo fantomatico libro in cui si parla male di lui: anche io sono rimasto esterefatto quando la mia amica mi ha comunicato questa tesi così critica.
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Vecchio 26-02-2007, 20.16.27   #6
Eschatos
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Riferimento: Da Pella all'Indo

Infatti credo che il problema dell'agiografia, come l'hai giustamente chiamata, e della biografia alessandrina risieda proprio in una sua precisa scelta politica. Una mossa che certamente doveva aver preso dopo un calcolo di realpolitik piuttosto che guidato da un precoce delirio di onnipotenza. Mi riferisco alla scelta di divinizzare la propria persona, cosa che, contrariamente a quanto si crede, non era vista in modo sempre positivo neppure nel Vicino Oriente delle monarchie assolute teocratiche (ad esempio si può portare lo scandaloso comportamento di Naram-Sin di Akkad o di Akhenaton d'Egitto). Sicuramente un condottiero che si deve sostituire ai precedenti monarchi sul trono, deve anche accoglierne i titoli e le prerogative.
Forse i colleghi macedoni a lui vicini più che una sostituzione si aspettavano una conquista con imposizione di un nuovo ordine, oppure non si aspettavano niente di preciso a parte liberarsi del secolare nemico persiano ( mi pare strano che un saggio militare come Tolomeo o Parmenione potesse davvero credere di dominare le satrpie di Persia mantendo le strutture monarchiche macedoni ).
La sua abilità propagandistica credo non si possa negare o mettere in dubbio, da questo punto di vista. Nessuno a lui vicino avrebbe potuto concepire un'elaborazione sulla forma del sovrano che andasse di pari passo con l'ampliamento dell'orizzonte della conqista; ed è vero che l'impero non resse alla spartizione successiva, ovvero non resse come impero,ma la presenza dei Greci sui troni d'Asia e d'Egitto significa che i popoli assoggettati avevano accettato il cambio di padroni, che forse la propaganda e le lame di Alessandro erano riuscite a portare alla propria causa tutte le popolazioni assoggettate.
Per quel che riguarda l'esercito non ho idea di quale potesse essere il suo ruolo, vorrei avere anche io tra le mani questo fantomatico libro di cui parlate. Magari chi lo sa, scriva il titolo.
Una cosa interessante che ho sentito una volta a lezione fu che l'unica provincia della cui amministrazione si occupò direttamente Alessandro fu l'Egitto e, non per caso, fu il regno che resse maggiormente nei propri equilibri interni, spazzato via solo da Roma 300 anni dopo. Questo vuol dire che oltre al dionisiaco e folle conquistatore in Alessandro risiedeva anche un abile statista capace di dosare i suoi sogni di gloria e le reali possibilità di dominio?
Eschatos is offline  
Vecchio 20-03-2007, 14.51.52   #7
jacopo93
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Riferimento: Da Pella all'Indo

Alessandro Magno a me è sempre parso lo stereotipo del guerriero antico: il figlio prediletto degli dei, l'esploratore che arriva ai confini della terra, l'amico fedele di tutti i soldati, anche i più poveri, l'uomo invincibile ed eternamente giovane, l'oratore delle masse, ecc.
Lo ritengo (qui molti, lo so già, storceranno il naso) un po' sopravvalutato perchè, al contrario di molti altri grandi della nostra amata storia, egli era già partito da re, in uno stato che nel giro di 30 anni si era completamente riformato, partendo da una popolazione che aveva iniziato da un po' di anni a commerciare, con un esercito possente, ben organizzato e sapiente di un' arma difensiva e offensiva senza pari per l'epoca : la falange macedone.
Dove stanno i suoi meriti?
-considerate che i suoi genitori non erano altro che Olimpiade e Filippo II e non dei;
- considerate che il suo esercito era organizzato, numeroso e armato senza pari nell'antichità, ad eccezione dell'Impero Romano imperiale, venuto 300 anni dopo;
-considerate che i generali al comando delle truppe erano stati già sapientemente scelti dal padre;
-considerate che l'Impero Persiano era in rovina ormai da un po' di tempo e prima o poi qualcosa l'avrebbe spazzato dalla scena (i suoi militari erano per più della metà mercenari)
-considerate che ha ucciso il suo salvatore di Isso in una festicciola per un po' di sbornia;
-considerate che se non avesse avuto una madre lungimirante come Olimpiade e un sicario da 4 soldi come Pausania che gli hanno posto la corona sopra il capo, se la sarebbe fatta soffiare;
-considerate che ci ha messo 2 anni prima di cattura Dario (opps, mi sono dimenticato di dirvi che era già morto quando l'ha trovato!)
-considerate che ha combattuto, dopo Spitamene, solo con tribù singole o al massimo riunite in alleanze piccole;
-quanto ci credete voi alla storia del cavallo indomabile?
-considerate che, quando il suo esercito si è finalmente deciso a tornare a casa, egli lo ha volutamente portato nel deserto della Gedrosia, luogo che sapeva arido e senza ricchezze, si dice per punirlo;
-considerate che è morto a 33 anni e che quindi non si sa cosa avrebbe potuto fare dopo;
-considerate che ha avuto più botte di culo lui a non farsi uccidere (con più di 50 attentati!) che un suo veterano a soppravvivere per tutte le sue campagne.

Ora, vi chiedo solo di leggere il mio post, e poi di giudicare quest'uomo...ma ricordatevi sempre che Napoleone, in piena Europa civilizzata, subito dopo la rivoluzione francese, è riuscito a portare 600.000 persone in Russia dopo il decennio più sanguinoso e devastato della storia moderna e contemporanea
jacopo93 is offline  
Vecchio 02-04-2007, 08.11.30   #8
Lord Kellian
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Riferimento: Da Pella all'Indo

Ok. Messaggio breve. L'autore che citavo è un certo Paul Faure. Ciao
Lord Kellian is offline  
Vecchio 03-04-2007, 22.43.56   #9
justinian
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Riferimento: Da Pella all'Indo

Per considerare cmq quanto fosse forte l'esercito persiano nei confronti i quello greco penso che basti come esempio la ritirata dei diecimila di senofonte in pieno impero persiano e sicuramente gli opliti del V sec. non reggevano il confronto con la falange macedone del IV.

Alessandro però cmq rimane l'ultimo vero eroe omerico e non per niente gli piaceva paragonarsi ad achille.

Ciao
justinian is offline  

 



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