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Vecchio 17-09-2002, 10.05.09   #11
FalcoAntonio
Ospite abituale
 
Data registrazione: 14-08-2002
Messaggi: 128
PS

Provo ad esprimere, molto sommariamente e di ciò mi scuso (e frettolosamente) il mio pensiero.

Cito:
"Io posso essere biologicamente uguale a Jack lo squartatore, posso mangiare le stesse sue cose e ho anch'io dei sentimenti umani simili ai suoi (su tante cose..).
Ma io e lui crediamo a cosa diverse... "

Perché sei diverso da Jack lo squartatore?

Questa questione è veramente focale e delicata (secondo me)

Certo non credo si possa attribuire ad alcun tuo merito individuale assoluto, checché tu o altri ne pensiate!

Nell'individuo ci sono due forze istintive di sopravvivenza: una individualistica che tende all'affermazione del singolo, un'altra altruistica che tende alla conservazione della specie e della collettività: l’uomo è un’animale sociale, che ha compreso cioè l’importanza di comportamenti collaborativi per la sopravvivenza del singolo.
Solo il giusto equilibrio tra queste due tensioni consente il progresso e il miglioramento.
Una società o un gruppo senza regole, o con regole disattese è destinata all'estinzione o al decadimento.
Le regole che pongono dei vincoli nell'ambito della collettività tendono perciò a permettere e migliorare la sopravvivenza dei singoli e del gruppo.

Questa premessa è funzionale all’introduzione del concetto di responsabilità.
Crediamo che non esistano colpe assolute, ma solo responsabilità più o meno gravi soggettive o collettive e relative. Infatti nei vari gruppi, o comunità, non sempre l’insieme di regole, principi e valori coincidono.
Il concetto di responsabilità è strettamente legato alle implicazioni di un comportamento (del singolo o di un gruppo).
La non ottemperanza alle regole implica una responsabilità soggettiva o collettiva che va valutata e, se necessario e previsto, sanzionata quando produce danno ad altri.
Questo è un elemento fondamentale di autoregolazione per la convivenza e la sopravvivenza.
Se questo processo non funziona in maniera tendenzialmente equa le implicazioni per l'intiero gruppo possono essere disastrose.

Da un punto di vista squisitamente etico, invece (secondo il mio punto di vista) il livello “oggettivo” di responsabilità (a parità di inottemperanza) dipende dal livello di consapevolezza, di cultura, di potere, nella società, del singolo.

Insomma se un morto di fame ignorante, nato in un contesto degradato ruba una mela questa inottemperanza non andrebbe valutata e sanzionata con criteri analoghi o uguali a quelli usati se la stessa azione lesiva venisse attuata da un individuo colto, ricco con alti livelli di consapevolezza e di responsabilità.

Jack lo squartatore si nasce o si diventa?
Gli esperti dicono che determinante è il fattore contestuale, soprattutto infantile.
Certo la collettività si dovrà difendere da un simile individuo, però la stessa collettività è corresponsabile di aver permesso che dal suo grembo nascesse una tale mostruosità.

Se tutti coloro che “predicano l'individualismo” o la sua ineluttabilità, sapessero di essere reincarnati, dopo la morte, in un abitante di un paese del quarto o del quinto mondo, o in un “Jack lo squartatore” continuerebbero a credere nella loro ideologia?

Non è forse più utile, razionale ed etico cercare SEMPRE di capire le ragioni dell’ “altro”, senza per questo condividerle?
Un tale atteggiamento, tendente anche alla minimizzazione del conflitto, non sarebbe forse più funzionale al miglioramento e ottemperante a un principio di equità utile al singolo e, potenzialmente, anche noi stessi?
FalcoAntonio is offline  
Vecchio 18-09-2002, 02.36.02   #12
maikol
Ospite
 
Data registrazione: 11-08-2002
Messaggi: 36
Antonio,
ho letto i tuoi commenti.
Sinceramente, non mi trovi d'accordo su un paio di cose..
E mi trovi d'accordo a metà su un 'altra.

Prima di tutto sei sicuro che più notizie vengono fuori sugli errori dell'intelligence americana più si avvalora la tesi che Busha bbia "lasciato fare?"
A me sembra che si avvalori sempre di più la tesi che vuole i servizi americani organizzati alla viva il parroco.

SEcondo. Okkio. il relativismo culturale è una brutta carta da giocare, soprattutto in questi casi.
Dire "ok, c'è questo terrorismo, ma ce n'è uno ben peggiore, che si svolge senza che se ne sappia niente.." per me è semplicemente sbagliato.
nel senso che di sicuro l'attentato alle torri gemelle ci hanno colpito molto di più di mezzo milione di morti in Ruanda, ma è anche vero che New York è più "vicino" a noi in termini psicologici del Ruanda. Per questo ci ha colpito molto.
E oltretutto non se lo aspettava nessuno. E' stato colpito quello che tutti consideravano un santuario: il benedettissimo territorio NAto.
Ma i nostri media ci mostrano tutto. e tutto quello che succede, più o meno, si può venire a sapere.
In occidente l'informazione è libera, e se voglio sapere qualcosa su un posto qualsiasi basta cercare e si trova.
Il mondo è pieno di posti in cui l'informazione non è libera, e per quei posti potrebbe valere il tuo discorso. Non per l'0occidente. e non per noi. I mass media europei ed americani mi sembra siano abbastanza liberi di dire quello che vogliono. Su quelli arabi o russi mi pongo un po' di domande..

RAgionare in questo modo, secondo me, è la via più veloce per non riconoscere i pericoli quandi ci si parano davanti.
Mi viene in mente una frase che mi dice spesso un mio amico giornalista: "negli anni '80, se l'Urss avesse invaso la norvegia e l'islanda, molta gente avrebbe detto che "Ogni giorno vengono invase migliaia di norvegie e di islande senza che i mass media ce lo facciano sapere"
Detta così è messa in farsa, ma la logica la stessa. non trovi?



terzo) no, non sono solo le condizioni economiche e sociali che fanno di noi quello che siamo.
Sennò come spieghi il fatto che in palestina ci siano Kamikaze, terroristi da una parte, e collaborazionisti di Israele dall'altra o gente che manifesta contro la corruzione dell'Anp dall'altra?
secondo me è vero che l'ambiente concorre a formare il nostro punto di vista, ma le responsabilità individuali sono al base del tutto.
Certo, se uno è più ignorante e sprovveduto è più facilemnte plasmabile da quelli che ignoranti e sprovveduti non sono.
Es. io non me la prenderei tanto con i kamikaze palestinesi, per esempio, quanto con gli editori dei libri delle scuole palestinesi (editi coi soldi dell'Ue...) che inneggiano all'importanza della missione di cancellare Israele dalla faccia della terra.
Ma d'altra parte non tutti gli studenti delle scuole paletinesi diventano terroristi.

Oltretutto, la responsabilità delle proprie azioni è comunque personale. SE uno è un terrorista va sbattutto in galera (se ci si riesce), o eliminato se non si riesce a prenderlo. da qualsiasi parte la si giri. un assassino non va giustificato. MAI.
ed è sempre comunque responsabile delle proprie azioni.
Anche un contadino analfabeta sa che uccidere è sbagliato, e sa che se prende parte a una guerra può morirci. Nessuno è COSI' sprovveduto....

Ovvio il fatto che tra un pecoraro afghano che vuole fare la Jihad e Bin Laden che è ricco, laureato e intelligente, il più bastardo è di gran lunga il secondo.
ma sono tutti e due colpevoli.
maikol is offline  

 



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