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Vecchio 28-02-2006, 15.10.55   #1
Catone
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La Sicilia Araba

C'è qualcuno di voi appassionato di storia, arte e cultura araba?
Se si, ho qui per voi un bell'enigma. Sin dalle scuole medie ci viene insegnato che la Sicilia fu occupata dagli arabi nell'anno 827 d.c. e che rimase tra i domini dell'Islam per quasi due secoli, fino al mille inoltrato.
Ebbene, non ci crederete, ma in Sicilia non vi è un solo monumento di quell'epoca, un'epoca definita splendida da tutti gli storici. In effetti tutti gli edifici arabeggianti oggi presenti furono, in realtà, fatti costruire dai normanni che usarono volentieri artisti arabi. Da qui lo splendido stile arabo-normanno, del quale la cappella palatina è il più luminoso esempio.
Torniamo all'enigma: come mai di un'epoca così splendida non è rimasto nulla? Ricordo che se per l'occidente cristiano i sec. IX e X furono molto poveri dal punto di vista urbano, lo stesso non vale per il mondo islamico, all'epoca nel pieno del suo fulgore. Infatti molti edifici di quell'epoca ci sono stati trasmessi, per es. in Spagna.
La teoria oggi prevalente è che furono gli angioini, bigotti e in preda a furore iconoclasta, a distruggere tutti i monumenti arabi.
Io però ho un dubbio: e se non fosse stata così splendida la Sicilia araba? Il dubbio deriva dalla lettura di questo bel testo che commenta uno scritto del geografo arabo Ibn Hawqal che descrisse (unico testo purtroppo) la sicilia araba e in particolare la Palermo del X sec. Non se ne ricava una gran impressione e i dubbi posti dall'autore che commenta il testo possono essere a loro volta, in questa chiave, dubitati.
Rivolto a tutti gli appassionati del genere...
http://www.cervantesvirtual.com/serv.../sharq6_02.pdf
Catone is offline  
Vecchio 03-03-2006, 13.12.16   #2
odissea
torna catalessi...
 
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ciao catone, non ho mai visto la Sicilia e quel che mi dici è una novità....ho sempre dato per scontato che fossero rimaste tracce più che evidenti dell'occupazione islamica dei secoli IX eX.

ho letto l'articolo del link segnalato, lascia un po' perplessi perchè l'autore dice che sorgevano moschee ovunque in Sicilia.....ma tu ci dice che non ne resta alcuna traccia, ed effettivamente nemmeno io ho mai visto una foto, un cimelio, di quelche moschea sorta in sicilia in quel periodo storico.

ho sempre pensato che l'occupazione islamica dell'isola avesse avuto un'influenza importantissima sulla storia della sicilia, almeno così ho sempre estrapolato dai testi.
se non ricordo male ci sono un'infinità di tracce che il mondo arabo ha lasciato nel meridione, ma me ne ricordo solo qualcuna.

In primo luogo lo stile architettonico delle case e dei quartieri residenziali : ampie facciate, intonaco bianco, grandi terrazze e piccole finestre. Il cortile dentro alle case, circondato da un porticato, con fontane e piante, anche questo deriva dall'influenza araba. Il sofà. tappeti e mosaici.

la gastronomia araba, perchè erano cuochi eccellenti, ha avuto molta risonanza sulla cucina siciliana, soprattutto in pasticceria.

e poi le famose piangitrici.Ai funerali arabi prendevano parte donne che per manifestare il dolore si strappavano i capelli, si abbandonavano a isterismi.....costume che è sopravvissuto nel meridione, e che ha origine musulmana.

non so che altro aggiungere. so che poi sull'isola arrivarono i normanni e da lì l'architettura araba si fuse con quella normanna dando risultati elevatissimi.
odissea is offline  
Vecchio 03-03-2006, 14.19.56   #3
Catone
Ospite abituale
 
Data registrazione: 10-01-2006
Messaggi: 193
Caro odissea, le tracce sono soprattutto culturali, gastronomiche e nella toponomastica. Nei monumenti nisba, se si eccettuano i bagni turchi di Cefalà Diana. Ho ulteriormente approfondito la situazione e ho mandato una mail ad una studiosa dilettante di medioevo che ha scritto della sicilia araba. Da lei aspetto una risposta...

"Ultimamente mi sono appassionato all'enigma della Sicilia araba.
Perchè enigma? Semplice, per la completa mancanza di documenti diretti e monumenti dell'epoca (se si escludono i bagni di Cefalà Diana).
Ultimamente ho tentato di raccogliere e di leggere le poche testimonianze giunte fino a noi e di trarre qualche conclusione. Riporto le mie.
Sin dalle scuole medie ci viene insegnato che è esistita una Sicilia araba dall'827 al 1060 (più di due secoli quindi) e che doveva essere splendida quanto la meravigliosa Al-Andalus. Il problema che mi pongo è questa: ma è stata davvero così splendida? L'unica descrizione dettagliata è, purtroppo, quella di Ibn Hawqal e risale all'anno 973: se escludiamo il discorso (un pò generico in verità) delle moschee non se ne ricava una gran impressione. La sensazione è che Palermo viva un periodo di evidente decadenza, soprattutto economica e che i discorsi dello splendore riguardino un'epoca ormai passata e non testimoniata direttamente da Hawqal.
Cominciamo con il ricordare che, se la Sicilia viene invasa nell'827, la sua pacificazione completa risale però all'anno 948. La dinastia Kalbita entra in crisi già nel 998, per cui la Sicilia può conoscere uno sviluppo pacifico per soli 50 anni. Hawqal arriva nel mezzo di questo percorso (973): è difficile pensare che la Sicilia potesse stare meglio prima. Stupisce soprattutto la contastatazione che la Sicilia non è autonoma economicamente e che dipendeva molto dalle importazioni. Le produzioni pregiate sono poi pochissime. Dove sta, quindi, il grande progresso portato dalle colture e dalle tecniche arabe? Infatti prima dell'arrivo degli arabi la sicilia producevano molto grano, un pò di vino e di olio ed era conusciuta per il suo legno. Gli arabi la lasciano desertificata. Molto probabilmente hanno troppo instistito sulle colture della loro terra (agrumi in particolare) e si sono resi colpevoli di un disboscamento selvaggio. L'introduzione delle nuove coltivazioni avviene, quindi, a caro prezzo, quello di un grosso dissesto ambientale.
Un altro elemento che porta a dubitare dello "splendore" della Sicilia araba è la presenza nella Palermo normanna di palazzi come la Zisa e la Cuba. Questi palazzi vennero fatti costruire dai principi normanni per usi civili e sono entrambi veri monumenti di arte araba. Resistono fino ai nostri giorni. Non sono vittime cioè della furia bigotta degli angioini che invece avrebbero, secondo le ipotesi più accreditate, distrutto tutti gli edifici islamici. Ma la Palermo araba, secondo gli storici, doveva essere ricca di splendidi edifici. Ma allora, per quale motivo i re normanni fanno costruire degli splendidi edifici in pura arte araba e non usano quelli già esistenti? Perchè gli angioini distrussero gli edifici civili arabi e lasciarono intatti la Zisa e la Cuba, anch'essi in fin dei conti edifici arabi (anche se costruiti in epoca normanna)?
La sensazione è che non ci fu il tempo di sviluppare una vera civiltà araba in sicilia e che il risultato fu anzi (parole di Hawqal) piuttosto rozzo. Inoltre in Sicilia arrivarono i berberi dell'Africa settentrionale più che i veri arabi. Il titolo di emirato fu conquistato più per la posizione strategica che non per i risultati raggiunti. Mi viene inoltre spontaneo pensare che fu sotto i normanni che la comunità araba diede il meglio di sè, contribuendo (secondo me in misura preponderante) ad una civiltà di cui ancora oggi apprezziamo i grandi risultati."
Catone is offline  
Vecchio 22-03-2006, 16.54.36   #4
james1971
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ma in Sicilia non vi è un solo monumento di quell'epoca, un'epoca definita splendida da tutti gli storici


Mi sono preso un po' di tempo per fare un controllino su qualche fonte. In realtà, non ho scoperto molto; e tuttavia, all'interno di questo testo:

Storia della Sicilia, [S.l.], Societa Editrice Storia di Napoli e della Sicilia, 1979-1981

e precisamente nel terzo volume (nel quale si tratta del periodo che tu hai considerato), si riferisce di una serie impressionante di terremoti (tutti precisamente documentati) che colpì la Sicilia - notoriamente zona ad alta sismicità - fra il 1000 e il 1200.

Gli autori non lo dicono espressamente, ma lasciano intendere che questa sequenza di cataclismi naturali abbia potuto sostanzialmente cancellare le tracce dell'architettura araba.

In mancanza di riscontri più esatti, è un'ipotesi come un'altra.
james1971 is offline  
Vecchio 23-03-2006, 12.36.21   #5
Giorgiosan
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Messaggio originale inviato da odissea


e poi le famose piangitrici.Ai funerali arabi prendevano parte donne che per manifestare il dolore si strappavano i capelli, si abbandonavano a isterismi.....costume che è sopravvissuto nel meridione, e che ha origine musulmana.


Una notazione: le prefiche greche con i rituali "teatrali" sono molto probabilmente all'origine della tradizione "meridionale".
Il pianto ed i gesti teatrali che accompagnano la morte sono, comunque, comuni a tutto il vicino e medio oriente antico molto prima dell'avvento dell'Islam e quindi molto prima di ogni influenza araba.

" Il termine prefica indica la donna che, insieme ad altre colleghe, seguiva, nel corteo funebre dell’antica Roma, i portatori di fiaccole, con il compito di levare altissime grida di dolore (lugubris eiulatio) e, negli intervalli del rito, cantare la "naenia" dei morti e lodare il defunto: tutto ciò a pagamento.

Il lamento funebre eseguito dalle prefiche rimase una pratica rituale di amplissima diffusione sino al XVIII sec. in quasi tutte le campagne italiane e anche in alcune città; successivamente questa pratica è stata confinata in poche aree periferiche ed arretrate della Lucania, Calabria e Sardegna ed ora è in via di estinzione.

L’usanza delle prefiche proviene dal mondo greco: in Grecia si possono ancora ascoltare numerosi esempi di nenie funebri; il dolore da esse espresso ha caratteri assolutamente umani e pagani, che non richiamano alcun atteggiamento cristiano.

La prefica esalta le cose terrene, esprime il rimpianto del defunto per ciò che lascia sulla terra e questo è stato uno dei motivi per cui la Chiesa combattè questa usanza.


Ultima modifica di Giorgiosan : 23-03-2006 alle ore 12.43.45.
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Vecchio 23-03-2006, 12.46.45   #6
Giorgiosan
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Messaggio originale inviato da Giorgiosan
Una notazione: le prefiche greche con i rituali "teatrali" sono molto probabilmente all'origine della tradizione "meridionale".
Il pianto ed i gesti teatrali che accompagnano la morte sono, comunque, comuni a tutto il vicino e medio oriente antico molto prima dell'avvento dell'Islam e quindi molto prima di ogni influenza araba.

" Il termine prefica indica la donna che, insieme ad altre colleghe, seguiva, nel corteo funebre dell’antica Roma, i portatori di fiaccole, con il compito di levare altissime grida di dolore (lugubris eiulatio) e, negli intervalli del rito, cantare la "naenia" dei morti e lodare il defunto: tutto ciò a pagamento.

Il lamento funebre eseguito dalle prefiche rimase una pratica rituale di amplissima diffusione sino al XVIII sec. in quasi tutte le campagne italiane e anche in alcune città; successivamente questa pratica è stata confinata in poche aree periferiche ed arretrate della Lucania, Calabria e Sardegna ed ora è in via di estinzione.

L’usanza delle prefiche proviene dal mondo greco: in Grecia si possono ancora ascoltare numerosi esempi di nenie funebri; il dolore da esse espresso ha caratteri assolutamente umani e pagani...

La prefica esalta le cose terrene, esprime il rimpianto del defunto per ciò che lascia sulla terra ...
http://www.fausernet.novara.it/~smda...mas/lament.htm

Ultima modifica di Giorgiosan : 23-03-2006 alle ore 12.53.52.
Giorgiosan is offline  
Vecchio 24-03-2006, 12.35.57   #7
Catone
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Grazie per la giusta notazione Giorgiosan. E grazie a tutti per i contributi.
Beh, i terremoti possono essere una spiegazione, visti disastri recenti che i sismi hanno causato a Messina o nel Belice. Però Palermo continua, in negativo a sorprendere: è piena di monumenti arabo-normanni dell'XI e XII secolo. O il terremoto è distruttivo è stato anteriore o stranamente sono resistiti gli edifici normanni.
Anche se, pensandoci bene, la penuria è in tutta la Sicilia, difficile pensare ad un terremoto su scala regionale, vista anche l'abbondanza di testimonianze di epoca greca, romana e addirittura fenicia...
Il mistero rimane tale...
Catone is offline  

 



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