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Vecchio 05-07-2006, 15.37.11   #11
Catone
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Messaggi: 193
Non c'è nulla da segare, condivido.
Nei regimi totalitari il potere è molto concentrato. Su questo punto le democrazie sono molto diverse: hanno una forte diffusione del potere. Ma diffondere il potere (anche se in modo tutt'altro che "democratico") è proprio nella logica di questi regimi. Anzi, il non avere un vero punto di riferimento è un altro motivo di ansia dei cittadini negli stati democratici: avete mai visto i politici (ma anche imprenditori, sindacalisti, magistrati ecc. ecc.) giocare allo scaricabarile confondendo le idee già poco chiare dei "sudditi" democratici?
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Vecchio 06-07-2006, 20.38.17   #12
odissea
torna catalessi...
 
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Messaggi: 899
Catone posso chiederti dove vuoi arrivare esattamente? Per quel che mi riguarda trovo più analogie tra totalitarismi e antichi regimi, che non fra totalitarismi e democrazie odierne.
Tu no, però! O sbaglio?
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Vecchio 07-07-2006, 12.22.51   #13
turaz
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"dividi et impera" diceva qualcuno...

ciao
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Vecchio 07-07-2006, 13.48.08   #14
Catone
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Sinceramente non ho un punto di arrivo. Si rifletteva solo sul perchè l'uomo abbia cercato di totalizzare la società e di perchè questi regimi abbiano avuto grande successo (e siano crollati per cause non connesse alla loro popolarità). Di analogie ne vedo cmq poche tra tutte e tre le realtà che abbiamo toccato. Ma io sono un tifoso dell'ancien regime e del suo maturo rapporto dell'uomo con l'ambiente circostante: forse per questo non colgo certe somiglianze.
Però una conclusione, aliena dal discorso, posso farla: a partire dalla rivoluzione industriale, l'uomo ha creato un mondo del quale dice un gran bene ma che, intimamente, non ama. Anzi, forse lo disprezza. Perchè non è a suo agio, perchè è troppo solo, perchè ne regge a fatica i ritmi, perchè gli riesce difficile accettarne le logiche. E' stressato e depresso, iperattivo e impigrito. E nostalgico, sempre e comunque: segno che accetta a fatica il passare del tempo con tutti i snervanti cambiamenti che porta e che rendono impossibile trovare un punto di equilibrio.
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Vecchio 10-02-2007, 17.36.54   #15
Twinkle
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Riferimento: Totalitarismi: perchè questo grande successo?

Io penso che il successo dei totalitarismi è difficilmente spiegabile con un “impazzimento” momentaneo della gente (come disse Benedetto Croce a proposito del fascismo), le cause sono varie, ed è l’insieme di queste che portò alla nascita dei vari fascismi. Innanzitutto ci sono le teorie darwiniane risalenti all’800, da cui nasce il mito della razza superiore (ripreso da Hitler, e tentato da Mussolini); poi c’è il declino della democrazia, che viene screditata per non aver saputo gestire la guerra, per non essere la voce del popolo… poi gioca un ruolo importante anche il nazionalismo e l’imperialismo (idee dell’800, fortemente riprese dai regimi totalitari). Ma il motivo del vero successo dei totalitarismi, sta nell’essere riusciti a interpretare i bisogni delle masse. È così che i grandi dittatori sono riusciti a coinvolgere la gente in modo “totale”.
Ciao
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Vecchio 10-04-2007, 13.40.35   #16
Catone
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Messaggi: 193
Riferimento: Totalitarismi: perchè questo grande successo?

Ho riaperto questo 3d per pormi un'ulteriore domanda sui totalitarismi: come mai hanno questa tendenza a cadere? Insomma, uno stato totalitario, in apprenza forte, si squaglia come neve al sole in un nonulla, improvvisamente: ed è difficile, se non impossibile, restaurarlo.
Le ragioni possono essere due, una di ordine filosofico, l'altra di ordine politico-pratico.
Veniamo alla prima: lo stato totalitario reagisce alla fine dei valori, fenomeno tipico del mondo industriale, per imporre un nuovo sistema di valori. Sull'artificiosità di questo processo si è già detto. Ma c'è di più: gli stati totalitari attingono i loro valori non da una religione ma da un'ideologia. I valori religiosi hanno la possibilità di attingere all'assoluto, all'eterno e all'immutabile. I valori ideologici sono invece puramente immanenti. Così se Dio può sempre conservarsi uguale a se stesso, lo stesso non può accadere per la società. Mutamenti sociali rilevanti possono spiazzare i sistemi totalitari mettendo in crisi l'insieme di valori sui quali si fondavano.
Il problema politico è invece nella selezione della leadership. Premettiamo che i partiti politici degli stati totalitari non sono molto dissimili da quelli degli stati democratici. In entrambe le realtà le lotte per il potere sono sordide, nascoste, squallide: però lo stato democratico ha il vantaggio del filtro elettorale, che comunque aiuta a selezionare la classe dirigente.
Nello stato totalitario, invece, le lotte per il potere si ripercuotono immediatamente sull'assetto dello stato. Osservando la storia dell'URSS possiamo notare che il sistema va in crisi ad ogni morte del leader.
Poste queste premesse le conclusioni sono logiche: la lotta per il potere può avere come approdo la fine del sistema se questo va a vantaggio del gruppo in quel momento maggioritario. Il gruppo di Gorbaciov ebbe tutto l'interesse a prendere delle decisioni disastrose per l'Unione Sovietica per saldare il proprio potere.
Edificante è il caso della Corea del Nord, l'unico paese comunista a rimanere indenne alla bufera (anche la Cina ormai non è più comunista). Questo perchè già in tempi non sospetti si era deciso di costituire una dinastia (quella di Kim il Sung) con lo scopo di risolvere il problema della successione: la dinastia assumeva anche il compito di custodire l'ortodossia dei valori.
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Vecchio 10-04-2007, 23.18.28   #17
VanLag
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Riferimento: Totalitarismi: perchè questo grande successo?

Citazione:
Originalmente inviato da Catone
La rivoluzione industriale distrugge il tessuto della millenaria società cristiana europea. Una società fatta di vita comunitaria e di vincoli. L'uomo era legato alla terra e ai ritmi della natura, ma anche alla famiglia allargata, alla comunità del villaggio o del municipio, alla corporazione, al signore, alla parrocchia. Ne nascevano una serie di vincoli che si estrinsecavano in diritti e doveri: a tali vincoli i critici del liberalismo daranno il nome di "valori". Come sigillo del sistema c'era la fede in Dio, che dava un senso compiuto alla vita terrena.
Sono d’accordo sull'analisi della dissoluzione del tessuto sociale, della mutazione della società contadina e della sradicazione dell’uomo dalla natura e dalla terra, però io ho un’altra chiave di lettura sulla barbarie moderna e sui totalitarismi.

Intanto bisognerebbe capire perché conquiste, imperialismo e colonialismo non sono appannaggio di tutti i popoli della terra ma solo di quelli della fascia occidentale. (Parrebbe quelli che sono venuti in stretto contatto con i famigerati indo-europei).
Perché ad esempio la Cina pur essendo così abbondantemente popolata e nonostante il relativamente piccolo territorio non ha mai sentito il bisogno di invadere conquistare, così come non lo ha fatto l’India ed in genere tutta l’Asia. (tolto il Giappone nell’ultima guerra che però aveva avuto fortissimi contatti con gli inglesi e gli olandesi).
Così come una cultura di invasione e di espansione non apparteneva ne all’africa, ne alle americhe. (Diciamo che negli ultimi casi ci può essere anche la componente territorio che era sovrabbondante rispetto alla popolazione).

Sta di fatto che conquista, invasioni, genocidi, stermini, sono sempre stati perpetrati per lo più dall’occidente, e soprattutto dall’occidente cristiano.

Questo fatto io lo imputo alle religioni diverse. Le religioni del libro, cioè le tre grandi religioni, ebraismo, cristianesimo ed islam, partono dal presupposto di possedere la verità, una verità che nella sua rivelazione è totale assoluta, senza possibilità di appello e senza tema di smentita. Una tale verità è per sua natura, totalitaria ed esclusiva, ed è abbastanza probabile che chi si è auto-convinto di possederla senta il dovere morale di esportarla, magari chiamandola democrazia.

Quello che va notato è anche come l’identità nell’uomo si sia rafforzata sempre più nel tempo, come se quella verità tendesse a cristallizzare. L’uomo è sempre meno disposto a mettersi in discussione a dubitare di se stesso, delle sue convinzioni e dei suoi valori. Questa peculiarità corrisponde ad un acuirsi ed un ingrandirsi dell’ego nell’uomo nel suo percorso evolutivo, se così si può chiamalo.
E’ abbastanza ovvio che siamo alla frutta come ampiamente ribadito da molti, ma questo non è in tema credo.

La crudeltà dei totalitarismi nasce per lo più dalla miscela di questi due fatti, cioè da una parte l’idea di essere nel giusto senza ombra di dubbio, cioè di possedere la verità e dall’altra la crescita dell’immagine che l’uomo ha di se stesso, sempre più figlio degli dei, sempre più forte, sempre più specializzato e potente.

Dietro ad ogni guerra di conquista c’è la terra promessa e la venuta di un regno di prosperità. Il Lebensraum di Hitler era la terra promessa che doveva dischiudere le vie del regno al popolo tedesco, (il popolo eletto), per il prossimo millennio (terzo reich). E tutti i contendenti del conflitto dicevano – Dio è con noi -
Dietro ai crimini di Stalin c’era l’idea di essere realmente giunti ad un’altra verità che fosse superiore a quella rivelata, ma sempre di verità assoluta trattavasi e quell'assoluto poteva solo prendere un volto criminale.

E’ la riproposizione dello stesso errore dottrinario elevato all’ennesima potenza e questo mentre le recenti guerre di conquista, come il Vietnam, Afganistan, Cecenia, Iraq, insegnano, (a chi ha un po’ di cervello ancora funzionante), che i tempi della conquista sono finiti, perché ormai più nessuno è disposto a farsi sottomettere da un invasore straniero e piuttosto, è disposto a giocarsi il paese portando la guerra casa per casa.

Questo, grosso modo è la mia chiave di lettura, (che forse ho esposto un po da cane). Potrò anche sbagliare ma non credo di molto. Direi che in fondo quello che succede è una storia vecchia di migliaia di anni che si ripresenta e si ripresenterà all’infinito, finché non saremo disposti a farci una bella analisi planetaria per riconoscere le radici del male dentro di noi ma questo non può succedere finché andiamo raccontandoci che noi siamo il bene e che i cattivi sono gli altri.


Ultima modifica di VanLag : 11-04-2007 alle ore 13.02.29.
VanLag is offline  
Vecchio 11-04-2007, 13.38.11   #18
Catone
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Riferimento: Totalitarismi: perchè questo grande successo?

La tua analisi è senza dubbio interessante Van, però non concordo sul presupposto della conquista come figlia delle religioni monoteiste basate sul proselitismo.
I romani, imbattibili quanto a ferocia nelle conquiste, di certo non erano nè cristiani nè musulmani. I persiani hanno fondato, con la forza, un vasto impero. Il razionalista Alessandro Magno ha fondato l'ellenismo sulla forza. La Cina e l'India sono in realtà due grossi imperi, figli di un espansionismo molto antico. Nelle americhe aztechi e incas hanno fondato due vasti imperi con la loro arte della guerra: gli incas hanno anche imposto la loro cultura e la loro religione, alienandosi le simpatie dei conquistati; questa circostanza fu sfruttata da Pizarro per raccogliere soldati nelle sue guerre.
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Vecchio 11-04-2007, 15.23.39   #19
VanLag
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Riferimento: Totalitarismi: perchè questo grande successo?

Citazione:
Originalmente inviato da Catone
La tua analisi è senza dubbio interessante Van, però non concordo sul presupposto della conquista come figlia delle religioni monoteiste basate sul proselitismo.
I romani, imbattibili quanto a ferocia nelle conquiste, di certo non erano nè cristiani nè musulmani. I persiani hanno fondato, con la forza, un vasto impero. Il razionalista Alessandro Magno ha fondato l'ellenismo sulla forza. La Cina e l'India sono in realtà due grossi imperi, figli di un espansionismo molto antico. Nelle americhe aztechi e incas hanno fondato due vasti imperi con la loro arte della guerra: gli incas hanno anche imposto la loro cultura e la loro religione, alienandosi le simpatie dei conquistati; questa circostanza fu sfruttata da Pizarro per raccogliere soldati nelle sue guerre.
Si forse le religioni monoteiste sono a loro volta il prodotto di un seme embrionale precedente. L’India conobbe l’invasione da parte degli indo-europei o ari o ariani, e l’induismo stesso è ibridato di teismo a volte feroce. Ma l’India pre ariana era un’insieme di villaggi e di culture estremamente pacifiche e che probabilmente stavano bene dov’erano e non avevano spinte ad espandersi.
Sulla Cina non si deve confondere le guerre intestine tra i vari “regni combattenti”, che portarono alla costituzione, sotto il leggendario imperatore giallo dello stato cinese, con le spinte di conquista imperialiste ed espansioniste.
La Cina conobbe per contro continue invasioni da parte dei mongoli che a loro volta fermarono, a suo tempo, l’avanzata degli indo-europei.

Sugli aztechi, incas e maya non mi pronuncio perché ne so troppo poco…. So solo che sono stati spazzati via da noi, intesi come bianchi occidentali e cristiani, così come i nostri nonni hanno portato al genocidio dell’antico e glorioso popolo pellerossa.......

VanLag is offline  
Vecchio 17-04-2007, 10.31.40   #20
Catone
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Riferimento: Totalitarismi: perchè questo grande successo?

Torniamo all'argomento del topic. A fine anni '90 ho letto per la prima volta la notizia sulla ostalgie: è stato il primo mattone che ha fatto traballare le mie certezze da liberale convinto. Ma non è questo il punto.
Sulle prime ho interpretato la nostalgia per i regimi comunisti come un fenomeno simile alla nostalgia per il fascismo o il nazismo. Mi sono reso subito conto, però, che questo paragone non funzionava.
I nostalgistici "neri" (chiamiamoli così) in genere manifestano rimpianto per:
1) Un'ideologia trascinante;
2) La perfetta organizzazione statale;
I regimi comunisti su questi punti sono molto carenti, ossia:
1) L'ideologia comunista è estremamente razionale e complessa, cervellotica, per cui non crea quei fenomeni di isterismo di massa che richiedono idee molto più sentimentali;
2) L'organizzazione statale comunista era tutt'altro che efficiente.
Per cui se nella Germania nazista si poteva respirare un'atmosfera di esaltazione, prossima al delirio, nel blocco sovietico, invece, si respirava un'atmosfera piuttosto depressogena. Ed in effetti depressioni e suicidi erano tra i mali dell'est europeo.
Nei discorsi di tutti i nostalgici dell'est si legge un diffuso rimpianto per le certezze e la stabilità dei sistemi comunisti. Approfondiamo questo punto.
Ho già scritto, in altri post, che uno dei vantaggi dell'ancien regime era la grande stabilità che vi regnava. Le 5 generazioni che entravano in contatto (nonno-padre-soggetto-figlio-nipote) vivevano nello stesso ambiente e sapevano benissimo che ambiente avrebbero lasciato ai figli. Un sistema così tranquillizzante (che permetteva una visione ciclica e non lineare del tempo)non avrebbe mai fatto porre l'eterna domanda degli ultimi 150 anni: che mondo lasceremo ai nostri figli? Domanda a cui, oggi e domani, nessuno può rispondere, visto che l'ambiente muta clamorosamente anche in 10 anni.
L'economia comunista basata sulla proprietà statale, su bassi livello di sviluppo e di innovazione tecnologica, permetteva di recuperare una notevole stabilità. Nel suo sistema di valori (e nel rispetto delle conseguenti regole) ciascuno trovava il suo futuro: che quindi non dava luogo ad ansie e preoccupazioni.
Basta solo pensare ai negozi sotto casa: ogni anno qualcuno chiude, qualcuno apre, qualcuno innova! Nel blocco sovietico questo non poteva accadere.
A voi la palla...
Catone is offline  

 



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