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Vecchio 29-06-2006, 10.57.09   #1
Catone
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Totalitarismi: perchè questo grande successo?

Se i totalitarismi furono il male (come letto da più parti) perchè il loro grande successo? Come mai fascismo e nazismo ebbbero un appoggio di massa come nessuna democrazia potè vantare? Perchè gli stati del "socialismo reale" furono alla fine meno disprezzati delle odierne "strane democrazie" dell'est.
Partiamo dal principio, spero abbiate la pazienza di seguirmi.

La rivoluzione industriale distrugge il tessuto della millenaria società cristiana europea. Una società fatta di vita comunitaria e di vincoli. L'uomo era legato alla terra e ai ritmi della natura, ma anche alla famiglia allargata, alla comunità del villaggio o del municipio, alla corporazione, al signore, alla parrocchia. Ne nascevano una serie di vincoli che si estrinsecavano in diritti e doveri: a tali vincoli i critici del liberalismo daranno il nome di "valori". Come sigillo del sistema c'era la fede in Dio, che dava un senso compiuto alla vita terrena.

Su questa società si abbatte la rivoluzione industriale: si sciolgono tutti i vincoli e per la prima volta l'uomo si trova solo, abbondonato a sè stesso nelle periferie delle città industriali. Il nuovo sistema lo lega alla macchina e ai suoi ritmi matematici e non più alla terra e alla natura. Il liberalismo, ovvvero la dottrina che appoggia la svolta, chiama argutamente questa solitudine "libertà". Fino a quel momento la parola libertà indicava lo stato di una persona non soggetta a schiavitù. Ora indica una persona libera da vincoli sociali.
In pratica all'uomo industriale veniva detto: tu ora non devi nulla a nessuno, puoi scegliere il lavoro che vuoi, la donna che vuoi, puoi arricchirti e non sei obbligato ad andare in chiesa. Peccato che il più delle volte le persone "libere" si trovavano senza lavoro o con uno stipendio da fame.

Nel XIX secolo inizia la crociata antireligiosa. Viene messa in dubbio l'esistenza di Dio. La cultura ufficiale diventa atea e laica, i nuovi ceti sociali industriali non sono più cristiani. L'effetto è a cascata, con una "scristianizzazione" progressiva delle nuove società.

In un tale humus culturale nascono le ideologie totalitarie. L'uomo si trova troppo libero, solo con la sua umana disperazione, senza più neppure il conforto della religione.
Le nuove ideologie sono in realtà religioni senza Dio, che indicano un progetto salvifico della società nella storia. Protagonista è sempre e comunque lo Stato. Uno Stato etico, a cui spetta il compito di dire ciò che è bene e ciò che è male e di imporre ai cittadini una nuova serie di "vincoli" che sostituiscano quelli tradizionali. Tutti vincoli nei confronti dello Stato, da cui discendono di nuovo diritti, doveri e certezze. L'uomo non è più solo, può contare di nuovo su di una comunità e sulle sue organizzazioni. Lo Stato totalitario conosce tutti i suoi cittadini per nome e per cognome: li coercizza ma li tutela anche.

Il problema dei totalitarismi è comunque di predicare un nuovo verbo della società industriale. Non si rinuncia, cioè, alla "modernizzazione" che è stata causa dello sciogliersi dei voncoli sociali pre-industriali. La forza distruttiva di qualsiasi legame dell'industrialismo quindi sopravvive anche negli Stati totalitari e li mina fino alla loro distruzione.

Il tramonto delle ideologie totalitarie comincia già negli anni settanta secolo. Proprio in quel momento comincia un ripensamento degli stati laici nei confronti della religione. L'uomo ha bisogno di appagamento spirituale. La cultura ufficiale "sdogana" le religioni. Ma in modo ridicolo.
Infatti le accetta tutte e costrusice (nello stile che le è prorpio) il supermarket della religione: compra la teologia che più ti piace oppure fattela da te. Ma sappi che tutto si deve risolvere in una dimensione personale (o la massimo comunitaria) ma non in una dimensione sociale. Inffatti ogni qual volta una qualsiasi religione deborda nel sociale comincia la levata di scudi. Ma così si castra l'essenza del messaggio religioso ed esso si fa meno appagante.

Infina una nota sul fondamentalismo islamico.
Le società islamiche sono rimaste tradizionali, con tutti i vincoli pre-industriali di cui ho detto sopra. Salvo alcune elite occidentalizzate. E' proprio da queste elite (che in genere hanno studiato all'estero) che nasce il fondamentalismo che si propaga soprattutto tra gli islamici emigrati in Occidente. Costoro soffrono la separazione dalle loro tradizioni e si trovano abbandonati in un terra straniera, diversa, percepita come ostile.
Il fondamentalismo li lega idealmente all Umma di fedeli delle terre di origine e li vincola alla comunità con una serie di diritti e doveri. Un'ideologia totalitaria quindi, come surrogato della società tradizionale ormai perduta.
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Vecchio 29-06-2006, 14.27.22   #2
acquario69
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si potrebbe pensare che il cambiamento dovuto alla societa industriale abbia destabilizzato un equilibrio durato millenni..in effetti il ruolo della chiesa era il catalizzatore della societa,"rassicurava",ci si sentiva in qualche modo"protetti"..finito questo le masse avrebbero avuto bisogno ugualmente di qualcuno che sostituiva cio che era stato perso,da qui la nascita dei stati totalitari e il loro grande successo
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Vecchio 03-07-2006, 00.52.53   #3
aurora
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la diffusione della scolarizzazione e della cultura favorisce l'individualismo e quindi non permette la nascita o il consolidamento dei totalitarismi, secondo me.
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Vecchio 03-07-2006, 07.36.54   #4
acquario69
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la diffusione della scolarizzazione e della cultura favorisce l'individualismo e quindi non permette la nascita o il consolidamento dei totalitarismi, secondo me.

..quindi non e' un caso se, tanto per dirne una, in televisione il 99% dei programmi e' solo trash!
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Vecchio 03-07-2006, 19.22.59   #5
odissea
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Però vorrei notere che prima dell'industrializzazione, non è che regnasse la democrazia e la dignità delle persone e i loro diritti fossero rispettati. Prima c'erano comunque i regimi, e tante guerre, anzi tantissime.

Forse la grande beffa dell'età moderna è stato il constatare che, liberando l'uomo da determinati vincoli religiosi-politici, dotandolo di diritti civili e politici......l'uomo, come una pecora cui venga aperto il cancello del recinto, non si è voluto smuovere più di tanto, ha rifiutato questa emancipazione.

A meno che la differenza dell'epoca preindustriale, rispetto a quella industriale e dei totalitarismi, stia nell'adesione. Nella prima il regime era un dato di fatto, nella seconda il totalitarismo è cercato e condiviso? Alla fine però la condizione in cui ci si trova è sempre la stessa.....o no?
Chi mi spiega....please Catone, che sei un pozzo di scienza in questo forum....
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Vecchio 03-07-2006, 20.33.18   #6
aurora
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"per acquarius 69": il paragone non e' giusto. le persone non amano riflettere (tv trash) ma, se hanno studiato, anche solo alle elementari, non sopportano di essere comandate. Diciamo che con la pseudodemocrazia li si piglia in giro con l'illusione di dargli considerazione.La massa, secondo me , non capisce niente per questo e' sbagliato far prendere decisioni al popolo.
Ad ognuno le proprie competenze.
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Vecchio 04-07-2006, 01.21.04   #7
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"per acquarius 69": il paragone non e' giusto. le persone non amano riflettere (tv trash) ma, se hanno studiato, anche solo alle elementari, non sopportano di essere comandate. Diciamo che con la pseudodemocrazia li si piglia in giro con l'illusione di dargli considerazione.La massa, secondo me , non capisce niente per questo e' sbagliato far prendere decisioni al popolo.
Ad ognuno le proprie competenze.

secondo me il punto e' proprio questo..in riferimento a quanto hai detto prima,sostenevo il fatto che il potere ha da sempre cercato di rendere il popolo ignorante,cosi da strumentalizzarlo a suo piacere
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Vecchio 04-07-2006, 02.40.52   #8
acquario69
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credo si debba tener conto del periodo storico in cui queste dittature ebbero in effetti consenso fra le masse..la trasformazione della societa da contadina a industriale avrebbe consentito secondo il mio parere a ridurre le persone a strumenti dell'ingranaggio industriale stesso,privandolo della sua autenticita,se magari prima la chiesa faceva leva sul senso di colpa,in modo da mettere in riga le persone, la differenza era pero enorme perche in questo processo anziche rimanere coinvolte le singole persone nei confronti di"dio" e cio che il potere ecclesiastico voleva far rappresentare,stavolta erano le intere masse a sentirsi inconsapevolmente omologate..e' un po l'esempio che ha dato odissea delle pecore a cui viene aperto il recinto,ce' stato da subito chi ne avrebbe approfittato,indirizzando le pecore nel percorso a cui avrebbe fatto piu comodo,uno degli esempi potrebbe essere quello degli industriali che spingevano alla produzione bellica,da qui forse l'appoggio da parte loro di figure come quella di hitler in germania,ce' pure da tenere presente che all'epoca anche da parte delle cosidette democrazie tipo inghilterra,vedeva in hitler un freno al regime comunista russo,quindi se non del tutto appoggiato avrebbero comunque fatto in modo di non ostacolarne il cammino

cosi e' come lo interpreto io
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Vecchio 04-07-2006, 11.46.05   #9
Catone
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Però vorrei notere che prima dell'industrializzazione, non è che regnasse la democrazia e la dignità delle persone e i loro diritti fossero rispettati. Prima c'erano comunque i regimi, e tante guerre, anzi tantissime.

Forse la grande beffa dell'età moderna è stato il constatare che, liberando l'uomo da determinati vincoli religiosi-politici, dotandolo di diritti civili e politici......l'uomo, come una pecora cui venga aperto il cancello del recinto, non si è voluto smuovere più di tanto, ha rifiutato questa emancipazione.

A meno che la differenza dell'epoca preindustriale, rispetto a quella industriale e dei totalitarismi, stia nell'adesione. Nella prima il regime era un dato di fatto, nella seconda il totalitarismo è cercato e condiviso? Alla fine però la condizione in cui ci si trova è sempre la stessa.....o no?
Chi mi spiega....please Catone, che sei un pozzo di scienza in questo forum....
Grazie per il "pozzo" eheheh
Beh, le due realtà sono comunque completamente diverse. Se volessimo fare un parallelo (tra i legami dell'epoca preindustriale e queli totalitari) c'è la stessa differenza che c'è tra un mazzo di fiori naturali ed uno di fiori finti.
In realtà, nell'epoca preindustriale, i legami erano molteplici e verso soggetti e istituzioni disparati (il sovrano, il signore, la parrocchia, la comunità di villaggio o il municipio, la famiglia, la terra o la corporazione); negli stati totalitari i legami sono esclusivamente verso lo stato, che li gestisce in ottemperanza all'ideologia ufficiale.
Tornando alla tua idea: il totalitarismo non appartiene ad un apparente ordine naturale delle cose come "l'ancien regime"; che poi sia condiviso è opinabile, visto che molti alla fine lo hanno subito (il più delle volte volentieri) in forza dell'apparato di propaganda/coercizione che lo accompagnava.
Infine un appunto sul tuo primo capoverso: democrazia e libertà sono termini abbastanza vuoti, frutto anche della propaganda degli attuali regimi politici. Secondo me nell'ancien regime c'era una partecipazione maggiore nelle decisioni collettive. Ma questo è un altro discorso che si può approfondire in un nuovo tpoic o leggendo "il manifesto dell'antidemocrazia" di Massimo Fini.
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Vecchio 05-07-2006, 11.45.56   #10
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Grazie per il "pozzo" eheheh
Beh, le due realtà sono comunque completamente diverse. Se volessimo fare un parallelo (tra i legami dell'epoca preindustriale e queli totalitari) c'è la stessa differenza che c'è tra un mazzo di fiori naturali ed uno di fiori finti.
In realtà, nell'epoca preindustriale, i legami erano molteplici e verso soggetti e istituzioni disparati (il sovrano, il signore, la parrocchia, la comunità di villaggio o il municipio, la famiglia, la terra o la corporazione); negli stati totalitari i legami sono esclusivamente verso lo stato, che li gestisce in ottemperanza all'ideologia ufficiale.
Tornando alla tua idea: il totalitarismo non appartiene ad un apparente ordine naturale delle cose come "l'ancien regime"; che poi sia condiviso è opinabile, visto che molti alla fine lo hanno subito (il più delle volte volentieri) in forza dell'apparato di propaganda/coercizione che lo accompagnava.
Infine un appunto sul tuo primo capoverso: democrazia e libertà sono termini abbastanza vuoti, frutto anche della propaganda degli attuali regimi politici. Secondo me nell'ancien regime c'era una partecipazione maggiore nelle decisioni collettive. Ma questo è un altro discorso che si può approfondire in un nuovo tpoic o leggendo "il manifesto dell'antidemocrazia" di Massimo Fini.

grazie un corno, per me sei un pozzo per davvero, leggendo i tuoi interventi mi rendo conto di non sapere un bel niente di niente di storia, e mi sento piiiiiiiiccola.
Come darti torto? Nei totalitarsimi vengono a mancare quelle istituzioni intermedie fra individuo e stato (le parrocchie, il comune, la famiglia stessa....)che sono gli elementi che aggregano la comunità, e "umanizzano" il sistema. Per cui diventa tutto artificiale, "non umano".
Forse (azzardo un'ipotesi, segatemi con delicatezza per favore)nei totalitarismi poi, c'è un accentramento di potere superiore all'ancient regime, dal momento che il dittatore incarna spesso non solo l'uomo di potere, ma anche la divinità. Forse Stalin è stato il dittatore più rappresentativo in questo senso, dal momento che tirò giù i crocefissi dalle case, e ci sostituì la sua fotografia. Ma anche tanti altri sono più o meno sulla sua stessa onda. Nell'ancient regime il re, non è Dio; magari è eletto da Dio, prescelto, ma si distingue più nettamente dalla divinità.
segatemi con gentilezza.....ripeto

saluto anche acquario, condivido il suo intervento.
odissea is offline  

 



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