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Ma i comunisti mangiano i bambini?

(in forma romanzata)

Le vere ragioni dell’anti-comunismo

Questo passaggio storico spiegava, in parte, la poca importanza che i cattolici di destra sembravano dare ai valori principe del messaggio di Gesù, ma non bastava neppure un po’, a spiegare la repulsione immediata e totale verso il comunismo. Doveva esserci dell’altro e, per capire, Van intensificò la sua ricerca iniziando a frequentare la biblioteca locale e scoprì che la “proprietà privata” era il pilastro portante di un concetto, più ampio e vasto che era il “Contratto Sociale”.

Diceva Rousseau ne - Il Contratto Sociale”: - Col contratto  l'uomo perde la sua libertà naturale e un diritto illimitato a tutto ciò che lo tenta e che egli può raggiungere; guadagna invece la libertà civile e la proprietà di quanto possiede. –

E’ con il “contratto sociale” che il bene materiale perde la sua rozzezza primitiva di mera merce e si eleva a premio per l’uomo che rispetti la legge. L’eliminazione del premio, che l’ideologia comunista promulgava, con la sua abolizione della “proprietà privata”, significava l’eliminazione dell’incentivo per l’uomo ad agire in modo etico e morale. Questo “passaggio” era importante, perché faceva capire che non era tanto il possesso del bene materiale, (la proprietà), che interessava alla destra, quanto la funzione che esso aveva di premio sulla via del bene.

Ma nel contratto il mezzo per raggiungere il fine era il rispetto delle leggi e dei codici che regolavano il contratto stesso e questo, cozzava con lo sprezzo per la legalità che, troppe volte, la destra aveva mostrato.

Tra l’altro esisteva tutta una destra liberale e democratica, costituita da galantuomini, che avevano sempre fatto del rispetto della legge e dell’onore il loro stile di vita. Una destra etica portata a rispettare le idee altrui per amore della propria libertà e quindi, per estensione, della libertà in se. Come potevano queste persone accettare, tutto il disprezzo della legge e del diritto che l’attuale destra italiana stava mostrando, emettendo leggi che incoraggiavano l’evasione fiscale, riversando disprezzo verso la giustizia ed i giudici, mostrandosi denigratoria e calunniosa verso il dissenso e facendo della menzogna il suo vessillo?

Doveva esserci qualche altra cosa oltre questo contratto, questa formula, che risaliva al XVII secolo, un qualche cosa di molto più grande ed importante, per il quale si era ritenuto di poter sacrificare, non solo i valori cattolici di amore, di carità, di altruismo, ma persino quelli laici di legge, di diritto e di giustizia ed anche questa risposta doveva giacere tra le pieghe della storia.

Van continuò la sua immersione nei libri e scoprì che, prima della rivoluzione copernicana, cioè prima della nascita del “contratto sociale”, ad indicare all’uomo la via del bene era il “diritto divino dei monarchi”.

Il diritto divino dei re è una perifrasi che si riferisce alle dottrine politiche e religiose europee dell'assolutismo monarchico. Queste sono basate sulla credenza che un monarca dovesse il suo potere alla volontà di Dio e che ogni tentativo di restringere i suoi poteri fosse un atto contrario alla volontà divina.

Eureka... eccolo il nodo gordiano: - Il contratto era l’anello mancante che legava la “proprietà privata” al “diritto divino dei monarchi”; E quel concetto, “quel diritto divino”, era il sigillo che per millenni aveva regolato le nostre società sancendo, da una parte: - l’esistenza di dio – e dall’altra l’autorità di chi si era eletto suo rappresentava sulla terra - Quell’idea rappresentava, nell’inconscio collettivo, la garanzia che il mondo era ordinato e governato da una legge buona e nel contempo dava all’uomo l’illusione di essere una creatura speciale nell’universo.

Che ne fosse cosciente o meno quello che difendeva la destra conservatrice era il privilegio che dava l’idea di essere speciale, idea rafforzata dalla tesi ebraica del “popolo eletto da dio” che è passata dall’ebraismo alle altre religioni monoteista da esso scaturite, cioè cristianesimo e islam, non a caso, l’orgoglio razziale, che tante nefandezze aveva giustificato nella storia, era una peculiarità propria della destra.

La “proprietà privata”, quindi, non era importante in se stessa ma perché in essa era stato trasferito il concetto di “bene ideale”, cioè quel premio destinato alla creatura prediletta da dio. Il comunismo, attaccando la proprietà, in realtà minacciava a morte quella teoria. Queste riflessioni innescavano una serie di domande conseguenti.

Innanzi tutto, come era nata l'“idea di dio”?

 

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