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Genitori e adulti violenti, assolutamente indegni

- Ispirato all’infanzia negata -
di Antonio Pilato - Luglio 2014

 

 

Non c'è peggiore sofferenza di sentirsi impotenti davanti a tutte le ingiustizie politiche, economiche, sociali; alle falsità culturali, che dall'alto degli interessi istituzionali vengono imposte come giuste; alle violenze fisiche e psicologiche, ancor peggio quando vengono compiute nei confronti dei più deboli: vecchi, ammalati e vilmente in assoluto nei confronti dei bambini, puramente innocenti, ancora incontaminati da qualsiasi stortura, incapaci completamente di proteggersi e difendersi.
E' su queste creature, perfettissime in assoluto, rivolto il mio impegno di scrivere, anche se le parole, spesso restano inascoltate e quindi non giungono come pietre al bersaglio, per ferire la pelle e il cuore degli ingiusti.
Ma sicuramente, almeno si spera, questa riflessione sarà di stimolo a quanti come me e più di me avranno la forza e la voglia di continuare a leggere fatti e avvenimenti di questo” mondo di uomini immondi”, per condannare almeno spiritualmente quei genitori e adulti violenti del periodo antico, medievale, moderno e purtroppo anche contemporaneo.
Servirà a non lasciare nel buio della memoria dimentica una malvagità feroce, che aspetta ancora, se Dio vorrà, la condanna più severa e completa della storia, e a tenere sempre attiva l' attenzione perché questi fatti non abbiano più a ripetersi.
Chiamo creature innocenti tutti i bambini di questo mondo delle cose, contrariamente al mondo degli uomini adulti, bellissimo, perfettissimo, armonioso, che nessun artista, seppure di eccellentissimo talento, sarebbe capace di rappresentare nemmeno parzialmente o solo un elemento di esso.
Piccole creature viventi come tutte le cose del mondo, nati da un gioioso rapporto d'amore reciproco e consapevole razionalmente: come madre terra, già inseminata dalla intrinseca intelligenza infinita, sempre disposta a lasciarsi inseminare dai suoi stessi frutti, che la compongono, per continuare incessantemente l’esistenza di ogni cosa, che tutti gli uomini hanno bisogno di toccare, vedere, cibarsi in tutto il tempo della vita.
Chi infatti non apprezza la natura in tutte le sue molteplici forme qualitative e quantitative?
La natura, che è la casa di tutti: piante, animali microscopici e macroscopici, uomini di tutti i continenti è prodiga di ogni bene.
E chi fa male alla natura, io dico che fa male anche a se stesso.
Ancora più male, gigantesco, non comparabile a nessun altro agire male, se esso viene rivolto alle proprie cose materiali, al prodotto dei propri sacrifici e alle proprie creature, ossia ai loro nati.
E' un essere irrazionale chi piega su se stesso, sulle cose che gli appartengono la collera (anima concupiscibile, indegna).
Ma al di sopra ancora di tutti i mali, assai disdicevole e non rimediabile, indegno e non perdonabile è l'altro male, quello che si compie nei confronti del bambino, sul frutto spontaneo di un rapporto di amore, sul prolungamento della propria esistenza in un altro essere, generato nel grembo della donna, inseminata per amore, formato entro l'utero sanguineo, e dato alla luce con la sofferenza del parto, del taglio ombelicale, che ha legato entrambi in un solo respiro la vita, emotiva, sentimentale e nutrizionale, per tutto il tempo della gestazione.
Come il seme che crea le radici, che innalzano il tronco e da esso anche i rami, le foglie e i frutti: elementi uniti in uno e identico processo vitale; così anche l'uomo, superiore per eccellenza, in quanto dotato di coscienza razionale, ha il compito naturale di non interrompere il regolare sviluppo armonico del corpo, della mente e dello spirito in direzione dell’amore e con l’amore che unisce le parti di ognuno e di tutti...
 Non si è mai vista una pianta ripiegarsi su se stessa per procurarsi da sola il male; né un animale ferire se stesso o il piccolo nato, od ancor peggio fargli cessare la vita, che esso stesso ha dato, in un rapporto di amore, seppure solo istintivo.
 L'uomo stolto invece, piuttosto che seguire il pensiero e la conoscenza del bene, non solo danneggia se stesso, ma anche i suoi figli, che sono, non mi stancherò di ripetere, la proiezione del proprio essere psico-fisico, sintesi della realtà esistenziale di coppia: maschio e femmina che si incontrano per amore materiale e razionale.
Cosi di propria volontà distorta, contro natura, costui assolutamente indegno, arreca danno al corpo e alla mente della piccola e indifesa creatura.
 Gode far sentire dolore, paura, mancanza di amore, di protezione, di incoraggiamento ad agire, difficoltà a muoversi, a esplorare l’ambiente in cui dovrà vivere con sicurezza anche da grande, a privare del bisogno di scaricare la tensione interiore col gioco e col sorriso, della gioia di sentirsi pienamente soddisfatta in tutti i bisogni naturali.
Se questo e ogni altro sentimento ed emozione è impedito al bambino, è come negarlo, impedirlo a noi stessi, in quanto natura naturata della nostra natura naturans.
Meglio allora non essere nati da genitori violenti, per essere poi bestialmente violentati nella mente e nel corpo.
Da qui la necessità dell'educazione dei genitori e degli adulti in genere ai valori della vita, che si riceve e si continua a dare, che non è semplicemente l’atto di un piacere materiale.
Eppure succede che molti ignominiosi adulti considerino il proprio bambino come altro di sé, e ancor peggio, un oggetto d'uso e consumo, come un soprammobile, un animale che si prende in affido per compagnia e poi si allontana per noia.
Proviamo a rompere un piatto prezioso, a bruciare o tagliare la tela di un quadro d'autore, macchiare di colore indelebile il vestito, rompere il vetro della finestra, a striare con un punteruolo l’auto appena comprata, a procurare un taglio alla mano di un adulto.
Apriti cielo!
Qual è allora la differenza se la violenza è compiuta ai danni di un bambino?
Il bambino sente, vede, soffre ma non conosce la motivazione abominevole che muove la mano di chi violenta, né sa proteggersi dal male che gli viene procurato.
Questa è la risposta a chi si pone la domanda.
Allora, chi usa violenza nei confronti dell'essere umano, bambino soprattutto, che per età cronologica è impedito di difendersi o di fuggire ma anche di comunicare ad altri la violenza subita, spesso entro le pareti domestiche, dove la sicurezza dovrebbe essere certa, è un essere irrazionale parlante, ignominioso, disonesto, imperdonabile.
Costui, almeno una volta al giorno, davanti a un bambino dovrebbe attentamente osservare il suo corpicino debolissimo, completamente dipendente dall’azione dell’adulto, e domandarsi se al suo posto, in grado di capire e difendersi, a lui qualcuno facesse del male, piuttosto che ricevere una carezza , un segnale d’ amore o anche di solo pietà.
Ma questi autori del male, non si percepiscono interiormente, indegni come sono di essere padri e adulti deragliati dal binario della ragione.
A loro difesa poi, nelle aule dei tribunali, gli avvocati mentitori per il vile denaro sostengono spesso che compiono il male per incapacità di intendere e volere.
Forse è vero. Ma è anche vero sostenere il contrario.
Chi è mentalmente e completamente incapace non sa discernere e scegliere. Invece in ogni delitto succede di saper scegliere opportunamente lo strumento adatto per compiere il male, senza confondere il cucchiaio con un coltello, una bambola con un bambino vero, che piange e respira.
 La ragione del bene ha ceduto il posto alla ragione del male; la funzionalità etica del pensiero, ai bisogni immediati velleitari, a cui non si vuole più rimandare, aspettare.
Non più soggetti ma figure robotizzate, pilotate ciecamente dall’interesse consumistico, mondano.
“L’animale che si è elevato al razionale, ritorna a farsi peggiormente bestiale”.
Ma al di sopra della coscienza umana e della legge degli uomini, ci si domanda, c'è una giustizia divina?
E se c'è veramente, perché questo Dio non ferma in tempo la mano di chi sta per adempiere il male, come ha fatto con Abramo nell'atto di compiere il sacrificio crudele del figlio?
Quanti dubbi e quante contraddizioni irrisolvibili turbano la mente di chi si sforza di voler credere.
Un padre ragionevole terreno, mortale, che ama suo figlio od anche il figlio di un altro non può mai negargli il rispetto e la vita.
Assurdo. Incompatibile con la grandezza assoluta di Dio, bontà suprema, intelligenza infinita la creazione di un uomo così tanto dissimile, in cui si annida la forza irrazionale del male.
Ma il male, supposto che sia insito nella natura umana, che è istinto cieco, come può dominare la mente, superiore per eccellenza?
Eppure ogni giorno sentiamo notizie costanti di violenze, compiute nei confronti dei più deboli, dei bambini incapaci di proteggersi.
Oltre all’istinto bestiale dell'uomo, vi è l'insana educazione dagli adulti, ereditata per generazione, e le violenze a loro volta subite, che lasciano radici profonde e incurabili nella sfera della mente inconsapevole, nell' inconscio, che esplode, stimolata da una esistenza difficile.
Ma queste cause non possono mai giustificare la violenza.
Questi stolti ascoltano solo l’autorità dell’istinto, e non sanno razionalizzarlo con la consapevolezza del bene, del vero e grande amore per la vita di sé e di altri.
Per questi uomini ha valore solo l’appagamento meccanico, immediato materiale del sesso, per il solo sesso.
Di conseguenza, questo odio, questa rabbia veicola nei confronti del frutto di questo rapporto, sui bambini incolpevoli.
Questi uomini violenti sono la negazione dei valori dell’uomo razionale. Uomini nella forma esteriore, come bruti.
Uomini generati, è vero, mediante la inseminazione fallica, per desiderio di amore; ma se la maturazione cognitiva non giunge al pensiero razionale, attraverso il sentimento, filtrato da una completa, costante e sana educazione, il risultato finale raggiunto sarà quello di un essere rimasto al grado antropologico, alla nebula pensante originaria.
Questi stolti non possono e non sanno vivere un solo attimo senza l'appagamento degli istinti bestiali e agiscono voltando le spalle alla ragione.
La malformazione mentale degli adulti e, ancor più spregevole, quella dei genitori, violenti nei confronti dei deboli, incapaci di difendersi, è anche la causa dell'irregolare crescita di tutte le facoltà psicofisiche e del sentimento del bambino, dei suoi bisogni, dei suoi interessi, istinti naturali di cooperazione, esplorazione, costruzione ed artistici..
Il male produce altro male.
Provate a piegare un ramo, una foglia, un filo d'erba: quel ramo, quella foglia, quel filo d'erba non ritorneranno più come prima, perché è mutato il naturale corso della loro linfa vitale, come sostiene Rousseau , maestro di tutti i maestri della pedagogia moderna e contemporanea.
Questo esempio vale per tutti gli organismi: vegetali, animali e per gli uomini.
Se si agisce stoltamente e con violenza sulla vita del bambino, il corso formale, ossia l'anima interiore invisibile, che determina il suo divenire, in vista di una causa finale, non giunge più al suo compimento regolare.
Spesso gli adulti, i genitori sgridano i bambini, piccolissimi, come se avessero la capacità di comprenderne il significato, facendo spesso seguire alle parole le punizioni, e ai più grandicelli anche le percosse.
E non solo questo.
Spesso si lascia il bambino piccolissimo piangere dentro il lettino, simile ad una gabbia di uccelli, con la rete tutta intorno ai lati, finché si stanca e dorme, stressato di frustrazione.
 La regola, dicono, è di abituarlo a stare solo e soprattutto lontano dalle braccia della madre.
Invece sono genitori ingrati.
Quando si agisce seguendo le regole fisse, scritte da altri, guardiani della verità accademica, acquisita a tavolino, o quelle spesso ereditate da una cultura del passato, si cade molto spesso in errore.
Il bambino e il suo comportamento in sviluppo, non sono creta da plasmare né lastra da incidere.
Nel bambino sono già presenti, sin dai primissimi giorni di vita, allo stato embrionale tutte le facoltà, e attendono a svilupparsi lentamente: i modi di sentire, percepire, fantasticare e quindi di pensare, intuire dentro di sé, memorizzare, apprendere e comprendere, parlare in tutte le forme della comunicazione, di calcolare, confrontare, di socializzare.
Basta solo aspettare la maturazione spontanea.
E non è assolutamente vero che durante il periodo dell’età evolutiva o della inconsapevolezza, nulla interagisce, come alcuni presuntuosi del sapere sostengono.
La vista, l'udito, il tatto, il gusto e tutte le altre facoltà in formazione sono come finestre aperte, che si lasciano attraversare completamente da tutti gli stimoli che provengono dal mondo esterno.
I risultati si avranno in un futuro non lontano, da grande.
Occorre evitare invece il male, che ne impedisce il regolare sviluppo, a cominciare dalla sua esistenza entro il grembo materno; come spesso avviene per una donna gravida maltrattata dallo stesso compagno, coniuge, dai parenti, dai vicini di casa, dagli estranei per cause imprevedibili ed occasionali, dai colleghi di lavoro e dal datore di lavoro, da ogni altro agente esterno; dall’errato sistema nutrizionale: scarsità di cibo, privazione del riposo, di cure immediate e adeguate quando se ne ha bisogno; mancanza di serenità e di costante affetto familiare e sociale, ogni gratificazione sperata.
Tutto questo ed altro ancora si ripercuote sul nascituro.
Spesso la conseguenza può essere un parto anticipato o nei casi estremi un aborto.
Come mai?
Anche in questi casi la causa spesso è da ricercare negli episodi di dispiacere, vissuti dalla donna nel periodo delicatissimo della gravidanza.
Il nascituro è certamente protetto, come in una capsula, da ogni azione esteriore; Ma quando la sofferenza è forte, la sensibilità e la salute della partoriente sono fragili, le conseguenze sicure.
Se la donna, nello stato di gravidanza, subisce maltrattamenti, violenze fisiche e psichiche, od altro genere di bestialità da parte di un indegno compagno, per disaccordi vari, per gelosia, per altri maniacali comportamenti, celati nel periodo del fidanzamento o subentrati, per svariate circostanze e disavventure varie, dopo il matrimonio, lo stato di salute del nascituro è compromesso.
In questi casi, il male che si arreca alla madre partoriente, si trasmette al nascituro, con effetti di deviazione sociale.
Il sentimento, che dovrebbe nutrirsi di serenità, di gioia, si carica invece di violenza, di odio, di rabbia e rancore.
Si colora di nero la sua vita spirituale futura...
Diviene regolare l’irregolare; si incoraggia l’istinto dell'aggressività, dell’allontanamento dagli altri.
Di tutto questo i genitori violenti sono responsabili e se ne facciano dunque una colpa.
Le conseguenze, di questi innocenti, vittime del male degli adulti, sono anche cognitive: difficoltà di attenzione, ci concentrazione, di intuizione, di memorizzazione, di motivazione e di espressione.
Spesso un bambino, in certe condizioni di maltrattamento, per la costante paura e soggezione si chiude dentro la prigione del silenzio, con la gravissima conseguenza futura della difficoltà del linguaggio non solo parlato ma anche scritto.
In casi eccezionali si ha anche il mutismo volontario.
Questi adulti, non di età mentale ma di età solo cronologica, vanno segnalati a vita, come indegni.
Certamente si vedrebbero circolare tantissime scritte ignobili a loro discapito, aggravato costantemente dal disprezzo dei giusti.
Allora insorgerebbe sicuramente qualche partito politico, che per tranne vantaggio elettorale, si pronuncerebbe prontamente a loro difesa, sostenendo il motto “nessuno tocchi Caino”.
Ma Caino di che cosa si è reso responsabile per divenire Caino?
Come vien da ridere davanti a un male mai castigato.
Ma perché non parlare di educazione o di rieducazione permanente dell’adulto?
Perché non prevenire il male, reprimendo l'irrazionalità con una solida educazione morale?
 Si è parlato tanto di psicologia, di sociologia, di pedagogia educativa infantile.
 Quante opere scritte; quante conferenze!
E’ ora di scrivere trattati di pedagogia per gli adulti, di condurli obbligatoriamente nei banchi di scuola, prima di compire il male, evitare altro male.
 Si farebbe un gran bene all'umanità, che per tanto tempo e tuttora continua a danneggiarsi: suicidio spirituale di massa, che si ripercuote sui bambini innocenti.
Lo stesso vale per quelli che possiedono una discreta od elevata cultura.
Essere preparati nelle varie scienze, non vuol dire capire bene se stessi, gli altri e ancor meno i bisogni dei bambini.
Questi adulti dovrebbero cominciare a guardare, dietro la guida di un saggio educatore, il piccolino in tutte le parti del corpo: i piedini, le manine, che sono delicatissimi; il viso soprattutto, gli occhi, che trasmettono un bisogno di amore infinito: istruzione non vuol dire educazione.
Amare non significa dare solo cibo , ma vuol dire soprattutto affetto: un sorriso, una carezza accompagnata da una nenia mentre si nutre di latte o per conciliare il sonno.
E mentre si guarda, si osserva in tutti i suoi movimenti, non si deve mai fare a meno di porsi la domanda: come si può far del male ad una creatura così piccola, come si sente spesso da parte non solo di genitori ma anche di maestre d'asilo; far soffrire un essere assolutamente tutto innocenza, spontaneità, sentimento.
Non mi stancherò mai di ripeterlo con ridondanza: questi inumani devono ancor prima di essere rieducati, patire il dolore, lo stesso dolore che hanno procurato ai piccoli innocenti.
Spesso, quando osservavo i miei bambini, mi chiedevo: un essere umano, dotato di ragione, quantunque ottenebrata dall’odio e dal vizio bestiale, come può far male ad un corpicino così indifeso; come si può non avere un briciolo di intelligenza e di sentimento, direi anche di “pietas”, come era scritto nel “mos maiorum”, nel codice di comportamento dell’età imperiale romana, per non capire che l’ amore per i bambini è superiore a tutti gli altri interessi e vicissitudini quotidiane?
Mi soffermavo a guardare nei loro occhi il sorrisino; le manine che tentavano di afferrare o semplicemente sollevare un giocattolo; di spingere faticosamente una scatola; di togliersi una calzetta; di portarsi il piedino alla bocca: cose che fanno tutti i piccolini nella prima e seconda infanzia.
Constatavo i loro impedimenti; ma anche i lenti progressi.
Che gioia in famiglia udire qualche sillaba, per la prima volta le parole papà e mamma.
Emozioni che ora, rivivo con la nipotina.
Nonno. Nonna.
Ma è soprattutto forte la gioia di vedere la bambina compiere i primi passi autonomamente in uno spazio, solitamente casalingo, svuotato prima di tutti i pericoli che la possono danneggiare.
Vederla per pochi minuti dare passi veloci in direzione di chi la chiama per nome e la incoraggia ad andare avanti. Meravigliosa emozione di gioia, che sa cogliere solo chi ama i bambini.
La direzione psicologica dell’ adattamento all’ambiente sociale comincia a maturarsi in questi primi passi e dai modi di intervento degli adulti: andare con fiducia verso gli altri e socializzarsi positivamente.
Ma non sono tutti i genitori disposti a seguire costantemente la crescita del piccolo innocente, nell’età prescolastica; a stargli vicino come compagni di gioco; a saperlo ascoltare, capire e di condurlo dove fa segno con la manina di volersi recare; a curare di tenerlo pulito; a percepire tutti i bisogni fisici, di movimento; a sedersi con lui sul pavimento e dialogare; a indicare i nomi delle cose che tocca per sviluppare il linguaggio concreto; a potenziare le sensazioni e percezioni delle forme, dei pesi, dei volumi, delle grandezze, i rapporti dei colori, per sviluppare il linguaggio matematico.
Quanti genitori si impegnano in tutte queste azioni per favorire una crescita armonicamente completa?
Pochissimi è la risposta.
La mancanza della conoscenza psicologica per la corretta interpretazione del comportamento, dei bisogni in continua evoluzione, sono spesso causa di danno maggiore, per l'intervento inadeguato ai bisogni del soggetto.
Occorre ricordare che ogni bambino è identico a se stesso; diverso non solo esteriormente ma soprattutto interiormente a tutti gli altri: bisogni, inclinazioni, interessi, attitudini, motivazioni, capacità di adattamento ed altro.
Queste caratteristiche centrifughe pur presenti, in quanto innati, in ogni bambino, come corredo natale, si differenziano per intensità e priorità qualitativa specifica.
Come gli adulti, ogni bambino, seppure in crescita, ha una sua personalità (personalità del bambino) che lo fa essere, contrariamente alla concezione sbagliata classico tradizionale, il soggetto e non l'oggetto dell'educazione.
Ogni genitore ben pensante deve tener fermo costantemente nella propria mente che il bambino non è un pezzo di creta, di legno o di altro materiale flessibile, che si può e si deve plasmare secondo un modello da imitare, da seguire servendosi di mezzi o strumenti meccanici, che la tecnica quantunque avanzata mette a disposizione, come si fa per una scultura o qualsiasi altra opera artistica.
IL piccolo essere, come l’adulto, è unità indivisibile vivente di materia che pensa: res cogitans et res extensa.
Ma di tutti questi avvertimenti quanti genitori hanno conoscenza prima e anche dopo la nascita della prole?
A sentire quanto accade dopo il matrimonio , sono pochissimi.
Basta far scorrere per alcuni minuti le righe di televideo, leggere i fatti di cronaca di un qualsiasi quotidiano, aprire la pagina internet od altro per sentire ogni giorno fatti di aggressioni, violenze psicologiche, stupri, pestaggi, e quant’altro, che lasciano sgomenti, irretiti, inquieti, sconcertati per la rabbia e l’indignazione.
A volte vien da chiedersi se tutti siano dotati di intelligenza, ragione e sentimento; Dio, se esiste veramente, ha creato l’uomo a sua immagine.
Tutti avvenimenti che lasciano dubbi.
E’ certo che molti giovani genitori sia per la fragile ed elementare educazione ricevuta, supportata da vecchissime ricette pedagogiche autoritarie, che hanno fatto del piccolo essere innocente, l'oggetto dell'educazione, e non il soggetto, secondo cui deve per tempo raddrizzarsi, e se necessario, anche ricorrendo alle punizioni corporali; sia per i consigli di certi adulti stoltissimi, che hanno a loro volta ricevuto un addestramento militare, più che una educazione fondamentalmente basata sul dialogo, sull'amore, costoro, ripeto, non conoscono la distinzione fra ciò che è male e ciò che è bene, ciò che può farsi e ciò che invece non deve assolutamente accadere.
Ciò non vieta ricordare a questi sciagurati genitori che il piccolo, nella fase dell'infanzia, anche se non si esprime con il linguaggio dell’adulto, ascolta, sente, comprende globalmente l'atteggiamento amorevole e sgradevole delle persone che gli stanno vicino.
Alcuni studiosi di botanica arrivano a sostenere che anche i fiori interagiscono alla mano dell'uomo che li avvicina: splendono nei toni luminosi a chi li ama, si spengono di fronte a chi li disprezza.
Se a questa sconsideratezza nei confronti del bambino, si aggiunge poi la disperazione per i problemi esistenziali, allora il piccolo innocente e la sua incolumità sono a rischio.
Occorre prevenire questo male, educando e se necessario anche curando l'adulto.
La psico-pedagogia rivolta all’adulto è indispensabile.
Si è molto parlato e scritto dell'educazione dei bambini.
E' giunto ora il momento di educare gli adulti, quelli che si sentono, presuntuosamente educati, perché non sanno nulla della realtà del bambino.
Quante volte si è infatti sentito dire “ bisogna educare il bambino, con lo zucchero e la frusta, come si fa coi cavalli”, perché devono, a loro dire, crescere sapendo per tempo il senso del dovere.
Questo concetto, che proviene dalla notte dei tempi, è errata, sbagliata nei confronti dei bambini.
Meglio non buttarli al mondo: questo è il termine più adeguato per definire l'atto di procreazione dei genitori indegni.
Diviene necessario, giunti a questo punto, dettare alcuni fondamentali principi guida educativa per chi ha da apprendere e prevenire la violenza sui bambini.
Come prepararsi psicologicamente e intellettualmente al compito di genitori?
Questo è il punto.
Innanzitutto i potenziali genitori, sia madre che padre, il sesso non conta, di fronte al compito delicatissimo che si prefiggono di svolgere, non privo di quotidiane fatiche, che cambiano il ritmo abitudinario della vita precedente, devono spontaneamente decidere di volere la nascita del bambino, della loro creatura, bisognosa di continue cure, affetto, controllo, attenzioni, amore costante, di vivere serenamente.
Il concepimento è un atto d'amore, sentito da entrambi.
Dal momento che la moglie, sa di essere incinta ( non si usa il termine rimasta incinta, perché vuol dire subire, patire l'effetto determinato dall'azione di un altro, che può essere imposto o in qualche modo verificatosi a seguito di un caloroso, piacevole rapporto sessuale, senza l’uso dell’anticoncezionale, per prevenire una gravidanza indesiderata), lo comunicherà con gioia al coniuge.
Il coniuge, è il caso di dire prossimo papà, accoglierà la novità dell'evento con uguale intensità di letizia: assieme cominciano a percorrere la via che deve condurre all'esito finale del parto, senza diminuire l'affetto, l'amore reciproco di prima.
Cambiano tutti i comportamenti dell'uno e dell'altro: le abitudini in casa, i programmi di vita, perché ormai non più soli, devono pensare e agire in funzione dell'altro, che dovrà arrivare, anche se ancora non presente, fuori del grembo materno.
Il coniuge deve fare di tutto per far sentire la propria compagna di vita partoriente quanto più possibile condivisa pienamente, gratificata, sempre a suo agio, rispondendo prontamente ai suoi bisogni di aiuto e di serenità: luce, aria, tranquille passeggiate, emozioni di gioia, riposo.
. Deve aiutarla in tutti i lavori domestici che possono rappresentare per lei ormai non più come prima, fatica, assai pericolosa per il nascituro in formazione.
Bisogna saper evitare ogni genere di preoccupazione, esperienze dolorose: discussioni litigiose, violenze che incidono negativamente e per tutta la vita sulla formazione del carattere e dello stato d'animo del nascituro in formazione.
Sono infatti impulsi che andranno a far parte di quella sfera psichica chiamata inconscio, i cui effetti negativi della personalità non potranno essere da grandi controllati dalla razionalità della coscienza, perché svincolati dalla consapevolezza.
L'educazione dell'adulto, dunque, per la corretta crescita del bambino è indispensabile.
Alla preparazione religiosa che certifica la preparazione spirituale di entrambi i membri al matrimonio in chiesa, che potrebbe essere opinabile, è doveroso e indispensabile invece preparare pedagogicamente i potenziali futuri genitori, ad apprendere tutte le sagge norme di vita necessarie a non far mancare assolutamente nulla ai bambini, allo stesso modo di come gli adulti si adoperano per se stessi.
Una scuola quindi, un centro di educazione, un'associazione, una istituzione appositamente disposta alla formazione perenne dei genitori. Quasi come un patentino che abilita alla condotta paterna e materna, con il dovere civile e religioso della costante revisione.
Sembrerebbe a molti una esigenza folle, per altri effimera, perché gli antichi e i nostri genitori hanno educato e cresciuto i figli senza leggere testi e tanto meno seguire lezioni.
Questo è vero, ma è anche incontestabile il disastroso risultato conseguito da molti, che si sono affidati alle pratiche ereditate, seppure alcune volte utili.
L'improvvisazione porta quasi sempre all'errore, non facilmente rimediabile.
Bambini che piangono non sono facilmente capiti.
Il pianto, non essendo linguaggio ma espressioni di suoni, vuol dire qualcosa di cui l'adulto non comprende la causa.
Ha un senso, che va colto come un campanello di allarme.
Può essere una sofferenza fisica o un disagio psicologico, che va compreso e rimosso.
I vecchi, che si dicono maturi di esperienza, suggeriscono alle giovani coppie di non farsi un problema per l’educazione dei figli, da soli e a proprie spese impareranno a vivere.
Non è vero.
Specialmente nei primi mesi di vita e fino al momento in cui il bambino potrà esprimersi, bisogna invece prestargli tutta l'attenzione possibile.
Mai trascurarli per l'impegno di continuare a svolgere i lavori casalinghi od altro.
Si pensi a una pianticella sul balcone, ad un uccello tenuto in gabbia. Se non sono curati costantemente, presto si ammalano, seccano.
Lo stesso avviene per i bambini.
I primi medici sono i genitori intelligenti e sensibili.
La presenza attenta della madre e del padre e il loro pronto intervento sono necessari, preziosi.
Ma soprattutto oggi, in cui il denaro occupa il primo posto nella scala degli interessi e dei valori della vita, quanti genitori adempiono il compito di dedicare il loro tempo ai loro piccoli?
 Pochissimi, è la risposta.
In generale la coppia di oggi vuol fare ed avere tutto, senza però la volontà costante di portare a lungo l’impegno, la cura da dedicare alla loro creatura , frutto del loro amore.
Affidano questo prezioso compito educativo, soprattutto indispensabile nei primi anni di vita, quando va bene ai nonni, oppure in mancanza di essi, ad una persona estranea completamente alla famiglia, pagando a ore la sua collaborazione.
Questo è il risultato meno grave per il bambino che nasce da genitori entrambi impegnati nel mondo del lavoro.
Gravissimo, se a questa assenza prolungata giornaliera dei genitori, si aggiungono, al loro rientro maltrattamenti, incurie, e nei casi più gravi violenze.
E' il caso di dire, per questi ultimi, genitori assolutamente mostruosi, indegni di far parte della specie umana.

 

A futura memoria

 

   Antonio Pilato
Pittore e docente di Filosofia


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