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Il problema Dio

di Aldo Paliaga - Gennaio 2014

 

 

Se Dio è inconoscibile di che cosa parliamo?
Possiamo fare solo un discorso relativo, incerto e non controllabile.

 

 

L'idea di Dio (Dio e l'uomo)

L'uomo è un mammifero evoluto, caratterizzato da un'elevata evoluzione cerebrale che gli ha consentito funzioni mentali, logiche evolute e capacità di immaginare, di creare idee astratte. Tra queste è l'idea di Dio e cioè di un'entità invisibile, non raggiungibile dai sensi, ma considerata esistere prima di ogni cosa, indistruttibile, eterna, potente e legata alla creazione del mondo. Su questo oggetto si sono cimentate nei secoli schiere di filosofi e di teologi alla ricerca di una verità che è rimasta incerta, di un'entità che è stata peraltro pur sempre essenziale ad una gestione forte delle masse, delle comunità umane. Dio è stato adottato dalle comunità umane definite religiose come riferimento di un potere che si trasferiva automaticamente anche ad esse che lo gestivano.

L'idea di un Dio unico è legata ed è stata preceduta da un olimpo di deità che rappresentavano particolari caratteri della vita e della natura.

Il Dio unico della nostra storia religiosa è nato, nel mondo ebraico. E' stato un Dio autoreferenziale, il Dio che dava unità, compattezza e impulso ad un popolo alla ricerca di una “Terra Promessa” da togliere ad altri popoli. Era il Dio centro di una comunità religiosa, un Dio di utilità sociale, un Dio che non si poteva discutere ne valutare, un giudice assoluto che si poteva solo accettare, obbedendo alle sue leggi, pena gravissime sanzioni.

Tutto ciò era espressione di una limitazione del diritto individuale, della libertà di pensare e di avere idee personali su oggetti religiosi e non solo; questo Dio era un'entità potente, inconoscibile, invisibile e temibile riferimento di una classe sacerdotale dominante. Il Dio-individuo onnipotente è stato campione e centro di altre Religioni, inclusa quella Cattolica e Islamica.

 

Gli uomini e Dio nel nostro mondo cattolico

Alcuni negano Dio di principio senza sapere esattamente perché o perché pensano che crederci sia cosa da bambini. Sono gli atei. La loro è una impostazione cieca, negazionista di principio e non sembra particolarmente intelligente.

Alcuni hanno una posizione più razionale. Sono gli agnostici che non ritengono di avere sufficienti elementi di giudizio e si riservano di pensarci.

La maggioranza degli uomini accetta il Dio che viene presentato da una Comunità Religiosa e con ciò si sentono gratificati, in quanto liberati dall'impegno e dalle incertezze del pensare. Sono condizionati peraltro anche da promesse vantaggiose tra cui quella di una vita eterna felice dopo la morte; obbedendo alle leggi dettate da Dio, essi si sentono liberati dalle classiche paure che fanno parte della cultura religiosa. Nella nostra Chiesa essi ripuliscono periodicamente la coscienza da ogni peccato con la “confessione”, pronti per lo più a ricominciare come prima.

 

Ci sono peraltro dei “curiosi impegnati” che non si accontentano e insistono a cercare di capire, di farsi un'idea ragionevole su chi o che cosa possa essere questo Dio, in particolare cosa Egli possa volere specificamente dall'uomo. In questo campo si sono cimentate nei secoli schiere di pensatori, rivoltando in ogni modo il problema, fino a rifugiarsi in quella che è stata chiamata la “teologia negativa”.

 

E' quindi il caso di emettere alcune ipotesi:

 

Chi o cosa può essere veramente questo Dio?

E' creatore di tutte le cose “dal di fuori”, come Dio-individuo o “da dentro”, facendo parte esso stesso del Tutto? In altre parole è un Dio-individuo, una persona o è intimamente commisto al tutto? Pensa, decide, vuole, comanda, ama, giudica e condanna, punisce, perdona? E' buono o indifferente? E' giudice? Si fa rappresentare da uomini sulla terra, oppure essi millantano questo incarico? E' influenzabile da richieste, da preghiere, da genuflessioni, dal battersi il petto, da buone azioni? Che cosa possiamo pensare e dire di tutto questo?

Allo stato attuale delle nostre conoscenze, siamo portati a pensare (mai affermare o negare in assoluto in questo campo!) che è altamente probabile che esista un Dio. Troppe cose fanno pensare a un creatore, a un organizzatore, ad un essere responsabile delle cose che vediamo, della vita, della bellezza, della meraviglia di quanto incontriamo e cogliamo ogni giorno con i nostri sensi, apprezziamo con il nostro cervello, con la nostra mente umana! E' peraltro un fatto che anche gli animali con il loro cervello più semplice di quello umano dimostrano amore e apprezzamento per la vita.

Il vero problema dell'uomo, più che quello di porsi il quesito di un “Dio si” o di un “Dio no”, è quello di individuare un Dio che sia il più possibile accettabile da un punto di vista razionale, anche se si può sempre sbagliare con le migliori intenzioni; in ogni caso è meglio evitare di accettare passivamente un certo tipo di Dio senza un minimo di riflessione, solo perché suggerito o imposto da esponenti ufficiali di qualche Religione, uomini come noi, che possono sbagliare come noi anche se sostengono di fruire di poteri e di conoscenze superiori.

 

Un universo (e un Dio) intelligenti?

E' abbastanza logico e razionale riconoscere che nell'origine e nello sviluppo di quell'enorme e meraviglioso Universo che sta attorno a noi ci sia stata una causa prima che possiamo chiamare Dio (a meno che, come qualcuno sostiene, questo Universo sia sempre esistito).

Tornando alla nostra piccola Terra, se ci soffermiamo a guardare, ad ammirare le cose meravigliose del mondo animale e vegetale che sono attorno a noi, verosimile frutto di ciò che è stato chiamato un “intelligent design” divino, l'idea di una forza creatrice e modulatrice intelligente diventa preponderante. Per essa non sembra bastare la classica teoria della evoluzione darwiniana. Si possono osservare infatti nel mondo animale degli organi dotati di una intelligenza funzionale tale da essere difficilmente collegabili a una semplice selezione naturale, ciò suggerisce una particolare ideazione e inventività: mi riferisco ad esempio alla complessa e intelligente struttura del cervello, alla circolazione sanguigna che è gestita da una vera e propria pompa (la pompa cardiaca, il cuore), al complesso e intelligente apparato depuratore ed escretore del rene, al sistema occhio-vista. Queste e molte altre cose analoghe, complesse e intelligenti, rendono verosimile che dietro ad esse vi sia qualcosa o qualcuno dotati di intelligenza, di inventività, di impegno a risolvere problemi specifici.

 

Un Dio individuo o un Dio tutto?

A questo punto, come ho già fatto intravedere nelle righe precedenti, si impone un' importante scelta razionale: Questo qualcosa potente e intelligente che chiamiamo Dio è:

 

a) un essere “individuale” che, standosene in qualche luogo particolare (una volta si diceva il cielo, il “settimo cielo”), comunque fuori dal “mondo”, ha creato l'Universo dal nulla e poi lo ha modulato e lo ha fatto maturare fino a divenire, in tempi biblici, quello che è ora e che noi uomini osserviamo, tocchiamo con mano a livello della nostra piccola Terra e della nostra vita. Questo “Dio individuo” sarebbe un “creatore dal di fuori”. Tra le sue caratteristiche Egli non potrebbe avere peraltro la qualifica specifica di “buono” e di “protettore assoluto” della natura e della felicità dell'uomo nel comune significato che noi attribuiamo al termine; ciò per la diffusa e grave sofferenza presente da sempre nel mondo, nella terra in cui viviamo, dovuta agli egoismi umani e al cattivo comportamento degli uomini sugli uomini con guerre, genocidi e schiavismi. Ci sono poi in questo minuto angolo dell'Universo che è la nostra Terra tante altre gravi sofferenze, fame, malattie, cataclismi naturali.

I sostenitori di un “Dio persona e amore assoluto” dovrebbero poter giustificare in qualche modo tutte le grandi sofferenze passate e presenti, le cattive azioni, le malefatte di tanti umani creati da Lui, peraltro pronti a ricevere adeguate punizioni divine dopo la morte. Tutto ciò rende difficile sostenere che un eventuale Dio persona protegga le sue creature dalla sofferenza. Qualcuno ha detto (e per la Religione sarebbe una bestemmia) che Dio “guarda e se ne frega”. Circa le malefatte dell'uomo che teoricamente è l'essere prediletto di Dio, creato a sua immagine e somiglianza, i teologi cattolici hanno superato e risolto il problema con la volontà del Creatore di dotare l'uomo di libertà e di “volontà responsabile”, cose che lo farebbero divenire ancora più simile a sé. Il problema della sofferenza generica degli uomini e anche di quelli innocenti su questa terra è stato risolto dalla Chiesa con la teoria del Peccato Originale e della conseguente punizione per la disobbedienza di Adamo e di Eva, estesa anche ai discendenti.

 

b) Un Dio tutto. Un Dio tutto è invece un Dio che è nel “tutto”, permea ogni cosa, è un'entità impersonale, esistita da sempre, capace di attivare un'evoluzione naturale energica, forte e intelligente. Se la Religione Cattolica dovesse gestire, invece che un “Dio Persona”, un “Dio Tutto panenteistico”, avrebbe l'impegno di farlo conoscere e amare dalla gente come tale, di spiegarlo al popolo e soprattutto di parlare di Gesù in modo diverso, puntando sui principi che Egli aveva espresso invece che trascinarlo nel trascendente; dovrebbe abolire tanti principi assoluti a favore della logica di Gesù; è una strada che mi sembra forse inaugurata da Papa Francesco, superando la Chiesa Stato. Con ciò la Chiesa potrebbe concentrare il suo impegno ad onorare un grande e diverso Dio sconosciuto, essenza e fonte della vita e di ogni cosa, attivando la lungimiranza e la gioia delle folle dei fedeli; essa potrebbe in tal caso adorare un Dio che, più che creare l'Universo, ne rappresenta la meraviglia, la vita, la voglia di vivere, l'intelligenza, l'amore.

Io sono indotto a pensare, cosa peraltro suggerita da validi teologi, che Dio, visto come energia-intelligenza insita nel tutto, è comunque intimamente presente nella vita di questo nostro mondo, dell'universo e di noi stessi; questo convincimento aiuta a inquadrarla. Sono convinto che un Dio Tutto che consente l'evoluzione dell'Universo da energia a materia, dalla materia alla vita e a una vitalità ricca e complessa, è peraltro indipendente dal concetto di “bontà”, ma è permeato di grandezza, di bellezza, di intelligenza. Esso rappresenta l'evoluzione verso una complessità peraltro non completamente prevedibile, tale che può comportare anche disastri e sofferenze che questo “Dio non persona” non percepisce, non sente. Il Dio non persona, sede di potenza e di intelligenza non personale non pensa come l'uomo, non ha occhi per vedere, né orecchie per sentire. E' imperturbabile, non si preoccupa dell'uomo in particolare, non lo giudica e quindi non punisce i malvagi e i colpevoli per quelle che noi definiamo azioni negative e che le Religioni definiscono “peccati”, nefandezze, indegnità.

L'uomo invece, con il suo cervello evoluto legato all'evoluzione genetica, legato irrimediabilmente alla tutela del sé, non sa godere serenamente e intensamente dell'opportunità di questa esperienza di vita dagli ampi orizzonti che il caso gli ha dato, imposta in modo egocentrico la sua vita, la rende irrispettosa dell'equilibrio con gli altri, non riesce a concepire la bellezza e la fortuna di esserci e l'amore per il Dio Tutto attorno a sé; egli tende spesso alla proterva ricerca di beni e vi si aggrappa; teme irrimediabilmente di perdere la sua vita e con essa tutto. Concentrato su di sé, preoccupato dall'idea di essere una creatura a termine, egli si chiuderà ad un'ampia e matura visione del mondo.

Il Dio panenteistico non è buono né cattivo di principio, ma è grande e immenso, è un Dio in grado di generare e di far evolvere il mondo in modi a noi oscuri. I caratteri di questo Dio inafferrabile sono al di là di ogni comprensione: sarebbe presuntuoso pretendere di raggiungerla. A noi solo la meraviglia, l'amore e l'ammirazione per questo “Dio Tutto”.

Il Dio panenteistico è un Dio che non si deve temere, ma che non si può pregare chiedendo a Lui e alla sua presunta corte celeste, grazie e favori; si può genuflettersi di fronte a tanta grandezza e bellezza, ma è già gran cosa guardarle con ammirazione e gioia, cosa che per noi corrisponde vagamente ad adorarlo, per noi che siamo una microscopica parte del tutto, alla ricerca di essere degni e in equilibrio con la grandezza di questo Tutto.

 

Che ne dice la Religione Cattolica?

Le Religioni hanno bisogno di dare ai loro fedeli risposte esistenziali e di speranza circa la loro vita e soprattutto la loro morte. Hanno bisogno quindi di un “Dio persona” che è un riferimento molto più sentito dal popolo che non quello di un Dio Tutto. Esso consente anche maggiore autorità e un potere terreno di rappresentanza. C'è da dire che la nostra Religione Cristiana ha adottato un Dio di questo tipo e lo ha posto in un cielo ignoto, accompagnato da una corte di personaggi incorporei dove i buoni Cristiani defunti potranno incontrarsi e vivere felici un'altra vita. Nell'inquadramento ideale che emergeva dalla predicazione di Gesù, il Dio Padre non era visto chiaramente come un Dio tutto, ma piuttosto come un Dio individuo. C'è da chiedersi però se gli Evangelisti hanno tradotto esattamente le parole e il pensiero di Cristo e cercare di capire quanto questo Padre fosse compatibile con un Dio Tutto, che sta in tutto, che rappresenta vita, gioia di vivere e amore per ogni essere vivente. Che ne pensate? A voi la palla.

 

Aldo Paliaga

 

Aldo Paliaga. Sono nato a Pola (Istria), Medico Chirurgo. Laureato a Pavia. Alcune libere docenze in campo chirurgico. Già alla Clinica Chirurgica dell'Università di Roma e Registrar all'Università di Leeds (GB). Sono stato Primario Chirurgo all'Ospedale Regionale di Ancona. Ora sono pensionato da parecchi anni. Ho scritto "Dietro il sipario dell'Io" (Nel regno dell'astratto e del Sacro).


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