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Vivere felicemente inadeguati

La vita, lo diciamo spesso, è lotta, conflitto, sforzo continuo.
Ma la felicità si ottiene realmente nello sforzo?
Abbiamo notato quanti sforzi facciamo per essere qualcosa o qualcuno di diverso da quello che siamo? Difficilmente vorremmo rimanere quello che siamo, ovvero quello che pensiamo di essere.
Facciamo di tutto affinché gli altri abbiano di noi una immagine positiva per farci accettare da tutti e questo implica un continuo sforzo per essere quello che non si è.
In effetti ciascuno di noi difficilmente accetta di essere semplicemente quello che è. Ci sentiamo inadeguati a tutto e la vita passa tra uno sforzo e l'altro per diventare qualcuno che ci prefiggiamo di essere attraverso l'immaginazione. Confrontiamo le nostre competenze con quelle degli altri e ci rammarichiamo di non possederne di migliori.
Ma perché tutto nella nostra vita deve essere accompagnato dallo sforzo?
Lo sforzo ci illude, ci fa credere di diventare qualcuno di diverso da quello che eravamo. Non ci piace rimanere quello che immaginiamo di essere, senza sapere realmente chi siamo.
Se la vita passa attraverso questi tormenti che ci procuriamo per raggiungere ideali che parzialmente si realizzano possiamo essere davvero felici? L'ansia, il tormento interiore, la lotta portano davvero alla felicità?
Nessuno di noi potrà essere creativo se non è interiormente tranquillo. Il continuo sforzo per diventare qualcosa o qualcuno di diverso da quello che semplicemente “è” ci assorbe molte energie ma non ci dona la pace interiore nel giusto distacco dalle cose.
Quando osserviamo la nostra mente con semplicità, senza preoccuparci di catalogare i nostri pensieri o di giudicarli negativamente, allora subentra la piena accettazione del nostro “io” il quale si dilegua se ci accorgiamo della sua inconsistenza.
Quando ci osserviamo con distacco ma in profondità, allora siamo calmi e recettivi.
Ma se la nostra preoccupazione è quella di dover cambiare a tutti i costi l'idea che ci siamo fatti di noi stessi attraverso una errata serie di pregiudizi acquisiti nella nostra superficialità, allora perdiamo il nostro stato di creatività, viviamo continuamente in ansia e siamo inconcludenti.
E' veramente felice chi ha capito che ogni momento della nostra vita è comunque interessante, anche quello che sembra il più inadeguato, perché sa cogliere l'attimo in tutte le occasioni.
Vivere profondamente coscienti della propria inadeguatezza, rimanendo se stessi, osservando tranquillamente quello che ci circonda e ciò che ci passa per la nostra mente, questo può portare alla pace.
E la pace interiore, quella ottenuta senza sforzo, ci rende felici.

Pier Angelo Piai
Cividale del Friuli (UD) -
settembre 2006

 

Indice raccolta
Verso l'uomo integrale
di Pier Angelo Piai

 

 

In sintesi il messaggio fondamentale che l'autore vorrebbe trasmettere attraverso questo libro:

 

Progresso ed etica sono in continua evoluzione, ma se non diventano complementari portano all'implosione strutturale della società privata di tutti i valori umani che in migliaia di anni di storia, tra sofferenze e gioie, sono stati tramandati alle generazioni successive.
Emerge così il profilo dell'uomo integrale del 24° secolo, molto comune ed apprezzato .
Un uomo che utilizza le tecnologie più sofisticate per la promozione umana, per la scoperta della pura Verità, per la salvaguardia del Pianeta, per la riscoperta dell'attività più inconscia della mente, per la contemplazione dell'esistenza stessa, per la solidarietà e la creatività finalizzata al miglioramento della qualità della vita di ogni essere umano presente e futuro.


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