LettereOnLine  Indice

- Raccolta di lettere inviate dai visitatori

 

L’Utopia come rimedio alla guerra

di Manuela Greco - inviata il 28 marzo 2003

"L'utopia è là, all'orizzonte. Mi avvicino di due passi, lei si allontana di due passi. Faccio dieci passi e l'orizzonte si sposta di dieci passi. Per quanto cammini, mai la raggiungerò. A cosa serve l'utopia? Serve a questo: a camminare "
                                                  (Eduardo Galeano)

 

 

Che cos’è un’utopia? E’ una terra di perfetta armonia, dove la giustizia trionfa e dalla quale viene bandita ogni sorta di iniquità!

Per l’uomo moderno, è utopico tutto ciò che ha una qualche corrispondenza con l’immaginario, una fantasia, quasi mai realizzabile… è così che spesso ci si sottrae, anche solo per brevi istanti, dalla realtà quotidiana, si trova rifugio nelle sconfinate e desolate lande dell’utopia… un mondo FATTO PER NOI!!!

Nella storia, già qualcuno aveva sentito l’esigenza di pronunciarsi in merito a questo misterioso termine… era un certo Tommaso Moro, un pensatore cristiano vissuto in età rinascimentale. Per lui il termine racchiudeva la sensazione di innappagamento derivante dalla società in cui viveva, così provò ad immaginare un’isola felice nella quale gli abitanti conducevano un’esistenza tranquilla, in cui non ci fossero perturbazioni di sorta.

Un luogo felice, quello descritto da Moro, ma se vogliamo anche un luogo inesistente, un’isola che non c’è… ecco che la favola di Peter Pan trova una suo concreto spazio nella quotidianità! Una favola raccontata ai bambini per indurli a sognare, ma forse loro sognano già… bisognerebbe, forse raccontarla agli adulti?

In questa fase della storia, questo interrogativo verrebbe subito etichettato come farneticante… la realtà è ben diversa da quella che immaginiamo… dobbiamo viverla e guardarla negli occhi!

Anche Platone, forse in maniera più realistica, si era espresso in termini simili… auspicava ad uno “stato ideale”… un ottimo spunto per gli eventi quotidiani... Popper non era d’accordo… uno stato perfetto, ideale,non avrebbe avuto bisogno di modifiche, sarebbe stato chiuso in se stesso,senza bisogno ne possibilità di apertura… ciò sarebbe stato paradossale.

Nasce l’esigenza del confronto… ed ecco che a questo punto subentra una triste realtà: LA GUERRA! I popoli cercano il confronto, ma nasce l’invidia, il desiderio di essere ricchi tanto quanto il paese con il quale ci si confronta, il metro di paragone diviene allora l’irraggiungibile, ciò che realisticamente sarebbe inafferrabile, ma che con la violenza è possibile ottenere.

I teleschermi “esplodono” fornendoci tutti gli aggiornamenti sulle operazioni belliche, quelle appena concluse e quelle che si prevede ci saranno.

Non si parla d’altro, ormai, ma nel mondo… tutti sordi!

Al vertice, solo parole… i “promotori del conflitto” fanno a gara per dire la loro, per assicurarsi che si parli di loro. Non è importante farla finita, ma pubblicizzare la propria immagine, l’esigenza primaria è quella di essere protagonisti… non importa come e con quali conseguenze… ciò che importa è apparire, legittimare le proprie manie di grandezza anche a scapito di vite umane: è quello che fanno Bush e Saddam.

Una gara alla ricerca di prestigio…la GUERRA DELL’ORGOGLIO!

Nessuno dice di volersi arrendere… un gesto simile denoterebbe solo il prendere atto di essere inferiori, ma soprattutto sarebbe davvero una mancanza d’orgoglio… affermare pubblicamente che L’ALTRO è SUPERIORE.

Gli Stati Uniti non possono certo perdere il primato, non possono rinunciare al ruolo di superiorità acquisito ed affermato nell’arco di decenni… quindi…  “sono legittimati a portare a termine questo crudele ed inutile conflitto”.

L’Iraq, dal canto suo, vuole a tutti i costi entrare in competizione, per dimostrare che può essere un valido e temibile nemico….

E intanto, tutte le fonti di informazione (i telegiornali, le testate giornalistiche, internet) ci “bombardano”di notizie! Ciò che resta invisibile (o quasi) sono le immagini, dichiarate troppo crude… di corpi ormai esanimi!!! Così è meglio non mandarle in onda perché potrebbero sconvolgere gli spettatori…

E poi le innumerevoli manifestazioni pacifiste o pseudo-pacifiste in cui non è ben chiaro l’intento e l’obiettivo da raggiungere… OTTENERE LA PACE???

Ma quanti dei manifestanti, sventolando le bandiere-arcobaleno, credono davvero in ciò che dicono e fanno?

A questo punto a che serve sognare? Ma soprattutto ci sarà ancora spazio per i sogni… o verremo privati anche di questa fondamentale libertà?

    Manuela Greco