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Riflessioni sulla Mente

Riflessioni sulla Mente

di Luciano Peccarisi -  indice articoli

 

Dall'azione alla Mente

marzo 2013

  • La stabilità

  • L'azione

  • L'intuito

  • Componente motoria

  • Dai gesti al pensare

 

Alla domanda di come si può conoscere se stessi Goethe risponde:

"Mai con la meditazione ma con l'azione. Cerca di fare il tuo dovere e saprai subito che cosa vali". (Goethe J.W. Massime e riflessioni, Theoria, 1985)

 

La stabilità

In principio era la stabilità. Nulla era in movimento, ciò che si muoveva era 'spinto'. Cadevano frane dai monti, rotolava neve dai pendii, scendeva pioggia dal cielo, la polvere volava nel vento, scivolava il ghiacciaio, sputava lava il vulcano e il mare batteva gli scogli. Ma le pietre, l'acqua, la polvere, la lava, il mare devono essere mosse per muoversi. Tutto può tornare calmo e tranquillo, stabile, fermo. Poi qualcosa cominciò a muoversi senza essere mossa. Tra tutte queste cose stabili, una struttura si dispose in maniera peculiare, o almeno così si può speculare. Una caratteristica rarissima. Tuttavia come una serie di numeri a caso può uscire se giocati per milioni d'anni, ecco che uscì. Uno stampo, un pezzo di un puzzle, una sagoma; e quando un complesso vicino ha forma adattabile, tenderà ad attaccarsi. Questo processo, mirabilmente descritto da Dawkins, potrebbe continuare, dando luogo a un impilaggio progressivo. E' così che si formano ad esempio i cristalli. Oppure le due catene potrebbero separarsi, e allora si avrebbero due replicanti, ciascuno dei quali può a sua volta fare altre copie. “Quello che importa è che di colpo nel mondo fece ingresso una nuova specie di stabilità” (R. Dawking, Il gene egoista, oscar Mondadori,1995, p. 9).

 

L'azione

Un gene preso da solo non serve a nulla. Deve trovarsi in ambienti idonei per avere un senso. L'unità della vita non è il gene ma un insieme di geni: la cellula. La sua autosufficienza è dimostrata dal fatto che la maggior parte degli organismi della Terra sono microorganismi unicellulari. Consideriamo ad esempio un batterio, l'E. Coli: il più studiato di tutti gli animali. Non possiede il pensiero eppure va a cercarsi il cibo. Con cosa? Con l'azione. Fra le tante imprese evolutive, gli antenati dell'E. Coli inventarono la ruota. Una serie di flagelli e due tipi di movimento, uno in modo 'disordinato' e l'altro invece in una sola direzione. Il primo è alla cieca, da tutte le parti, ma se incontra ad esempio una maggiore concentrazione di zucchero, allora passa al movimento continuo. Un comportamento esattamente analogo ma opposto è determinato dalla presenza di sostanze dannose. E' così che sopravvive, muovendosi (G. Cairns-Smith, Mente e Coscienza, G. Fioriti, 2000, Roma, p. 94). Certo il nostro cervello e noi stessi siamo enormi comunità di cellule, le cose sono più complesse. Oltre il 99,99% delle informazioni genetiche è racchiuso nel nucleo: la Biblioteca Principale della cellula. I mitocondri sono piccoli organuli che producono il combustibile: l'ATP. Essi contengono il resto delle informazioni sotto forma di piccoli “libricini”. Negli esseri umani, per esempio, l'informazione genetica (nucleare) è sotto forma di 46 enormi molecole del DNA, che forniscono un’enorme capacità informativa, scritta nel suo linguaggio di 4 simboli. Queste molecole del DNA costituiscono, insieme ad altro, i cromosomi. Tutte le cellule dell'organismo s’informano reciprocamente di quello che fanno, si ha una sorta di network di comunicazione.

 

L'intuito

"Non appena entrò nella stanza Paolo ebbe la sensazione che qualcosa non andasse; Giovanna non lasciava mai l'ombrello sulla sedia in quel modo...". La maggior parte di noi agisce per intuito. Da giudizi e arriva a conclusioni senza sapere perché. A volte si ha l'impressione che la mattina presto si hanno idee più chiare, circa problemi irrisolti del giorno prima. Come se ci fossero dei processori inconsci, che lavorano nel retroscena della mente. Se qualcuno all'improvviso ci chiede: come fai a dire questo? Ci coglie l'imbarazzo “beh, suppongo che... stavo pensando appunto... forse... ” diciamo cose per guadagnare tempo e scoprire i processi di pensiero realmente in atto o per inventarne nuovi. Il nostro cervello inconscio a volte capisce tutto da solo, senza bisogno di spiegazioni. La consapevolezza ci arriva dopo. Razionalizziamo dopo e spesso alla ragione diamo un'importanza che forse non ha. Processi mentali intuitivi e non dichiarativi possono costituire la base di comportamenti straordinariamente complessi. Le piante non hanno bisogno di pensare. E' così i virus, batteri e vermi. Noi esseri umani facciamo molte cose senza pensare, ci laviamo i denti, ci vestiamo, ci allacciamo le stringhe delle scarpe, guidiamo l'auto. Movimenti assai complessi. E se gli animali facessero le cose che fanno nello stesso modo; con questo tipo di pensiero? In fondo inseguire la preda, catturala, mangiarla, riunirsi in grandi mandrie, disperdersi potrebbero essere tutti comportamenti a portata di esseri senza pensiero. Perché appesantire la testa con problemi improbabili, dalle soluzioni a volte assurde, con quesiti irrisolvibili, come fa la mente umana. E' invece importante risolvere subito e bene le questioni di sopravvivenza, ricerca del partner o del rifugio. La mente umana non è solo il risultato di una lunga selezione naturale, come quella degli animali. E' anche il prodotto di un nuovo progetto. Un gruppo di animali simili alle scimmie per avere il sopravvento su quel mondo difficilissimo e competitivo aumentò la possibilità di conoscenza, e, come si sa, sapere è potere.

 

Componente motoria

La componente che innesca l'azione della nostra mente è spesso sottovalutata. Eppure il neonato è un organismo essenzialmente motorio. Prima della sensazione c'è l'azione. Poi si hanno conseguenze e modifiche del comportamento successivo. Anche 'pensare' da questo punto di vista, è 'decidere il passo successivo da compiere'. Il corpo non sta in basso, sotto al pensiero ma strettamente correlato. La stessa area del cervello che entra in funzione quando immagino un movimento si attiva quando è pianificato. I neuroni specchio dell'area pre-motoria che si eccitano quando osservano un movimento, sono gli stessi che si attivano quando ci si prepara a quel movimento. Anche il parlare è un’attività motoria sequenziale, come prendere prima un sasso e poi schiacciare un frutto. Il rapporto tra l'azione e il linguaggio è assai stretto; esperienze concrete come alto e basso, dentro e fuori, su e giù, destra e sinistra, hanno fornito la base fisica e pratica per lo sviluppo di simboli e metafore utilizzate nel linguaggio. Esiste un’evoluzione quasi sincrona tra motricità e pensiero, dal punto di vista della storia naturale dell'uomo. Lo osserviamo anche nel modo in cui la nostra mente funziona oggi: ad esempio, concentrarsi su di un problema, vale a dire pensare, implica un aumento della tensione muscolare del collo come d'altronde rilassare i muscoli facciali del volto a un sorriso può modificare le nostre sensazioni ed emozioni. Ridere rilassa i muscoli, mette in circolo molecole 'positive' come le endorfine, inoltre l'umorismo aiuta a guardare con distacco le piccole grandi noie di ogni giorno. Addirittura basta dipingersi sul volto l'espressione della risata, labbro superiore sollevato e bocca a 35 denti in bella mostra. Anche se indotta in modo artificiale per esempio tenendo in bocca una penna, ha di per sé effetto positivo sull'umore.

 

Dai gesti al pensare

Per ritualizzare azioni quotidiane come l'andare e il venire, vieni qua o vattene, probabilmente si utilizzavano atti e movimenti come avvicinare qualcuno afferrandolo, flettendo le dita e il gomito in direzione del nostro corpo. Quel movimento, il gesto col braccio per dire 'vieni', potrebbe rimanere scollegato dall’effettiva presenza fisica dell'altro, e usato come mezzo per comunicare intenzioni di avvicinamento. Una volta consolidato un vocabolario di gesti si estese con il coinvolgimento dei neuroni specchio. Non dimentichiamo che molti neuroni dei lobi frontali delle scimmie (nella stessa regione che diventa l'area del linguaggio espressivo) scaricano quando l'animale esegue un'azione, come prendere una nocciolina, e che una loro sottoserie scarica anche quando la scimmia guarda un'altra scimmia afferrarla. Forse furono proprio i movimenti, le azioni, a far nascere il 'pensiero'; cioè un sistema che consentì ai nostri antenati di rappresentarsi mentalmente il mondo in modo più sofisticato. E poi il linguaggio che permettendo un pensiero verbalizzato lo rende ancora più raffinato, fino alle alte vette dell'astrazione. Dall'anatomia e dall'azione nascono il pensiero e il linguaggio. Una difficile relazione, tuttavia anche il rapporto tra il masticare e l'udire sembra assai difficile. Noi siamo mammiferi e deriviamo dai rettili, che camminano rasoterra. La mascella era fatta di più ossicini articolati perché non masticavano, ma ingoiavano tutta la preda; mangiavano poco e, quando capitava, mangiavano tutto. I rettili dondolano la testa vicino al suolo e i tre ossi progenitori così a contatto col terreno, trasmettevano i suoni dei passi degli animali nelle vicinanze. Poi i mammiferi si sollevarono e due delle tre ossa mascellari furono poco a poco cooptate per udire i suoni trasportati dall'aria. La mandibola rimase unica nella masticazione, che ora era usata per rendere leggero il metabolismo. Ora tutti i mammiferi hanno nell'orecchio medio l'incudine, la staffa e il martello che trasmettono e amplificano i suoni dal timpano all'orecchio interno; ed è stato un vero rompicapo capirne l'origine. La sequenza dei passi evolutivi dell'uomo è una storia affascinante.

 

      Luciano Peccarisi

 

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