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Riflessioni sulla Mente

Riflessioni sulla Mente

di Luciano Peccarisi -  indice articoli

 

Mente, riduzionismo e cervello

giugno 2013

 

Il riduzionismo vede le proprietà di qualunque sistema fisico come riconducibili a quelle dei suoi componenti elementari. I nostri lontani antenati agivano sulla base delle regolarità di natura e delle loro percezioni: osservavano gli astri, i fiori e i frutti, le pietre, e su quella base agivano. Sapevano costruire manufatti geometrici senza conoscere la geometria, si adattavamo alle variazioni climatiche senza la meteorologia. Poi venne il linguaggio e l’uso di verbi e aggettivi indusse le loro menti a creare l’ordine del mondo esterno. Adottarono, sempre a livello linguistico, categorie cerebrali come lo spazio, il tempo, la causalità, i colori, i profumi, i suoni. Allora si sentivano ancora parte della natura. Oggi le cose sono cambiate. Nessuna epoca storica è stata più dipendente dalla cultura scientifica e più permeata di riduzionismo come la nostra. Così come nessuna è stata più a disagio con la scienza. Le tecnologie che da essa discendono, sono basate su scoperte e su teorie talmente lontane dalla vita comune che solo pochissimi individui possono capire le loro implicazioni. Funzionano, e questo ci basta: non dobbiamo preoccuparci della mancanza di conoscenza. Di fronte alla maggior parte dei prodotti della scienza che usiamo e incontriamo quotidianamente, Tv, cellulari, auto, computer, ecc. restiamo ignoranti e profani. Se la scienza moderna è arrivata al livello di sviluppo attuale, si deve a metodi d’indagine di tipo riduzionista. La luce consiste di particelle prive di massa che ubbidiscono a un principio d’incertezza mentre viaggiano attraverso un universo curvo a quattro dimensioni. Ma chi lo avrebbe mai creduto, se la scienza non lo avesse dimostrato? Un fisico eterodosso, Fritjof Capra, ha riflettuto genialmente sulla scienza e la sua 'affinità' con il pensiero mistico orientale: vale a dire a riconoscere «l'unità e l'interdipendenza di tutti i fenomeni e la natura intrinsecamente dinamica dell'universo». La meccanica quantistica rivela, ha scritto Capra nel Tao della fisica, un'essenziale interconnessione dell'universo e ci fa capire che non possiamo scomporre il mondo in unità elementari con esistenza indipendente. Quando studiamo la materia in profondità, scopriamo che essa è composta da particelle, ma queste non sono i “mattoni fondamentali” nel senso di Democrito e di Newton. Sono soltanto idealizzazioni, utili da un punto di vista pratico, ma prive di significato fondamentale. Sappiamo che l’intelligenza e la consapevolezza scaturiscono da un tessuto enormemente confuso di corpi cellulari, sinapsi e dendriti: sembra strano, eppure è innegabile. Tutto questo crea un “`Io'', è straordinario comprenderlo, ma, se lo accettiamo, e non abbiamo una repulsione per ogni spiegazione che ci descrive l'anima, non dovrebbe sembrare così strano. La fisica e la scienza quando si avvicinano agli oggetti o alle esperienze più concrete e familiari, le fanno sparire. Svaniscono proprio, quando sono viste in scala infinitesimale. Il riduzionismo non diminuisce ma aumenta il mistero che ci circonda. Molti studiosi della mente hanno esposto numerose critiche al programma scientifico riduzionistico dello studio della mente umana. Edelman afferma che non si può cogliere il mistero affascinante della Gioconda a­nalizzando i suoi pigmenti di colore, Nagel che un programma riduzionista è estremamente implausibile, Fodor che è semplicemente assurdo, e Chalmers, per citarne solo alcuni, che nessuna spie­gazione fisica potrà rendere conto della coscienza. In effetti, una cosa è il cervello animale e un’altra la mente umana; l’unica mente plasmata dal linguaggio. I prodotti della mente devono essere analizzati diversamente. Sono i prodotti della cultura: e la cultura segue le sue regole. Ogni nuova mente possiede un nuovo cervello; perlomeno un cervello più ricco di sinapsi, e con diverse arborizzazioni. Secondo LeDoux sono proprio le sinapsi che fanno di noi quello che siamo.

 

LeDoux

Sebbene ritenga che la mia mente (come la vostra) sia il prodotto di un sistema fisico, non rifiuto modi alternativi di pensare alla mente. Il riduzionismo è un approccio proficuo alla ricerca sul cervello, ma non necessariamente un assunto valido per orientarsi nella vita quotidiana, per esempio quando si corteggia un partner, si allevano i figli, si sale (o si scende) nella gerarchia aziendale o si assume un idraulico. Tutte queste attività, ovviamente, dipendono da, e sono anche potenzialmente spiegabili in termini di, meccanismi cerebrali: tuttavia quando gli scienziati o i profani fanno queste cose, non necessariamente hanno bisogno di conoscere le basi neurobiologiche implicate. Naturalmente, i fatti circa il modo in cui opera il cervello fanno il loro corso nelle occupazioni di ogni giorno (la gente assume farmaci per controllare l'ansia o la depressione, eliminare dolori e sofferenze fisiche, gestire l'epilessia o il M. di Parkinson). Ma non c'è niente di speciale in relazione sul cervello a questo proposito, visto che la nostra cultura è in costante trasformazione sulla base dei progressi tanto degli studi umanistici quanto delle scienze. La letteratura, per esempio, propone delle idee che si rivelano spesso utili alle persone, e possono essere anche d'aiuto alla comprensione dei modi in cui la gente, attraverso il cervello, ci rende quel che siamo. Dostoevskij, ad esempio, aveva moltissime idee sull'importanza dei processi inconsci nei processi mentali. Ritengo che le impostazioni non scientifiche (letteratura, poesia, psicoanalisi) e le scienze non riduzioniste (linguistiche, sociologia, antropologia) possano coesistere con le neuroscienze, integrandole...Una visione spirituale degli individui e una prospettiva neurale non dovrebbero escludersi a vicenda...Il riduzionismo è spesso considerato in modo dispregiativo da quanti sono estranei alla scienza. Questo accade perché alle persone piace pensare a se stesse nei termini della propria autoconsapevolezza, e non apprezzano l'idea che il possa esistere a un qualche altro livello che non sia quello della consapevolezza conscia. Inoltre, il riduzionismo ha una cattiva fama perché, spinto al suo estremo logico, imporrebbe che, per esempio, si descrivesse la poesia in termini di particelle subatomiche. Questo rappresenta il tipo cosiddetto paradossale di riduzione di complessità che dobbiamo evitare. Ma io sto cercando riduzioni non assurde, semplificazioni che significhino qualcosa, e ritengo sia ragionevole cominciare a pensare al Sé in termini di sinapsi. (Joseph LeDoux, Il Sé sinaptico)

 

      Luciano Peccarisi

 

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