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Riflessioni sulla Mente

Riflessioni sulla Mente

di Luciano Peccarisi -  indice articoli

 

Pensiero, cervello e immaginazione

ottobre 2014

  • Malattie dell’immaginazione

  • Come si è formata l’immaginazione umana

 

Nella sindrome di Asperger il linguaggio non è compromesso. Tuttavia sono spesso accusati di “parlare troppo”, dei propri interessi e argomenti poco condivisibili con gli altri. Fanno molta fatica a seguire il ritmo della conversazione, specie se si tratta di conversazioni spontanee e non tematizzate (le chiacchiere da bar), spesso s’introducono in modo non appropriato nel discorso e fanno fatica a mantenere viva la conversione. Hanno difficoltà a interpretare gli aspetti non verbali della comunicazione (ossia gesti, intonazione della voce, espressioni facciali) e il loro eloquio spesso manca di questi elementi (il tono di voce è monotono e hanno una ridotta espressività). Tendono inoltre a interpretare in modo letterale ciò che è detto e non colgono il significato di frasi indirette, ironiche o metaforiche. E’ come se mancassero d’immaginazione, una caratteristica del pensiero umano di grande importanza. Ma cos’è il pensiero? Per parlare del pensiero non possiamo che usare il pensiero stesso. Però possiamo usare il pensiero per partire dal pensiero stesso, oppure no, e partire dal cervello. Questo secondo modo può essere condiviso con gli altri, mentre il pensiero stesso è strettamente personale, singolare e non esportabile. Del cervello sappiamo che ci sono raffigurazioni mentali che scorrono e che possono essere studiate tramite le raffigurazioni cerebrali, che sono le loro tracce. Anche se avessi la possibilità di osservare le mie configurazioni mentali tramite le loro tracce: reti e circuiti cerebrali ora, mentre sto scrivendo, lo potrei fare solo oggettivandomi (in terza persona, dicono i filosofi). C’è una lacuna tra la nostra conoscenza del cerebrale e del mentale, e livelli diversi di descrizione ma ciò non vuol affermare l’esistenza del dualismo, ma soltanto riconoscere alla mente un processo biologico di livello elevato, tanto elevato che presumibilmente sarà identificato tra molto tempo; semmai sarà identificabile. Si tratta allora di usare le parole in ciò che esse vogliono dire e non usandole in modo talmente vago che ognuno se ne fa l’idea che gli pare. Solo così ci avvicineremo a comprendere come avviene la creazione della mente, e perché il cervello è un sistema creativo e immaginativo.

 

Malattie dell’immaginazione

Oltre alle malattie del cosiddetto spettro autistico, che comprende la sindrome di Asperger, alcuni soggetti perdono la possibilità di usare le metafore, dove com’è ovvio, occorre l’immaginazione. Anche un numero in fondo essendo un’entità astratta bisogna immaginarlo, com’è fatto materialmente in numero tre, o il ventotto? Tuttavia benché immateriale, si trova in qualche modo impacchettato, cristallizzato ma pronto a entrare in azione in caso di necessità nel giro angolare del cervello. Quando quest’ultimo è leso, il paziente non riesce più a fare neanche semplici operazioni aritmetiche: 'acalculia'. Ci sono poi indizi del fatto che, oltre a stentare a usare i numeri si ha incapacità a usare anche le parole in caso di lesione del lobulo parietale inferiore sinistro e perfino le metafore, e qui occorre l’immaginazione. Coloro che ne sono affetti acquisiscono un pensiero estremamente letterale. Se gli si dicesse ad esempio “quando il gatto manca, i topi ballano” potrebbe rispondere “strano, i topi non conoscono la musica”. Sfuggendo completamente il significato metaforico del proverbio.

 

Come si è formata l’immaginazione umana

Negli animali esiste nel cervello la possibilità di associazioni tra stimoli diversi, se una gazzella sente un ruggito pensa al leone, il toro se vede il rosso pensa a un nemico, se sentiamo col tatto strisciare sulla pelle facciamo uno scossone, pensando a un verme. Sono associazioni già predisposte nel cervello, che scattano automaticamente. Noi però abbiamo la possibilità di creare reti neuronali nuove, acquisite. Possiamo creare associazioni con i livelli superiori del pensiero e dell’astrazione. Questo grazie a come il linguaggio e la cultura hanno plasmato le connessioni sinaptiche del cervello umano, il “connettoma” dinamico e fluente rispetto al genoma. Ora può creare ogni sorta di associazioni, e con esse sprigionare l’immaginazione. Perciò forse agli scimpanzé che sono gli animali più simili a noi, quello che interessa è sostanzialmente il cibo, il riparo e le femmine e noi ci lambichiamo la testa col problema di dove veniamo, chi siamo e dove andiamo.
Il pensiero che pensa se stesso è soggettivo, intimo e non condivisibile, abbiamo detto, e nemmeno se avessi la possibilità di osservare il mio pensiero ora alla RMN o TAC funzionale, osservando le luminose reti neuronali accese o quelle scure spente, potrei non fare a meno del sistema oggettivo; la mia soggettività è segreta e nascosta. Il gap tra soggettivo e oggettivo rimane non colmato, e non è ovvio che può esserlo. Con l’immaginazione possiamo farci ognuno un’idea di bellezza diversa, di arte, di esperienze, di poesia, di musica: l’immaginazione è il sale della vita. Tuttavia se esistono malattie che ci tolgono l’immaginazione, vuol dire che anch’essa ha una base nel cervello.

 

      Luciano Peccarisi

 

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