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Riflessioni sulla Mente

Riflessioni sulla Mente

di Luciano Peccarisi -  indice articoli

 

La stella danzante nella mente

luglio 2013

  • Quando si sveglia l’io?

  • Autocoscienza

  • La danza

  • La coscienza

"Bisogna avere il caos dentro di sé per generare una stella danzante"
(F. Nietzsche)

 

Quando si sveglia l’io?

“Mio fratello” racconta Dostoevskij “è morto cinque anni fa, qualche volta lo sogno: egli prende parte alle cose della mia vita, siamo molto interessati l'uno all'altro, ma intanto, durante tutto lo svolgimento del sogno, io sono pienamente cosciente che mio fratello è morto e sepolto". (Il sogno di un uomo ridicolo F. Dostoevskij). Questo è quello che gli psicologi chiamano ‘sogno lucido’. A volte nel sogno suona la sveglia e mi alzo, vado in cucina ma attonito mi accorgo che non è la solita, è diversa; ho paura, d’improvviso mi sveglio. L’io del sogno non sapeva di stare sognando. A volte crede perfino di svegliarsi, mentre in realtà sta ancora dormendo. Quanto è grande il nostro stupore, quando ci svegliamo davvero, per così dire, la seconda volta. Immobili, riflettiamo sulla realtà del presente, guardiamo meglio, tocchiamo il letto; l’erroneo risveglio precedente ci ha scosso. Abbiamo paura di muoverci e svegliarci di nuovo, in un ambiente diverso, ancora. E’ questa o non è questa la volta buona che mi sono svegliato, la genuina condizione del reale? Nella ricerca sui sogni questo è un fenomeno ben noto chiamato ‘falso risveglio’. A un certo punto, meno male, parte la coscienza, e l’io della veglia rimane, se non è ammalato o intossicato, la nostra prima fonte di controllo. L’io del sogno a volte somiglia a quello della veglia, a volte appare come spettatore, a volte ancora s’identifica con altre persone o addirittura con oggetti inanimati.

 

Autocoscienza

Quando l'evoluzione avanza, l'essere vivente viene scolpito e disegnato in ogni dettaglio. Deve sentire se stesso, la sua presenza, il rumore che fa, i pruriti, le esigenze del corpo; vedersi, toccarsi, odorarsi. Capire gli sguardi, le smorfie, le gerarchie, i rituali, riconoscere espressioni e comportamenti. Anche nell’animale c'è presenza e coscienza di sé. Certo non sa di essere al mondo, un mondo rotondo che viaggia nell'universo. Che fa parte di una specie, nato da genitori; così come gli altri. Non sa che morirà, e che anche gli altri moriranno. Non sa nulla. Solo un animale ha raggiunto un alto grado di autocoscienza e sa molte più cose. Una rivoluzione nel cervello gli ha permesso di parlare. I suoni che traducono i pensieri sono udibili e interpretabili, si possono comunicare. L'io motorio - percettivo si tramuta allora in un “io comunicativo”; è questo fa la differenza. Possiamo parlare anche con noi stessi; rivelarci alcune delle ragioni che erano alla base di quanto abbiamo fatto e pensato. Possiamo riflettere sopra a un’esperienza con dettagli particolari, possiamo concentraci su un singolo elemento o al contrario ne possiamo raggruppare molti in un unico concetto. Possiamo fare un riassunto e una sintesi della nostra storia. Il senso semplice di esistenza animale si trasforma in una nuova consapevolezza, un’autoconsapevolezza d’esistenza. Con i suoi lati positivi, e molti negativi.

 

La danza

Il cervello è fatto di miliardi di contatti (sinapsi) tra le sue cellule, i neuroni. Scariche elettriche e scambi di sostanze chimiche stanno alla base di una cosa, etere e variabile, chiamata coscienza. Capace di includere in sé miliardi di possibili stati (percezioni, pensieri, tonalità emotive), e riunificarli in un’unità integrata. Con un “io” che si conserva attraverso lo scorrere del tempo. Una nuvola d'informazione s'innalza nel cielo intricatissimo di recettori, ormoni e neurotrasmettitori, e nasce una realtà virtuale: la mente. In ogni cervello animale se ne forma una. La realtà sta solo in questa proprietà vaporizzata: perciò ogni animale vive nella sua realtà. Ombre di neuroni si formano secondo l'interesse e l'attenzione del momento, come stormi di uccelli che oscurano l’azzurro del cielo. Come gli storni che volano disegnando forme, restringendosi, dilatandosi, assumendo strane figure o, come le migliaia di pesciolini che formano un'unica palla ma che si rotola, si accartoccia, si allunga, secondo le esigenze del momento. Così i neuroni sembrano danzare sotto la volta bianca ossea, in bizzarre e mutevoli immagini tonde, oblique, a spirale dai contorni fuzzy. Una danza ritmica, sincrona ma variabile, di scariche e oscillazioni. I microeventi danzanti, configurazioni, modifiche fisiche, codici neurali, creano un fenomeno unificato: la coscienza. Il caos elettrico e chimico è ricondotto all'ordine della realtà. Solo nei sogni e negli stati alterati di coscienza, vi possono essere un’anarchia e un allentamento. “Bisogna avere il caos dentro di sé per generare una stella danzante", affermava Nietzsche. All'interno dell'essere vivente non v'è caos; quello esiste tra le cose inanimate, la vita è ordine. Queste macchie dai contorni variegati, questi schizzi cangianti di neuroni attivati che sollevano la nuvola informatica della coscienza, hanno parti sempre attive. Altre che si attivano assai meno, qualcuna poche volte nella vita. Ad esempio negli esseri umani le aree riguardanti la visione sono sempre attive. Nei cani invece soprattutto quelle che riguardano l'udito e l'olfatto. Tuttavia negli esseri umani vi sono altre zone, che nel loro insieme determinano un vero e proprio organo: l'organo del linguaggio. Anche queste zone sono sempre attive, ma non solo per parlare, anche per pensare. Queste zone non fanno solo articolare le parole ma plasmano un pensiero linguistico; che è unico e originale. E’ la nostra nuova ricca ed estrosa stella danzante: la coscienza umana.

 

La coscienza

L'emozione è un segnale, e fornisce un significato. Di quello dobbiamo aver 'paura', del capo 'sottomissione', del partner 'attrazione', per i figli 'attaccamento'. Gli animali nascono con questi insegnamenti. Per la mente umana è lo stesso, ma oltre alle emozioni ereditate, ne sono sopravvenute altre, più sfumate. Forse la coscienza non è altro che un insieme di emozioni, ereditate e acquisite come il piacere e il godere di un’opera d’arte ad esempio, o di una scoperta scientifica. Dov'è sta la coscienza? è una domanda plausibile? Alcune credenze che abbiamo su di noi sono false, perciò non dovremmo assumere che ogni caratteristica che sentiamo sia concreta e sperimentabile. In fondo vediamo il Presidente Napolitano in una cassa che parla, ma in realtà non c’è nessuno dentro l’apparecchio. Un umano preistorico non se ne sarebbe mai capacitato. A dir la verità neanche io: come fa quella persona ora a essere qui a casa mia? Anche facendo a pezzettini la televisione e non si troverebbe niente. Ma il Presidente lo vedo, non è un’illusione. Sentiamo dolore a un piede; ma se lo cerchiamo nei più minuscoli granellini, non troveremo ‘il dolore’. Quella umana è una coscienza evoluta sui mattoni neuronali, ma a essa partecipa tutto il corpo, e perfino l’interazione con il mondo esterno. Siamo esseri coscienti, dobbiamo riflettere e decidere per agire. Se ritenessimo la nostra coscienza falsa o illusoria sarebbe un bel problema. Ma se non è una cosa solida, visibile e maneggiabile, ciò non significa che non esista. Reale non coincide con materiale; della realtà fanno parte anche le astrazioni, un modello, un evento storico, un arcobaleno, un lutto, una melodia. Forse la sensazione che abbiamo di noi è un fenomeno del ballo dei neuroni, del ricorsivo consolidarsi di anelli riflessivi derivanti dall’esperienza. I nostri neuroni specchio forse si rispecchiano in se stessi; in una sorta di auto empatia. Non c’è uno schermo TV nella testa. Non creo e non interpreto nulla; io sono un processo e una relazione di due parti diverse dello stesso ecosistema che convenzionalmente dividiamo in ‘dentro’ e ‘fuori’. Siamo come colonie di termiti: miliardi di piccoli lavoratori, e ci siamo eletti una sorta di capo. La comprensione può essere il risultato di elementi che, a loro volta, non comprendono se stessi, ma danzano un ballo unificante. Forse sarà possibile costruire un artefatto dotato di una coscienza non umana spiegata dall'organizzazione, ad esempio, di cellette di silicio. Sarà una coscienza sicuramente diversa, una sorta di danza al silicio. Suonerà una musica diversa, sarà un ballo strano; non è detto tuttavia che debba essere per forza peggiore.

     Luciano Peccarisi

 

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