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L'omosessualità

Pregiudizi sul Sesso

di Davide Ragozzini   indice articoli

 

L'omosessualità

Giugno 2013

 

L'argomento dell’omosessualità è tra i più affascinanti.
Gli omosessuali sono stanchi di essere giudicati, sia ovviamente parlando di emarginazione che da un punto di vista scientifico, e considerando il percorso storico dell’omosessualità, sono perfettamente d’accordo con loro.
Tuttavia non possono pretendere che l’umanità non si faccia domande e smetta di cercare le cause, ammesso che ce ne siano o comunque i motivi che determinano l’omosessualità.
È ovvio che loro (già in questa frase la parola “loro” genera polemica) che dichiarano da millenni di essere felici e sereni così come sono, non hanno nessun interesse a esplorare i loro geni, la loro psiche e il loro DNA, ma non possono pretendere che non sia argomento interessante per moltissimi altri.
Parlare di omosessualità, in ogni sede, in ogni contesto e in ogni modalità, è diventato al contrario motivo di grande accusa da parte loro tanto che oggi i “diversi” stanno diventando coloro che si pongono domande.
A mio avviso è il momento di inserire un po’ di equilibrio.
Gli omosessuali che molto spesso faticano in età adolescenziale a riconoscersi e ad accettarsi, e questo in gran parte causato dall’ignoranza sociale immersa nel pregiudizio, dovrebbero fare uno sforzo in più per accettare anche il fastidioso fatto che la scienza non smetterà comunque di studiare e ricercarne le origini.
È estremamente capibile che per persone intelligenti e perfettamente inserite ormai nella società, fortunatamente, sentirsi oggetto di studio non sia assolutamente piacevole, perché questo, credono, sia intrinsecamente un modo per emarginarli.
Un conto è pretendere che si smetta di considerarli diversi e pretendere che in tutto il mondo i diritti siano i diritti umani, e un conto è pretendere che si smetta di parlarne, di porsi domande e di studiare il fenomeno.
Loro giustamente si sentono normali perché lavorano, studiano, contribuiscono, condividono, amano, creano e vivono esattamente come tutti gli altri e molto spesso sono persone meravigliose e appunto fanno bene a sentirsi normali perché lo sono, sono esseri umani.
Ma già queste parole forse potrebbero venire prese come terribile offesa solo perché sono state dette o scritte e in questo libro forse mi procurerò l’inimicizia del mondo gay, ma se non vogliono che se ne parli come un qualcosa che li distingue dagli altri allora perché creano associazioni, movimenti, club e locali nei quali si identificano?
Forse come risposta alla pressione sociale che spesso subdolamente non li ha ancora accettati? Esistono siti per soli gay, riviste per soli gay e addirittura esiste un’isola per gay, Mykonos, nell’arcipelago greco.
Io penso che l’obbiettivo finale dell’umanità su questo tema sia la massima accettazione, in tutto il pianeta, dei gay in termini di diritti e la massima accettazione da parte loro di essere considerati una affascinante sfaccettatura delle infinite peculiarità umane indipendentemente dalle origini.
Perché se siamo tutti uguali sotto molti aspetti, non siamo tutti uguali sotto molti altri: esistono le razze, le religioni, le correnti di pensiero, siamo TUTTI  suddivisi in sottogruppi dai confini, dalle professioni, dai titoli di studio, dal denaro, ci sono gli astemi, i vegetariani, i puritani,  gli sportivi, gli avari e i volontari della solidarietà “ma il cielo è sempre più blu” (Rino Gaetano).
Quindi  definire con la parola “loro” un sottogruppo che possono essere gli astemi o i gay senza l’intenzione di discriminare, è un diritto che voglio avere.
Interrogarci sulle cause o sui motivi che la determinano e soprattutto considerarlo un fenomeno, è un diritto dell’umanità.
Dire io sono etero e tu sei gay, è una realtà, non una discriminante.
È ovvio che è importante il valore con il quale viene detto. Ad ogni modo  la scienza non é ancora pronta per dare una risposta definitiva al quesito sulla causa dell'orientamento sessuale.
Questo è un dato molto importante e tra poco vedremo il perché. Scientificamente le ipotesi proposte si dividono a grandi linee in tre categorie:

 

A L'omosessualità è in qualche modo innata (omosessuali si nasce)

Sono teorie che fanno  riferimento al fatto che solo i fattori biologici in particolare ormonali e/o genetici, e non ad esempio i fattori sociali o ambientali, determinano il modo in cui un organismo agisce o cambia nel tempo.

Ad esempio nella stessa maniera in cui si determina  una certa percentuale di persone mancine.

Quindi alcuni studi hanno così avanzato l'ipotesi della genesi dell'omosessualità aggiungendo tra le cause anche la possibilità di conformazioni particolari del sistema nervoso o di una parte del cervello, specie l’ipotalamo o ancora  per conseguenza di vere e proprie cause fisiche come ad esempio squilibri ormonali durante la gravidanza.

È da riferire comunque che i dati ottenuti non sono stati confermati da nessuno dei lavori successivi.

 

B L’omosessualità ha origine psicologiche (omosessuali si diventa)

Sono teorie che fanno riferimento all’aspetto psicologico e analizzano il comportamento e l'orientamento sessuale dal punto di vista  mentale e delle esperienze, che vengono ricollegate allo sviluppo psichico infantile.

Nell'ambito delle scienze del comportamento alcuni studiosi ritenevano che l'orientamento omosessuale potesse essere dovuto a problemi nella fase di riconoscimento-identificazione con il genitore del medesimo sesso e/o con il gruppo.

In quest'ottica l'omosessualità apparirebbe quindi come una alterazione del comportamento; è l'effetto di un differente sviluppo della psiche, in genere maturato da bambini o da adolescenti che potrebbe essere modificata con una terapia mirata.

Le origini di questo pensiero arrivano dalla teoria freudiana e la psicoanalisi dove la presenza e il comportamento del padre sarebbero molto  importanti in età infantile, in particolare nel periodo in cui il soggetto attraversa il Complesso di Edipo.

Anche se Freud si avvicina ad un certo tipo di innatismo quando spiega la differenza di omosesualità latente e onmosessualità manifesta, dicendo che l’omosessualità latente è presente in tutti gli individui ed è il residuo di uno specifico stadio dell'evoluzione sessuale del bambino.

Sostiene che tutti gli individui possiedono una energia sessuale.

In una prima fase, il bambino rivolge tale energia verso se stesso; in una seconda fase, verso gli individui del suo stesso sesso (perché dotati di genitali simili ai propri); nella terza, verso individui di sesso opposto.

L'omosessualità latente sarebbe allora il "residuo" della seconda fase.

Per Freud l'omosessualità latente è un fattore che si riscontra in tutti gli individui, a prescindere dalla presenza o meno dell'omosessualità manifesta e con la quale ha ben poco a che vedere.

Quindi se ne deduce che una predisposizione all’omosessualità non solo è innata o facente parte delle caratteristiche proprie dello sviluppo psicologico, ma è una predisposizione comune a tutti che potrebbe spiegare lo sviluppo della bisessualità.

Partendo da questa base, l’omosessualità manifesta si potrebbe sviluppare attraverso fattori successivi che in qualche modo influenzano la mente del bambino dirottandola.

È la teoria appoggiata dai sostenitori delle terapie di conversione, nelle quali sostanzialmente l'omosessualità viene delineata come un'alterazione dell'orientamento dallo stato di default, generalmente identificato con l'eterosessualità, per via di accadimenti anomali (traumi, abusi o comportamenti particolari) senza i quali non si sarebbe mai maturato un orientamento diverso.

Tale visione è spesso osteggiata dal mondo GLTB (Gay-Lesbiche-Transessuali-Bisessuali), in quanto considerata come una mera riproposizione del concetto di omosessualità come patologia, senza affermarlo esplicitamente.

Secondo la teoria freudiana, una figura materna molto più "forte" di quella paterna,  per esempio che rifiuti apertamente l'autorità del marito, indirizza il bambino (maschio) in una particolare evoluzione di tale complesso: al bambino viene data la possibilità di identificarsi (in modo del tutto inconscio) con la madre nel tentativo di abbattere l'autorità paterna, che il bambino, per la stessa natura del complesso di Edipo, già sente inconsciamente come una minaccia (l'altra possibile evoluzione del complesso consiste nella progressiva identificazione con il padre).

Ciò sarebbe determinante, o almeno molto influente,  per la scelta di un oggetto d'amore maschile piuttosto che femminile.

 

C L’omosessualità è un atto volontario (non esistono persone omosessuali, ma solo atti omosessuali)

Sono teorie che affermano che l'omosessualità non ha "cause". Si tratta di un comportamento appreso ed acquisito, frutto della volontà del singolo individuo.

Per una parte dei sostenitori di questa spiegazione, quello omosessuale è un comportamento moralmente deviato, causato sostanzialmente dal vizio.
Non è un caso che determinate idee, che peraltro non hanno la più lontana base scientifica, vengono supportate da movimenti religiosi e/o profondamente conservatori.

L’ho voluta inserire soltanto per sottolineare quanto ancora permane un’ignoranza legata a vecchi schemi che si basano più di tutto sull’omofobia.

Ricordiamo che ancora oggi (anno 2011) ci sono popolazioni che ritengono l’omosessualità un reato e molti di questi puniscono i colpevoli con la pena di morte.

 

Ad ogni modo è  importante sapere che nessuna delle teorie sopra elencate è fino ad oggi riuscita a raggiungere un grado di affidabilità scientifica tale da potere escludere tutte le altre, e quindi tale da potere mettere d'accordo almeno la maggior parte degli studiosi.

Per questo motivo, da un punto di vista scientifico, la questione delle cause è da considerarsi ancora aperta, sulla quale nessuna risposta per ora può pretendere di essere definitiva.

Non necessariamente le teorie descritte si escludono a vicenda, infatti una cosa che mi stupisce è che non si delinea ancora abbastanza bene una tendenza a considerare il fatto che forse possono essere valide contemporaneamente cioè che possano interagire sia fattori biologici e di predisposizione che esperienze vissute fin dai primi anni di vita.

Questo spiegherebbe in parte la grande differenza che esiste nei comportamenti omosessuali.

Una predisposizione biologica e ormonale potrebbe determinare sia caratteristiche fisiche che comportamentali (ad esempio un uomo effeminato o una donna mascolina) in individui assolutamente eterosessuali, dove un vissuto sano e privo di traumi o di modelli distorti ha agito per determinarne l’eterosessualità.

Al contrario in assenza di una predisposizione innata ma in presenza di un vissuto in grado di influenzare fortemente la psicologia della crescita nell’identificazione sessuale, si potrebbe verificare lo sviluppo di una fisicità e un comportamento apparentemente etero in persone assolutamente omosessuali.

E ancora, il verificarsi contemporaneamente di entrambi porterebbe a una sorta di omosessualità pura e assoluta dove l’identificazione con l’altro sesso è quasi totale fino ad arrivare al transessualismo.

Queste tre differenti fisionomie, sono tutte presenti nella variegata realtà omosessuale.

Tutto questo potrebbe ancora spiegare i motivi che determinano, all’interno della sfera omosessuale, le varie tendenze, i ruoli e i gusti.

È ovvio che sono tutte teorie ma almeno c’è un tentativo di conciliazione il quale mi sembra più intelligente che ostinarsi a dimostrare a tutti i costi che una teoria è valida in modo assoluto pretendendo che le altre siano fasulle.

L'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) definisce l'omosessualità una variante naturale del comportamento umano, ma non ha preso posizione rispetto alla possibile causa di tale variabilità.

Tuttavia è stata tolta definitivamente dal Manuale Statistico e Diagnostico dei Disturbi Mentali (DSM; Diagnostical and Statistical Manual of Mental Disorder, manuale dove psicologi e psichiatri possono trovare le linee guida con cui stabilire la presenza o meno di un disturbo mentale) dichiarando che non si tratta dunque di una malattia.

Ma c’è di più: con tale cancellazione – dicono -  è stata posta fine alla criminalizzazione, colpevolizzazione e medicalizzazione di questo comportamento umano.

ATTENZIONE, trovo che questo sia assurdo: è ovvio che sul DSM non deve essere annoverata ma non perché non è una malattia, ma perché non sappiamo ancora se la è o no.

Quindi non sarebbe mai dovuta esserci stata.

Ma la cosa più strana è che per smettere, o provarci almeno, di criminalizzarla, l’OSM è entrata in contraddizione con se stessa, perché da un lato afferma che non ci sono ancora risposte scientifiche adeguate e dall’altro afferma che l’omosessualità non è una malattia quindi possiamo stare tutti tranquilli e smettere di avere dei pregiudizi.

Assurdo. Io credo che un conto sia stabilire scientificamente che sia o non sia una malattia, cosa che peraltro ancora non è successo, al di là del fatto che sia giusto cancellarla dal DSM, e un conto è porre fine alla criminalizzazione e colpevolizzazione che dovrebbe essere per tutti un obiettivo da raggiungere indipendentemente dalla definizione scientifica.

Le due azioni, tra di loro, non hanno nessuna relazione.

E se vogliamo andare ancora più a fondo dobbiamo sapere che gli omosessuali presentano una più alta prevalenza di disturbi psichiatrici rispetto agli eterosessuali, tra cui depressione, attacchi di panico, ansia generalizzata, tentativi di suicidio.

Secondo alcuni studiosi lo stigma, il pregiudizio, la discriminazione e l’omofobia, che abbiamo ereditato, aggiunta a quella attuale, hanno creato un ambiente sociale così stressante da favorire lo sviluppo dei problemi psicologici.

Questa situazione è stata definita con il termine minority stress (stress legato all’appartenere a una minoranza) e attualmente sembra essere la teoria più appropriata per spiegare l'alta prevalenza di disturbi psichiatrici in gay e lesbiche che chiaramente subiscono quotidianamente l’impatto con la società.

Però ricordiamoci anche che la teoria di Freud assimila la sessualità a una comune nevrosi che in alcuni casi può degenerare in gravi patologie.

Credo che sia importante tenerla in considerazione, perché se non è stata dimostrata non è neanche stato dimostrato il contrario, quindi potrebbe spiegare almeno parte dei disagi degli omosessuali.

Se come affermava Freud, troviamo l’origine nel vissuto subito dopo la nascita, o se come forse è più giusto pensare, questa causa concorre con una predisposizione innata, ugualmente i disturbi psichiatrici che affligono gli omosessuali potrebbero trovare le loro cause sia nelle origini stesse della loro omosessualità sia nelle difficoltà ad inserirsi come individui in società.

Io credo che questi due concetti siano molto in relazione. Malattia o no, per quanto si oppongano i diretti interessati, credo che sia una delle caratteristiche più particolari dell’essere umano inteso come specie.

Per la psicologia moderna, che limita l’individuazione di una patologia se il soggetto prova disagio e muove azioni nel tentativo di ricercare aiuto o sostegno, potrebbe non essere considerata una malattia, considerando, infatti, che gli omosessuali sono addirittura orgogliosi di esserlo.

Questo meccanismo non risolve compiutamente il problema e lo dimostra il fatto che, come abbiamo visto, tra gli omosessuali esiste “prevalenza di disturbi psichiatrici rispetto agli eterosessuali, tra cui depressione, attacchi di panico, ansia generalizzata, tentativi di suicidio”.

Quindi è probabile che già l’orgoglio affermato sia una risposta solamente all’aggressione sociale e non tanto alla inesistenza di una patologia.

Per cui sembra che il cerchio torni a chiudersi sulla domanda: che cosa è l’omosessualità?

E se stabilendo che la patologia esiste, fosse possibile arginare i disagi che oggi sono imputati solamente alla Minority Stress?

Queste perplessità mi inducono ad augurarmi che il problema venga seriamente studiato, ma non per definirla allo scopo di decidere se accanirsi o meno contro gli omosessuali, ma perché potrebbero scaturirne importanti risultati a loro stesso vantaggio e difesa.

 

Qui di seguito ho portato una lettera  mandata da una donna al dottor Massimo Piscitelli, psicologo clinico, che cura uno spazio internet nel quale è possibile inviargli domande o sottoporre problematiche e la sua risposta. Questa lettera solleva una casistica particolare.

 

Il mio ex è omosessuale?

Confusa

Dr.piscitelli, sono una donna, di circa 30 e da poco ho saputo, da terze persone, che il mio ex dopo la nostra separazione, ha avuto esperienze omosess. Per lui, per quel che ne so io, era la prima volta.

Eppure, finchè le cose andavano bene fra noi, eravamo entrambi innamorati e la nostra sessualità non aveva problemi. E' possibile che di colpo ci si scopra omosessuali e come può coesistere con un passato da etero?ed è normale che io abbia avuto una sessualità soddisfacente con lui?

 

Dott. Massimo Piscitelli:

E' possibile che dopo un periodo da eterosessuale si facciano esperienze omosessuali che possono anche orientare definitivamente l'identità verso l'omosessualità. E' anche molto probabile che precedentemente la sessualità ed il rapporto affettivo eterosessuale fosse del tutto soddisfacente. Insomma un'esperienza non esclude l'altra. Forse non è successo di colpo ma forse era già un pò parte del suo ex.

Massimo Piscitelli

 

   Davide Ragozzini

 

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