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Riflessioni sulle scienze

Riflessioni sulle Scienze

di Alberto Viotto    indice articoli

 

Le lunghissime gambe delle bugie

Dicembre 2009

  • I mentitori gentili

  • Una su quattro

  • Meglio il telefono

  • Mentire a sé stessi

  • La macchina della non-verità

  • Chi più chi meno


bugieLe bugie, ragazzo mio, si riconoscono subito! perché ve ne sono di due specie: vi sono le bugie che hanno le gambe corte, e le bugie che hanno il naso lungo.

      Carlo Collodi – Le Avventure di Pinocchio

 


In una striscia del fumetto “Dilbert” di Scott Adams (3 luglio 2001), il protagonista è alle prese con un “venditore onesto”. Guardando sul catalogo, Dilbert dice: “prenderò questo”. E  il venditore: “No, no, no. Errore enorme. Quello che le serve è la sicurezza e l’affidabilità dell’XQ-7”. Dilbert: “OK, allora prenderò l’XQ-7”. Ed il venditore: “Uffa! Purtroppo non lo produce la mia ditta!”

Un venditore come questo è praticamente impossibile da trovare, perché i venditori onesti non guadagnano e cambiano rapidamente mestiere. Dal punto di vista etico fare il venditore è un lavoro strutturalmente “border-line”. Dire bugie, oppure omettere particolari significativi, fa parte integrante del lavoro.

 

I mentitori gentili

Ma anche noi non siamo da meno dei venditori. Chi, incontrando una vecchia zia che ci chiede come la troviamo, le direbbe che ha una faccia da topo morto? Chi, dopo avere ricevuto da un passante complicate indicazioni stradali che coinvolgono dieci incroci e che non ha nessuna speranza di riuscire a seguire, risponderebbe di no alla sua domanda se “è tutto chiaro”, rischiando di subire altre inutili precisazioni?

Oppure, chi racconterebbe al proprio capo che si era completamente dimenticato un importante appuntamento a cui poi è arrivato in forte ritardo? Molto meglio dare la colpa al traffico. In questo modo non mettiamo in imbarazzo il nostro capo ed evitiamo conseguenze spiacevoli.

In tutti questi casi non abbiamo danneggiato nessuno con le nostre bugie. Non si può dire che abbiamo fatto niente di male, anche se abbiamo infranto la regola canonica del “non mentire”.

 

Una su quattro

Naturalmente non siamo i soli ad utilizzare ogni tanto le bugie. Una ricerca condotta dallo psicologo Jeff Hancock della Cornell University di New York su di un campione di studenti mostra che in media essi mentono 1.6 volte su circa 6 comunicazioni sociali al giorno. Secondo una ricerca di Bella DePaulo della Università della Virginia, la maggioranza delle persone mente almeno una o due volte al giorno, in media nel 20% dei contatti sociali che durano più di dieci minuti.

Sempre secondo la ricerca della DePaulo, soltanto il 20% delle bugie sono state scoperte durante il periodo di osservazione. Forse anche per questo motivo i partecipanti allo studio dichiarano che, se gli fosse data una seconda opportunità, mentirebbero di nuovo in oltre il 75% dei casi. Questo conferma che il ricorso alle bugie non è una debolezza momentanea ma una precisa strategia di cui siamo più o meno coscienti.

 

Meglio il telefono

Anche se molto spesso si dicono bugie comunicando faccia a faccia, lo strumento più utilizzato per mentire è di gran lunga il telefono, coinvolto in circa il quaranta per cento delle bugie. E-mail, lettere autografe, instant messaging ed altri mezzi di comunicazione sono molto meno a rischio. L’e-mail, in particolare, è un modello di integrità, forse perché lascia una traccia permanente e può essere facilmente inoltrata ad altri destinatari.

Il telefono, invece, non lascia tracce (tranne che nel caso improbabile che la conversazione venga registrata o intercettata) e ci protegge mentre diciamo bugie, impedendo agli altri di vederci in faccia.

 

Mentire a sé stessi

Il principale motivo per cui è impossibile dire sempre la verità è che noi stessi non sappiamo bene che cosa sia. La comunicazione con gli altri è molto più complessa di quanto sarebbe riferire dei “fatti” – e quali sarebbero poi? Un oggetto può essere bello oppure brutto a seconda di chi lo guarda, una azione che si svolge sotto i nostri occhi ci  può sembrare compiuta volontariamente oppure involontariamente. Non è corretto chiamare “verità” ciò che crediamo vero, anche perché molto frequentemente inganniamo noi stessi.

Secondo la psicologa Shelley Taylor della Università di California di Los Angeles, una certa quantità di auto-bugie è indispensabile per una buona salute mentale. Le persone depresse, ad esempio, mentono a sé stesse molto meno della media su aspetti come il proprio controllo delle situazioni o l’effetto che si fa agli altri.

 

La macchina della non-verità

La cosiddetta “macchina della verità” è uno strumento che misura diversi parametri fisiologici di un individuo (come i battiti del polso e la pressione sanguigna) mentre gli viene posta una serie di domande. L’idea alla base di questo strumento, talvolta usato negli interrogatori della polizia, è che quando un individuo mente prova un disagio che causa alterazioni della frequenza cardiaca e di altri parametri fisiologici.

Secondo gli studi dello psicologo Leonard Saxe della Brandeis University di Boston, però, la percentuale di errori della “macchina della verità” è vicina al 50%, rendendola del tutto inutile. Un criminale incallito può non provare alcun disagio raccontando una bugia, mentre una persona timida messa sotto accusa può essere spaventata dalle circostanze e mostrare alterazioni dei parametri fisiologici anche quando dice la verità.

 

Chi più chi meno

Oltre a chi deve mentire per lavoro (i venditori e gli agenti immobiliari in modo artigianale, gli esperti di marketing scientificamente), si possono individuare categorie di persone che dicono bugie più o meno frequentemente della media. Sempre secondo la DePaulo, le persone estroverse e socievoli mentono più delle altre e caratteristiche come la fiducia in sé stessi e la bellezza fisica aumentano la capacità di dire bugie senza farsi scoprire.

In generale, più le capacità sociali di una persona sono sviluppate più essa ha la tendenza a mentire, a volte per proprio tornaconto, a volte per scansare pretese assurde di altre persone, a volte per gentilezza d’animo. Chi è depresso tende invece a descrivere la realtà con maggiore accuratezza. Le persone depresse non sono in grado di reggere le bugie.

Non si dovrebbero mai dire bugie, ma probabilmente un mondo in cui fossero del tutto bandite sarebbe un posto piuttosto sgradevole.

 

     Alberto Viotto

 

Se qualche lettore trovasse questo articolo interessante o ne volesse discutere, all'autore farebbe piacere ricevere delle e-mail all'indirizzo: alberto_viotto@hotmail.com

 

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