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Riflessioni sulle scienze

Riflessioni sulle Scienze

di Alberto Viotto    indice articoli

 

Perché la crisi?

Giugno 2013

  • Le automobili

  • L'agricoltura

  • I soldi

 

L'economia è in crisi, specialmente in Italia ed in buona parte del mondo sviluppato. In Italia nel 2012 c’è stata una contrazione del prodotto interno di circa il 3% e buona parte della popolazione si trova in difficoltà economiche.

 

Le automobili

Negli ultimi anni si sono prodotte e vendute molte meno automobili che negli anni precedenti. Nel giugno 2012, ad esempio, si sono vendute il 24% in meno di vetture che nel giugno 2011, nei primi otto mesi del 2012 il 20% in meno rispetto ai primi otto mesi del 2011, prolungando un trend negativo che continua da diversi anni.(1)

Eppure, gli stabilimenti sono pronti a produrre un numero molto più alto di autovetture, legioni di tecnici ed operai (adesso largamente sottoutilizzati) sono pronti e disposti a lavorare di più, gli altiforni sono pronti a produrre più acciaio, dalle miniere si potrebbe estrarre più materiale.

Niente, da un punto di vista tecnico, impedirebbe una produzione molto più elevata, e molta gente che utilizza vetture molto vecchie, poco sicure ed inquinanti (in Italia ci sono più di tre milioni di auto con più di venti anni di età) potrebbe guidare delle auto nuove. Che cosa glielo impedisce?

 

L’agricoltura

Fino a qualche generazione fa il problema principale per la maggior parte della popolazione era alimentarsi. Un buon raccolto rappresentava una festa, la fatica necessaria per produrre il cibo era tanta e produrne il più possibile era l’obbiettivo di tutti. Da allora le cose sono molto cambiate: un uomo con un trattore è in grado di fare il lavoro di centinaia di uomini con la zappa, le sementi e le tecniche agricole sono migliorate a tal punto che, in proporzione, il costo del cibo è crollato. Nel 1900 con una giornata di lavoro un contadino poteva comprare due chili di farina, mentre oggi ne può comprare cento volte tanto.

Eppure, adesso la crisi ha toccato anche i consumi alimentari, negli ultimi anni gli italiani hanno ridotto quantità e qualità di ciò che mangiano. Quale è il problema? La terra coltivabile è diventata insufficiente? No di certo, la superficie coltivabile in Italia è fortemente diminuita ed anzi se ne potrebbe recuperare molta. Le sementi sono diventate meno produttive? No, anzi la loro qualità continua ad aumentare. Non si trovano lavoratori disposti a guidare i trattori? No, un sacco di disoccupati sarebbero disposti a farlo.

Nonostante tutto, si produce meno cibo e la gente riduce i propri consumi, anche se sarebbe disposta a lavorare di più per acquistarlo. E che cosa lo impedisce? Forse nel nostro sistema economico si dovrebbe ripensare qualcosina.

 

I soldi

Chi vorrebbe acquistare questi beni che si potrebbero produrre non ha soldi. Ma dove sono finiti i soldi che qualche anno fa aveva a disposizione?

(2) I soldi non sono ricchezza, ma servono soltanto a suddividere la “torta” della ricchezza globale, e sono stampati dallo Stato. La quantità totale di soldi non è diminuita, non ci sono state distruzioni di banconote. Evidentemente questi soldi sono a disposizione di qualcun altro, che li tiene bloccati in investimenti improduttivi.

E’ facile pensare che la cosa migliore sarebbe “ridistribuire” questi soldi, toglierli a chi non li utilizza e darli a chi ne ha bisogno, ma sarebbe molto doloroso. Una soluzione molto più soft consiste nel fare in modo che aumenti la quantità globale di soldi, avendo cura, ad esempio attraverso tagli delle tasse mirati, che vada a finire nelle tasche di chi avrebbe intenzione di spenderli.

Questa soluzione non è il Bengodi che molti prospettano(3): se aumentano i soldi con cui si distribuisce la ricchezza, automaticamente possono valere di meno, generando inflazione, a meno che la ricchezza globale aumenti in modo proporzionato (il che di solito non avviene). D’altro canto buona parte di questi soldi sono bloccati, tolti dalla circolazione: è come se non esistessero. Se però, dopo avere stampato nuova moneta, i proprietari di questi soldi decideranno di usarli, la possibilità che ci sia inflazione aumenterà considerevolmente.

Al momento, però, piuttosto che assistere passivamente ad una recessione che sembra non avere fine, un lieve rischio di inflazione sembra accettabile, anche se probabilmente vorrebbe dire abbandonare l’unione monetaria ed uscire dall’euro (che, peraltro, pur contenendo l’inflazione, ha avuto effetti disastrosi sull’economia italiana: dalla sua introduzione nel 2002 ad oggi la crescita è stata in media negativa, mentre nei dieci anni precedenti dal 1992 al 2001 era stata in media del 1.62% annuo e nei dieci anni dal 1982 al 1991 del 2.48% annuo(4)). Aumentare la quantità di soldi in circolo è esattamente quanto hanno fatto negli ultimi tempi con buoni risultati gli Stati Uniti ed il Giappone(5) ma, nel caso di un paese dell’eurozona, la decisione dovrebbe essere collegiale, il che la rende pressoché impossibile.

 

   Alberto Viotto

 

Se qualche lettore trovasse questo articolo interessante o ne volesse discutere, all'autore farebbe piacere ricevere delle e-mail all'indirizzo: alberto_viotto@hotmail.com


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NOTE

1) www.motori24.ilsole24ore.com/Mercato/2012/09/immatricolazioni-auto-agosto.php

2) www.riflessioni.it/scienze/dove-sono-soldi.htm

3) http://memmt.info/site/

4) http://it.wikipedia.org/wiki/Dati_macroeconomici_italiani

5) www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-mercati/2013-01-15/perche-debitopil-giappone-spende-091020.shtml


 

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