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Riflessioni sulle scienze

Riflessioni sulle Scienze

di Alberto Viotto    indice articoli

 

Il ruolo del caso

Aprile 2010

  • Pubblica il mio romanzo!

  • Un mondo senza Harry Potter

  • I meccanismi del successo

  • Giocati dal caso

  • Chi la dura la vince

  • La ricerca delle cause


Il ruolo del caso
Pubblica il mio romanzo!

Prima di diventare uno scrittore di bestseller da 350 milioni di copie e l’autore che, dopo William Shakespeare, ha avuto più trasposizione cinematografiche e televisive delle proprie opere, Stephen King provò inutilmente per anni ed anni a pubblicare i propri romanzi, ricevendo soltanto dei rifiuti. In attesa del successo letterario fu costretto a svolgere i lavori più umili (benzinaio, spazzino, inserviente in una lavanderia) fino a quando, nel 1974, a 27 anni, riuscì a vendere il manoscritto di “Carrie” alla Doubleday per 2500 dollari.

La storia dell’autrice di “Harry Potter”, J.K. Rowling, è simile. La scrittrice, che ad oggi ha venduto circa 400 milioni di copie dei suoi libri, presentò inutilmente il suo “Harry Potter e la pietra filosofale” a dodici editori, ricevendone altrettanti rifiuti e fu costretta per qualche tempo a vivere di sussidi statali. L’ultimo editore accettò il libro nel 1996 dandole un anticipo di 1500 sterline, ma le consigliò di cercarsi un lavoro “serio” perché secondo lui difficilmente sarebbe riuscita a guadagnare con la letteratura per ragazzi.

 

Un mondo senza Harry Potter

Questi rifiuti non sono stati altro che un incidente di percorso? Eppure un mondo senza Harry Potter, in cui dopo dodici tentativi Joanne Rowling si fosse rassegnata ad una carriera di segretaria, non sembra così insostenibile. D’altra parte, è possibile che nei cassetti di altri aspiranti autori ormai scoraggiati dai rifiuti vi siano libri che avrebbero potuto diventare  dei clamorosi bestseller.

Si può dire che una cosa è casuale se nessuno è in grado di prevederla. Chi era in grado di dire che Harry Potter avrebbe venduto centinaia di milioni di copie? Non certo coloro che ragionevolmente erano i più qualificati per farlo, i revisori delle case editrici. Ma chi altro avrebbe potuto saperlo? Chi avrebbe investito su “Harry Potter e la pietra filosofale” nel 1995? E chi lo avrebbe letto, se anche l’autrice fosse andata a proporlo di casa in casa? Il successo di Harry Potter, dei libri di Stephen King e di tanti altri autori di bestseller è stato casuale.

Dopo il successo, è sempre un fiorire di pareri entusiastici per l’autore baciato dalla sorte; molti dicono, ad esempio, che la Rowling ha uno stile letterario molto raffinato e rivisita con intelligenza il tema classico del conflitto tra bene e male. Peccato che, prima, nessuno se ne fosse accorto.

 

I meccanismi del successo

Ma come mai a volte il successo è così clamoroso? Come mai, fra tanti libri che non sembrano così diversi tra loro, uno vende milioni di copie ed altri restano pressoché sconosciuti? Questo avviene perché il successo si autoalimenta, con un meccanismo che talvolta è chiamato feedback positivo. Se si comincia a dire che un libro è bello altre persone sentono il bisogno di leggerlo e, spesso, si sentono in dovere di dire che lo hanno apprezzato anche loro.

Un libro può piacere per molti aspetti collaterali, perché ne hai sentito parlare in una certa situazione, perché i tuoi amici ne dicono bene, perché pensi che sia diventato di moda. E, soprattutto, ti può piacere soltanto se ti viene in qualche modo proposto: è possibile che nei cassetti di autori ormai scoraggiati ci siano libri che ti sarebbero sembrati stupendi se li avessi presi in considerazione.

Se hai avuto successo una volta lo puoi sfruttare per tutta la vita. Diversi autori hanno sfondato con il libro di esordio e poi sono riusciti senza problemi a pubblicare e vendere al pubblico libri molto meno riusciti. Il meccanismo è semplice: se il libro di un autore mi è piaciuto ho un atteggiamento positivo nei suoi confronti e sono disposto a prendere in considerazione ogni cosa che scrive.

 

Giocati dal caso

Secondo Nassim Taleb, docente di analisi dei rischi al Polytechnic Institute of NYU, gli esseri umani tendono a sovrastimare il ruolo della causalità e a sottostimare quello della casualità, come ha scritto nel suo libro “Giocati dal caso”.(1) Gli uomini vedono forme di animali nelle nuvole, invece di capire che il loro aspetto è casuale. Credono che il mondo sia più spiegabile di quanto effettivamente possa essere, cercando delle spiegazioni anche quando non ce ne sono.

Considerare che spesso il mondo si comporta in modo casuale è invece l’atteggiamento più saggio, come si è visto anche ne La migliore strategia per investire in Borsa.

Anche il successo molto spesso dipende da fattori non prevedibili, come dice Scott Adams, l’autore del famoso fumetto “Dilbert”: “Gli esperti di statistica... sanno che un certo numero di idioti avrà successo per puro caso. Da qualche parte nel mondo c’è un dirigente che si gratta la testa con un abbassalingua prima di ogni riunione con il personale ed ha sperimentato un aumento del reddito quaranta volte consecutive. E dietro quel dirigente c’è un autore che prende delle note e si prepara a scrivere Il metodo direttivo dell’abbassalingua”.(2)

 

Chi la dura la vince

Perché qualcuno ha successo e tanti altri no? Perché tra tante persone che fanno previsioni inevitabilmente a qualcuno andrà bene. E chi fa più tentativi ha più probabilità di riuscirci, prima o poi. Ancora Scott Adams, parlando del proprio successo: “Puoi essere una delle persone che falliscono un po’ di volte e lasciano perdere, oppure uno dei pochi che continuano a provare e vincono. Se tutte le persone che hanno lasciato perdere avessero continuato a provare, avrebbero avuto successo come mi è capitato con Dilbert”.(3)

 

La ricerca delle cause

L’idea che dietro ad ogni evento ci sia una causa è una forma della nostra ossessione di trovare delle certezze. Aristotele suddivide in modo sofisticato i vari tipi di cause ma dà per scontato che dietro ad ogni evento ce ne sia una.

Il filosofo scozzese David Hume, invece, critica il concetto stesso di causa. Quando si assiste a due eventi in rapida successione è naturale pensare che l'evento che viene cronologicamente per primo produca il successivo e che quindi ne sia la causa, ma questo punto di vista non è giustificato. Il fatto che ad un evento A sia seguito innumerevoli volte un evento B non può darci la certezza che questo accadrà sempre. Il rapporto causa-effetto non è altro che uno stato d'animo soggettivo di attesa.

Anche al di là di queste discussioni teoriche, però, renderci conto del ruolo del caso ci permette di giocare meglio le nostre carte nella vita. Questa consapevolezza aumenta la probabilità di avere successo e ci evita di cadere vittime di chi millanta una capacità di previsione del futuro che non può avere, come accade spesso in campo finanziario.

 

     Alberto Viotto

 

Se qualche lettore trovasse questo articolo interessante o ne volesse discutere, all'autore farebbe piacere ricevere delle e-mail all'indirizzo: alberto_viotto@hotmail.com

NOTE
1) Nassim Taleb,  Giocati dal caso. Il ruolo della fortuna nella finanza e nella vita. Il Saggiatore tascabili
2) Scott Adams, Dilbert e la strategia del fur(b)etto. Garzanti.  p. 166
3) http://www.aacsb.edu/publications/bized/p16-21.pdf

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