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Riflessioni sul Senso della Vita

Riflessioni sul Senso della Vita

di Ivo Nardi

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Riflessioni sul Senso della Vita
Intervista a Gabriele La Porta

Febbraio 2014

 

Laureato in Filosofia, scrittore, professore e giornalista, Gabriele La Porta ha dedicato la sua vita all’insegnamento e alla Rai, nella quale ha ricoperto il ruolo di direttore di Rai 2 per 2 anni e per ben 14 anni quello di Rai Notte.

Noto, in particolare, per i suoi appuntamenti televisivi notturni sospesi tra intrattenimento e percorsi culturali volti allo scandaglio della nostra dimensione interiore, La Porta si è impegnato nella ri-scoperta della Sophia più antica e della filosofia magico-ermetica, mettendone in luce i collegamenti con il pensiero junghiano.

Tra le sue opere maggiori: Giordano Bruno (Bompiani), Storia della Magia (Bompiani), Il ritorno della Grande Madre (Il Saggiatore), 5 dizionari sulla psicologia junghiana (Tropea), Dizionario dell’Inconscio e della Magia (Sperling & Kupfer), Storia della magia. Grandi castelli, grandi maghi, grandi roghi (Bompiani).

Il suo blog ufficiale http://gabrielelaporta.wordpress.com. Intervista 09 luglio 2013.
[NdA] Gabriele La Porta scompare a Roma il 19 febbraio 2019.

 

1) Normalmente le grandi domande sull'esistenza nascono in presenza del dolore, della malattia, della morte e difficilmente in presenza della felicità che tutti rincorriamo, che cos'è per lei la felicità?

Assenza di dolore!

Non mi faccio nessuna illusione, né per quanto riguarda la mia vita né la vita delle persone che mi sono state vicine, né per quanto riguarda le persone di cui ho letto la vita, fondamentali, importantissime per la storia del pensiero. Mi sono convinto che non esiste il non dolore, esiste l’assenza, l’attenuazione, qualcosa che si riesce per un periodo a tenere a bada, ma per un periodo, dopodiché si riaffaccia.

 

2) Professor La Porta cos'è per lei l'amore?

L’amore in realtà bisognerebbe fuggirlo, viene sempre interpretato e rappresentato come quel fanciullino con gli occhi bendati, direttamente legato ad Afrodite, che colpisce con la freccia dalla punta d’oro, quando colpisce con quella freccia tutti si cade innamorati e quindi si perde completamente il senno, ma è anche vero che senza amore, senza fare l’amore, questa vita mi sembrerebbe così tediosa, così perfettamente inutile da non poterla sopportare. È vero, produce tanto e tante afflizioni, soprattutto quando l’amore viene a mancare, quando si è lasciati, o quando si interrompe o quando la persona che abbiamo amato improvvisamente si rivela un’altra, tutto questo è vero, ma vogliamo mettere e fare il cambio con quel minuto in cui si fa l’amore davvero e si entra profondamente nel corpo dell’altro o dell’altra come se fossero un’unità, vogliamo mettere con questo splendore? No! Tutta la vita vale la pena, se non altro, per vivere questa gioia profonda.

 

3) Come spiega l'esistenza della sofferenza in ogni sua forma?

Non ci sono spiegazioni esatte; espiazione, compensazione, non c’è una formulazione, vedo semplicemente che è connaturata all’esistere, è come se la vita si portasse dietro dei fardelli.

Questo è molto pesante, ma devo dire che c’è un contraltare, la possibilità in qualche modo di contrastare, non opponendo forza con forza, ma opponendo a quella forza una forza di mitezza e fare in modo che passi il prima possibile.

 

4) Cos'è per lei la morte?

La morte è dove nessuno ritorna, dove nessuno è mai ritornato.

C’è Achilleus nell’Odissea che dice cose straordinarie. Odisseo si rivolge a lui, all’anima di Achille che sta negli inferi e gli dice: ”Salve, tu che sei stato il primo tra gli uomini sicuramente sarai il primo anche tra le ombre”, Achilleus così gli risponde: “Non mi voler salvar nell’Ade, mille volte meglio essere servo di un servo che il primo tra le ombre”.

Quindi la vita è tutto, il resto non conta!

 

5) Sappiamo che siamo nati, sappiamo che moriremo e che in questo spazio temporale viviamo costruendoci un percorso, per alcuni consapevolmente per altri no, quali sono i suoi obiettivi nella vita e cosa fa per concretizzarli?

La mia vita ormai giunge al termine, stiamo nell’ultima curva è evidente, per questioni anagrafiche, io la vita l’ho sempre interpretata come una captatio benevolentiae, cercare di ingraziarsi gli dèi per fare in modo di soffrire il meno possibile. È assolutamente assurdo soltanto pensare per un minuto che possiamo bandire il dolore, le afflizioni. Certo, una vita spesa per esempio in amore è già molto, una vita spesa per la figlia, per l’amicizia è già molto, una vita spesa anche in parte per avere degli affetti mi sembra moltissimo. La vita, la vita ben vissuta, è quella che non ha paura del dolore, è quella che lo fronteggia.

 

6) Abbiamo tutti un progetto esistenziale da compiere?

Io penso proprio di si, è un immenso mosaico di cui non è dato di sapere veramente la trama, è come se fossimo dall’altra parte dell’arazzo, vediamo delle cose confuse non il disegno ordinato, dall’altra parte dell’arazzo si vedono dei nodi, dei puntini, forse dei brani di colore, ma si fatica a comprendere cosa sia, e certo siamo al di qua! La vita è quindi inesistente, tutto il resto è invece perfettamente nell’ambito degli dèi, ma noi non siamo dèi, dobbiamo accontentarci e francamente io mi accontento anche se soltanto Afrodite fa capolino in me.

 

7) Siamo animali sociali, la vita di ciascuno di noi non avrebbe scopo senza la presenza degli altri, ma ciò nonostante viviamo in un'epoca dove l'individualismo viene sempre più esaltato e questo sembra determinare una involuzione culturale, cosa ne pensa?

Secondo me non c’è stata un’involuzione culturale, c’è stata una catastrofe culturale, noi ormai siamo atei da ogni punto di vista, soprattutto essiccati nelle membra più profonde, nell’anima più riposta, siamo incapaci di trovare sentimenti, non ne parliamo poi di Dio, di passioni o addirittura di emozioni, che sono per noi sconosciute. Siamo ormai dei burattini che imitano quello che una volta, forse, è stato il genere umano, ma sto parlando di tanto tempo fa quando c’era la civiltà Minoica, noi che veniamo dai minoici siamo del tutto incapaci di concepire quella grandezza, perché l’elemento minoico è quello femminile, è quello che noi cerchiamo di scansare e di evitare. Basta vedere il palazzo di Cnosso; quelle città - quelle dei minoici - erano urbus senza mura, senza nessuno che difendesse perché non si concepiva la guerra, poi sono arrivati i Micenei, cioè noi, gli Achei, che l’Iliade descrive così bene, capaci di tutto, pure di uccidere, come se la morte fosse il loro fine, e infatti me ne dispiaccio, ma non per loro, me ne dispiaccio per tutti quelli che hanno dovuto subire questa pseudo civiltà, giunta per fortuna al capolinea.

 

8) Il bene, il male, come possiamo riconoscerli?

Il male è un’assenza di bene, non esiste in se per se. Possiamo riconoscere quello che noi chiamiamo male dalla incapacità di manifestare le più piccole passioni, la più piccola possibilità di metterci in contatto con gli altri, di accettare gli altri, di accettare il diverso, lo straniero, il reprobo, quello che viene messo ai margini, quello che non conta, quello che non vuole vincere, quello che viene spazzato via. Questa nostra incapacità è terribile ed è la conseguenza di tutto quello che stiamo vivendo.

 

9) L'uomo, dalla sua nascita ad oggi è sempre stato angosciato e terrorizzato dall'ignoto, in suo aiuto sono arrivate prima le religioni e poi, con la filosofia, la ragione, cosa ha aiutato lei?

Intanto non credo che filosofia voglia dire ragione, vuol dire amicizia per il sapere, filia per il sapere, propensione al voler sapere, il sapere viene da sapore, il sapere è qualcosa di molto profondo che si annida dentro l’anima. Io constato che questa forma di filosofia è stata completamente dimenticata, ormai c’è soltanto la filosofia scientista, questa orrida parola “scientismo”, questo orrore …dentro le macchine, dentro i computer, dentro i robot. Siamo ormai incapaci di trovare qualcosa che assomigli a un’antica umanità. Cuori aridi giustamente spesso spezzati.
Io sono stato molto aiutato dall’incontro con uno psicanalista junghiano quando ero ragazzo, avevo 23 anni e da un estremista di sinistra pronto a tutto sono diventato una persona, non che condanno gli estremisti, però per quanto riguarda il mio percorso è stato un bene, assolutamente un bene, e quindi quello che mi ha aiutato è la cosiddetta filosofia ermetica, quella che si rifà a Platone, più indietro a Socrate, più indietro ancora ad Eraclito ad Empedocle e indietro ancora ai grandi padri della conoscenza. Questo mi ha molto aiutato, per me è sempre stato un punto di arrivo, una consolatio, anzi per dirla come Severino Boezio una consolazione, una vera consolazione.

 

10) Qual è per lei il senso della vita?

Non credo che ce l’abbia direttamente, però, probabilmente in alcune persone che hanno fatto dello studio, dell’approfondimento il loro tessuto connettivo, ecco, per queste persone il senso della vita credo sia quello di lasciarsi andare lentamente, non per perdere l’approdo, semplicemente per tornare, forse, da quel Dio da cui ci siamo troppo presto distaccati.

  • Ringraziamo Riccardo Geminiani per aver reso possibile l'intervista al professor Gabriele La Porta.

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