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Riflessioni sul Senso della Vita

Riflessioni sul Senso della Vita

di Ivo Nardi

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Riflessioni sul Senso della Vita
Intervista a Guido Guidi Guerrera

Aprile 2010

Guido Guidi Guerrera è giornalista e scrittore. Ha pubblicato numerosi libri, scrive su diverse riviste ed è collaboratore storico di "QN" che comprende i quotidiani La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, nelle pagine dedicate alla cultura, agli spettacoli e al costume.
Studioso di dottrine filosofico-esoteriche occidentali e orientali ha scritto quattro volumi sull'argomento per le Edizioni Mediterranee-Hermes di Roma. Considerato dalla stessa Fernanda Pivano uno dei massimi esperti della vita e delle opere di Ernest Hemingway in Italia, Guerrera ha pubblicato "A spasso con Papa Hemingway" edito da Todaro Ed., in seguito tradotto in spagnolo. Appassionato ai nuovi modelli di comunicazione, alle loro suggestioni e ai personaggi del nostro tempo, ha pubblicato vari volumi dedicati al vasto pubblico, tra questi Franco Battiato, un Sufi e la sua Musica una biografia e una analisi "dall'interno" del celebre musicista e sempre per i tipi della 'Loggia de' Lanzi' Benigni, ragazzo di Prato: un viaggio a ritroso nella vita dell'attore toscano, per Verdechiaro Edizioni Battiato Another Link.

 

1) Normalmente le grandi domande sull’esistenza nascono in presenza del dolore, della malattia, della morte e difficilmente in presenza della felicità che tutti rincorriamo, che cos’è per lei la felicità?

E' un attimo fuggente e sotto certi aspetti l'isola che non c'è. D'altra parte se l'idea di felicità corrisponde a quella di estrema beatitudine, vivere in uno stato prolungato di felicità sarebbe sinonimo di stupore ebefrenico. La qual cosa non realizzerebbe una delle condizioni della felicità che dovrebbe essere il godimento. Di conseguenza è meglio parlare di 'impressione di felicità', come uno stato d'animo confrontato con momenti di sconforto o misurato secondo un parametro ideale di benessere. Se nell'arco della vita si possono contare alcuni momenti di felicità 'pura' è una fortuna, perché l'eco di questa esperienza si prolunga nel tempo tramite uno stato benefico che noi chiamiamo serenità. La costituzione americana parla temerariamente di 'diritto alla felicità', ma proprio questa forma di garantismo rappresenta forse paradossalmente uno dei motivi fondanti della scarsa percezione del concetto nella sua essenza. Ciò che dovrebbe appartenere a conquistati  gradi di consapevolezza viene venduto come merce sui banchi del mercato cui chiunque può accedere, perché ne ha diritto. Una simile indicazione è alla base della corruzione del modo di sentire della società occidentale, perché nel disimpegno generale si promette qualcosa in nome di una norma di legge o di una convenzione sociale che diventa moda. Come laureare qualcuno senza meriti, far vincere una somma di denaro a chi ha detto correttamente il proprio nome e cognome, strapagare personaggi mediaticamente 'mitici' e privi di qualità o qualsiasi talento. Nell'epoca della generale deresponsabilizzazione pare che anche la felicità vada acquisita con un gratta e vinci. Ma di cosa stiamo parlando?

 

2) Dott. Guidi Guerrera, cos’è per lei l’amore?

L'amore è legato a un concetto assoluto e relativo al contempo, come la bellezza, come l'idea stessa di Dio. Tutti ne parlano, ma in realtà nessuno è capace di una descrizione univoca e davvero esaustiva. L'amore è una corrente straordinaria, la più attiva e presente nell'universo, all'interno della quale si convogliano le più alte aspettative sentimentali dell'essere umano. Sotto il profilo socio-antropologico l'umanità ha nel tempo imparato a distinguere le qualità di questa corrente, suddividendola in rivoli diversi: amore per una persona cui siamo attratti sessualmente, per i genitori, per i figli, per le scienze astratte e così via. Ma in realtà la forza che muove il sole e l'altre stelle rimane identica nella radice e rivela così la sua scaturigine divina. Ecco perché secondo i mistici 'l'amor di Dio' rappresenta il massimo anelito del percorso sapienziale, per il semplice fatto che una volta manifestatasi quella luce, tutto resta in ombra e rivela la sua umana corruzione. Esempio pieno di corruzione è l'amore che dovrebbe unire con la massima intensità due persone in matrimonio, il quale viene immediatamente legato da una ragnatela di regole, inibizioni della libertà e condizioni patrimoniali. Eppure lo stesso significato del termine allude alla non regola 'a-mos/moris', mentre sposarsi equivale al contrario. L'amore era immenso, la costruzione umana lo ingabbia e lo corrompe. Eppure quel fiume continua a scorrere e a incantare cuori e stelle...

 

3) Come spiega l’esistenza della sofferenza in ogni sua forma?

Con una forma di abitudine psicologica del tutto umana, da sempre fomentata dallo stato laico interessato a offrire una serie di servizi di natura assistenziale e ovviamente dalle chiese come la cattolica in cui il culto della sofferenza è un tema centrale. La dottrina la indica come via salvifica, la Chiesa si propone alla stregua di guida e di nepente necessario a lenire questa valle di lacrime. Corteggiare la sofferenza predispone naturalmente alle cose peggiori: basti vedere quante persone si crogiolano dei propri mali, spesso modesti all'inizio, nelle astanterie mediche. A furia di inseguire la malattia seria, quella il più delle volte non tarda ad arrivare. Un uomo in progresso pur sapendo che nei suoi giorni dovrà conoscere il dolore ne deve prendere il più possibile le distanze cercando nel benessere e nella via luminosa la ricerca dell'equilibrio e della propria stabilità a tutti i livelli possibili.

 

4) Cos’è per lei la morte?

E che ne so? Questa è una esperienza che mi manca. Mi piace la frase, credo di  Epicuro,  finché ci sono io la morte non c'è, quando ci sarà lei io non sarò più. Sono due condizioni che si escludono per forza. Poi, che la morte implichi  una possibile rinascita, che oltre a quell'annientamento fisico sopravviva un quid spirituale, sono cose davvero troppo relative e mai provate per potersi attardare. Le testimonianze dei quasi morti  mi incuriosiscono, ma è quel 'quasi' che fa la differenza, non so se mi spiego. Sotto il profilo romantico, o gotico se si preferisce, la morte mi affascina come ho sempre avuto un'attrazione irresistibile per ogni tipo di altrove.

 

5) Sappiamo che siamo nati, sappiamo che moriremo e che in questo spazio temporale viviamo costruendoci un percorso, per alcuni consapevolmente per altri no, quali sono i suoi obiettivi nella vita e cosa fa per concretizzarli?

Faccio lo scrittore e il giornalista e mi interesso da tempo di cosiddette scienze esoteriche. La consapevolezza, anzi i gradi di consapevolezza che si raggiungono nell'arco dell'esistenza possono contribuire alla costruzione di una vita degna di questo nome. Ho sempre creduto nel potere dell'intelletto e in nome di questa idolatria, come Eco fa dire a Guglielmo da Baskerville, ho peccato molto, ma l'istruzione è poca cosa senza la cultura. Ecco perché  questo tipo di scuola che informa senza formare mi dà i brividi. Il mio obiettivo è quello di superare i limiti di una cultura cerebrale cercando di armonizzare il mio essere con intuizioni capaci di farmi sentire la pienezza di una conquista e non il vuoto che viene dagli insegnamenti precotti e monoculturali.

 

6) Abbiamo tutti un progetto esistenziale da compiere?

Non tutti, se non ne sentiamo l'esigenza. E poi in epoca di iperrelativismo anche l'idraulico che aggiusta la doccia crede di essere in questa medesima, possibile condizione. C'è da dire che il progetto esistenziale centrale è quello di sapere dove andare senza cedimenti e di non abbandonare mai la propria stella d'orientamento.

 

7) Siamo animali sociali, la vita di ciascuno di noi non avrebbe scopo senza la presenza degli altri, ma ciò nonostante viviamo in un’epoca dove l’individualismo viene sempre più esaltato e questo sembra determinare una involuzione culturale, cosa ne pensa?

L'individualismo è una cosa, la cultura rinascimentale dell'uomo, ben altra. E' vero che Platone diceva che l'uomo è un animale politico e si capisce in che modo la società si sia sviluppata per gruppi interagenti. Ma questo è ovvio e l'unione fa la forza è un luogo comune non inventato da me. Quello che mi spaventa è l'aggregazionismo compulsivo, la socializzazione forzata. Si parla sempre più di comunicazione e mai si è riusciti a parlare meno, si sbandierano modelli comportamentali come la privacy e mai si è conosciuto momento più invasivo della personalità. Anche questo aspetto è segno di involuzione, perché  è subdolo e con la scusa dei modelli sociali ingenera comportamenti che in assenza di solidi mediatori culturali sono fortemente lesivi della persona. La società vuole che siamo qualcosa per essa, io tifo perché  l'uomo diventi qualcuno per se stesso.

 

8) Il bene, il male, come possiamo riconoscerli?

Si tratta di categorie spiccatamente umane. In genere si giudica bene quello che è apprezzato socialmente e non crea disturbo, male il contrario. In realtà bisognerebbe fare più attenzione, perché molte volte il male si nasconde nel bene e viceversa. Di troppe caramelle si muore e la bontà di una mamma virago può distruggere i più attrezzati psicologicamente. L'esperienza di una vita dovrebbe insegnare a navigare nel mare dell'incertezza umana e a distinguere con esattezza approdi sicuri, da gorghi pericolosi. Ma ho paura di chi crede di avere in tasca una formula simile. Potrei imbattermi nel dottor Faust in persona.

 

9) L’uomo, dalla sua nascita ad oggi è sempre stato angosciato e terrorizzato dall’ignoto, in suo aiuto sono arrivate prima le religioni e poi, con la filosofia, la ragione, cosa ha aiutato lei?

Spero me stesso. Ripeto quanto ho detto prima: tutto si mescola nell'apprendimento, nella sete di conoscere e imparare con curiosità nuove cose, ma quel che conta davvero è lavorare su se stessi come una pietra grezza da sgrossare, senza stancarsi. Giorno dopo giorno. E' faticoso e senza utile concreto, ma porta a risultati talvolta eccellenti.

 

10) Qual è per lei il senso della vita?

Quello che ognuno riesce a darle.


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