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Riflessioni sul Senso della Vita

Riflessioni sul Senso della Vita

di Ivo Nardi

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Riflessioni sul Senso della Vita
Intervista a Raffaele Torella

Maggio 2010

Raffaele Torella è ordinario di Lingua e Letteratura sanscrita nella Facoltà di Studi Orientali della Sapienza di Roma, dove ha anche a lungo insegnato Religioni e Filosofia dell'India e Indologia. I suoi campi favoriti di ricerca vanno dal Tantrismo hindi alla speculazione filosofico - linguistica, l'epistemologia buddista e lo studio della tradizione manoscritta. Tra i suoi lavori principali figurano:

- Gli Aforismi di Shiva con il commento di Ksemaraja (Sivasutravimarsini), (Mimemsis, Milano 1999);
- La prima edizione critica e traduzione inglese delle Stanze del Riconoscimento del Signore di Utpaladeva (X sec.), l'opera fondamentale del Tantrismo hindu (Motilal Banarsidass, Delhi 2002);
- E' stato responsabile scientifico e coautore della sezione "La Scienza in India" della Storia della Scienza (Treccani, Roma 2002);
- Passioni d'Oriente, Eros ed emozioni in India e Tibet, insieme con G. Boccali (Einaudi, Torino 2007;
- Il pensiero dell'India: Un'introduzione (Roma, Carocci Editore, 2008).


1) Normalmente le grandi domande sull’esistenza nascono in presenza del dolore, della malattia, della morte e difficilmente in presenza della felicità che tutti rincorriamo, che cos’è per lei la felicità?

Il momento in cui cessa la richiesta di significato. E qualsiasi cosa si faccia o si sia è semplicemente quello che è, senza bisogno di rimandare ad altro.

 

2) Cos’è per lei l’amore?

Una volta mi è capitato di azzardarne una possibile definizione: "Partecipe attenzione all'alterità dell'altro". Un'altra è stata: l'apertura di una fessura nella cabina di un jet, che inaspettatamente si scopre che non lo fa precipitare, ma volare più in alto. Domani ne darei probabilmente un'altra...

 

3) Come spiega l’esistenza della sofferenza in ogni sua forma?

Non me la spiego, l'accetto.

 

4) Cos’è per lei la morte?

La grandiosa e paurosa avventura che aspetta ogni creatura, per umile che sia.

 

5) Sappiamo che siamo nati, sappiamo che moriremo e che in questo spazio temporale viviamo costruendoci un percorso, per alcuni consapevolmente per altri no, quali sono i suoi obiettivi nella vita e cosa fa per concretizzarli?

Sento la futilità di tutto e la bellezza di tutto. La mia vita mi sembra la trasognata costruzione di un perfetto punto interrogativo.

 

6) Abbiamo tutti un progetto esistenziale da compiere?

Staccarci progressivamente dalla 'cosa', sentire che siamo delle energie in movimento, e che quanto più vogliamo trattenere tanto più perdiamo.

 

7) Siamo animali sociali, la vita di ciascuno di noi non avrebbe scopo senza la presenza degli altri, ma ciò nonostante viviamo in un’epoca dove l’individualismo viene sempre più esaltato e questo sembra determinare una involuzione culturale, cosa ne pensa?

Sono tendenzialmente un solitario, ma che gode profondamente della socialità. L'individualismo come accumulazione è la negazione stessa della vita. L'energia vitale è qualcosa che vive della sua dispersione.

 

8) Il bene, il male, come possiamo riconoscerli?

Quello che causa contrazione è il male, quello che causa espansione è il bene. Bene è anche qualsiasi cosa che possa, anche minimamente, diminuire l'enorme quantità di dolore che c'è nel mondo.

 

9) L’uomo, dalla sua nascita ad oggi è sempre stato angosciato e terrorizzato dall’ignoto, in suo aiuto sono arrivate prima le religioni e poi, con la filosofia, la ragione, cosa ha aiutato lei?

Un'occupazione privilegiata, che mi permette di guardare continuamente entro me stesso e di muovermi liberamente nel mondo esterno, di viaggiare, di oscillare tra lo sprofondamento in me stesso e l'incontro con gli altri, il volgermi continuamente verso quello che ancora non so, il sentirmi padre, il sentirmi figlio, l'essere sempre spiazzato dall'incontro profondo con presenze femminili una più 'sonata' dell'altra...

 

10) Qual è per lei il senso della vita?

Se la vita avesse un 'senso', non sarebbe il bene assoluto che è. Sarebbe solo un misero dito puntato verso qualcos'altro. Dice in un punto il Mahabharata: "Che cos'è la morte? Mancanza di attenzione". Inevitabilmente, rispondere a domande come queste dieci comporta l'indossare le vesti del 'saggio'. Vorrei però tranquillizzare, o mettere in guardia, l'eventuale lettore: saggio non lo sono proprio...


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