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Spiritualità del Mondo di Vincenzo Tartaglia

Spiritualità del Mondo

Massoneria teosofica. Simbolismo, Sacralità, Esoterismo, Reminiscenza, Profanità.
di Vincenzo Tartaglia   indice articoli

 

Massoneria agonizzante, tra Iniziazione e ignoranza

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- Marzo 2016

 

In quanto è animata, la materia parla ed ha sempre da raccontare e rivelare! Tuttavia le sue impalpabili parole sfuggono al comune udito, anche se fisicamente efficiente. Invece le forme visibili, attraverso le quali la materia si manifesta in maniera diretta e direi generosa, si offrono alla visione di chi almeno ha la capacità di vedere tramite gli occhi fisici. I quali, successivamente, trasmetteranno quelle immagini esteriori all’anima che le trasformerà a sua volta in immagini interiori e soggettive, fondamenta dell’edificio della Conoscenza. E’ attraverso quindi tale processo, esteriore-interiore, che il mondo materiale diventa in noi  mondo animico e poi spirituale.

Analogamente l’Apprendista è elevato a Compagno (e la Camera di Primo Grado a quella di Secondo Grado); non dissimilmente, il Compagno è elevato a Maestro (e la Camera di Secondo Grado a quella di Terzo Grado).

Come dunque il corpo, l’anima e lo spirito collaborano affinché l’uomo possa vivere in armonia con se stesso e con il mondo circostante, così debbono collaborare l’Apprendista, il Compagno ed il Maestro perché i Lavori nel Tempio siano massonicamente produttivi. Tale collaborazione fa infatti sì che la Costruzione ideale evolva in maniera continua ed equilibrata e non debba invece, contro buon senso e ragionevolezza, ricominciare volta a volta da una base totalmente nuova e casuale! Quindi il Compagno deve certamente superare le ingenue ed approssimative “visioni” dell’Apprendista, ma non per cancellarle e dimenticarle totalmente in seguito.

Secondo l’analogia, neppure il Maestro potrebbe continuare l’ascesa se nell’oblio del passato, nella vanità e nella superbia s’illudesse di poter fare a meno delle esperienze degli Apprendisti e dei Compagni!

Non infatti il rifiuto e la separatività avvicineranno un Maestro alla Sorgente della Luce e del Fuoco, apice della Piramide simbolica; bensì la convivenza, la catena, la reciprocità: in breve l’umiltà, la vera forza che sospinge e guida gli iniziandi nel discendere ed affrontare condizioni inferiori di vita per poter, in seguito, ascendere nella gerarchia non fittizia ma reale. Nel senso massonico, l’ascesa iniziatica è infatti possibile solo dopo una discesa: discendendo e soffrendo, voglio dire, l’anima acquista forze e meriti per risalire e conoscere sempre più la sua divina natura.

Da questo capisci, Fratello Maestro, quanto l’arroganza e la vanità ed il materialismo siano a te nemici, e quanto l’umiltà ti sia invece amica fedele, e guida. Ma l’umiltà ha un’immagine incorporea: se sei bendato nell’anima non potrai riconoscerla, farla tua e mostrarla ai veri eletti che scrutano e leggono nell’oscurità e nell’immateriale.

Senza dubbio il mondo divino rimarrebbe occulto e come inesistente, sulla Terra, se non avesse quali punti di confronto il mondo animale e quello propriamente umano. Stando in questo modo le cose, bisogna affrontare i pericoli e le difficoltà dei mondi inferiori (Inferi), per poter pienamente gustare in futuro la beatitudine dei mondi superiori.

Se non sei capace di abbassarti, neppure sarai capace di emergere! Se non tolleri il buio, neppure sopporterai la Luce! E se respingi la sottomissione, sarai forse idoneo al comando?

Sicché un Maestro deve guardare con intelligenza e lungimiranza in basso, a quelle condizioni che sono le più lontane dal SOLE; deve considerare però il basso come la base, da cui l’anima sua spiccherà il volo verso i mondi spirituali. Qui, riunitasi allo SPIRITO dopo il vagare attraverso le condizioni della Terra e della Luna, l’anima gusterà finalmente e con merito la Quiete e la Pace dell’Eternità.

 

Tramite il cammino iniziatico, il Fratello acquisisce una visione sempre più immateriale (ultraterrena) della Massoneria.

Gli Apprendisti la percepiscono unicamente in quanto Istituzione; la vedono come una realtà storica che si manifesta, oggettivamente, attraverso la sensorialità umana: possiamo affermare che la Massoneria mostra, ai neofiti, soltanto il suo volto esteriore e falsato. Ciò è dovuto al fatto che le loro anime assonnate sono ancora incapaci di cogliere, nella realtà palpabile, i contenuti impalpabili ed essenziali. Tale incapacità è invero riscontrabile non solo tra i comuni individui, anch’essi più o meno “in sonno”, ma persino tra i sofisticati ed acuti pensatori che si sentono sicuri nella razionalità e protetti dalle loro acquisite conoscenze!

Quando qualcuno di questi ultimi è accolto nella Massoneria (direi meglio nell’Istituzione), non riesce purtroppo a respingere la tentazione di esibire il profano sapere, a cui resta vincolato e non vuol rinunciare. Sennonché, nel migliore dei casi, chi a questo sapere si affida perviene soltanto alla conoscenza della Massoneria di facciata ma non di quella essenziale, la quale si apre invece a chi faticosamente e lungamente percorre un reale cammino interiore che purifica ed eleva le anime elette.

Dunque le conoscenze profane conseguite da individui magari illustri e sapienti nel mondo profano, ed a questo pure destinate, dovranno essere azzerate nel Tempio: esse sono passibili di trasformarsi in trappole ed intoppi, già al primo passo verso la Luce iniziatica.

Al termine della cerimonia di Entrata viene al neofita del resto evidenziata, anzi declamata l’incompatibilità dell’Eterna Luce massonica con i “vili metalli”, ossia con tutto ciò che è materiale nell’uomo (chiacchiere comprese), e che proviene dall’io terreno. Questo infatti, essendo sotto il potere della morte, non ha esigenza e percezione dell’immortalità: dunque è ritenuto inadatto all’Iniziazione. Allora diciamo che l’Eterna Luce attira, per affinità, ciò che in noi è parimenti eterno: l’Io spirituale, vera immagine terrena del Grande Architetto.

 

E’ ora necessario osservare che, quando ci riferiamo all’Iniziazione massonica,  i Fratelli non vanno considerati in rapporto alla professione, allo stato sociale, eccetera. Dal momento in cui un Massone entra nella Loggia, già nella “Sala dei Passi Perduti” non è più, se ben intendiamo il Rituale ed il Simbolismo, la stessa persona in carne ed ossa che vive tra i profani quotidianamente:

l’Apprendista, il Compagno e il Maestro rappresentano, secondo la Camera in cui lavorano, determinate “figure” aventi relazione con il corpo, l’anima e lo spirito considerati nelle loro diverse fasi dell’evoluzione (“età muratoria”).

Se per esempio riflettiamo sulla “figura” massonica dell’Apprendista, scopriamo la sua similitudine con l’uomo primitivo, incapace di pensare e volere per forza propria ed autonomamente.

Dico che questo essere primitivo, pre-umano, corrisponde all’Apprendista che non è (e non può essere) ancora un Massone vero, un “individuo libero e di buoni costumi”: l’uomo primitivo dovette evolvere ed illuminarsi nella coscienza; dovette acquisire via via l’uso della ragione, per divenire un uomo non solo adatto alla vita materiale (Camera di Apprendista) ma in grado di convivere, senza soccombere, con le forze della natura. Dal canto suo, un Apprendista si prepara ad essere trasformato in un Libero Muratore che dovrà condurre un’esistenza spirituale tra individui che sono piuttosto legati alla materialità, e che negano l’ultraterreno, l’invisibile, l’anima e lo spirito!

Un istintivo uomo degli albori (non ancora “uomo”, nel senso completo) è divenuto, attraverso le reincarnazioni, un uomo razionale e poi intuitivo; in casi eccezionali, si è elevato al rango di Maestro di Saggezza e di vita. Similmente un Apprendista avanza, tornata dopo tornata, verso la condizione iniziatica del Compagno e successivamente del Maestro (possessore della teosofica Scienza Muratoria: Gnosi).

Debbo tuttavia osservare che, essendo i giudizi e le scelte dell’uomo tutt’altro che esenti da macchia e spesso lontani dalla verosimiglianza, è purtroppo possibile che un tenebroso ed immeritevole Fratello materialista avanzi, gerarchicamente, secondo una velocità superiore alle sue reali potenzialità iniziatiche! Sussiste insomma la possibilità che un Fratello resti interiormente Apprendista, anche dopo essere stato elevato a Maestro! Ciò è dovuto evidentemente al fatto che le leggi umane traballano, per effetto della Pietra Grezza in noi. Come la mettiamo?

Attraverso le velate parole del Rituale, il Compagno si presenta sotto tre aspetti: ciascuno di questi esprime una condizione interiore, da lui raggiunta e vissuta nel corso del cammino iniziatico. Egli è:

legato all’Apprendista (3 anni muratori): è un essere istintivo;

libero, dipendente da se stesso (4 anni): è un essere razionale;

legato al Maestro (5 anni): è un essere spirituale (vero eletto) che evolve molto velocemente, e che si eleva sulla maggioranza degli uomini.

 

Quest’ultima condizione, che il Compagno sperimenta durante il 5° anno muratorio, fa di lui un vero e degno Massone. Mentre infatti, come sappiamo, l’uso cosciente della ragione è determinante perché un vivente possa essere considerato “uomo”, devo dire che un Fratello è degnamente Massone soltanto se mostra capacità altamente intuitive e creative, spiritualità notevole: privo di questi attributi, egli non potrebbe afferrare i misteri dell’universo. E ancora: ad un uomo razionale interessano specialmente la concretezza e l’oggettività, ma non i divini misteri, che non per niente gli vengono nascosti; l’autentico Massone è invece irresistibilmente attratto esattamente dalla parte misteriosa dell’universo: da ciò che riguarda l’Anima e lo Spirito!

Sicché la “condizione” propria al vero Massone è quella che vive il Compagno dopo il 4° anno muratorio, quando nell’anima sua si accende oramai l’elevante visione del trascendente. Fino al termine del 4° anno muratorio (e del 4° passo), il Compagno è invece da considerare un uomo razionale ancora legato alla Terra e alla materialità: è la persona animicamente limitata, la quale, non avvertendo la necessità dell’ultraterreno e del divino, si contenta della Massoneria storica e deformata.

Sintetizzo dicendo: soltanto dalla fine del 4° anno e dall’inizio del 5° “passo”, l’autentico Compagno è ormai un vero Massone; è l’individuo intuitivo, creativo, attratto dall’ignoto; è capace ormai di ascoltare l’intima Voce.

Dunque il raziocinio è sufficiente ad un profano per vivere degnamente, liberamente ed onestamente sulla Terra; è invece insufficiente al vero Libero Muratore che, credendo nella trascendenza, intimamente sente la necessità di vivere in funzione di essa.

Sicché un vero Massone si eleva sul resto della comunità, poiché non si limita ad osservare scrupolosamente le leggi dello Stato: questo è il minimo! Egli va ben oltre e guarda lontano, consapevole di dover rendere conto agli Esseri Superiori dello Spazio: questi sono gli Immortali, imparziali nel giudizio, impeccabili nella “pesata” delle anime!

 

   Vincenzo Tartaglia

 

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